tag:blogger.com,1999:blog-90365966512865144142024-03-10T03:46:02.723+01:00NullaDiPrecisoMargherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.comBlogger467125tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-83287666644408304562018-11-28T12:45:00.003+01:002018-11-28T12:45:49.799+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTTW14cqUV6GsbX7KvrOQocvtJWSnmXiNI2AOWDNPJlO-G_i4ckTzqOr5B6Fj-F6KNNiTGwXgpB4mzuWFoH_nSz0Wmw6R5n7uqHQIly5FPDuUA-7LYpwF-TEhjaVV2EU-ybWvl8pJlin68/s1600/happy+teacher+appreciation+week%2521.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTTW14cqUV6GsbX7KvrOQocvtJWSnmXiNI2AOWDNPJlO-G_i4ckTzqOr5B6Fj-F6KNNiTGwXgpB4mzuWFoH_nSz0Wmw6R5n7uqHQIly5FPDuUA-7LYpwF-TEhjaVV2EU-ybWvl8pJlin68/s320/happy+teacher+appreciation+week%2521.png" width="320" /></a></div>
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Ciao,<br />
TUTTI i post di questo mio blog-pezzo di cuore rimarranno qui per chi vorrà ancora leggerli, questa sarà sempre la loro casa, ma io ho preso i miei libri e mi sono trasferita <a href="http://viaggioalterminedellibro.com/"><b><i><span style="color: #e06666;">qui</span></i></b></a>. Se volete passare per una visita sono contenta.😘Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-17741165547531744842018-02-13T10:50:00.002+01:002018-02-13T10:50:20.908+01:00Il mio parere su Chiamami col tuo nome<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTshOQOSObkPn0kLduuk179UVwjQEXC-rI8iBSXCn3H-tcmk9S08XVUWqnR9kMBCaIWmDbspc3EAR9bWhutX0D4n9YOQBkh9HUIWs8S70LDHjUOTOnkv0EgXHEvkSLBF2woncDGYpxQEz5/s1600/locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTshOQOSObkPn0kLduuk179UVwjQEXC-rI8iBSXCn3H-tcmk9S08XVUWqnR9kMBCaIWmDbspc3EAR9bWhutX0D4n9YOQBkh9HUIWs8S70LDHjUOTOnkv0EgXHEvkSLBF2woncDGYpxQEz5/s320/locandina.jpg" width="224" /></a></div>
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L'amore è potente, non c'è scampo.<br />
<br />
Se è amore giovane, quello acerbo e totalizzante dei diciassette anni, è più che potente, è la vita stessa che prende forma e impatta, è il debutto all'esserci, al sentirsi e al sentire.<br />
<br />
Prima di provare un amore giovane nessuno è davvero vissuto.<br />
<br />
L'amore di <i>Elio </i>e <i>Oliver </i>è un detonazione di vita, un concentrato di sconsideratezza ormonale, squilibrio psicofisico, overdose di sensi e di baci, abbandono all'estasi senza il triste contegno di chi sa che non potrà durare. Una cosa che pulsa e palpita forte.<br />
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Il loro è un<i> carpe diem</i> di estiva pienezza, un darsi e dare senza pensare a ciò che si perderà, a ciò che ne uscirà rotto.<br />
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C'è qualcosa di violento e sensuale nel loro inesorabile catturarsi, c'è il nuovo che aspetta di essere inaugurato e c'è il già noto che ha bisogno di essere rinnovato.<br />
C'è l'età della fragilità e della libertà totale di essere fragili e c'è l'età un po' più consapevole che ha fame di seduzione.<br />
Il frutto ancora verdastro e quello già polposo.<br />
Insieme un'armonia impressionante. Una fusione.<br />
Chiamarsi col nome dell'altro è l'acme poetico di questo idillio.<br />
<br />
Uscita dalla sala ho provato in ordine sparso:<br />
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- <b>Commozione</b>: per tutta la bellezza che mi è stata regalata, a più livelli, a più strati. Per l'estate esplosiva e languida, per il paesello sonnolento e i suoi alberi da frutto succosi, per le pedalate in pantaloncini corti e ciabatte, per gli splash di freschezza dell'acqua, i libri e le sdraio, l'otium, la libertà del corpo, tutto quel verde, quella luce, quel propagarsi di onde climatiche perfette che mentre sei in sala ricoperta di lana e cotone scuri ti senti mesta e grigiastra.<br />
La luminosità incantevole di questo film non la dimenticherò mai, è del tipo che non sfuma e non si spegne nemmeno quando lo schermo vira al nero. Mi ha lucidato gli occhi.<br />
<br />
- <b>Meraviglia</b>: per l'Italia, che emerge così piena e sfacciata nel film, così irrorata di bella luce, buon vivere e benessere, così adatta alla nascita di gioie profonde e fugaci idilli d'agosto, così ampia, verdeggiante, quasi erotica nella sua bucolica fecondità. Un'Italia settentrionale come sotto incantesimo, che si fa posto del cuore che tutti noi abbiamo avuto, <i>locus amoenus</i> dove il tempo è sospeso, dove tutto sembra fatto per obbedire al nostro bisogno di aria e luce.<br />
<br />
- <b>Nostalgia</b>: per la capacità di provare sensazioni totali che è esclusiva della prima giovinezza.<br />
Per quell'avventarsi con foga integralista alle pulsioni del cuore e del corpo, quel vibrare senza sosta ad ogni stimolo, fino ad essere sfiniti, patetici, eroi romantici ricoperti di piumaggio ancora troppo sottile.<br />
Per quella fase della vita in cui senti le cose fino al midollo e se ti innamori di qualcuno, con o senza reciprocità, lo fai con esagerazione mistica, con slanci letterari ed epifanie laceranti. Gli spasimi dell'amore sono solo di quel periodo lì, poi si ama, sì, ma con raziocinio e metodo, senza versi sul taccuino e sbilanciamenti. Siamo stati tutti <i>Elio </i>e non torneremo più a esserlo e questo mi ha inondato di squisita nostalgia.<br />
<br />
- <b>Gratitudine</b>: perché una storia così semplice e generosa non la vedevo da tempo al cinema. Cose essenziali e universali: un'estate, due giovani belli che assecondano gli inviti non richiesti dell'attrazione, la crescita in climax di una tensione erotica splendida, l'esplosione senza più freni, la necessità di salutarsi, la vita che scompiglia i sensi e poi li mette in riga.<br />
L'esperienza di tutto ciò che annichilisce e fortifica, come un rito dionisiaco e post dionisiaco, come una danza primordiale di piacere-dispiacere.<br />
Mi sono sentita grata per l'invito ad un'esperienza così pienamente umana, così classica e romantica, per quest'ode oraziana di amore e tormento d'amore.<br />
<br />
- <b>Immedesimazione</b>: fiera e gioiosa in nome dell'amore, etero, omo o bi, chissenefrega. Due bocche che si esplorano sono due bocche, non mi serve zoomare sul resto dell'anatomia.<br />
Non ci sono sfumature e accezioni in ordine di importanza nell'amore, non c'è solo un verso, solo un modo. L'amore è trasversale e se qualcuno mi parla d'amore come <b>Luca Guadagnino</b> io mi alleo con l'amore e mi identifico completamente. Mi sono trasformata in <i>Elio</i> e <i>Oliver </i>mille volte durante e dopo il film, mi sono fusa con loro, ho assorbito la loro bramosia, il loro stato di trance romantica. Il mio sesso non ha avuto alcuna rilevanza.<br />
<br />
-<b> Innamoramento</b>: e come si fa a non innamorarsi di questi due bellissimi esseri che fanno venire in mente le migliori coppie mitologiche?<br />
<i>Oliver</i>, adone americano di bellezza greca classica, kalòs kai agathòs, alto e dorato, fattezze rubate all'arte.<br />
<i>Elio</i>, esile e nervoso, incantato senza rimedio dal suo scultoreo ospite.<br />
Entrambi colti e curiosi, protesi verso l'arte, la musica, la letteratura, una combinazione di biondo-bruno, di muscoli-ossa, di maturo-immaturo che non si toglie più dalla testa.<br />
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- <b>Cambiamento</b>, e non sto esagerando. Questo film mi ha un po' trasformata. L'ho visto in un periodo di rigidità e malcontento diffuso, una di quelle fasi in cui i contro sono più dei pro: mi ha sciolto le tensioni muscolari, mi ha rimesso al mondo, mi ha ricollocata nella prospettiva del buono, del bello. Uscita dalla sala quasi fluttuavo per quanta luce e quanta aria d'amore avevo assorbito. <b><i>Chiamami col tuo nome</i></b> fa bene, è un regalo che ciascuno dovrebbe farsi.<br />
<br />
E poi la colonna sonora, dio mio. Ho ascoltato <b><i>Mistery of Love</i></b> di <b>Sufjan Stevens </b>senza sosta cercando di ricostruire la magia del film nella mia testa. E ci sono riuscita per quanto è bella e struggente e appropriata.<br />
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E adesso leggo il romanzo omonimo di <b>André Aciman</b> e sogno un Oscar che, nel Dolby Theatre della mia mente, io ho già assegnato urlando "Lucaaa" con molta più enfasi della Loren quando urlò "Robbberto" nel 1999.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-38933199104044916322017-12-04T12:23:00.002+01:002017-12-04T12:23:51.957+01:00I Love Books: 151. Assassinio sull'Orient Express<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf9502TYqw9Pe9Tm-yPUOhU8oGUsEAR2T_Rcm1MAjqNxjcmBnzVcBXW-JWpQnRSvZfreCAoFpAH9JuEfQNwWe4BOAL4PsYealSfv3MUh_MfBy-zB21eq3AcZ3vdepNMzoBV_Dd6Whka2MW/s1600/7938566_2804828.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="651" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf9502TYqw9Pe9Tm-yPUOhU8oGUsEAR2T_Rcm1MAjqNxjcmBnzVcBXW-JWpQnRSvZfreCAoFpAH9JuEfQNwWe4BOAL4PsYealSfv3MUh_MfBy-zB21eq3AcZ3vdepNMzoBV_Dd6Whka2MW/s320/7938566_2804828.jpg" width="208" /></a></div>
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C'è un'intramontabile smania in me (tu chiamala se vuoi fissazione) di leggere il libro da cui è tratto un film (o una serie tv) subito prima o subito dopo l'uscita in sala.<br />
Devo padroneggiare la materia, conoscerla in entrambe le vesti, avere voce in capitolo per dire <i>"era meglio il libro"</i> (e più di rado <i>"era meglio il film/la serie tv"</i>).<br />
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Dunque, in vista dell'uscita del nuovo film di <b>Kenneth Branagh</b> <i style="font-weight: bold;">Assassinio sull'Orient Express </i>(di cui parlerò in un apposito post), mi sono procurata il romanzo omonimo di <b>Agatha Christie </b>e sono salita in carrozza insieme a <i>Poirot </i>e a tutti gli altri imputabili passeggeri.<br />
<br />
Persona assai amabile questo <i>Monsieur Hercule Poirot</i> provvisto di baffoni esagerati, testa a forma d'uovo, manie di perfezionismo e intuito investigativo di gran classe, senza eccessi.<br />
Così come è amabile il libro nella sua attitudine ludica e nella sua furbizia.<br />
<b>Agatha Christie</b> doveva essere una signora inglese assai beffarda e astuta, <b>una di quelle signorili furbastre che se la ridono sotto i baffi (quelli del suo <i>Poirot </i>spero) mentre battono sulla macchina da scrivere le loro trame destinate all'immortalità.</b><br />
<br />
È un gioco questo grande classico della letteratura gialla, <b>un <i>Cluedo </i>in prosa</b>, <b>un esaltante spoglio di sospettati e insospettabili a cui ho preso parte con grande curiosità.</b><br />
La ricerca della verità in opere di questo tipo diventa una necessità di vitale importanza per chi legge, il furore di ipotizzare, capire e poi sapere.<br />
Ero rimasta forse l'unica persona a non conoscere questo giallo di gigantesca fama, ma almeno ho potuto vedere il film di <b>Branagh </b>simulando grandi doti di lungimiranza risolutoria.<br />
<br />
Ho amato il sistema usato dalla <b>Christie </b>e, per suo tramite, da <i>Poirot</i>, quell'interrogare in ordine e seguendo una procedura razionale, uno dopo l'altro, pezzo dopo pezzo, in più fasi, fino allo scioglimento finale (seguito da un mio fintissimo<i> "lo immaginavo!"</i>).<br />
<b><i>Poirot </i>è metodico, non ha l'estro ribelle di <i>Sherlock Holmes</i>, ha i baffi impomatati con rigore logico e ragiona allo stesso modo, senza sbavature, con buon senso. Un secchione della <i>detection </i>insomma.</b><br />
<b><br /></b>
Bella l'atmosfera invernale e innevata fuori dal vagone Istanbul-Calais, <b>l'idea del treno moderno come contenitore mobile (mica tanto vista la tormenta di neve) di storie umane e geografiche corali</b>, la sua struttura interna che diventa <b>microcosmo delittuoso e luogo di ragionamento accurato</b>.<br />
<br />
Non sono un'amante dei gialli (ne avrò letti tre o quattro in tutto, i più celebri, <b><i>Dieci piccoli indiani </i></b>e<i style="font-weight: bold;"> Il mastino dei Baskerville</i>, per intenderci) e non credo lo diventerò dopo questa lettura, ma <b>c'è una brillantezza in questa vicenda di treni sbuffanti, rigore invernale, personaggi di nazionalità diverse e investigatori pacati e razionali che si farà ricordare a lungo.</b><br />
<b><br /></b>
Il pregio di una storia di questo tipo è la sua capacità di creare <b>l'intrattenimento perfetto</b>, una carrellata di soggetti potenzialmente colpevoli e noi che li passiamo in rassegna insieme a <i>Poirot</i>.<br />
<br />
Altro pregio è la<b> piacevolezza</b> <b>classica e vintage </b>che emana: c'è un morto accoltellato brutalmente e un pericoloso assassino che gira indisturbato, ma le pagine del romanzo sono comunque leggere, "dorate", senza alcun appesantimento emotivo, con tutta la disinvoltura gialla di cui è capace la cara <b>Agatha</b>.<br />
<br />
<b>E poi c'è la <i>britishness </i>che emerge a suon di battutine sarcastiche e aplomb letterario che non si scompone mai. Tutto è abilmente contenuto ma non per questo statico.</b><br />
<br />
D'altra parte <b>non c'è un grande approfondimento caratteriale e psicologico</b>, i personaggi, ad eccezione di <i>Poirot </i>che è ben caratterizzato, sono dramatis personae con un'identità anagrafica precisa e con una psicologia non messa bene a fuoco, <b>ma credo faccia parte del gioco</b>: quando giochi a <b><i>Indovina chi?</i></b> o a <i><b>Cluedo</b></i> non te ne frega niente del vissuto interiore dei tipi che stai valutando, vuoi solo giocare e indovinare.<br />
<br />
Mettiamola così: <b>ci si diverte leggendolo, è letteratura express, snella e veloce</b>.<br />
È uno svago purissimo, uno snack da far fuori in due morsi, un appiglio di distrazione perfetta durante un volo turbolento o un viaggio su un treno regionale che va a rilento (io l'ho letto a letto avvoltolata nel mio piumone ed è stato altrettanto godibile).<br />
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Detto ciò, ieri sono andata a vedere il film e presto vi dirò in quale dei due treni si viaggia meglio...😉Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-38726358151808564872017-11-20T18:21:00.004+01:002017-11-20T18:21:37.332+01:00I Love Books: 150. Indignazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSi1qdTDrpKpVQg1X4DGY4jThLuxMnZpgpe2aYbFcUNlYrit2HuMw43iy5LS6EgJmG_nbqtKoMmBC6bwq7TVwTy5v7Zxkvcqi0ivBB_0o6fEMcEcpVu7z4mXKGI2PuGXqKKUQeAYlB0zqJ/s1600/9788806207137_0_0_1568_75.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1568" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSi1qdTDrpKpVQg1X4DGY4jThLuxMnZpgpe2aYbFcUNlYrit2HuMw43iy5LS6EgJmG_nbqtKoMmBC6bwq7TVwTy5v7Zxkvcqi0ivBB_0o6fEMcEcpVu7z4mXKGI2PuGXqKKUQeAYlB0zqJ/s320/9788806207137_0_0_1568_75.jpg" width="204" /></a></div>
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Trovate altri miei atti di fede nei confronti di <b>Philip Roth</b> <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2012/07/i-love-feltrinelli-29-pastorale.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2012/09/i-love-feltrinelli-35-ho-sposato-un.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2013/06/i-love-feltrinelli-50-la-controvita.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2015/09/i-love-books-104-la-macchia-umana.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/05/i-love-books-121-lasciar-andare.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/07/i-love-books-124-lamento-di-portnoy.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2017/04/i-love-books-140-quando-lei-era-buona.html"><b><i>qui</i></b></a>.<br />
Il suo talento nella scrittura è qualcosa di simile all'onnipotenza e anche nei romanzi brevi sono contenuti ordigni esplosivi di miracoloso effetto.<br />
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Quando leggo<b> Roth </b>dopo mi capita sempre di applicare ciò che ho letto alla mia personale esperienza di essere umano, mi capita di pensare <i>"anch'io a volte agisco così"</i>, di relazionarmi con ciò che leggo ben oltre la mera attività del leggere. Le sue storie di ineluttabilità, di errore e di mille altre variabili dello spettro umano si riversano su di me per giorni e giorni.<br />
<b>Roth </b>sa tutto di me e di noi.<br />
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Con <b><i>Indignazione </i></b>è accaduto ancora. La parabola discendente del protagonista - fulminea e rovinosa - ci riguarda in qualche modo tutti.<br />
<br />
Un incontro può sconvolgere un progetto di vita. <b>Una caparbietà eroica può trasformarsi in una rovina.</b><br />
<br />
Certe volte ci impuntiamo su qualcosa, un'idea, un credo, una convinzione, e il nostro non spostarci di una virgola rispetto a questa cosa ci fa sentire integri e intrepidi, <b>paladini della nostra coerenza interiore</b>, ma ne vale davvero la pena? Non rischia di farci più male che bene questa schiettezza priva di sfumature? <b>In nome di cosa siamo così recalcitranti e autodistruttivi? È l'orgoglio il nemico più pericoloso?</b><br />
<br />
<i>Marcus Messner </i>è la<b> tipica creatura rothiana dalla sensibilità iperbolica e dal destino pesante.</b><br />
La sua vita potrebbe prosperare nel giusto e nel bene della sua giovinezza, ma la guerra di Corea gli alita sul collo ed è pronta a prenderselo. E lui, che potrebbe evitare il fronte attraverso gli studi universitari in cui eccelle, sembra far di tutto per condannarsi alla fine.<br />
<b>La sua onestà intellettuale è un richiamo alle armi, è essa stessa un'arma.</b><br />
<br />
<i>Marcus </i>è l'ostinazione ideologica fatta persona, nei suoi atti c'è <b>un'integrità distruttiva</b>, nelle sue parole c'è il furore che mentre declama le sue ferree convinzioni celebra la sua distruzione, destinazione Corea.<br />
<br />
Studia a Newark, vicino casa, ma il padre apprensivo all'inverosimile lo costringe all'allontanamento. Allora si sposta in un college mediocre dell'Ohio, per salvarsi dalle angosce familiari.<br />
<br />
Quel padre macellaio kosher che l'ha educato al sangue (a cui <i>Marcus </i>non si è mai abituato) e all'eviscerazione dei polli, che l'ha esposto fin da bambino al lavoro duro fatto bene e senza titubanze, sembra perdere la testa. E <i>Marcus </i>cerca di mettere in salvo almeno la sua.<br />
<br />
Poi arriva <i>Olivia Hutton</i>, bellissima e mentalmente instabile, il suo darsi e dare senza freni. Talmente a suo agio nella sfera sessuale (siamo negli anni '50) da spiazzare <i>Marcus </i>e il sistema di valori che si era creato. Un incontro di pulsioni erotiche giovanili, l'inizio di una libertà senza ritorno.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">[...] e</span></span>ra accigliata, e ogni volta che la sua espressione cambiava, cambiava anche la sua bellezza. Non era una bella ragazza, era venticinque diverse belle ragazze.</blockquote>
Il seme fluisce e anche la parola e <i>Marcus </i>non riesce a trattenersi.<br />
Vomita (non solo metaforicamente) al decano <i>Caudwell </i>tutto quello in cui crede e non crede, si libera da principi stretti, dalle aspettative religiose del college, dalle regole di un sistema vecchio e dedito alla formalità. Sa di rischiare l'espulsione, sa che l'espulsione vuol dire andare in Corea e probabilmente morirci, ma l'<b>indignazione continua a sgorgare e non c'è verso di arrestarla.</b><br />
<b>Come nell'inno nazionale degli alleati cinesi durante la seconda guerra mondiale: <i>"L'indignazione riempie i cuori di tutti i nostri compatrioti"</i></b><br />
Il <i><b>"buon vecchio spavaldo Vaffanculo americano" </b></i>arriva e <i>Marcus </i>lo sputa fuori. Addio giovinezza, Benvenuto fronte. Amen.<br />
<br />
E prima ancora del vaffanculo tragico e definitivo, c'era stata la fervente esposizione del suo amato <i style="font-weight: bold;">Perché non sono cristiano</i> di <b>Bertrand Russel</b>. Provocare il decano e sentirsi fieramente schierati in un unico atto. La giovinezza che fa fare cazzate.<br />
<blockquote class="tr_bq">
La religione, dichiara, si fonda originariamente e principalmente sulla paura: paura dell'occulto, paura dell'insuccesso, paura della morte. La paura, dice Bertrand Russel, è parente della crudeltà, e non c'è dunque da stupirsi se nel corso dei secoli crudeltà e religione sono andate a braccetto.<br />
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">[...] </span></span>Questi sono i pensieri di un premio Nobel rinomato per i suoi contributi alla filosofia e per la sua padronanza della logica e della teoria della conoscenza, e io mi trovo in totale accordo con lui. Avendo studiato questi pensieri e avendoci riflettuto a fondo, intendo vivere in conformità ad essi, e certamente lei ammetterà, signore, che ne ho tutto il diritto.</blockquote>
E se non bastasse la ribellione antidogmatica, ci si mette anche <i>Olivia</i>, così casuale e fatale per <i>Marcus</i>. La sua affascinante fragilità e la sua competenza sessuale sono il connubio perfetto per l'attivazione della catastrofe. Se solo <i>Marcus </i>se ne rendesse conto e desse retta a sua madre...<br />
<blockquote class="tr_bq">
Hai coscienza, hai compassione, hai anche dolcezza...allora dimmi, saprai fare le cose che si renderanno necessarie con questa ragazza? Perché la debolezza di un'altra persona può distruggerci tanto quanto la sua forza. Le persone deboli non sono innocue. La loro debolezza può essere la loro forza. </blockquote>
E così, in poco più di 100 pagine, un'incalzante serie di azioni e reazioni conduce <i>Marcus </i>verso una fine prematura talmente sbagliata da apparire quasi grottesca.<br />
Una presa di posizione non necessaria, una parola di troppo, un incontro accidentale e tutto può cambiare direzione. <b>Il sistema delle <i>sliding doors</i> è universale e sempre attivo.</b><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">[...] s</span></span>e fosse stato in grado di mandar giù le funzioni in cappella e di tenere la bocca chiusa, si sarebbe laureato al Winesburg College - più che probabilmente come migliore del suo corso - rimandando così il momento di imparare ciò che il suo incolto padre aveva tanto cercato di insegnargli: il terribile, incomprensibile modo in cui le scelte più accidentali, più banali, addirittura più comiche, producono gli esiti più sproporzionati.</blockquote>
<b>Il famoso ineluttabile di Roth. Spaventoso e autentico come sempre. </b>Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-28695016631169366452017-11-10T16:37:00.000+01:002017-11-10T19:54:29.596+01:00Serie tv Netflix: Stranger Things 2<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9LN-hkaPd8f-NDDXGQQyStVNHosflVwytGgZOjqEQ0wyoyN7mo6LnbfqUHdsSyVsghMuQh6qm3Y6-ziLm4R7CaVYhX2QVg7SxDUvU9152w63Tpj0Ki1-qtr9Lcakaf67g_BXIW9QodH-n/s1600/1499838698_locandina-stranger-things-2-636x628.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="628" data-original-width="636" height="315" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9LN-hkaPd8f-NDDXGQQyStVNHosflVwytGgZOjqEQ0wyoyN7mo6LnbfqUHdsSyVsghMuQh6qm3Y6-ziLm4R7CaVYhX2QVg7SxDUvU9152w63Tpj0Ki1-qtr9Lcakaf67g_BXIW9QodH-n/s320/1499838698_locandina-stranger-things-2-636x628.jpg" width="320" /></a></div>
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Le soddisfazioni più grandi oggi me le dà <b>Netflix</b>. Sto diventando sempre più un automa da divano ma almeno soddisfatto.</div>
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L'anno scorso ho dichiarato tutta la mia riconoscenza ai fratelli <b>Duffer </b><a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/09/serie-tv-mon-amour-37-stranger-things.html"><b><i>in questo post</i></b></a>.<br />
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Quest'anno confermo ogni parola della mia dichiarazione e ne aggiungo poche altre. </div>
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Accomodarsi per la seconda volta nell'estetica anni '80 della serie è stato spontaneo, quella meraviglia ormai la conosciamo bene.<br />
Le citazioni hanno continuato a dare la gioia della celebrazione a chi ha più di 30 anni come me (quella dei <b><i>Ghostbusters </i></b>sopra tutte), ma in questa stagione si sono messe un po' da parte, si sono integrate nel sistema. L'essenza di <b><i>Stranger Things</i></b> è proprio il citare e il far rivivere anni lontani e questo ormai è un dato di fatto e di stile che non si sposta da lì (per fortuna) e non ha bisogno di esternazioni nette.<br />
È<b> il contenuto narrativo a brillare, anche nelle tenebre ramificate che attraversano ogni cosa, in questa seconda stagione.</b><br />
<br />
La trama di <b><i>Stranger Things 2</i></b> è un meccanismo altamente funzionante, un tripudio di mostruosità sotterranee che stavolta diventano anche interiori, come una possessione demoniaca.<br />
Non si vedevano così tanti e credibili contorcimenti fisici dai tempi de<b><i> L'esorcista</i></b> e <b>Noah Schnapp</b> nei panni di <i>Will </i>è stato fantastico, un degno ospitante del lato più oscuro di <b><i>Stranger Things</i></b>.<br />
Nella prima stagione era stato inghiottito dall'<i>Upside Down</i> e stava lì nascosto dal buio mentre gli altri tre amici si davano da fare e ci lasciavano a bocca aperta; adesso è lui la super star, quasi ai livelli di <i>Eleven</i>-<b>Millie Bobby Brown</b>.<br />
Ed è ridondante dire che Millie-Eleven-mai-na-gioia ha davvero i super poteri e che dopo ogni sua prova durissima e dopo ogni goccia di sangue che cola dal suo naso, noi ci ritroviamo scossi, provati e potenti come lei. <b>La sua forza ci arriva dritta dritta addosso anche stavolta.</b><br />
<b>Questa ragazzina farà molta strada, ne sono certa.</b><br />
<br />
Ho molto amato la <b>complessità narrativa di questa seconda stagion</b>e, quel gioco di trame piccole che fanno sorridere perché legate alla goffaggine della prima adolescenza dentro trame grandi che fanno tremare e confinano con l'orrore, quel concedersi una focalizzazione diversa e unica per un'intera puntata (il capitolo 7, quello in cui <i>Eleven </i>va a<i> </i>trovare la sorella perduta), come un mini spin-off, quell'allargare la prospettiva su altri personaggi, importanti o secondari, e su nuove storie.<br />
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Non sono episodi quelli di <b><i>Stranger Things 2 </i></b>(e di <b><i>Stranger Things</i></b> tutto), ma, per l'appunto, capitoli, come in letteratura; la fidelizzazione che crea, il respiro che ha sono romanzeschi.<br />
<b><i>Stranger Things</i></b> è un romanzo di formazione, avventura, orrore, amore e in questa seconda stagione la sensazione di pienezza stratificata che si prova è di <b>natura letteraria</b>. La stessa tipologia di sensazione che dà un buon romanzo di <b>Stephen King</b>.</div>
<br />
E poi <b>Winona</b>, che fa sempre rima con <b>icona</b>, con i suoi occhi grandi e la giacca di velluto a coste, è la cosa <b>più bella, umana e reattiva</b> di questa serie e anche in questa seconda storia è una combattente, una di quelle madri un po' sbilenche e sui generis che nel pericolo diventano determinate e per nulla cedevoli. I suoi atti di forza e di coraggio sono bellissimi.<br />
<br />
E ancora tutti gli altri, i losers coraggiosi verso cui il nostro bene si rinnova in pieno (io <i>Dustin</i>-<b>Gaten Matarazzo </b>vorrei comprarmelo e tenermelo in casa, è un fenomeno paranormale vivente) , i più grandi e confusi dall'amore (<i>Nancy </i>e <i>Jonathan </i>forever!) e i nuovi arrivati, la nuova adepta red-head in skate e il coatto californiano fratellastro di lei, già diventati entrambi simbolici e di impatto.<br />
<br />
E ovviamente anche i mostri, siano essi entità aeriformi o viscosi quadrupedi tangibili. Ci si affeziona anche a loro.<br />
<br />
Ho creduto anche stavolta, e senza alcuna forma di brusca restituzione della mia mente al reale, alle manifestazioni fisiche del male che si annida nel sottosuolo di Hakwins, al <i>Demogorgon </i>divenuto forza centrale e tentacolare, ai <i>demo-dogs </i>che sembrano in effetti cani molto viscidi e molto inclini al morso strappa-viscere, al piccolo <i>Dart </i>che da rettile senza identità scientifica diventa mostruosa creature sventra-gatti e avidissima di sangue.<br />
Ho creduto a ogni cosa, a ogni vicenda e propaggine del bene e del male, di sopra e di sotto.<br />
<br />
Come è possibile che una razionalista un filino snob nella ricezione di ciò che mi viene narrato come me (e una schiera enorme di altri razionalisti) possa essere stata c<b>osì profondamente inghiottita da questa serie, per due volte, possa essere così devota alla sua storia di provincia americana soporifera che d'un tratto diventa guerra dei mondi, epopea di coraggio giovanile, avventura a suon di pedalate leste, di walkie talkie accesissimi, di super poteri femminili totali e di mille altre cose di mera e mostruosa fantasia?</b><br />
<br />
Perché, a più di 30 anni e senza aver mai giocato a <b><i>Dungeons&Dragons </i></b>in vita mia, sono diventata una <b>fanatica di questo sotterraneo fantasy esplorato da nerd e abitato da creature mitologiche untuose?</b><br />
<br />
Io me lo spiego in molti modi, e cito sempre la qualità di contenuto e contenitore, di attori e performance, di materia narrativa e di essenza stilistica. Ma me lo spiego soprattutto così: <b>un regalo al nostalgico e al neofita</b>.<br />
<br />
<b><i>Stranger Things</i></b>, il primo come il secondo, è un regalo per chi negli anni '80 è nato (come me) e per chi non era ancora nato e guarda a quel decennio con occhi curiosi.<br />
Si configura come dono, <b>un dono di recupero e di esplorazione, di ritorno e di iniziazione.</b><br />
<br />
<b>Ti fa sentire speciale se sei del 1984</b> o giù di lì, perché<b> celebra il tuo passato, i tuoi riferimenti audiovisivi, il tuo territorio di intrattenimento</b>, tutte quelle cose generazionali così naif e analogiche viste oggi, così tenere e rudimentali da far commuovere.<br />
<br />
Credo ti faccia sentire <b>un viaggiatore del tempo sei sei nato un decennio o due dopo, un invitato al viaggio.</b><br />
<br />
In entrambi i casi ti viene offerta <b>un'esperienza di intrattenimento profondo, sincronico e diacronico</b>.<br />
<br />
Tirando le somme di un potenziale elenco di meriti illimitati, posso dire che<b style="font-style: italic;"> Stranger Things 2 </b>è stato la <b>conferma di un credo religioso</b>, uno di quei ritorni che ti fanno pensare "l'abbonamento a <b>Netflix </b>prima del pane e dell'acqua".<br />
Cose fatte bene insomma, di quelle che danno gioia, <b>senso di fiera appartenenza al proprio anno di nascita e agli anni correnti della serialità d'eccellenza</b>, cose che ti fanno benedire l'America, perfino quella dell'era di <b>quel demogorgon col parrucchino che è Trump.</b><br />
<br />
In chiusura di post (e di stagione) <b><i>Every Breath You Take</i></b> dei <b>Police </b>e <b>il cuore sottosopra...</b><br />
<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/T0m70Dwq_DM/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/T0m70Dwq_DM?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-81720531638686449102017-11-06T11:33:00.003+01:002017-11-06T11:33:34.731+01:00I Love Books: 148. Allontanarsi + 149. Tutto cambia (La saga dei Cazalet)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNSlMsYGB69PBwE4GThaz6oG0g567YRbPuEHNHRx_JEMR7RP-7Uft_xiUujBuMp6ePvYYT1NNRabyuybKaBUXBC2kGQmrBIvYTt16Rj3NPLJO9EIR2PAsKsbcTpg2t5x9R8tRSFX9k-9Pv/s1600/9788893252546_0_0_0_75.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1075" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNSlMsYGB69PBwE4GThaz6oG0g567YRbPuEHNHRx_JEMR7RP-7Uft_xiUujBuMp6ePvYYT1NNRabyuybKaBUXBC2kGQmrBIvYTt16Rj3NPLJO9EIR2PAsKsbcTpg2t5x9R8tRSFX9k-9Pv/s320/9788893252546_0_0_0_75.jpg" width="215" /></a></div>
<br />
Non dirò nello specifico di cosa parlano questi ultimi due volumi e come lo fanno perché mi ripeterei (vedi i miei devotissimi post sul <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2015/11/i-love-books-108-gli-anni-della.html"><b><i>primo</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/09/i-love-books-127-il-tempo-dellattesa-la.html"><b><i>secondo</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/10/i-love-books-129-confusione-la-saga-dei.html" style="font-style: italic; font-weight: bold;">terzo</a> volume). Questa è una delle poche saghe <b>coerenti e omogenee per bellezza e stile in ogni volume</b>. È come un flusso di narrazione unica interrotto solo dalla scansione editoriale.<br />
Se vi è piaciuto il primo, sarà la stessa identica cosa con il secondo, il terzo, il quarto e il quinto.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA3uNiIaaS29oEdaYk2OwrXZr7vFCHlnEs1zSwqT9taAyAOXeKxxVUhuU9179LORYcSDhdfTio4lXy5IsQTUj-p4VwR5M2pkQMyp5Z-L7WBcKDovOokoNDuv_h2b0sj0jMDETM3hKDx9UB/s1600/Cazalet.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="810" data-original-width="540" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA3uNiIaaS29oEdaYk2OwrXZr7vFCHlnEs1zSwqT9taAyAOXeKxxVUhuU9179LORYcSDhdfTio4lXy5IsQTUj-p4VwR5M2pkQMyp5Z-L7WBcKDovOokoNDuv_h2b0sj0jMDETM3hKDx9UB/s320/Cazalet.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
Vi dico invece, perché, nella sua globalità, questa saga ha conquistato schiere di lettori, vi dico qual è, secondo me, il suo raffinato superpotere.<br />
<br />
- Credo sia sopra ogni cosa <b>la sua umanità</b>, declinata in ogni possibilità caratteriale, in ogni esperienza di vita, in ogni fallimento, in ogni possibile combinazione di benessere e malessere.<br />
Ci siamo specchiati dentro l'umanità cangiante di questa saga, la sua coralità ci ha permesso di identificarci ora in uno ora in un altro dei suoi personaggi. Ogni angoscia, ogni speranza, ogni sbaglio ha coinvolto anche noi.<br />
Li abbiamo osservati, esplorati, capiti in molteplici versioni, li abbiamo vissuti con il peso dell'attesa, il peso della guerra, il peso del dopoguerra, il peso della libertà sullo loro spalle dalla forza variabile.<br />
Ogni stato d'animo ci è stato offerto in versione integrale, <b>Elizabeth Jane Howard</b> ci ha fatto entrare nelle loro case e nelle loro teste, ci ha risparmiato ogni forma di ipocrisia morale, ce li ha fatti vedere nudi e noi abbiamo potuto capirli in presa diretta, senza mediazioni forzate, in tutta la loro (e la nostra) complicatissima umanità, di cuore e di specie.<br />
<br />
- Poi c'è<b> l'Amore</b>, anche nelle sue accezioni meno poetiche. Non si fa altro che amare, conquistare, soffrire per amore, cambiare letto, cambiare relazione, diventare patetici in una relazione, frantumare e rimettere a posto i pezzi di un rapporto a due. Amore eterosessuale e omosessuale, amore giovane vissuto con impeto e amore coniugale maturo, quello fatto di gesti consueti e di duro lavoro.<br />
Qualche lettore sbrigativo potrebbe dire che tutta la saga sembra una lunga storia di storie d'amore e potrebbe trovarla sentimentale e femminile, una robetta per signore.<br />
Sarebbe un grave errore, perché lo sguardo di<b> Elizabeth Jane Howard</b> è lungo e affilato come una lama, acutissimo, anche sottilmente ironico e nelle storie d'amore e disamore, di adulterio e di infatuazione di cui ci parla c'è molto di antiromanzesco, non c'è traccia di artificio sentimentale, c'è anzi una verità nuda e cruda, che fa venire brividi di solitudine e paure autentiche per la sorte dei nostri poveri cuori umani.<br />
<br />
- Da non sottovalutare<b> l'infelicità</b> di cui è impregnata la saga. Ciò non vuol dire che sia triste o intrisa di negatività, ma che siamo in presenza di una serie di romanzi onesti, con pochi happy ending, molte fasi dolorose, intimità raramente serene e dialoghi interiori spesso laceranti.<br />
Sono persone irrisolte i <i>Cazalet </i>di tutte le generazioni, sono borghesi dall'anima sensibile e dall'aplomb inglese con tutta una serie di sfide epocali e personali da affrontare. La guerra c'è davvero ed è storica in almeno due dei cinque volumi, ma c'è una guerra di sottofondo perenne che non smette mai di ferire i nervi, anche in tempi di pace.<br />
<br />
- <b>La famiglia</b>: vastissima e sempreverde materia letteraria. Vado matta per le saghe famigliari e per tutte quelle narrazioni dense sulla famiglia e le sue tipologie che sembrano sempre somigliarsi un po'. Considero un capolavoro inarrivabile <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/09/i-love-books-128-i-buddenbrook.html" style="font-style: italic; font-weight: bold;">I Buddenbrook</a><b style="font-style: italic;"> </b>di <b>Thomas Mann</b> (leggetelo!), ma anche la saga dei Cazalet si destreggia bene nelle mille dinamiche di micro e macro famiglia, ci mostra quanto possa essere atavica, rituale, distruttiva, salvifica, determinante la famiglia, come istituzione e come insieme di persone che si amano e si scambiano calore (e dolore). Dove c'è famiglia in letteratura, c'è casa.<br />
<br />
-<b> La Storia</b>. Che non è solo la guerra in tutta la sua ingombrante presenza e assenza, ma anche un Paese che cambia e perde le sue rigidità e le sue certezze, una società che non è più quella conformista della Duchessa del primo volume, ma quella di <i>Villy </i>come donna divorziata o quella di <i>Louise </i>che lascia figlio e marito per salvare se stessa. Non è una Storia tematizzata nei dettagli e preponderante nella narrazione, ma è una spinta di sottofondo fortissima.<br />
<br />
Ognuno può trovare tante cose dentro questa saga: <b>è talmente lunga e variegata e umanamente assortita che ci si può tuffare dentro le sue migliaia di pagine con la certezza di riportare in superficie qualcosa di prezioso</b>, da tenersi stretto. Ognuno trova un dono o più doni dentro la saga dei Cazalet, che non è solo la piacevolezza di una lettura fluida e fagocitante, ma anche la rigenerante sensazione di non essere soli, di far parte del tutto.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-36940349100651450282017-10-20T11:47:00.003+02:002017-10-20T11:47:47.983+02:00Il mio parere su Blade Runner 2049<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZPIhR-tP_vsOXUp_K1xsqT5ahbOpbZkTUC6cMhOGJ2Frw1z57SRooluFWkKmkTZeZaPoAQmHKW8wPTmkU3XP0j3OBppazZvPj7iEhXYGH5gdKO-pKxLFUwYjrBwSFeT5mod2HxlmDuDIp/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="889" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZPIhR-tP_vsOXUp_K1xsqT5ahbOpbZkTUC6cMhOGJ2Frw1z57SRooluFWkKmkTZeZaPoAQmHKW8wPTmkU3XP0j3OBppazZvPj7iEhXYGH5gdKO-pKxLFUwYjrBwSFeT5mod2HxlmDuDIp/s320/images.jpg" width="215" /></a></div>
<br />
Vi dico subito perché mi è piaciuto (voglio provare ad essere sintetica).<br />
<br />
- Perché riesce nella quasi impossibile impresa di<b> umanizzare tutta la carica artificiale, fredda e cibernetica che i film distopici e fantascientifici hanno</b>. Ho già detto in altre occasioni che tutto ciò che è futuro ipercinetico e megalomania ingegneristica non fa al caso mio, che il filone sci-fi non riesce a trasmettermi nulla, ma poi ho visto <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2017/02/il-mio-parere-su-arrival.html"><b><i>Arrival</i></b></a> e ho creduto alle lacrime che possono derivare dalla fantascienza e persino alla raffinatezza che può avere se narrata con lo sguardo giusto. Anche <i style="font-weight: bold;">Blade Runner 2049 </i>tocca il cuore, quello umano, ed<i style="font-weight: bold;"> </i>è un miracolo da questo punto di vista.<br />
Se <b><i>Blade Runner 2049 </i></b>è un replicante, è di quelli fatti bene, con i sentimenti e le emozioni.<br />
<br />
- Perché ha lo statuto di un blockbuster da milioni di dollari, ma <b>l'anima di un film intimista e filosofico</b>. È stupefacente ritrovarsi immersi in pause contemplative e in indugi riflessivi quando quello che ci aspetta da un film di questo tipo è l'azione rimbombante e una velocità senza freni.<br />
I rimbombi ci sono, le scene di accelerazione futuristica pure, ma c'è anche, e spesso, il silenzio, la comunicazione non verbale, la sospensione prolungata dentro uno sguardo, una lacrima, una consapevolezza.<br />
<br />
- Perché offre agli occhi umani <b>scenari di impatto indimenticabile</b>: metropoli piovose e fumanti che sembrano Babilonie tecnologiche, accecanti lande desolate color deserto, interni di aziende sospese nell'acqua dove i suoni sembrano d'ovatta, discariche postatomiche che sanno di contaminazione e degrado definitivo.<br />
Si viaggia in posti che non esistono e si fa esperienza di un altrove surreale che non smette un attimo di stimolare lo sguardo e la mente.<br />
<br />
- Perché <b>partiva svantaggiato</b> e in debito con l'unico e mitologico <b><i>Blade Runner</i></b> e poteva farsi deridere o far infuriare e invece si affaccia sul suo vecchio antenato, lo cita e lo richiama senza strafare e poi va oltre, in una strada tutta sua e con lo stile personale di <b>Denis Villeneuve</b>. <b><i>Blade Runner 2049</i></b> conosce molto bene <b><i>Blade Runner</i></b> e lo rispetta. E nel rispettarlo lo celebra.<br />
<br />
- Perché <b>Ryan Gosling</b> nei panni dell'<i>agente K</i> è di una <b>tenerezza meravigliosamente fuori luogo</b> in un film sci-fi. Niente spacconate, nessuna prestazione straordinaria da creatura sintetica, ma un'umanità sconfinata e disarmante. La malinconia del suo volto, le espressioni emotive dei suoi occhi che superano di gran lunga le parole, la sua compostezza nella scoperta, commuovono.<br />
<br />
- Perché <b><i>Jared Leto</i></b> nei panni di <i>Niander Wallace</i> offre una performance di <b>grazia folle e saggezza spirituale ipnotica</b>.<br />
Con i suoi occhi opachi e la formulazione accurata di discorsi da onnipotente dio creatore, con la sua eleganza estetica che sposa quella del film, si fa in un attimo icona.<br />
<br />
- Perché ci sono <b>scene ad altissima prestazione digitale e tecnologica</b> che ti fanno pensare (cosa che mi succede raramente): "Wow, che figata la nostra epoca!". Su tutte quella della sovrapposizione corporea di <b>Mackenzie Davis</b> e <b>Ana De Armas </b>durante la scena più sensuale del film. L'effetto ologramma che si crea ha una resa perfetta, è un incanto anche per chi al cinema preferisce la narrazione semplice agli effetti speciali high-tech.<br />
<br />
- Infine, ma solo perché avevo detto che sarei stata sintetica, mi è piaciuto perché le <b>musiche</b> sono dei tonfi sonori al cuore e sono anche loro delle narrazioni. Sono cupe, solenni, distorte e sono in perfetta armonia con ciò che vediamo. Stessa cosa per la <b>fotografia</b>.<br />
<br />
Io che parlo con così tanto entusiasmo di un film di fantascienza? Già. Sembra fantascienza. Ma vi assicuro che sono stata proprio io in carne ed ossa ad aver scritto questo post e non una mia copia artificiale.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-70375355228596215492017-09-25T17:30:00.000+02:002017-09-25T20:19:50.795+02:00I Love Books: 147. Il mulino sulla Floss<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiucFHIJZy4pJoH7hx-xQQB4TOfrwNv0ckl6KRAGMHxi1rvMlRUpJbYPs5WmwQo4dIzdw9n88RRjeAbkbFNZQgJi7k8PI_mvd9chkpta7WkM3MpT-Ju1yhxLJtJDbxCV6OM0UXf5zEnTMik/s1600/_floss-1361119809.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="419" data-original-width="250" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiucFHIJZy4pJoH7hx-xQQB4TOfrwNv0ckl6KRAGMHxi1rvMlRUpJbYPs5WmwQo4dIzdw9n88RRjeAbkbFNZQgJi7k8PI_mvd9chkpta7WkM3MpT-Ju1yhxLJtJDbxCV6OM0UXf5zEnTMik/s320/_floss-1361119809.jpg" width="190" /></a></div>
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</div>
<br />
In<b><i> Perché leggere i classici </i>Calvino</b> dice:</div>
<blockquote class="tr_bq">
<i>Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani.</i></blockquote>
<div>
<b><i>Il mulino sulla Floss</i></b>, di cui nessuno parla probabilmente dal secolo scorso e che io ho letto in un'edizione stravecchia e ingiallita (ma esiste anche in edizioni <b>Oscar Mondadori</b> nuove di zecca), è stato per me un equivalente dell'universo.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
L'universo come insieme di dinamiche, fatti, tendenze, visioni che hanno validità e durata da sempreverde, che puoi trovare in ogni cosa e in qualsiasi dimensione, che permette il riconoscimento, il sentirsi parte di un tutto senza inizio e senza fine. L'universo come emblema, come talismano.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Nelle scienze naturali, per quel che ho inteso, non c'è nulla di meschino per l'intelligenza che possegga un'ampia visione dei rapporti: tale che ogni oggetto singolo le richiami tutta una folla di circostanze concomitanti. Lo stesso si verifica senza dubbio nell'osservazione della vita umana.</i></blockquote>
</div>
<div>
Una cosa che ha a che fare con<b> l'umanità in tutta la sua estensione</b>, e con il nostro starci dentro, contro, attraverso, con il provare le stesse ampie passioni e il ritrovarci alle prese con le stesse eterne sfide. Concetti come epoca, mentalità, località vengono meno quando si parla di universo.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Non è prevedibilità o deafault cosmico, è solo <b>un processo di identificazione perfetto e senza coordinate spaziotemporali.</b><br />
Vicende che, estraendo i dettagli, si fanno racconto di noi stessi.</div>
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<br /></div>
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Come quelle della famiglia <b><i>Tulliver</i></b>, gruppo di tipi umani inglesi in cui riconosciamo noi stessi o qualcuno che conosciamo bene. Che siano di fine Ottocento poco importa: la loro storia è la nostra.</div>
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<br /></div>
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Non nel senso che anche noi possediamo un mulino di famiglia a St. Ogg's e poi le cose girano male e ci ritroviamo poveri in canna, ma nel senso che <b>certe vicende ci condizionano l'esistenza con prepotenza biblica.</b></div>
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<b>George Eliot </b>ci racconta una storia e ci racconta di noi o di cose che a noi non suonano bizzarre o improbabili.</div>
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Questo romanzo è un talismano e lei ce lo appende al collo.<br />
<br />
- C'è un <b>rapporto fratello-sorella </b>che ha tanto da dirci sulle relazioni familiari, sulle diversità di vedute e di indole fra consanguinei che a volte può essere complementarietà, a volte scontro atavico.<br />
<i>Tom </i>e <i>Maggie</i>, così differenti nel sentire e nel pensare, così uniti e spezzati e uniti senza sosta, ci parlano della fratellanza e della sua prepotenza, dell'amore inevitabile anche nel rifiuto ostinato di esso.</div>
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<br /></div>
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- C'è <b>l'eterna lotta tra ragione e sentimento</b> che è la lacerazione madre per ognuno di noi, la tirannica alternanza tra il dovere e il volere, un dualismo che si può mettere a tacere ma che torna sempre a dividerci.<br />
Ciò che accade a <i>Maggie </i>è una guerra, un andare e venire di volontà e di resa, e si prova rabbia furente e frustrazione, ma anche infervoramento femminista mentre si leggono le sue vicende.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Il gran problema degli instabili rapporti tra passione e dovere non riesce chiaro a nessuno di quelli che siano in grado di mettersi a pensarci...</i></blockquote>
</div>
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- C'è il tema delle <b>colpe dei genitori che diventano pene dei figli</b>. <i>Mr. Tulliver</i>, invischiato in cause e in perdite economiche, e <i>Mrs. Tulliver</i>, incapace di personalità e intervento critico, rovinano il presente ai figli, ne uccidono il futuro. L'esposizione al bene o al male dipende sempre tanto da chi ci ha generato; <b>George Eliot </b>ce lo dice forte e chiaro, ci costringe a fare i conti con chi siamo per scelta e con chi siamo per pura biologia.</div>
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<br />
- C'è la questione delle <b>donne vittime rispetto a uomini che lo sono molto meno</b>, quel soccombere più totale alla propria condizione femminile, a quell'epoca più che mai, laddove l'uomo può trovare il riscatto, può conoscere il lavoro, l'intraprendenza, il mondo esterno.<br />
Non stupisce che <b><i>Il mulino sulla Floss</i></b> sia considerato un libro femminista: fra le sue pagine c'è una sofferenza e c'è una denuncia, c'è una resa e c'è un voler muovere sentimenti verso un'ingiustizia.<br />
<br />
- C'è la <b>critica sottile e ampia insieme ad una mentalità</b>, basata sull'ipocrisia e il culto acritico di valori.<br />
Nella piccola borghesia di campagna non c'è spazio per la personalità, per la sete di sapere, per la donna che non sia vestale domestica e sottomessa. <i>Maggie </i>non può avere felicità in un ambiente che la pensa così:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="background-color: white; font-style: italic; text-align: justify;"><span style="font-family: inherit;">Le donne intelligenti sono come pecore dalla coda lunga: non vengono pagate ad un prezzo maggiore per questo.</span></span></blockquote>
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- C'è l'analisi palpitante della <b>nascita di un amore imprevisto </b>e quelle pagine sono fra le più tese e coinvolgenti del romanzo, un invito al batticuore, un ritorno a tutte le scariche di contrasti emotivi che dà l'amore.<br />
<br />
- C'è la <b>natura </b><span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><b>über</b></span></span><b><span style="font-family: inherit;"> </span>alles</b>, quella forza silente e primordiale che rimette le cose in prospettiva mentre le distrugge. Ma anche natura da amare, luoghi sconfinati e aperti dove sentirsi a casa, dove voler tornare sempre perché i cieli, i fiumi, i boschi ci chiamano a sé e noi non resistiamo. La Floss sopra ogni cosa, grande madre e padrona, acqua indifferente cui ci si riconosce e in cui ci si perde.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Tom pensava alla condizione di inferiorità della gente che viveva in altri luoghi del mondo; e Maggie, quando leggeva di Christiano che passa "il fiume sopra cui non c'è ponte", sempre rivedeva la Floss tra i verdi pascoli, presso il Grande Frassino.</i></blockquote>
E poi c'è molto altro.<br />
<br />
Ci si appassiona a tutto ciò, si sente la dimensione avvolgente del <b>grande classico</b>, della letteratura che non ha mai smesso di dire quel che voleva dire. Ci si addentra nelle psicologie, nelle geografie, nei moti dei personaggi, di <i>Maggie </i>specialmente, e si diventa esploratori dell'umanità, dell'universo.</div>
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<br />
Quella <i>Maggie </i>che colpisce fin dalle prime pagine, con quell'insistenza sul <b>colorito bruno e i capelli scuri</b> e ingestibili (niente creature angelicate vittoriane) che fa venire in mente<i> Jane Eyre </i>e un tipo di donna tutt'altro che stereotipata. Una donna complessa, curiosa, saggia, almeno finché le circostanze lo permettono, finché la famiglia e la società non le schiacciano la testa.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Succede a me quel ch'io sempre pensavo fosse il destino del povero, infelice orso bianco che ho visto alla fiera. Con l'abitudine di dondolarsi avanti e indietro in quel piccolo spazio, immaginavo dovesse essere diventato così stupido che, anche lasciato in libertà, avrebbe seguitato a far la stessa cosa. Si prende la cattiva abitudine di essere infelici.</i></blockquote>
Nonostante la <b>traduzione più vecchia di mio nonno </b>e gli impegnativi <b>arcaismi</b>, nonostante le parti ipertragicamente tragiche, nonostante la rabbia per il finale e la solita sfiga femminile, ho <b>amato tanto</b> quest'opera, più di <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2013/09/i-love-feltrinelli-55-middlemarch.html"><b><i>Middlemarch</i></b></a>,<br />
<br />
Sarà un mio nuovo vecchio classico di riferimento.</div>
Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-64606418576472158772017-09-11T17:37:00.003+02:002017-09-11T17:37:37.752+02:00I Love Books: 146. La pietra di luna<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm6y3reOXNEsRsFoT5El0jOZ7o8gEQ3tuwoRFvmZedUHmlN0pJZjlbyTHNiqpXELLrLXnqn2qK7uQoJSZrWuqTJldzsdWSaksiu5Os-lyOYXibJQkBwB1HKfvT_WYvoRwhwaZdazdabOXY/s1600/Wilkie-Collins.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="674" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm6y3reOXNEsRsFoT5El0jOZ7o8gEQ3tuwoRFvmZedUHmlN0pJZjlbyTHNiqpXELLrLXnqn2qK7uQoJSZrWuqTJldzsdWSaksiu5Os-lyOYXibJQkBwB1HKfvT_WYvoRwhwaZdazdabOXY/s320/Wilkie-Collins.jpg" width="210" /></a></div>
<br />
Non avete mai letto nulla di <b>Wilkie Collins</b>? Errore madornale, lacuna letteraria da colmare subito senza puntare al risparmio e senza indulgere in un folle scetticismo.<br />
<br />
Spendete tutti i vostri soldi nei libri scritti da <b>Wilkie Collins </b>(editi con stile da <b>Fazi Editore</b>) e vi ritroverete dentro casa un tesoro, un patrimonio contro la miseria di certe giornate e di certa letteratura vuota.<br />
<br />
Ho tessuto km di lodi di questo avvocato inglese non praticante nato per incantare il lettore di ogni secolo (ne ho scritto <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/02/i-love-books-112-senza-nome.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2017/02/i-love-books-134-la-donna-in-bianco.html"><b><i>qui</i></b></a> e <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/11/i-love-books-131-armadale.html"><b><i>qui</i></b></a>), l'effetto post-disco rotto è inevitabile, ma proprio non riesco a trovare un difetto nei romanzi di <b>Collins</b> letti finora. In quelli di <b>Dickens</b> sì (ebbene sì), ma nei suoi no: continuo a sprofondarci dentro con grande e duraturo benessere. Mi va di sapere, devo sapere, vivo per sapere come procedono le sue lunghe trame.<br />
<br />
<b><i>La pietra di luna</i></b> è stata un'altra grande soddisfazione: l'ho letto in modo discontinuo, perché durante le vacanze anche la vita da lettore metodico si fa sregolata e rock'n'roll, ma riagganciarmi di volta in volta alla storia è stato sempre facile, la mia curiosità non si è mai estinta o persa per strada.<br />
<br />
<b><i>La pietra di Luna</i></b> è un romanzo poliziesco, ha alla base un intrigo, una scomparsa, un'indagine.<br />
Ci sono sospettati, c'è un detective che intuisce e lavora a modo suo, c'è un gioiello di inestimabile valore che sconvolge esistenze e certezze, ci sono tanti punti di vista e tante testimonianze scritte.<br />
La tecnica delle diverse voci narranti è una cosa che amo di <b>Collins</b>: parlano tutti, ognuno ha una versione, e questa prospettiva multipla energizza la narrazione, la spezza e la ricompone in tasselli vivacissimi, evita l'effetto monocorde.<br />
<br />
Tu, lettore, hai tanti elementi in mano, ti senti tu stesso detective, ti senti dentro <i><b>Cluedo </b></i>ma ad un livello più complesso e non puoi non fare congetture, partecipare al gioco.<br />
<br />
Quanto è scaltro, moderno e creativo <b>Collins</b>? Come intesse lui nemmeno un ragno veterano; come introduce il sospetto, il mistero e l'alone noir lui nemmeno <b>Hitchcock</b>.<br />
<br />
Impossibile annoiarsi, impossibile dire che <b><i>La pietra di luna</i></b> è un'opera antiquata nello stile e nel contenuto.<br />
Se leggi per la prima volta <b>Collins</b> potrai avere questo sospetto e immaginare che il castigato buonismo ottocentesco rovinerà ogni tensione e renderà il giallo un po' annacquato, ma questo non accadrà.<br />
<b>Collins </b>è audace, è ironico e brillante, si sa rapportare con il lettore con fare furbo e amichevole.<br />
Ne <i style="font-weight: bold;">La pietra di luna</i>, per dire, parla di oppio (da cui era dipendente) con grande fervore narrativo (c'è una parte del romanzo davvero interessante che riguarda l'argomento).<br />
<br />
E poi nelle sue opere, <b><i>La pietra di luna</i></b> compresa, c'è la classica immancabile storia d'amore funestata dagli eventi, il tocco romantico ottocentesco dentro la novità del genere poliziesco e questo ammorbidisce le cose, dà una piacevole familiarità all'insieme.<br />
<br />
E poi ancora, ma che ve lo dico a fare, c'è l'inglesità imperante: che sia di città, di campagna o della costa, che sia domestica o paesaggistica, che sia di ambienti elevati o di bassifondi periferici, c'è tanta Inghilterra dentro le vicende narrate da <b>Collins</b>.<br />
Se amate la letteratura inglese sarà una gioia anche di tipo geografico leggere uno qualsiasi dei romanzi di <b>Collins</b>.<br />
<br />
Se volete partire dal suo più grande successo partite proprio da<b><i> La pietra di luna</i></b> e poi venite a dirmi se non è una delle cose più coinvolgenti che avete mai letto...Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-60119344008309724322017-08-09T10:06:00.001+02:002017-08-09T12:32:03.561+02:002 libri (+ 1 serie tv) per le vacanze estive<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaM012JEXA_sqzw50xa2Ohyphenhyphen8DRkbNTQwyUBTSBXkoW_Us8RTtWL0jaFf5CRZY4gkYbjICUvSNBACssfqD1H9tXA7hLPeTjjOnVXm36-hEEDASHABGvLDYLPflfuYm6oy4V6xhR7DC8Prhl/s1600/sea-1337565_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="423" data-original-width="640" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaM012JEXA_sqzw50xa2Ohyphenhyphen8DRkbNTQwyUBTSBXkoW_Us8RTtWL0jaFf5CRZY4gkYbjICUvSNBACssfqD1H9tXA7hLPeTjjOnVXm36-hEEDASHABGvLDYLPflfuYm6oy4V6xhR7DC8Prhl/s320/sea-1337565_640.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ho letto sul web consigli di lettura e vademecum letterari per l'estate di ogni genere e di svariati livelli di fattibilità. Le liste sono spesso lunghe e prevedrebbero l'ausilio di carriole per il trasporto dei volumi suggeriti e un paio di fantasiosi mesi extra di estate e tempo libero.<br />
<br />
Io voglio essere realista e tenere nella giusta considerazione il sacrosanto diritto all'otium estivo dopo il negotium delle tre precedenti stagioni, la soave tendenza all'inettitudine da spiaggia, al pisolino pomeridiano che ci fa sentire sbronzi al risveglio, alle passeggiate <i>en plein air</i>, agli affondi con la lingua nel gelato, a tutte quelle benefiche forme di accidia agostana che spesso non prevedono cultura e letteratura, non a dosi elevate almeno.<br />
<br />
Per questo vi consiglierò solo due libri, entrambi freschi (non di uscita), positivi, facili da sintonizzare al clima esterno.<br />
<br />
Li ho letti entrambi da poco (il primo è in realtà una rilettura, un ritorno alla mia preistoria liceale) e li ho amati completamente, anche sotto l'effetto oppiaceo della combo ombrellone-telo mare, anche a temperature che confondono l'intelletto.<br />
<br />
Il primo è <b><i>Lessico famigliare</i></b> di <b>Natalia Ginzburg </b>(Einaudi Super ET).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJE0CjzDiKzFbKFP-1iQQ4JEoHM3BB6NmkwrAgGB54Nse8_PkuEJj1VeM1vn19w5eMFtKHpPlZjOcPrvl3_tn3DNN2gwpImPet7E1_LoUWDWRVnmJGbxIiQl5uCc6Ej3bjFWvZUefaxeDq/s1600/71mjcZ6JJhL.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1243" data-original-width="802" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJE0CjzDiKzFbKFP-1iQQ4JEoHM3BB6NmkwrAgGB54Nse8_PkuEJj1VeM1vn19w5eMFtKHpPlZjOcPrvl3_tn3DNN2gwpImPet7E1_LoUWDWRVnmJGbxIiQl5uCc6Ej3bjFWvZUefaxeDq/s320/71mjcZ6JJhL.jpg" width="206" /></a></div>
<br />
Sai che novità, direte voi, e io vi dico che invece va proposto, riproposto, anche imposto perché è <b>un dono senza tempo, un perfetto insieme di ironia, familiarità, calore domestico, esercizio di memoria</b>; è semplicità del narrare che intrattiene dalla prima all'ultima pagina e che ci fa venire voglia di tuffarci anche nella nostra memoria, in tutti quei <b>riti e miti di famiglia</b> che ci appartengono e a cui apparteniamo.<br />
<br />
<b><i>Lessico famigliare </i></b>è un <b>diario minimo</b>, una serie di ricordi semplici conditi di parole speciali, terminologie e <b>codici linguistici della confidenza</b>, dell'amore, seppur strambo, che circola dentro un nucleo famigliare, quello dei Levi, padre, madre e cinque figli (Natalia è la più piccola), la Torino antifascista degli anni '30 come sfondo animato.<br />
<br />
È un libro democratico, amorevole e universale, perché <b>è fatto della stessa sostanza di cui è fatta ogni famiglia</b>, con tutto il suo bagaglio tragicomico di abitudini, pesantezze, leggerezze, regole, eccezioni alle regole. La famiglia come concetto ampio e la famiglia nel suo interno, vista dall'interno, con la sua natura inconsapevolmente romanzesca.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Nella mia casa paterna, quand'ero ragazzina, a tavola, se io e miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: <span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif;">— </span>Non fate malagrazie!<br />
Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: <span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif;">— </span>Non leccate i patti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci!<br />
Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire.</blockquote>
Parole che sono un richiamo all'ordine ma anche un richiamo al ricordo, una peculiarità che unisce anche quando la famiglia inizia a disperdersi e a scindere il suo nucleo.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire: <span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif;">«</span>Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif;">»</span> o <span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif;">«</span>De cosa spussa l'acido solfidrico<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif;">»</span>, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, quelle parole.</blockquote>
Aggiungete a questo diario anche i ricordi legati al fermento culturale torinese, alla nascita della casa editrice <b>Einaudi</b>, a <b>Cesare Pavese</b> che ci lavorava insieme a Leone Ginzburg (marito di Natalia), Norberto Bobbio e altri nomi celebri, all'antifascismo e alle sue conseguenze, e avrete davanti agli occhi coperti dai vostri occhiali da sole un romanzo familiare da gustare, amare, affiancare alle vostre memorie, da cui farvi ispirare.<br />
<br />
Il secondo consiglio è <b><i>Un incantevole aprile </i></b>di <span style="font-weight: bold;">Elizabeth Von Arnim</span><i style="font-weight: bold;"> </i>(Fazi editore).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhufA7bLyEGhSnXtrlq-DDAWSPOe7j4fGZOefciDKffJ0rfe_7TFTIS3qlmHZ8TicEjn0ulGWKdV7Z3SyNZKZrvjJecOT3X4REiRnZYTOtNlBFDxYO89fR7RZRpWaNNsuP5p2qkETFunjjJ/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="277" data-original-width="182" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhufA7bLyEGhSnXtrlq-DDAWSPOe7j4fGZOefciDKffJ0rfe_7TFTIS3qlmHZ8TicEjn0ulGWKdV7Z3SyNZKZrvjJecOT3X4REiRnZYTOtNlBFDxYO89fR7RZRpWaNNsuP5p2qkETFunjjJ/s1600/download.jpg" /></a></div>
<br />
Già nel titolo annuncia la sua natura: l'aggettivo incantevole si adatta al contenuto, il mese di aprile suggerisce <b>cose dolci, natura in fiore, bagni di sole, ritmi più lenti</b>. Il tutto caratterizzato da una meravigliosa <b>britishness</b> letteraria che fa venire in mente i romanzi di <b>Jane Austen</b>, tè e pasticcini e altre cose inglesissime.<br />
<br />
Siamo negli anni '20 del Novecento, quattro donne inglesi stanche di qualcosa o qualcuno rispondono ad un annuncio sul <i>Times </i>per trascorrere tutto il mese di aprile in un castello a San Salvatore, in Liguria, all'insegna di <b>glicini e sole</b>.<br />
<br />
Quattro donne, molto diverse fra loro, e un castello inondato dalla primavera che mitiga la rabbia, allevia le tensioni, concede illuminazioni.<br />
<i>Mrs Wilkins</i>, insicura e ingrigita dal suo convenzionale matrimonio con un avvocato.<br />
<i>Mrs Arbuthnot</i>, religiosa e infelice per un marito che fa un mestiere sconveniente ai suoi occhi.<br />
<i>Mrs Fisher</i>, anziana signora rigidamente vittoriana.<br />
<i>Lady Caroline</i>, ereditiera dalla bellezza straordinaria e ingombrante.<br />
<br />
Trenta giorni di dolce vita italiana che fa dimenticare il grigiore dell'Inghilterra e quello esistenziale.<br />
<br />
L'ho amato per le sue <b>atmosfere deliziose che inneggiano continuamente alla bellezza</b>, per le vibrazioni rilassanti che emana, ma soprattutto per la sua <b>modernità</b>: la <b>Von Arnim </b>è figlia dell'età vittoriana eppure scrive di donne che lasciano i mariti a casa per staccare un po' la spina, di incertezze coniugali, di libertà di ritrovarsi al di fuori del focolare domestico, di tutto ciò che esula dall'ossequioso rigore moglie-marito.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Da sola nel letto: che delizia! Erano almeno cinque anni che non dormiva senza Mellersh e le sembrava di scoprire una gioia completamente nuova. Che freschezza, che spazio, che libertà di movimento.</blockquote>
Sotto le mentite spoglie di una romanzo frivolo per fanciulle, troviamo un'irriverente pernacchia ad un sistema di valori che vuole mortificare la donna.<br />
<br />
Invece <b>le quattro donne del romanzo si vivificano</b>, si restaurano, alla faccia di mariti, spasimanti, amici vittoriani. <b>Sole, fiori, sorrisi ritrovati, natura che offre piccoli attimi di perfetta felicità</b>.<br />
<blockquote class="tr_bq">
La luce oltre l'ombra del pino era talmente intensa che dovettero socchiudere gli occhi, mentre il profumo degli aghi di pino caldi e dei cuscinetti di timo tra una roccia e l'altra, e a tratti l'aroma di miele emanato da un ciuffo di giaggioli al sole alle loro spalle, passava a ondate sul loro viso. Mrs Wilkins si sfilò scarpe e calze e mise i piedi nell'acqua. Dopo averla osservata per un po', Mrs Arbuthnot fece lo stesso. A quel punto la loro felicità toccò il culmine. I loro mariti non le avrebbero riconosciute.</blockquote>
Leggero come la schiuma del mare, solare come i mesi del bel tempo, distensivo come un massaggio. <b><i>Un incantevole aprile</i></b> è il libro perfetto per le vostre sedute di lettura da sdraiati.<br />
<br />
Infine, se non siete tipi da spiaggia e ve ne starete chiusi in casa con le tapparelle abbassate fino al calar del sole, vi consiglio di far vostra la serie tv di <b>Hulu <i>The Handmaid's Tale</i></b>, la cosa migliore che vi capiterà di vedere da tempo.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiD8pX3Bx9VBYjFiAw-baXWehZhlf5fPT7-_ta2KeB78nn8h_nmdwU_KEz6o1WqPgpAZqlhJPLHshA3AMALvrmRpRsElzabTmT8LuAz15slwnNlO8fZrTJjDEXIS5k-zb4guA723OFnpeT/s1600/hmt_03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiD8pX3Bx9VBYjFiAw-baXWehZhlf5fPT7-_ta2KeB78nn8h_nmdwU_KEz6o1WqPgpAZqlhJPLHshA3AMALvrmRpRsElzabTmT8LuAz15slwnNlO8fZrTJjDEXIS5k-zb4guA723OFnpeT/s320/hmt_03.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
Del romanzo della <b>Atwood </b>ho già parlato <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2017/07/i-love-books-145-il-racconto-dellancella.html"><b>in questo post</b></a> (a proposito, portate con voi anche quello!) e le sensazioni che mi ha dato la serie sono le stesse.<br />
L'aderenza al testo d'origine è forte (seppur con qualche sensata modifica), ma forse<b> il vedere supera il leggere in quanto a pugni sullo stomaco e angoscia.</b><br />
Sì, la serie tv è ancora più <b>tosta e dolorosa</b> del romanzo e forse non è proprio una visione in armonia con la frivolezza dell'estate.<br />
Tuttavia ve la consiglio lo stesso perché è un prodotto di <b>qualità eccezionale</b>, perché non evapora come una serie tv qualunque ma vi lascia dentro <b>qualcosa sui cui meditare a lungo</b>, e perché <b>Elizabeth Moss</b> (già <i>Peggy </i>nel mio amatissimo <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2015/10/serie-tv-mon-amour-35-mad-men-stagione.html"><b><i>Mad Men</i></b></a>) si conferma di una <b>bravura struggente</b>.<br />
<b><i>The Handmaid's Tale</i></b> è la serie imperdibile di quest'anno, regalatevela.<br />
<br />
Ho finito.<br />
<br />
Ricordatevi anche di respirare, passeggiare, incontrare la natura, alleggerire i pensieri, chiudere i libri, abbassare lo schermo del pc e guardare l'orizzonte.<br />
<br />
Buona estate, a presto 😘Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-77015084930405574272017-07-26T11:20:00.001+02:002017-08-02T17:43:18.017+02:00I Love Books: 145. Il racconto dell'ancella<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRXIm4MOuKfPD0CZuSsJbHbFD_StcULz1_RsHDxzIuA6FTZ5SO4IlHdneXbVJsOfz2iaUZ9hIgxDtu1iVnpAhIsJq2U3AhvMSKLrZ4LQ291A38W1zoYZ3IH_cpq-zdWrfRhFJB510WxKc0/s1600/88683374289788868337421-4-300x443.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="443" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRXIm4MOuKfPD0CZuSsJbHbFD_StcULz1_RsHDxzIuA6FTZ5SO4IlHdneXbVJsOfz2iaUZ9hIgxDtu1iVnpAhIsJq2U3AhvMSKLrZ4LQ291A38W1zoYZ3IH_cpq-zdWrfRhFJB510WxKc0/s320/88683374289788868337421-4-300x443.jpg" width="216" /></a></div>
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Scrivere di questo romanzo è difficile, c'è qualcosa di violento che strappa il foglio bianco, ma anche una stasi surreale che impedisce di provare qualcosa per un po' e di parlarne.<br />
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Lascia senza parole <b><i>Il racconto dell'ancella</i></b>, e con una paralisi delle intenzioni.<br />
<b>Il cervello ne esce spaventato, l'apparato riproduttivo straziato per empatia con la protagonista, il proprio senso di indipendenza rinvigorito per contrappeso.</b></div>
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Non è una lettura facile, o meglio, lo è per come è scritto e per la capacità di coinvolgimento che ha (si legge d'un fiato, ha una prosa fluente), ma aggredisce la pace interiore, si mette a punzecchiare senza sosta il nostro essere donne in punti piuttosto sensibili, <b>aree della nostra dimensione femminea che se toccate possono ferire, atterrire, denudare.</b> Leggerlo da uomini deve essere altrettanto doloroso, immagino.</div>
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<b>Distopia</b> non è come dire utopia, è <b>un'ipotesi di futuro che osserva il presente</b>, un'esasperazione condita di fantasia e di avvertimenti che mettono davvero in allerta o che quantomeno fanno riflettere.</div>
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Alla base del romanzo c'è <b>un'apocalisse della libertà femminile</b>, la riduzione della donna ad un livello meramente uterino e riproduttivo per conto terzi.<br />
La sterilità dilaga ed è emotiva prima di ogni cosa.<br />
<b>Un'emergenza globale trasformata in ingerenza biologica e politica</b>.</div>
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Non si fa, non si dice, non si ama niente e nessuno in questo regime totalitario e e teocratico.<br />
<b>Si fottono le donne</b>, nel senso reale e in quello metaforico. Se sei fertile sei fottuta, letteralmente.</div>
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Ci sono le Mogli attempate e sterili, i mariti Comandanti, le ancelle che si fanno ingravidare dai loro Comandanti e che danno alla luce per loro. Poi ci sono le anziane Zie, che indottrinano, i disertori che vengono impiccati o puniti collettivamente o spediti in colonie, gli Occhi che spiano.</div>
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La <b>Repubblica di Gilead </b>è <b>una mostruosità serafica di Bibbia applicata alla lettera</b>, donne come uteri con le gambe, uomini come strumenti di fecondazione, omofobia punitiva, rigore corporeo ed emotivo da togliere il senno.<br />
Il respiro non è sereno e non ci si sente mai placidi leggendo questa storia; <b>è letteratura d'attacco al conforto, letteratura di violazione, di provocazione.</b><br />
<br />
Se si perde di vista il piacere di leggere un ottimo e avvincente romanzo (perché questo è prima di tutto <b><i>Il racconto dell'ancella</i></b>), si rischia di sentirsi poco bene, di farsi fagocitare dal grigio terrificante che avvolge tutto.</div>
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La cosa che mi ha fatto <b>più paura del romanzo è la ritualità </b>di cui parla, quel rassegnato e quasi sereno ripetersi di atti, di automazioni, di menomazioni come fossero normalità.</div>
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<blockquote class="tr_bq">
La normalità, diceva Zia Lydia, significa ciò cui si è abituati. Se qualcosa potrà non sembrarvi normale al momento, dopo un po' di tempo lo sarà. Diventerà normale.</blockquote>
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Non ci sono fughe, guerre e deliri da sommossa nel presente narrato dall'ancella, non c'è il movimento contrario a questo folle e granitico statuto, nessuna ribellione che faccia sperare: è questo che atterrisce di più de <b><i>Il racconto dell'ancella</i></b>, la sua serafica condizione di alienazione quotidiana.<br />
<br />
E se fosse davvero così un giorno? Brividi di possibilità e sospiri liberatori di impossibilità si uniscono.<br />
<br />
Il fervore sotterraneo di opposizione al regime c'è ma è così maledettamente facile venire scoperti e puniti e così maledettamente difficile ottenere qualcosa che <b>non si crede mai al lieto fine</b>.<br />
La ritualità si staglia subito come eterna ed è un altro suo aspetto terrificante.<br />
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Forse è <b>il ricordare dell'ancella</b>, la sua voce narrante e il suo pensiero l<b>a vera parte "contro" del romanzo,</b> la possibilità del rifiuto, della sua espressione mentale incessante. <i>Difred</i> si comporta secondo la norma, ma dentro ha un vulcano di rabbia e di amore per se stessa che reprime solo per la superficie.<br />
<br />
È bella questa cosa, questa libertà invisibile: <b>nella sua mente non è ancella di nessuno</b>, solo di se stessa, il suo pensiero la fa muovere nel tempo, nello spazio, la salva dalla follia, le tiene compagnia ed è una cosa che nessuno può toglierle.<br />
<br />
Ci sono delle belle formulazioni di pensiero ne <b><i>Il racconto dell'ancella</i></b>, parole scelte con cura e osservazioni fatte a se stesse, alla propria libertà interiore, l'unica possibile con un po' di fortuna e una dose gigantesca di forza d'animo.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Ora io sono portata a commuovermi davanti a tante cose che esistono in natura, le uova, i fiori, ma poi mi dico che sono attacchi di sentimentalismo, che il mio cervello sta trasformando tutto in technicolor come le cartoline con vedute di tramonti che arrivavano dalla California. Cuori patinati.<br />
Eppure il pericolo è il grigiore.</blockquote>
<b>La narrazione di <i>Difred </i>umanizza la distopia</b>; nel suo flusso di descrizioni, ricordi e coscienza c'è ancora una donna integra e fiera, che non si è arresa alla dittatura dello stupro e dello sfruttamento della fertilità, una donna che ha ancora pulsioni, speranze, spie luminose funzionanti. <b>Una <i>domina</i>. Padrona di sé. Senza patronimico.</b><br />
<blockquote class="tr_bq">
Occupare il tempo. Questa è una cosa alla quale non ero preparata: la quantità di tempo vuoto, le lunghe parentesi di niente. Il tempo come un canto fermo. Se solo potessi ricamare, tessere, lavorare a maglia, se avessi qualcosa da fare con le mani. Voglio una sigaretta.</blockquote>
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Tutto il resto del suo racconto è schiavitù, tristezza, cerimoniale punitivo, non solo per le donne.<br />
Il gender ha contorni militaristici in questa dittatura bigotta e se sei gay apriti cielo. <b>Tutto ciò che non è uomo-donna e utero-seme non deve esistere</b>, non deve nemmeno essere pronunciato.<br />
Vengono i brividi.</div>
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Di integralismi, violenze sulle donne, diatribe sulla procreazione, diritti trascurati ne parliamo anche oggi, e il romanzo della <b>Atwood</b>, anno 1985, è un memento letterario di grande potenza universale, un manifesto senza tempo (che bisogna stare attenti a non strumentalizzare in nome di femminismi poco credibili e un po' alla moda)<b> da far leggere al mondo intero come rimprovero preventivo o posteriore</b>.<br />
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Ma non è solo questo.</div>
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C'è anche una sensazione inaspettata, quella di <b>sentirsi libere e fortunatissime</b>, di gioire per opposizione, di sentirsi in catene per immedesimazione e di accorgersi felici che quelle catene noi non le abbiamo.</div>
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È letteratura e per una volta voglio pensare solo alla finzione, alle esigenze della narrazione, a tutto ciò che non esiste al di fuori del libro. Cosa non facile in realtà.<br />
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Perché poi c'è <b>una parte più riottosa di me che si avvelena</b> quando pensa a come <b>la donna sia spesso vittima, animale inferiore, carne da percossa</b> e mi viene da odiare forte certe culture, certi meccanismi d'altre epoche che non muoiono mai.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="background-color: white; font-family: inherit;">«</span>Non permetto a nessuna donna di insegnare o di usurpare in qualsiasi modo l'autorità maschile. La donna deve conservare il silenzio<span style="background-color: white; font-family: inherit;">»</span><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">.</span><span style="background-color: white; font-family: inherit;">«</span>Poiché Adamo fu formato per primo e poi venne Eva<span style="background-color: white; font-family: inherit;">»</span><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">.</span><span style="background-color: white; font-family: inherit;">«</span>E Adamo non fu sedotto, la donna fu sedotta e si rese colpevole della trasgressione. Ciononostante sarà salvata dalla maternità, se saprà vivere santamente nella fede, nella carità e nella temperanza<span style="background-color: white; font-family: inherit;">»</span><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">. </span>Salvata dalla maternità, penso, Da dove credevamo, in passato, che sarebbe venuta la nostra salvezza?</blockquote>
Trovare le differenze con alcune società di oggi è difficile; i Comandanti esistono davvero, la distopia è realtà per certe donne,<b> fare la spesa e farsi mettere incinta è il massimo a cui possono ambire.</b><br />
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Leggere <b><i>Il racconto dell'ancella</i></b> non cambierà le cose, ma leggerlo è <b>una chiamata forte alla consapevolezza</b>, allo sforzo di calarsi in una dimensione fittizia che però non è affatto fantascienza.<br />
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Leggetelo per il piacere di leggerlo, perché siete appassionati di distopia, perché avete visto la <b>serie tv</b> (di cui parlerò nel <b>prossimo post</b>) e siete curiosi di fare il confronto, ma leggetelo anche perché a volte le nostre empatie e le nostre consapevolezze sul mondo si affievoliscono e <b>libri come questi danno la corrente, ripristinano la rabbia, mettono in circolo il dissenso, anche solo mentale, ed è una cosa importantissima. </b><br />
<b>Le cose non cambiano, lo ripeto, ma leggendo <i>Il Racconto dell'ancella</i> cambiamo noi, ci sensibilizziamo, ci incolleriamo e questo è già qualcosa.</b><br />
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Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-72890662029245815622017-07-11T16:02:00.003+02:002017-07-11T16:07:50.659+02:00I Love Books: 144. Mia figlia, don Chisciotte<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhamoTeaClfQ5ITXGViSR17qTdkVpyVDshYs6Ymd0bMcZAgKgT-PNQyFTj4vhNps_Mwf62VTOrzqwfWZGaNNdcg6KfxdDVzdjRLexSbxjHiPUQrqze_OXbBqSOCpPmvyD7DPanX3k5bUKU1/s1600/mia-figlia-don-chisciotte_alessandro-garigliano_copertina_nn-editore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="973" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhamoTeaClfQ5ITXGViSR17qTdkVpyVDshYs6Ymd0bMcZAgKgT-PNQyFTj4vhNps_Mwf62VTOrzqwfWZGaNNdcg6KfxdDVzdjRLexSbxjHiPUQrqze_OXbBqSOCpPmvyD7DPanX3k5bUKU1/s320/mia-figlia-don-chisciotte_alessandro-garigliano_copertina_nn-editore.jpg" width="197" /></a></div>
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Ultimamente provo a leggere più narrativa indipendente, a conoscere nuove realtà editoriali, nuovi nomi in catalogo, nuove scritture.<br />
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Tipo la<a href="http://www.nneditore.it/"> NN Editore</a>, la casa editrice milanese che ci ha fatto conoscere<b> Kent Haruf </b>(io non ho ancora avuto il piacere) e<b> Jenny Offill</b> (di cui ho letto <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2015/09/i-love-books-105-sembrava-una-felicita.html"><b><i>Sembrava una felicità</i></b></a>) e che esercita su di me un grande fascino grafico a prescindere dal nome e dal titolo in copertina.<br />
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<b><i>Mia figlia, don Chisciotte</i></b> l'ho comprato a scatola chiusa durante <b>Una marina di libri </b>a Palermo; ho toccato tutti i libri esposti nello stand NN, li ho desiderati uno per uno, poi mi sono fermata su questa copertina rosso mattone e l'ho fatta mia*.<br />
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Mi ha incuriosito il titolo, una dichiarazione netta, quella virgola dalla doppia possibilità, la genitorialità accostata alla letteratura.<br />
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È un romanzo molto originale negli intenti, una sorta di ibrido tra<b> il saggio e la dichiarazione d'amore</b>, tra <b>l'analisi accademica e la narrazione familiare</b>. Lo scrittore catanese, che ama il <b><i>Don Chisciotte</i></b> di <b>Cervantes</b> fino all'immedesimazione e alla proiezione nel suo quotidiano, scrive sull'opera e insieme all'opera, la commenta e se ne fa accompagnare<br />
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Un'operazione speciale, che trasmette ondate di amore per la letteratura e per la propria bambina, in uno scambio continuo e ben armonizzato. Il piano dell'analisi del <b><i>Don Chisciotte</i></b> si mescola con il piano intimo e domestico del rapporto papà-figlia, procede con la stessa<b> andatura bizzarra e sognante</b>.<br />
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Tuttavia ho trovato dei <b>limiti </b>in questo esperimento.<br />
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Uno riguarda solo me e chi come me non ha mai letto il <b><i>Don Chisciotte</i></b>: la sensazione che ho avuto mentre leggevo era di <b>estraneità</b>. Prendere parte al libro di <b>Garigliano </b>e alle vicende cervantesiane di cui si fa tramite scrupoloso è difficile se non si ha idea di ciò di cui si parla. Come leggere un saggio su un'opera senza aver mai letto l'opera in questione.<br />
Forse, se avessi avuto una preparazione adeguata sul <b>Don Chisciotte</b>, mi sarei addentrata meglio nelle pagine di <b>Garigliano</b>, mi sarei fatta contagiare dalla sua febbre monotematica e romantica.<br />
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L'altro limite, più oggettivo, è il <b>registro usato</b>: alto, colto, <b>freddo</b>.<br />
<b>Garigliano</b> è un erudito, ha la precisione analitica del ricercatore universitario, ma a volte manca di empatia da romanziere. Con i suoi paroloni e la sua <b>sintassi aristocratica</b> sembra pensare poco al lettore.<br />
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Il suo fraseggio è ricercato, un raffinato trionfo di non scontatezza verbale e ciò appaga la logofilia di chi legge, il senso del <b>bello verbale</b>, ma allo stesso tempo a volte è come se venisse meno la spontaneità e la prosa diventasse artificiosa e superba. Ecco, qualche volta il romanzo mi è sembrato <b>un esercizio di stile</b>.<br />
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<b>I momenti più morbidi e autentici del libro sono quelli che riguardano la bambina</b>, il suo audace spirito da Don Chisciotte in miniatura, le favole che il papà le racconta e il suo buffo immedesimarsi, le esplorazioni fuori casa, il lessico famigliare codificato (<i>principeffa</i>, <i>brummante </i>e altri termini dolci), la dimensione donchisciottesca che connota il loro rapporto.<br />
<b>Lei cavaliere pazzerello, lui scudiero guardingo, la loro vita di invenzioni e dedizione reciproca.</b><br />
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Se siete alla ricerca di una lettura innovativa, se avete letto <b><i>Don Chisciotte </i></b>o se vi sentite simile ad uno dei suoi personaggi fuori dal comune, se non cercate una fluidità narrativa immediata, se siete dei giovani genitori innamorati della propria creatura, <b><i>Mia figlia, don Chisciotte</i></b> potrà conquistarvi.<br />
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Io, che non conosco la letteratura spagnola classica e che non ho prole (una cagnetta di 4 anni vale lo stesso?), mi sono fatta coinvolgere di meno, ma sperimentare non fa mai male.<br />
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*(Ah, in realtà ho comprato anche <b><i>Canto della pianura</i></b> di <b>Haruf</b> 😉)Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-27314116024840592652017-06-28T11:13:00.002+02:002017-06-28T11:13:57.471+02:00I Love Books: 143. Moby Dick<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0dK4FCvFAtGC9AucFFrQ8ZtXUKMi4oWPqKZ_vaaVq9JsrtV9mmus3AuKvvVChuuNzNGsOfwHrmJ0Co1nJiX0q8BsGiJMC-bSavrS0QAPlb__8_wAOlyZlDdUYmYQsK-2m_IOVUgYvGlZm/s1600/e31467110fa55ed03a6b8e40d0252ace_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="936" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0dK4FCvFAtGC9AucFFrQ8ZtXUKMi4oWPqKZ_vaaVq9JsrtV9mmus3AuKvvVChuuNzNGsOfwHrmJ0Co1nJiX0q8BsGiJMC-bSavrS0QAPlb__8_wAOlyZlDdUYmYQsK-2m_IOVUgYvGlZm/s320/e31467110fa55ed03a6b8e40d0252ace_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy.jpg" width="205" /></a></div>
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C'è sempre un grande classico non ancora letto nonostante i primi capelli bianchi e l'amore millenario per i libri. Un classico che improvvisamente si decide di leggere nel 2017, presi per mano dal tempo dilatato dell'estate e da un gruppo di lettura online (gli amabili <b><i>Scratchreaders</i></b> dell'amato <a href="https://www.facebook.com/scratchbook.net/"><b><i>Scratchbook</i></b></a>) per sentirsi meno terrorizzati da certi abissi oceanico-letterari.<br />
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Così in questo inizio estate, per la prima volta a 33 anni, ho letto <b><i>Moby Dick</i></b>, grande Leviatano letterario che ho evitato per decenni e per errore, perché convinta fosse un'avventura di pirati e di ittica megalomane, un testo per ragazzini che aspirano a diventare capitani coraggiosi e vanno matti per i documentari sulle balene e i pesci martello. Ci vedevo dentro uno speciale di <i>Superquark </i>con ricostruzione 3D della balena e ci vedevo tanta noia. "Ma scherzi? Non fa per me!" e affini.<br />
Nelle esortazioni di chi me lo consigliava vedevo promesse da marinaio.<br />
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A me di balene non frega granché, e nemmeno di cetologia e di altra fauna marittima. Ho sempre preferito le letture di terraferma e gli intrighi domestici. Per questo e altri motivi non ho mai voluto leggere <b><i>Moby Dick</i></b> e per lo stesso motivo<b><i> </i></b>avrebbe dovuto farmi arrendere dopo poche pagine.<br />
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E invece no. Tutt'altro.<br />
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Certe volte le ostinazioni ci privano del bello. Sfidarle è necessario, anche in letteratura.<br />
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Perché <b><i>Moby Dick</i></b> non è la storia di un'equipaggio di umanità assortita che salpa da Nantucket, Massachusetts, per dare la caccia ad una bianchissima e stronzissima balena che un vecchio capitano vuole far fuori ad ogni costo; non è solo questo almeno.<br />
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C'è la parte marinaresca, la descrizione di strumenti, elementi, usi, costumi e nomenclature varie; c'è la letteratura d'avventura con i vecchi lupi di mare al timone e i rituali d'assalto baleniero; c'è la terminologia della navigazione e quella della cetologia; c'è la storia scientifica della balena e delle sue tipologie, ma, e sottolineo con enfasi super avversativa<u> ma</u>, c'è un sostrato <b>filosofico</b> e <b>teologico</b> che riempie ogni fibra pensante del vostro essere, ogni domanda senza risposta della vostra esistenza.<br />
<br />
Se tu interroghi <b><i>Moby Dick</i></b> e lo leggi trasversalmente <b>ci trovi delle verità e delle considerazioni sull'uomo</b> e sui suoi dèmoni, che ti lasciano in apnea per lungimiranza e bellezza.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Il giro del mondo! C'è molto in queste parole che ispira sentimenti d'orgoglio; ma dove conduce tutta questa circumnavigazione? Soltanto, attraverso innumerevoli pericoli, a quello stesso punto donde si è partiti, dove quelli che abbiamo lasciato indietro al sicuro sono stati avanti noi tutto il tempo.</blockquote>
La cosa che più di tutte offre<b><i> Moby Dick</i></b> è la <b>saggezza</b>. Ondate continue di saggezza universale che ti fanno vedere te stesso e la vita meglio che dallo psicoanalista.<br />
<br />
<b>È un libro carico di sapere sull'uomo</b>. Tutti quei richiami biblici e filosofici, quelle esperienze estreme che denudano l'essere, quelle metafore sul cercare e sull'affrontare cose smisurate, non sono altro che saggezza e se mentre leggi ti metti in ascolto, ne esci più maturo e anche più sereno.<br />
<br />
Ognuno di noi ha una grande balena dalla bianchezza inquietante che di volta in volta gli pesa sullo stomaco, gli comprime il respiro, gli fa avere i miraggi, gli fa tirare fuori i denti o lo fa retrocedere tremante.<br />
Può essere una paura o un'ambizione, può essere qualsiasi cosa, ma <b>i moti dell'animo sono uguali per tutti gli esseri umani</b>.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Che cos'è questo gran globo stesso altro che un Pesce Libero? E tu, lettore, che altro sei se non un Pesce Libero e un Pesce Legato insieme?</blockquote>
Quindi <b>ci si sente anche meno soli</b> leggendo <b><i>Moby Dick</i></b>: tra un giorno di navigazione e l'altro, tra una balena fatta a pezzi e una da catturare, scorre la vita di tutti, una vita simile alla nostra, ora in bonaccia, ora in tuono e fulmine, ora col vento in poppa ora statica, alti e bassi di ogni viaggio.<br />
<br />
C'è poi <b>un'aria di poesia che fa respirare tutta l'opera</b> e gonfia le sue vele di magia verbale, di grazia del narrare.<br />
Non la solita retorica romantica sul mare e le sensazioni che dà all'uomo piccino e indifeso al suo cospetto. Figuriamoci, <b>Melville </b>è tutto fuorché scontato.<br />
Qualcosa di diverso, che spezza i tecnicismi del balenese e le estensioni minuziose sulla navigazione e la caccia in mare; <b>una solennità del dire</b> che nobilita l'insieme e libera il lettore dal peso di termini e situazioni ruvide e salmastre che non lo riguardano affatto.<br />
<br />
Così ci si ritrova dentro il <i>Pequod</i>, insieme alla ciurma, a sporcarsi le mani, a indurirsi la pelle, ma con la possibilità di fare pause di pensieri elaborati e di introspezioni piene di grazia e intelletto.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Nessuna pietà, nessun potere, tranne il suo, lo governano. Sussultando e sbruffando come un destriero da battaglia impazzito, che abbia perduto il suo padrone, l'oceano senza legge scorre il globo.</blockquote>
<b><i>Moby Dick</i></b> è così, è un libro prosaico e poetico, è fatto di <b>lordura marinaresca e di eleganza filosofica</b>, di <b>materiali coriacei e di strumenti intellettuali raffinati</b>.<br />
Ci trovi capitoli dedicati a cose immonde come la decapitazione di una balena o l'estrazione e la raffinazione del suo grasso corporeo per poi passare allo stivaggio, ci trovi piccoli manuali di guida all'uso della lenza e dei ramponi, e ci trovi anche meditazioni che ti avvolgono di bellezza. <br />
<blockquote class="tr_bq">
Siediti come un sultano tra le lune di Saturno e prendi l'uomo solo, molto in astratto: ti sembrerà un prodigio, una grandezza e un dolore. Ma dallo stesso pulpito prendi l'umanità in massa e, nella maggior parte, ti sembrerà un'accozzaglia di duplicati superflui, sia contemporanei che ereditari.</blockquote>
In questo vascello periglioso di <b>ferocia venatoria e di solennità teologica</b> non possono che trovarsi figure dai tratti <b>mitologici</b>, personaggi dal fascino esotico ed esoterico, uomini che sembrano creature fiabesche.<br />
<i style="font-weight: bold;">Achab</i>, che governa la nave governato da una fissazione cruciale, è il più mitologico di tutti<br />
<blockquote class="tr_bq">
Tutto ciò che più sconvolge e tormenta la ragione, tutto ciò che rimescola la feccia delle cose, ogni verità che contiene malizia, ogni cosa che schianta i tendini e rapprende il cervello, tutto il sottile demonismo della vita e del pensiero, ogni male, per l'insensato Achab era visibilmente personificato e fatto praticamente raggiungibile in Moby Dick. Egli accumulava sulla gobba bianca della balena la somma di tutta l'ira e di tutto l'odio provati dall'intera sua razza dal tempo di Adamo, e poi, come se il suo petto fosse un mortaio, le sparava addosso la bomba del suo cuore bruciante.</blockquote>
La forza delle sue percezioni, delle sue previsioni, delle sue ostinazioni è atavica. Trema il libro quando parla lui.<br />
<br />
Tirando le somme, cos'è questo multiforme romanzo oceanico chiamato <i style="font-weight: bold;">Moby Dick</i>? Un <b>capolavoro</b>.<br />
Poi è anche un trattato cetologico, un racconto d'avventura e di sfida alla natura, un poema epico di imprese, duelli e ire funeste, un'ode sacra e biblica con costanti riferimenti a Dio e al sovrannaturale, un trionfo di varietà, di idee, di pensieri altissimi.<br />
È <b>Melville</b> con tutta la sua cultura che ricama e impreziosisce l'opera, aprendola a varie possibilità, ad un sapere multiplo che non fa stagnare mai il racconto.<br />
<br />
La sua <b>prosa è ricca come i fondali oceanici</b>. Le parole che usa sono ornamenti e festoni di bellezza dentro la rozzezza marinara. I suoi commenti sono una gioia per chi cerca solennità in ciò che legge.<br />
(La traduzione di <b>Cesare Pavese </b>è un valore aggiunto all'opera, un'altra ricompensa per il lettore).<br />
<br />
Anche le parti più tecniche le affronterete con inspiegabile interesse presi per mano da una magia narrativa complessiva e duratura. Ve lo assicuro.<br />
<br />
Vorrei scrivere ancora e ancora su <b><i>Moby Dick</i></b>, sostare in ognuno dei suoi strati (ce ne sono tanti) e approfondirli con parole di analisi e di entusiasmo, ma inseguirei un progetto leviatanico e farei la fine di Achab.<br />
E poi, invece di leggere me, datemi retta, leggete <i style="font-weight: bold;">Moby Dick</i>, esplorate la<i> parte acquea</i> del mondo, urlate a squarciagola:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Laggiù soffia! laggiù soffia! La gobba come un mucchio di neve! È Moby Dick!</blockquote>
E fatevi del bene letterario.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-3398045364793274022017-06-20T11:12:00.001+02:002017-06-20T11:12:13.702+02:00Serie tv Netflix: 4. Anne with an E<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMCUO7BQAHJXCe6EzWFuzbmcLm8cq-AO4LHUpcPNQvK4BKM9Z_9Yc2ph0X85xxdQh2lEhHEKKQYyQpA7t4bP3IhF4ZU_H7ekpxKJSS964kHNyMpsmmo066n6RpDNl6QAwQIuofERD9WeaI/s1600/2bf4a9623a595dd7fc3373557b5cab4d7501a18e.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="192" data-original-width="341" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMCUO7BQAHJXCe6EzWFuzbmcLm8cq-AO4LHUpcPNQvK4BKM9Z_9Yc2ph0X85xxdQh2lEhHEKKQYyQpA7t4bP3IhF4ZU_H7ekpxKJSS964kHNyMpsmmo066n6RpDNl6QAwQIuofERD9WeaI/s320/2bf4a9623a595dd7fc3373557b5cab4d7501a18e.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<b><i>Anne with an E</i> è ufficialmente una delle mie serie tv preferite di tutti i tempi</b>. Vi spiego perché.<br />
<br />
Il primo libro che da bambina ho letto in autonomia, con consapevolezza e sincero piacere, è stato <b><i>Anna dai capelli rossi </i></b>(<b><i>Anne of Green Gables</i></b>). Il mio primo amore verso il contenuto e verso il libro come oggetto.<br />
<b>Lucy Maud Montgomery</b> mi ha avviato a una vita da lettrice forte e io mi portavo dietro le sue parole in copertina rigida <b>Mursia </b>dovunque andassi, felice di aver scoperto una porzione di paradiso col solo ausilio della mia alfabetizzazione da scuola elementare. Debito di riconoscenza a vita verso <b>Lucy</b>.<br />
<br />
<b>Netflix </b>avrebbe potuto rovinare un mio meraviglioso pezzo di memoria letteraria e invece ne ha fatto qualcosa di speciale, una serie di qualità elevata, con un modo di fare attuale e indipendente e una cura narrativa, un conforto letterario da romanzo ottocentesco.<br />
<b>Moderno e pienamente romanzesco, un piccolo miracolo che fa innamorare e gioire.</b><br />
La sceneggiatura di <b>Moira Walley-Beckett </b>(sì, la stessa di<b><i> Breaking Bad</i></b>, proprio lei) e un'attrice briosa ed espressiva di impressionante talento, la giovane <b>Amybeth McNulty</b>, scelta tra migliaia di aspiranti Anne dai capelli rossi, sono probabilmente il segreto di tanta riuscita bellezza.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz7VMqRfoegh0Nmz9hCAP0XwzwSvzfwfIBh-ZY1Pv1UcOCFIOxZBXmetm0oFV-KN3HfLAKb1Brq7ekRBwhaj1QPShKIeX7wa0j64w2ZfqqN3_EnB3oX6h3WrSfv7uG4fUESJzipDfKaX-Y/s1600/anne.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="363" data-original-width="620" height="187" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz7VMqRfoegh0Nmz9hCAP0XwzwSvzfwfIBh-ZY1Pv1UcOCFIOxZBXmetm0oFV-KN3HfLAKb1Brq7ekRBwhaj1QPShKIeX7wa0j64w2ZfqqN3_EnB3oX6h3WrSfv7uG4fUESJzipDfKaX-Y/s320/anne.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
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Al di là del legame nostalgico con il libro e della sua squisita natura romanzesca, <b>Anne with an E </b>mi è piaciuto anche per altri motivi.<br />
<br />
- Perché <b>tratta temi attuali e ha un'appeal attuale</b>. Non è melodramma in costume a tema disgrazie da orfanotrofio, destino nefasto e scoperta del bene in versione patetica. Sì, c'è l'orfanotrofio (ma solo come ricordo), c'è il destino nefasto, ma c'è anche un'avventura di vita nuova autentica, nel bene e nel male, nei momenti di tripudio neofamiliare e in quelli di sgomento e incertezza, senza indugi old fashioned e soluzioni troppo facili.<br />
I toni non sono da sceneggiato spagnolo o da cartone animato sadico degli anni '80-'90 tipo <b><i>Pollyanna</i></b> o <b><i>Milly</i></b>, ma brillanti, freschi, conditi di ironia e di riferimenti importanti tutt'altro che datati.<br />
<br />
- Perché <b>Anne parla senza sosta</b>, non come farebbe una logorroica tradizionale, ma <b>celebrando le singole parole</b> con enfasi da oratore classico. <b>Le sue sono feste del dire</b>, <b>verbi e aggettivi danzanti </b>pronunciati con consapevolezza e desiderio, strumenti per arricchire, incantare, talora stordire ma sempre in modo irresistibile.<br />
<b>Paroloni, citazioni da <i>Jane Eyre</i>, perifrasi maestose.</b><br />
Adoro la proprietà di linguaggio di <i>Anne</i>, <b>il suo amore per i vocaboli</b>, la sua convinzione che:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: inherit;">If you have big ideas, you have to use big words to express them, haven’t you? For example, I am enraptured by this glorious landscape!</span></blockquote>
- Perché <b>Anne ha una mente libera e indipendente</b>, una<b> vivacità intellettuale</b> speciale. Con le sue corone di fiori in testa, le trecce color carota e la sua visione principesca e floreale del mondo, non smette un attimo di incantare e trasmettere energia vitale.<br />
Anna ha sofferto, il suo passato (che compare sotto forma di bui flashback) è terrificante, il suo presente la mette alla prova, ma la capacità stupefacente di<b> immaginazione</b> e l'inventiva romanzesca la salvano, la sollevano, la rendono<b> un concentrato di reazione positiva alla vita</b>. Da questo punto di vista <b><i>Anne with an E</i></b> è un inno all'altrove, un invito ad attivare l'immaginazione quando il reale funziona male.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh56vAOKdOgOemeFM_3vvykFShLJjx79weg4eKOtONXppXL54yDXJkLp24_0rj6r9bVLxRoajLq0D3xOM8jZa4jSW1QH0xsZT2SBgAA3j3_9u1rQ18voK-IxDV6_rEEmfix7abZsO9Lqfx9/s1600/anne_05.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="849" data-original-width="1600" height="169" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh56vAOKdOgOemeFM_3vvykFShLJjx79weg4eKOtONXppXL54yDXJkLp24_0rj6r9bVLxRoajLq0D3xOM8jZa4jSW1QH0xsZT2SBgAA3j3_9u1rQ18voK-IxDV6_rEEmfix7abZsO9Lqfx9/s320/anne_05.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
- Perché ha anche un <b>lato più tormentato e non è tutto frizzi, lazzi, lentiggini e sogni</b>.<br />
È una serie onesta e adulta, che mette in scena alti e bassi, luci e ombre con più vigore della sua fonte letteraria. <b>Amybeth McNulty</b> è prodigiosa in entrambe le versioni di <i>Anne</i>, quella coi fiori in testa e il sorriso enorme e quella con le lacrime e il trauma negli occhi.<br />
<br />
- Perché <b>affronta argomenti legati al femminismo e al tema dell'identità</b> ed è fortemente orientata a sottolineare le mille energie rinnovabili dell'animo femminile.<br />
Si parla di ciclo mestruale e di come non ci sia da vergognarsi, si affronta la spinosa questione della donna del focolare vs la donna che studia e si realizza oltre le pareti di case, si tenta di dimostrare che le donne possono fare le stesse cose degli uomini ed è così bello sentire <i>Anne </i>elaborare un proprio pensiero e una prospettiva alternativa a quella imperante a fine '800.<br />
<br />
- Perché le <b>distese immense di verde e di natura dell'isola canadese Prince Edward</b> che accompagnano la narrazione e le corse di <i>Anne </i>sono pura bellezza, ossigeno e cromoterapia.<br />
<b>Green Gables</b> e la cittadina fittizia di <b>Avonlea </b>sono grandi comprimari del romanzo e anche nella serie tv inondano gli occhi, allargano le vedute, mettono in moto sentimenti naturalistici e liberatori.<br />
Non vedevo una fotografia così luminosa da tempo.<br />
<br />
- Perché <b>Marilla e Matthew Cuthbert</b> che accolgono Anna in casa loro per un fortunato errore (avevano chiesto un maschio) e ne diventano la famiglia ufficiale, sono <b>amabili e commoventi </b>oltre ogni dire, sono la prova che un figlio è amore anche se adottato, anche se si è vecchi e provati dall'esistenza e dalla lunga assenza di moti del cuore. Il rapporto fra i tre si basa su un <b>equilibrio originale</b> - i <b>Cuthbert</b>, mai sposati, avanti con l'età, abitudinari e <i>Anne </i>che colma anni di silenzi e riattiva a sorpresa ogni emozione possibile.<br />
<i>Marilla </i>in particolare è una donna indimenticabile e <b>Geraldine James</b>, con le sue espressioni sempre in bilico tra il rigore e il compiacimento affettivo,<b> </b>è perfetta nel ruolo.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib96ZrSg0CuxVCaqsWiHN9r-YAh5Z6CIDaLrhfyB490izNuzQf1oRY2Z1oDnozKptCHwo3deG-tvxbSU11-vuBH5y8u0RFd0-dQwSzTMWUC8f0NFtyb0n9Y0gNDsiJ1t0yIAGOFnr2tnHi/s1600/anne-with-an-e.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1440" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib96ZrSg0CuxVCaqsWiHN9r-YAh5Z6CIDaLrhfyB490izNuzQf1oRY2Z1oDnozKptCHwo3deG-tvxbSU11-vuBH5y8u0RFd0-dQwSzTMWUC8f0NFtyb0n9Y0gNDsiJ1t0yIAGOFnr2tnHi/s320/anne-with-an-e.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
- Perché ha una sigla d'apertura bellissima e artistica (con dei veri dipinti di <b>Brad Kunkle</b>) che vale già tutta la serie e che vi invito a <b><a href="http://bradkunkle.com/">vedere</a> </b>per l'incanto dei vostri occhi.<br />
<br />
Insomma per me è stato <b>amore a prima vista,</b> un ritorno alla letteratura della mia infanzia in una versione più adatta ai giorni nostri (giorni in cui io non ho più di 10 anni ma più di 30).<br />
E poi <b>ampi spazi</b>, <b>ampie parole</b>, <b>ampi problemi</b>,<b> ampie possibilità di immaginazione</b>.<br />
Lentiggini, capelli rossi, magrezza e<b> un modo curioso e pienissimo di stare al mondo</b> che mi aveva rapito allora e che mi ha riempito di gioia anche ora.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-2744144937232660102017-06-06T12:29:00.000+02:002017-06-06T12:35:02.947+02:00I Love Books: 142. I racconti di Pietroburgo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVSmK4fo8leTDuzbJXvfk4DPz053tQlF1zESVH_PigN8JN4AEeCZgBaNmnCLjOnxwDUvJXKLks8cCal1BQ67WsjnZ7mJTgFTAX7UMUCamTzchrvei-HalZj_4n1E4nquj0Bj2tYPN-eKkd/s1600/41G3Ho2j7JL.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="308" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVSmK4fo8leTDuzbJXvfk4DPz053tQlF1zESVH_PigN8JN4AEeCZgBaNmnCLjOnxwDUvJXKLks8cCal1BQ67WsjnZ7mJTgFTAX7UMUCamTzchrvei-HalZj_4n1E4nquj0Bj2tYPN-eKkd/s320/41G3Ho2j7JL.jpg" width="197" /></a></div>
<br />
La Prospettiva Nevskij, le atmosfere surreali, le apparizioni senza senso, le perdizioni e le predizioni, una versione di San Pietroburgo onirica e grottesca che se si decide di accettare riserva sorprese e seduzioni.<br />
<br />
I romanzieri russi sono sempre macchine di furore letterario, sono impetuosi e trainanti; a dispetto del rigore termico in cui scrivono sciolgono glaciazioni con le loro penne infuocate.<br />
<br />
<b>Gogol' </b>è ancora di più di questo: è pazzo.<br />
<br />
Di una pazzia creativa in grado di offrire sorrisi e turbamenti al lettore; il suo è un gioco con regole speciali a cui si partecipa sospendendo ogni puntiglio e disappunto razionale.<br />
Mi sono immersa nel suo mondo privo di senso eppure vicinissimo alla verità con l'intenzione di scrollarmi di dosso un po' di serietà e di dimenticare il dramma amplificato della mia <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2017/05/i-love-books-141-una-vita-come-tante.html"><b><i>precedente lettura</i></b></a>.<br />
<br />
Ci sono riuscita. Cinque racconti, cinque diverse sperimentazioni, una letteratura russa diversa da quella più impegnativa e maestosa a cui sono abituata.<br />
<br />
Qui si scherza, si varia registro, si racconta senza troppe preoccupazioni per la logica e con tanto tanto sarcasmo.<br />
<br />
Con il naso del racconto <i style="font-weight: bold;">Il naso</i>,<i style="font-weight: bold;"> </i>che se ne va in giro per la città mentre il suo padrone lo cerca disperato, mi sono divertita, ho fiutato della massiccia dose di ironia e me ne sono appropriata terapeuticamente.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Ma quello ch'è invero più strano e più incomprensibile di tutto il resto, è come gli autori possano scegliersi consimili soggetti. Confesso che ciò mi riesce del tutto incomprensibile, ciò davvero... no, no, assolutamente non capisco!</blockquote>
<b><i>Il ritratto</i></b> con la sua storia di poteri sinistri su sventurati pittori, mi ha appassionato e turbato (di un turbamento simile a quello che dà<b><i> Il ritratto di Dorian Gray</i></b>).<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="background-color: white; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;">Čartkov s'avvicinò di nuovo al ritratto per osservare quei portentosi occhi, e notò con terrore che essi guardavano lui appunto. Questa non era una copia dal vero: questo era il ritratto di un morto levatosi dalla tomba.</span></span></blockquote>
<i>Piskarev </i>e <i>Pigorov </i>nel racconto <b><i>La Prospettiva</i></b>, il loro inseguire donne e illusioni in una strada che è molto di più di una semplice strada, mi hanno fatto camminare dentro la città, in presa diretta.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Ma la cosa più strana sono i fatti che avvengono sulla Prospettiva. Oh, non vi fidate della Prospettiva! Io sempre mi avvolgo più stretto nel mantello, quando ci passo, e mi studio di non guardare gli oggetti circostanti. Tutto è qui inganno, tutto delirio, tutto è altro da ciò che sembra.</blockquote>
<b><i>Il giornale di un pazzo </i></b>è forse il punto più alto del delirio narrativo di <b>Gogol'</b>, è pura anarchia interna ed esterna alla trama. Lo scambio epistolare fra due cani è geniale.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Queste lettere mi riveleranno tutto. I cani sono gente accorta, essi conoscono tutte le relazioni politiche [...].</blockquote>
Infine<i style="font-weight: bold;"> Il mantello </i>(noto più come <b><i>Il cappotto</i></b>), il mio preferito, pienamente tragicomico, un mix di meschinità impiegatizia, umanità e satira.<br />
<blockquote class="tr_bq">
C'è a Pietroburgo un potente nemico di coloro che tirano quattrocento rubli l'anno di stipendio o giù di lì. Questo nemico altri non è che il nostro freddo nordico, sebbene vadano dicendo che è molto sano.</blockquote>
Il tutto con una prosa volubile, che apre parentesi e non le chiude, che si sofferma su dettagli e poi ad un tratto cambia prospettiva, che fa uso di un lessico fantasioso e non sempre canonico (la traduzione di <b>Tommaso Landolfi </b>è impeccabile nella resa di questa tendenza ludica), che stupisce per inventiva e per sagacia.<br />
<br />
Credo che ogni tentativo di inquadrare <b>Gogol' </b>dentro correnti letterarie sia vano, è un autore sui generis che sembra farsi beffe di appartenenze e definizioni, che volteggia fra le sue invenzioni come un saltimbanco che conosce benissimo l'animo umano ma non vuole darlo troppo a vedere.<br />
<br />
C'è tanto paradosso, ci sono situazioni surreali, ma dietro questa coltre di inverosimile ci sono analisi e panoramiche sociali interessanti, c'è un sottobosco di corruzione, viltà e malcostume che <b>Gogol'</b> non sembra tanto voler denunciare quanto deridere.<br />
<br />
<b>Gogol'</b> è satirico, questo si può affermare senza ombra di dubbio.<br />
<br />
Da purista del romanzo russo ortodosso, colmo di storia, guerra, politica, eros e thanatos, a volte ho trovato <b><i>I racconti di Pietroburgo</i></b> un po' teatrali, uno scherzo dalla durata a rischio di esagerazione, ma nel complesso sono stata bene, ho sottolineato passaggi, ho girato per la città russa ridendo sotto i baffi.<br />
<br />
"Siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol'" diceva<b> Dostoevskij</b>, un cappotto stravagante, di grande personalità, non adatto ai seriosi, perfetto per gli spiritosi di una certa profondità.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-5960747582082892702017-05-25T10:42:00.002+02:002017-05-25T10:42:35.884+02:00Quello che Girls ha significato per me<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-Xv3it99y38iix6E9xCQnaJ_bb8MI-hgwLOeWn7q0KoBLOHIHD_Q08-K0PSx24EvK5nZ012ZKEuTosoMzOR1z5dfaHu2eAvokbGDtnkEL9y5mfgZPNN7iYObX6HGQSbOkyCZjsn97_uuE/s1600/girls.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="219" data-original-width="590" height="118" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-Xv3it99y38iix6E9xCQnaJ_bb8MI-hgwLOeWn7q0KoBLOHIHD_Q08-K0PSx24EvK5nZ012ZKEuTosoMzOR1z5dfaHu2eAvokbGDtnkEL9y5mfgZPNN7iYObX6HGQSbOkyCZjsn97_uuE/s320/girls.png" width="320" /></a></div>
<br />
2012 - 2017.<br />
Ho aspettato un po' prima di vederla, non ero pronta all'addio, ma adesso è fatta, ce l'ho fatta.<br />
FINITA. La sesta e ultima - <u>ULTIMA</u> - stagione di <b><i>Girls </i></b>ha chiuso qualcosa dentro di me, un flusso di libertà solidale e femminista che proverò a tenere sempre con me.<br />
Perché <b><i>Girls </i></b>non è solo una serie tv nel mucchio, ma una modalità di pensiero, una manifestazione plateale di indipendenza, un'occasione unica per salvarsi.<br />
<br />
Quello che <b><i>Girls</i></b>, <b>Lena Dunham</b> e la sua<i> Hannah Horvath</i> hanno rappresentato per me provo a dirvelo con qualche parola chiave.<br />
<br />
<b><u>Libertà</u></b>: sessuale, corporea, verbale, estetica, lavorativa, esistenziale. Quella di <i>Hannah </i>è una vita aperta, esposta a correnti di incontri, scontri, errori, eccessi, esperienze. Vulnerabile per questo, non sempre funzionante, ma anche estremamente autentica. Un inno all'autodeterminazione, alla strafottenza nei confronti del giudizio, all'espressione del sé fisico e psichico.<br />
<i>Hannah </i>è una Nuda Veritas sovrappeso, libera e sciolta, danzante nella sua giovinezza, nella sua identità in moto perpetuo.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_MBkObAX5HnsTfbDsVRcEjaXCOde4GEVKd08hDdy-QTlYV6IVlS1YzYMYVS1urii5a86D69MCal5XHTQaHkuJSfU2iOJbFuqRf2N3nvJFih_y6rwiZRaBuDAAVL7MMj8GKtwt57PKa4Mf/s1600/giphy+%25282%2529.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_MBkObAX5HnsTfbDsVRcEjaXCOde4GEVKd08hDdy-QTlYV6IVlS1YzYMYVS1urii5a86D69MCal5XHTQaHkuJSfU2iOJbFuqRf2N3nvJFih_y6rwiZRaBuDAAVL7MMj8GKtwt57PKa4Mf/s1600/giphy+%25282%2529.gif" /></a></div>
<br />
<b><u>Femminismo</u></b>: pienissimo, spontaneo, il migliore. <b>Lena</b>/<i>Hannah </i>ci mostra il suo corpo abbondante e sgraziato integralmente nudo, senza alcun tipo di pudore, né quello etico né quello estetico. Pelle color latte in abbondanza, adipe senza alcun sostegno e tanta meravigliosa fierezza, quella di essere fatta così e di strafregarsene di canoni, imposizioni e aspettative correnti.<br />
Accettarsi, mostrarsi, smetterla di giocare a nascondino con le proprie imperfezioni, celebrarsi come creature eccezionali e crederci sfacciatamente. <i>Hannah</i>, a prescindere dalla nostra differenza di peso, mi ha insegnato anche questo: essere integralisti di se stessi, avere un corpo e un pensiero da donna fiera.<br />
Questo vuole dire essere rock, e non indossare capi d'abbigliamento con le borchie!<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8-KpfVoT1BbbgA0QHz_mL0e4U0WW4C0SxuV6MqoeAILb_muviWfE3_3Q5c2lzkyXb5UWKD-LP5ywMGk0ZnQaf7Tb145KPNXaFIjK-NBo8ycyGHKA5nM0WjrwNjhwzDhw6vaq5A0nv9w1S/s1600/giphy+%25281%2529.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="282" data-original-width="500" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8-KpfVoT1BbbgA0QHz_mL0e4U0WW4C0SxuV6MqoeAILb_muviWfE3_3Q5c2lzkyXb5UWKD-LP5ywMGk0ZnQaf7Tb145KPNXaFIjK-NBo8ycyGHKA5nM0WjrwNjhwzDhw6vaq5A0nv9w1S/s320/giphy+%25281%2529.gif" width="320" /></a></div>
<br />
<b><u>Fallimento</u></b>: in <b><i>Girls </i></b>viene celebrato e questo avvicina la serie allo spettatore come nessun'altra cosa. L'imperfezione è in ogni personaggio, l'incompletezza e la parziale definizione di sé trionfano in tutta la loro consolante normalità. A volte <i>Hannah </i>e le altre girls sembrano anime in pena, delle infelici e inconcludenti newyorkesi smarrite a New York e nella loro interiorità, ed è nel loro cercarsi, nel loro andare a tentativi che ho consolato parti di me sconsolate. Il disagio è generazionale, la geografia non conta, mi sono detta guardando le puntate di <b>Girls</b>, e questo mi ha fatto stare meglio, ha dato uno statuto da serie HBO pluripremiata alle mie paturnie.<br />
<b><br /></b>
<b><u>Rinascita</u></b>: c'è sempre un'alternativa, non per forza vincente, a volte bizzarra, ma siamo qui per provare, per schiaffeggiare il fallimento e tornare alla vita svariate volte. Sembra dirci questo <b><i>Girls</i></b>.<br />
La cosa che mi è sempre piaciuta di questa serie è il suo parlare di vite in crisi ma anche in ripresa, di giovani donne e uomini non proprio sulla cresta dell'onda ma in grado di nuotare o almeno di stare a galla, con dignità, con ironia, con le proprie passioni, che siano la scrittura, il canto, la recitazione o qualsiasi altra forma di sensato o insensato autoripristino.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxA9MB6T2qE7gE74kDKFEfOYnUpERotRc_CBLUtUcIkXPYDUM7WoTNpHjaWvmNW8QJxDf33S6MRrv6ouAaRXuSMKq1KtlHKUeDRrDV6nPG4vx5pRSl_gpcEd5-Fllj4BdGgDy5zdv_uhXz/s1600/giphy+%25284%2529.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="224" data-original-width="400" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxA9MB6T2qE7gE74kDKFEfOYnUpERotRc_CBLUtUcIkXPYDUM7WoTNpHjaWvmNW8QJxDf33S6MRrv6ouAaRXuSMKq1KtlHKUeDRrDV6nPG4vx5pRSl_gpcEd5-Fllj4BdGgDy5zdv_uhXz/s320/giphy+%25284%2529.gif" width="320" /></a></div>
<b><br /></b>
<b><u>New York</u></b>: sfondo necessario al brulicare delle storie di <b><i>Girls</i></b>, grande mamma pretenziosa e inafferrabile che asseconda inclinazioni o le demolisce senza fermarsi a guardare.<br />
Non riesco ad immaginare nessun'altra città per questa serie, non potrei mai pensare ad <i>Hannah </i>se non mentre cammina per le sue strade, reduce da qualcosa di tipicamente suo, da un'esperienza di micro o macro-vita che solo <b>New York</b> può generare.<br />
<span id="goog_751186702"></span><span id="goog_751186703"></span><br />
<b><u>Amore</u></b>: è vero che <i>Hannah </i>si dà al sesso occasionale e disimpegnato spesso durante le sei stagioni, ma è vero anche che quello per <i>Adam </i>è stato un grande Amore.<br />
Malsano, intermittente, spaventoso come ogni grande Amore non banale dell'età tra i 25 e i 30 anni.<br />
Questo ragazzone altissimo e strano è la perfetta metà della nostra eroina, è il gigante trasversalmente romantico che ne comprende l'essenza. Ho amato tutto del loro rapporto, da loro modo di litigare a quello di fare sesso, ogni dettaglio senza definizione del loro bizzarro volersi bene.<br />
Com'è andata a finire lo sa chi ha visto la serie, ma mi va bene così, ho versato qualche lacrima e mi è rimasto il ricordo di una delle storie d'amore giovane più intense e ribelli mai viste.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNoJl4Iy88fE4WhMS_cQVnxmno3_3JXcw6-KDz-UFWoWJArdn4PGi5h7_qU_YdW9-08y0vuJFs_JEwAI9g2CZ7Lfkslo1WnW6iaOByJYyZ_p07-yicB5AfauURlsjW7t459eZCtSWK_EpN/s1600/SUB-19WATCHjp-jumbo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="598" data-original-width="1024" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNoJl4Iy88fE4WhMS_cQVnxmno3_3JXcw6-KDz-UFWoWJArdn4PGi5h7_qU_YdW9-08y0vuJFs_JEwAI9g2CZ7Lfkslo1WnW6iaOByJYyZ_p07-yicB5AfauURlsjW7t459eZCtSWK_EpN/s320/SUB-19WATCHjp-jumbo.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<b><u>Amicizia</u></b>: mai idilliaca, sempre scomposta e a fasi alterne, talvolta anche perduta, ma grande motore della serie. La cosa che mi piace del rapporto fra <i>Hannah</i>, <i>Jessa</i>, <i>Shoshanna </i>e <i>Marnie </i>è la totale mancanza di luoghi comuni edulcorati sull'amicizia, di tutte quelle patetiche invenzioni di perfezione e immutabilità.<br />
No, le vere amiche spesso fanno anche schifo come amiche ed è questo a fare la differenza, a rendere l'amicizia fra donne un sentimento controverso, umorale e oscillante e a fare di <i>Girls </i>un manifesto dell'amicizia come complicato fenomeno in continua evoluzione.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmXgyKsULxgq3DRUyD1f7E3DjBteSywrac27jiMxp8Tv7E6AshyphenhyphenRG8GqiZjmmkfMDPiP-R00B_jmtSZGwyE9qkB1gMpNgzr61AmR58rmPgj5_39T_HvZdVy8MnPbdt6CXjHk8mW3QT9cyA/s1600/feedback.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="400" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmXgyKsULxgq3DRUyD1f7E3DjBteSywrac27jiMxp8Tv7E6AshyphenhyphenRG8GqiZjmmkfMDPiP-R00B_jmtSZGwyE9qkB1gMpNgzr61AmR58rmPgj5_39T_HvZdVy8MnPbdt6CXjHk8mW3QT9cyA/s320/feedback.gif" width="320" /></a></div>
<br />
<u><b>Profondità</b> e <b>cultura</b></u>: metto insieme questi elementi perché sono inseparabili.<br />
<b><i>Girls </i></b>è frutto dell'inventiva di <b>Lena Dunham</b>, una delle donne più brillanti e geniali di questi anni, femminista, mediatica, ispirante oltre ogni dire, colta, impegnata dovunque ci sia una causa a cui dar voce. Questo spessore si sente ad ogni puntata, ad ogni battuta, ad ogni citazione, come fosse una filosofia ben riconoscibile, uno stile di parola e di pensiero che non avevamo mai visto e sentito prima di lei.<br />
Alla fine di ogni puntata delle sei stagioni di <b><i>Girls </i></b>ho sempre pensato: "Voglio essere Lena Dunham".<br />
<b><br /></b>
<b><u>Musica</u></b>: colonna sonora da appuntarsi su carta, pezzo dopo pezzo, in una continua esplorazione di brani incantevoli. Ho scoperto tanti artisti in questi anni di <b><i>Girls </i></b>e ho ricevuto un'educazione musicale inaspettata che mi ha fatto sentire più vicina ai gusti indipendenti della mia amata <b>Lena</b>.<br />
Ogni fine puntata un'emozione sotto forma di canzone. Il pezzo tra i mille che ho amato di più? Probabilmente la cover di <b><i>Life on Mars</i></b> di <b>Aurora</b>.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/BZJZM8YQYdE/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/BZJZM8YQYdE?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Poi ci sono tante altre cose, anche <u>dettagli o personaggi minori</u>, che mi hanno fatto star bene, mi hanno commossa, mi hanno divertita. Ne è passata di vita in queste sei stagioni ed è stato bellissimo.<br />
<br />
Tutto ciò in una serie tv?<br />
Ve l'ho detto che <b>Girls </b>non è solo una serie tv ma un grande moto d'amore (ve ne avevo già parlato in passato <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2012/07/serie-tv-mon-amour-20-girls.html"><i><b>qui</b></i></a>, <b><i><a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2013/04/serie-tv-mon-amour-23-girls-seconda.html">qui</a> </i></b>e <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2014/07/serie-tv-mon-amour-28-girls-terza.html"><b><i>qui</i></b></a>, poi ho smesso perché avevo già detto tutto. Fino ad oggi).<br />
<br />
Grazie Lena, grazie <b><i>Girls </i></b>per tutto quello che mi avete dato 💗.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-84855117248499966132017-05-17T17:39:00.000+02:002017-05-17T17:46:23.779+02:00I Love Books: 141. Una vita come tante<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbRCWtQu1G50Hls941wmHnXQQmfSR7o22DlK_BULXwZ_3-ROs3UWdezXzfcgVWNCxH4nUtPO_O5Ryns8oXaR-enTatU5Lkzh_XnnAYPm3rpow6a652wsB2BgHO60T3_UQEViwSPXMWuFnN/s1600/6665-3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbRCWtQu1G50Hls941wmHnXQQmfSR7o22DlK_BULXwZ_3-ROs3UWdezXzfcgVWNCxH4nUtPO_O5Ryns8oXaR-enTatU5Lkzh_XnnAYPm3rpow6a652wsB2BgHO60T3_UQEViwSPXMWuFnN/s1600/6665-3.jpg" /></a></div>
<br />
La vastità è difficile da commentare, pertanto anche per questo romanzo dividerò le mie considerazioni in due parti: 5 ragioni per leggerlo e 5 ragioni per non leggerlo (solo così posso esprimere la mia soddisfazione e il mio disappunto, entrambi della stessa entità e in perfetto equilibrio!).<br />
<br />
<b><span style="color: magenta;">5 ragioni per leggere <i>Una vita come tante</i>:</span></b><br />
<b><br /></b>
<b>1</b>) <u><b>Si legge benissimo</b></u> e scivola via, pagina dopo pagina, senza alcuna discontinuità e con impeto sempre acceso.<br />
Tutto ciò a dispetto di una mole ingombrante (ho pesato il libro, siamo intorno ai 1200 gr) che fa tremare i polsi per lo sforzo e gonfiare i bicipiti durante il sollevamento. È, sopra ogni cosa, scorrevole: dote fondamentale e per niente scontata in un libro di questa taglia.<br />
<br />
<b>2</b>) È un <u><b>libro eroico</b></u>: sfida le odierne esigenze di leggerezza, sfida i formati più ergonomici e alla moda, sfida la brevitas, recupera il canone ottocentesco e ne fa contenitore di scrittura senza limiti, senza soggezioni editoriali. Chi ama leggere corposi tomi di letteratura inglese o russa o francese dell'800 si sentirà finalmente moderno.<br />
<br />
<b>3</b>) Crea nel lettore degli <b><u>slanci di umanità fortissim</u>i</b>, delle cure immaginarie verso il protagonista che hanno qualcosa dell'istinto materno, qualcosa dell'amore, qualcosa della solidarietà.<br />
Ho voluto salvare, consolare e medicare <i>Jude </i>infinite volte, mi sono ritrovata umanissima e commossa e da questo punto di vista il romanzo è un'occasione di allenamento al bene.<br />
Un miracolo, considerato che narra di aberrazioni e disumanità.<br />
<br />
<b>4</b>) C'è al suo interno una <u><b>storia d'amore grandiosa</b></u> che prima è una storia d'amicizia grandiosa, una storia di salvezza e dedizione.<br />
Questi due uomini che si sono voluti bene da subito e si sono poi amati sfidando le avversità e le esitazioni hanno chiamato in causa il mio lato più molle e romantico, hanno sciolto parecchie contratture emotive e mi hanno restituito alla bellezza di un racconto d'amore puro. Lacrimoni assicurati.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Ai suoi occhi, ora, le relazioni felici erano quelle nelle quali entrambi i partecipanti avevano individuato il meglio che il compagno poteva offrire loro, e avevano scelto di farne tesoro.</blockquote>
<b>5</b>) <i><b><u>Jude St Francis</u></b></i>, Jude l'oscuro, l'autolesionista, il delicato, un tipo alla <b>Hardy </b>più che alla <b>Dickens</b>, è un personaggio di grande impatto tragico, uno di quei grandi sventurati della letteratura che potrebbe diventare icona, o forse lo è già.<br />
Difficile dimenticarsi di lui. Nonostante i difetti del romanzo (vedi i <b>5 </b>punti seguenti), <i>Jude </i>è una creatura letteraria potente, in lui convergono tutte le possibilità che hanno la crudeltà e l'amore di manifestarsi.<br />
<br />
<b><span style="color: magenta;">5 ragioni per <u>non </u>leggere <i>Una vita come tante</i>:</span></b><br />
<b><br /></b>
<b>1</b>)<b> <u>È inverosimile</u></b> all'inverosimile. Nonostante il crearsi spontaneo di sentimenti empatici, ho avvertito la finzione troppo spesso, non ho creduto a tante cose, specialmente ad una storia di violenza e di dolore così efferata, ad una serie di sfortune così prepotenti.<br />
Dannazione,<b> Hanya Yanagihara</b> ha davvero esagerato, ha sceneggiato un film dell'orrore, ha pompato la tragedia fino a farne qualcosa di simile alla farsa e questo è<u> il difetto più grande</u> di <b><i>Una vita come tante</i></b>. Non è quasi mai credibile; talvolta è quasi ingenuo nel non rendersene conto.<br />
<b><br /></b>
<b>2</b>) I personaggi non hanno<b><u> alcun legame con il contesto storico-politico-culturale</u></b>, vivono in queste bolle di rampante successo newyorkese, fanno soldi a palate, tutti (ma un fallito di tanto in tanto no eh?), frequentano bella gente dell'Upper Class, acquistano case maestose, diventano famosi, e tutto accade come fosse la norma, senza transiti e narrazioni sul come, sul perché, sul quando.<br />
Il risultato è che sembrano troppo spesso stereotipi.<br />
<br />
<b>3</b>) Mi è parso <b><u>squilibrato nelle proporzioni</u></b>. All'inizio pensavo ad una narrazione quadripartita, quattro amici e le loro storie diverse, ma poi la focalizzazione si è fermata su <i>Jude</i>. Su 1100 pagine almeno 800 sono concentrate su di lui.<br />
E gli altri che fine hanno fatto?<br />
<i>Jude </i>è il grande cuore lacerato del romanzo, e su questo siamo d'accordo, ma avrei aggiunto un'alternanza di prospettive, avrei voluto seguire anche le altre vite.<br />
Hey Jude, non ci sei solo tu! (ma solo tu hai sofferto come un cane, lo so, lo so...).<br />
<br />
<b>4</b>) <u><b>Poche sfumature</b></u>: è tutto troppo spregevole e malato o troppo idilliaco e perfetto. Capisco che il romanzo è giocato sul mega dualismo amore-morte, ma nella vita vera c'è anche la normalità, la via di mezzo, anch'essa perfettamente narrabile.<br />
E qui ritorniamo all'implausibilità (punto 1).<br />
<br />
<b>5</b>) <b><u>La scrittura di Yanagihara non ha stile</u></b>, non ha connotati peculiari, è di una "facilità" ottima in termini di scorrevolezza (vedi punto <b>1</b> dei <b>pro</b>), ma povera in termini di personalità.<br />
Ricorda <b>Donna Tartt</b> (di cui ho parlato <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2014/07/i-love-books-72-il-cardellino.html">qui</a> e <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2014/11/i-love-books-83-dio-di-illusioni.html">qui</a>), ma una sua versione meno colta.<br />
<br />
E voi l'avete letto? Cosa ne pensate?Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-66603479787937933172017-05-11T18:13:00.002+02:002017-05-11T18:21:25.667+02:00Ho aperto un sito 💗 (e volevo dirlo anche qui)(Concedetemi un piccolo momento promozionale...)<br />
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Il blog l'ho trascurato un po' negli ultimi tempi, ma per una buona causa: una settimana fa ho aperto e lanciato un sito web.💗<br />
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Si chiama <span style="background-color: white;"><a href="http://www.editingescrittura.it/"><b>www.editingescrittura.it</b></a> </span>e dal suo nome ben poco ermetico potete capire cosa ci trovate dentro: è un piccolo posto con il cuore in cui ci si prende cura delle parole e si crede fermamente nella buona scrittura.</div>
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Minimale, pulito, monopagina e animato da un credo evergreen: <b><u>le parole sono importanti</u></b>.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijbjSYb_WRNALCzhaKGReXfqEWQbHAmNEhPbYPJ9syHJjQ31rG-7ZbvvCwzj67fwBnYYfSHV94UOpzHTGe7Vv3iTo20M-8qAmtSI30YB2S1nLITY6NjLvH9Y72quI2eTxRNkzIarr1yRC2/s1600/le-parole-sono-importanti.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="218" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijbjSYb_WRNALCzhaKGReXfqEWQbHAmNEhPbYPJ9syHJjQ31rG-7ZbvvCwzj67fwBnYYfSHV94UOpzHTGe7Vv3iTo20M-8qAmtSI30YB2S1nLITY6NjLvH9Y72quI2eTxRNkzIarr1yRC2/s320/le-parole-sono-importanti.gif" width="320" /></a></div>
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Un atto d'amore in formato petite (come me!) per la scrittura e le sue necessità troppo spesso, ahimè, trascurate.</div>
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Sentimenti letterari e cuori palpitanti a parte, offro servizi di correzione e stesura di testi di varie tipologie, online e offline. </div>
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Mi rivolgo agli scrittori, ma anche alle aziende, ai piccoli business, ai giornali, agli studenti alle prese con la tesi di laurea, a chiunque voglia evitare la sempiterna guerra contro il foglio bianco o il foglio pieno di refusi.</div>
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Mi piace pensarlo come un conforto online per chi si è smarrito mentre scriveva qualcosa, una fucina sempre attiva di parole mai lasciate al caso, un inno appassionato al labor limae, una sfida a duello ai testi scritti con i piedi e senza amore.</div>
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Dopo il Corso di formazione superiore sui mestieri dell'editoria, ho editato testi per una redazione giornalistica e per dei privati.<br />
Mi sono trovata a mio agio in mezzo a parole storte da raddrizzare e periodi brutti da abbellire.<br />
Allora mi sono detta: perché non dai a questa attività/passione una forma più strutturata e rintracciabile? </div>
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Ed ecco il sito! </div>
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Visitatelo, se vi va, e mettete mi piace sulla <a href="https://www.facebook.com/editingescrittura/"><b>pagina Facebook</b></a>. Grazie 😊😘<br />
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(Fine spot promozionale 😉)</div>
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Ah, su <span style="color: magenta;"><b>NullaDiPreciso</b></span> torno presto, devo parlarvi di <a href="https://www.ibs.it/vita-come-tante-libro-hanya-yanagihara/e/9788838935688?gclid=CPzIrMzV59MCFVdAGwodNewFGQ&gclsrc=aw.ds">un libro</a> che si presta ad abbondanti e contrastanti chiacchiere e ho un massiccio bisogno di condivisione!</div>
Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-91175958689071365052017-04-27T12:33:00.002+02:002017-04-27T12:38:55.956+02:00I Love Books: 140. Quando lei era buona<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGkUk3CRxijr4djS1Ff-avjZ3SwVv_f0wPvXLeK22fOZPOkoTL_j0mjrBzv-dVHFgKyuDPPUoL2mob7fsKjPtFbYYLbzb4Gu1IXimi3WCj35rBczH42ECSU_4N_ayURiVE5CMyJh5phyphenhyphenjt/s1600/image_book.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGkUk3CRxijr4djS1Ff-avjZ3SwVv_f0wPvXLeK22fOZPOkoTL_j0mjrBzv-dVHFgKyuDPPUoL2mob7fsKjPtFbYYLbzb4Gu1IXimi3WCj35rBczH42ECSU_4N_ayURiVE5CMyJh5phyphenhyphenjt/s320/image_book.jpg" width="202" /></a></div>
<br />
Quando <b>Philip Roth</b> era giovane. Eppure scriveva già per tagliare e incalzare il lettore e lo faceva benissimo, con bellezza distruttiva e talento violento.<br />
<br />
Quando lei era buona è il romanzo di <b>Roth </b><u>più triste</u> che abbia letto (fra i letti finora), quello più simile ad una tragedia greca, con il dramma prima in nuce e poi in crescendo e il finale come acme devastante.<br />
Si ha bisogno di essere medicati a fine lettura.<br />
<a name='more'></a><br />
<i>Lucy Nelson</i>, la protagonista femminile - l'unica nella produzione di <b>Roth </b>- è una creatura disgraziata e ostinata, vittima e artefice di un sistema sbagliato, di un concetto di famiglia e di dovere orientato all'impossibile.<br />
Uno straordinario caso di rigore e di annientamento di sé, uno spreco tristissimo di spensieratezza giovanile; per lei si prova compassione totale e disperata.<br />
<br />
A <i>Lucy </i>la sorte ha donato un padre inetto e manesco con l'hobby dell'alcolismo, una madre remissiva da far rabbia, dei nonni che cercano di riparare le falle senza riuscirci sempre.<br />
L'errore, il fallimento, l'anormalità sono di casa, non c'è nulla di giusto, nulla di buono nel suo sistema di riferimento genetico.<br />
<br />
L'odio ribolle, ogni forma di felicità è fuori luogo.<br />
<br />
Poi <i>Lucy </i>incontra <i>Roy</i>, ragazzone immaturo e dipendente dalla famiglia, errore di percorso, condanna definitiva.<br />
Eppure è pronta a sbaragliare ogni sbaglio, ogni fastidio, ogni attimo di disamore e di tentazione di libertà pur di edificare una buona vita per suo figlio, di raddrizzare le storture e tutto ciò che non è buono, che non va bene. Se solo <i>Roy </i>non fosse così irresoluto e sbagliato per lei.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Verme! Non hai un minimo di fegato? Sarai <i>mai </i>in grado di reggerti sulle tue gambe? Spugna! Sanguisuga! Debole, incorreggibile, smidollato, vigliacco! Non cambierai mai... nemmeno <i>vuoi </i>cambiare! Non sai nemmeno cosa <i>intendo </i>quando parlo di cambiare! Te ne stai lì a bocca aperta come uno scemo! Perché non hai spina dorsale! Non ce l'hai!</blockquote>
Sciabolate verbali.<br />
<br />
Il risultato è atroce, un grumo di tensioni malsane e di posizioni insostenibili, qualcosa di simile alla guerra.<br />
Ho sofferto tanto per questa sfortunata ragazza che si dà in pasto all'ineluttabile dopo aver cercato di sfidarlo. Ci si addolora sempre di più via via che le pagine e le sue (ma anche le nostre) lacrime scorrono.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Adesso era lei a piangere, con una tale intensità che le sembrava che le si lacerassero gli organi interni. Dalle narici e dalla bocca uscivano dei suoni che parevano provenire non dal suo corpo ma da angoli riposti del suo cranio. Serrò gli occhi così forte che tra la fronte e gli zigomi restò solo una sottile fessura da cui scendevano lacrime incandescenti. Le sembrava che non avrebbe mai smesso di piangere. E non gliene importava. Che cos'altro restava da fare?</blockquote>
Crampi al bassoventre.<br />
<br />
<b><i>Quando lei era buona </i></b>- anno 1967, terzo romanzo di <b>Roth </b>- fa molto molto male, ve lo dico.<br />
Una cinica, delirante strategia di bontà, un progetto agguerrito di ricerca di quella pace domestica sconosciuta che - dannazione - deve pur essere possibile.<br />
<br />
Se solo il destino non fosse così beffardo, così orientato alla ripetizione di un copione ancestrale.<br />
<br />
<b>Roth </b>non era ancora il <b>Roth </b>più completo e<b> </b>colossale della maturità, ha un modo di scrivere più semplice, dialoghi su dialoghi e pochi respiri descrittivi, ma arriva comunque allo stomaco del lettore, infallibile come sempre.<br />
<br />
<b>Roth </b>è stato e sarà sempre un pugile letterario, colpisce certe aree sensibili come nessun'altro da decenni e ci toglie la comodità da sotto il culo.<br />
<u>Ma va assolutamente letto, dalla prima all'ultima opera.</u><br />
E aggiungo, sbilanciandomi un po', che <b><i>Quando lei era buona </i></b>potrebbe addirittura diventare la mia opera preferita di <b>Roth</b>. Forse perché al suo interno c'è una creatura infelice del mio stesso sesso che mi ha fatto vibrare.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Sente lo scricchiolio delle gomme sulla ghiaia - che rumore farebbero, le ossa sotto le ruote? Dentro, quelle persone non sono altro che questo, scheletri; dentro, sono tutte uguali. Durante le lezioni di biologia ha imparato i nomi di ogni singolo osso umano: tibia, scapola, femore... Oh, perché le persone non possono essere buone? Dentro, sono solo ossa e nervi e sangue, reni e cervello e ghiandole e denti e arterie e vene. Perché, perché non possono semplicemente essere buone?</blockquote>
(Per gli appassionati, ho parlato di <b>Roth </b>anche <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2012/07/i-love-feltrinelli-29-pastorale.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2012/09/i-love-feltrinelli-35-ho-sposato-un.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2013/06/i-love-feltrinelli-50-la-controvita.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/05/i-love-books-121-lasciar-andare.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2016/07/i-love-books-124-lamento-di-portnoy.html"><b><i>qui</i></b></a>, <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2015/09/i-love-books-104-la-macchia-umana.html"><b><i>qui</i></b></a>).Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-53463931309752011972017-04-12T11:49:00.000+02:002017-04-12T12:17:12.179+02:00I Love Books: 139. Mobili di famiglia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIuNFQPbhSIH2fpgVecj935fujSDHQIUxHv4Zkgx8FoUqbd0YhtWV9__tZXSy0Q9bn6yaH8nLeaspEu0jm6Kcjw7bWp4EIDbF8giYZZsetsI6T7xIrvoaIt3yz9M4vJkaj5mrQFYvKnZKM/s1600/6927749_1535915.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIuNFQPbhSIH2fpgVecj935fujSDHQIUxHv4Zkgx8FoUqbd0YhtWV9__tZXSy0Q9bn6yaH8nLeaspEu0jm6Kcjw7bWp4EIDbF8giYZZsetsI6T7xIrvoaIt3yz9M4vJkaj5mrQFYvKnZKM/s320/6927749_1535915.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
Con <b><i>Alice Munro</i></b> ho instaurato un rapporto in crescendo: siamo partite male con <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2015/03/i-love-books-85-in-fuga.html"><b><i>In fuga</i></b></a>, ci siamo messe d'accordo con <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2015/12/i-love-books-110-chi-ti-credi-di-essere.html"><b><i>Chi ti credi di essere?</i></b></a>, ci siamo perfino amate con <i style="font-weight: bold;">Mobili di famiglia</i>.<br />
24 racconti dal 1995 al 2014, quasi 800 pagine, summa fatta di selezione accurata, di evoluzione stilistica e fermezza di contenuti.<br />
<a name='more'></a><br />
Quando dico che ci siamo amate non intendo che è esplosa una passione incontenibile per il suo stile abbastanza frenato e distante dal pathos, la sua temperatura narrativa tiepida, il suo astenersi dal giudizio, il suo Canada desolante, ma che ho finalmente imparato a leggere me stessa attraverso di lei, ad ascoltarmi mentre lei mi racconta di vite che non sono la mia.<br />
<br />
<b>Alice Munro</b> non si legge per farsi intrattenere, c'è sempre una nuvola di tristezza, di disagio, a incombere sulle atmosfere, ci sono esistenze minimali avvezze al peggio, casi umani inclini più al fallimento che al successo. Corpi e malattie analizzati da vicino, vecchiaia e morte onnipresenti.<br />
Però ci sono anche donne che cercano di forgiarsi come altro rispetto alla norma della loro origine, che saltano o tentano di saltare il confine socio-economico in cui sono costrette, rivendicando senza furore il loro diritto alla personalità, alla realizzazione della loro persona.<br />
Contro e nonostante genitori, mariti, figli. E questa è una cosa che dà conforto.<br />
<br />
Ecco perché ogni donna dovrebbe leggere la <b>Munro </b>e leggersi attraverso la <b>Munro</b>.<br />
La <b>Munro </b>è forse l<u>a scrittrice più spontaneamente femminista in circolazione</u>.<br />
Il suo non è un femminismo programmatico e rivendicato, ma un femminismo intrinseco, di portata quotidiana.<br />
<br />
Le sue donne, quasi sempre irrisolte e scisse tra le spinte del dovere e quelle del volere, ci assomigliano perché non hanno mai idilli per le mani eppure non si annichiliscono, si auto-(ri)generano lontano da dove avrebbero sprecato se stesse. Senza eccessi, senza richieste plateali, senza ideologie. Lo fanno e basta.<br />
<br />
Studiano, scrivono, tradiscono, trascurano la famiglia, si concedono il sesso, sognano, eppure non perdono mai il senso della loro origine, non si fanno mai presuntuose e metropolitane, ostinate e schierate. Scelgono senza strafare.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Le grida della folla mi arrivavano come un violento battito cardiaco, pieno di sofferenza. Solenni, splendide onde sonore con il loro remoto consenso e il loro lamento quasi sovrumano.<br />Era questo che volevo, questo su cui pensavo di dovermi concentrare; così volevo la vita. </i>(cit. da <b style="font-style: italic;">Mobili di famiglia</b>)</blockquote>
E tutto questo carico narrativo di vita è accompagnato da delizie descrittive da appuntarsi su carta:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>L'azzurro era chiaro, assolutamente compatto, un celeste reso più luminoso dal bruno-dorato che lo bordava, come capita ai cieli estivi, illuminati da meringhe di nuvole. </i>(cit.<i> </i>da<i> <b>Lavorare per vivere</b></i>)</blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<i>E il giorno impiega così tanto tempo a finire. Così tanto, le lunghe dita di luce e le ombre sottili a cedere al buio, e il caldo monumentale a fremere un poco aprendosi in dolci brecce di frescura. Poi tutto a un tratto, le stelle escono a grappoli e gli alberi spalancano come nubi le chiome, scrollando a terra la pace. </i>(cit. da<i> <b>Il sogno di mia madre</b></i>)</blockquote>
Sembra di respirare l'aria di questi paeselli sperduti del Canada, di queste storie per nulla sontuose eppure coinvolgenti.<br />
<br />
Succede questo nei ventiquattro racconti di <b><i>Mobili di famiglia</i></b>.<br />
Per ventiquattro volte ci si imbatte nella vita più antiromanzesca che si possa immaginare, nella verosimiglianza di stanchezze femminili che decidono di riposarsi, di congedarsi dallo statuto asfittico che le attende.<br />
Non sempre va bene, non dà speranze la <b>Munro </b>e nemmeno smentite, spesso non sappiamo come va a finire, ma assistiamo a dei tentativi universali, a delle spinte di pura vita che ci sono familiari.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Di certe cose diciamo che non si possono perdonare, o che non ce le perdoneremo mai. E invece poi lo facciamo, lo facciamo di continuo.</i> (cit. da <b><i>Uscirne vivi</i></b>)</blockquote>
P.S.: Il mio preferito della raccolta è <b><i>Troppa felicità</i></b>, un racconto che sa di letteratura russa e di figure dostoevskijane, di slanci rivoluzionari e di passioni dell'anima.<br />
È la storia vera di <b>Sof'ja Kovalevskaja</b>, la prima donna russa matematico e fisico (nonché scrittrice di romanzi), della sua esistenza movimentata e straordinaria, dei suoi amori, dei suoi ultimi giorni.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>A Parigi, aveva dichiarato, cose come noia, snobismo e disonestà non esistono. </i>(cit. da <b><i>Troppa felicità</i></b>)</blockquote>
Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-84780784061830683092017-04-03T12:23:00.003+02:002017-04-03T12:26:29.831+02:00Il mio parere su Jackie<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR1kipNrgZzPtiqvzbCl-qYKDTfbvDsDiUVP2ontOt6A4Hl5IVKfyIeED5cEvnWVipH-gGezDiFrxpTUx5gLaBu5O8kEQ9aDFga3qnxB1kh_etvEX3O8EAiUhYmjjUC-kpMByVc8IR9uNK/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR1kipNrgZzPtiqvzbCl-qYKDTfbvDsDiUVP2ontOt6A4Hl5IVKfyIeED5cEvnWVipH-gGezDiFrxpTUx5gLaBu5O8kEQ9aDFga3qnxB1kh_etvEX3O8EAiUhYmjjUC-kpMByVc8IR9uNK/s320/images.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
Se sul dizionario ci fosse la voce <b><i>Natalie Portman</i></b>, il significato sarebbe questo: attrice di bellezza folgorante. Predisposta geneticamente ad incarnarsi nei suoi personaggi. Rigorosa e fulgida stella del cinema di qualità. Studiosa della mimesi e della credibilità di essa. Mostro sacro. Laureata ad Harvard in Psicologia. Ineccepibile.<br />
<br />
Il suo volto deformato dal dolore, ogni volta di diverso tipo, è una delle energie più forti che arrivano dallo schermo da un po' di anni a questa parte. Ne parliamo e ce ne ricordiamo per sempre.<br />
<a name='more'></a><br />
Insomma, non sbaglia un ruolo questa meraviglia della cinematografia contemporanea e anche la sua <i>Jackie </i>rientra in questa fisiologia di successi, in questa epopea di interpretazioni viscerali.<br />
<br />
L'interpretazione è però tutto ciò che mi è rimasto di questo film. Perché se <b>Natalie </b>è una <i>Jackie </i>straordinaria, <b><i>Jackie </i></b>non mi è piaciuto, mi è sembrato una ventata di aria fredda e dura.<br />
Una tetra ode cimiteriale monocorde con sprazzi di rosso sangue.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyI8wLHSPa6p4Cn7g-ScwF55pOD0QV55zCZZWT06XqLtGA1S5D6fwGaVQ6Sr4r9qC2wXpphL_NDTWQ2MaEcWy8H_L_KlvdiHMxzCNP0hyphenhyphendNAdDNEGGngoNDRQ0E0vjEMZrMfRE7U18ozP-/s1600/Film+Review+Jackie%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyI8wLHSPa6p4Cn7g-ScwF55pOD0QV55zCZZWT06XqLtGA1S5D6fwGaVQ6Sr4r9qC2wXpphL_NDTWQ2MaEcWy8H_L_KlvdiHMxzCNP0hyphenhyphendNAdDNEGGngoNDRQ0E0vjEMZrMfRE7U18ozP-/s320/Film+Review+Jackie%25282%2529.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Cinico, distaccato, monotematico sulla sua donna-icona che inquadra e mette a soqquadro in ogni istante, come un pedinamento.<br />
Solo che lo spettatore è escluso.<br />
A <b>Pablo Larrain</b> interessa solo la sua <b>Natalie</b>-<i>Jackie </i>e farle vincere un Oscar (sorry, Pablito, non è andata così). Il film non sembra avere altri obiettivi, e se penso che il regista è cileno ed è alla sua prima prova in lingua inglese, mi chiedo il senso di tale scelta tematica.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3QT8h9sA2et2jwaEhXtQKaqKCbwpkyevJNA0csOTAWwymR9-AwF5ZgPBYJ_MVIYBtzDdgIZD_XyZChjFnd9q20YS5uvw56fMCrRONPZcrQdjtgOb7JPLiIFZSgnvmX1KtN3Y8MggIqxaS/s1600/1200.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3QT8h9sA2et2jwaEhXtQKaqKCbwpkyevJNA0csOTAWwymR9-AwF5ZgPBYJ_MVIYBtzDdgIZD_XyZChjFnd9q20YS5uvw56fMCrRONPZcrQdjtgOb7JPLiIFZSgnvmX1KtN3Y8MggIqxaS/s320/1200.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Il suo stile di regia l'ho trovato strano, minimale nella narrazione ed enfatico nelle ravvicinate osservazioni della donna di cui parla.<br />
Come un'iconografia del dolore, <b>Jackie </b>non è il classico biopic di generosa narrazione storico-privata, ma una celebrazione delle doti di <b>Natalie Portman </b>quando si tratta di ruoli in cui si soffre come cani e ci si addolora fin nelle viscere.<br />
<br />
Ok, lo sappiamo tutti che la <b>Portman </b>è la regina del cinema impegnato mesto e affranto e io l'amo per questo, per il suo profondissimo sguardo triste, ma in <b><i>Jackie</i></b> <b>Larrain </b>avrebbe anche potuto dirci altro, far andare la camera in giro qua e là per ampliare la prospettiva.<br />
<br />
È un film asfittico a mio parere, non fa respirare la storia, comprime lo spettatore dentro l'area di sofferenza di <b><i>Jackie</i></b> e quasi se ne compiace.<br />
<br />
Abbiamo una gamma di svariate <i>Jackie</i>: la <i>Jackie </i>sostenuta e glaciale durante l'intervista concessa alla rivista <i><b>Life</b></i>, la <i>Jackie </i>disfatta dal trauma, la <i>Jackie </i>straziante delle lacrime e dalle macchie di sangue, la <i>Jackie </i>organizzatrice indefessa di parate funebri in pompa magna, la <i>Jackie </i>disillusa uscita fuori dal regno di Camelot senza preavviso, la Jackie-simbolo in doppio petto rosa Chanel, la <i>Jackie </i>in sottoveste e lacrime.<br />
<br />
Solo <i>Jackie</i>. United States of <i>Jackie</i>. <i>Jackie </i>l'antipatica, <i>Jackie </i>la ferita, <i>Jackie </i>la dignitosa.<br />
<br />
Tutto reso alla perfezione dalla <b>Portman</b>, come sempre ligia al dovere sacro di attrice fino all'annientamento di sé. Accento, voce, portamento, tutto studiato con dedizione analitica magistrale (ho ascoltato online il vero tour della Casa Bianca della vera Jackie ed è stupefacente come suoni esattamente lo stesso).<br />
<br />
Ma, a mio avviso, una performance miracolosa non basta a fare un film, da spettatore mi aspetto anche una narrazione, un riguardo nei miei confronti.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj80kD0ioviPjs9QKpIK63npR68Wrku9lcEisLc66OFWrKR2IsDD-GeAC7x40HIPYTleeJd-7lVIuvzBS1lXTncBfr-F4LFN98O-5hVbH_hpJWF-AVveHRPddr95eTKK9fBPZRuUtyD_Qas/s1600/jackie-5-635x424.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj80kD0ioviPjs9QKpIK63npR68Wrku9lcEisLc66OFWrKR2IsDD-GeAC7x40HIPYTleeJd-7lVIuvzBS1lXTncBfr-F4LFN98O-5hVbH_hpJWF-AVveHRPddr95eTKK9fBPZRuUtyD_Qas/s320/jackie-5-635x424.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Fondamentalmente <b><i>Jackie</i></b> è un film sulla gestione di un dolore e sull'organizzazione di un funerale, ci dice molto sulla psicologia di <i>Jackie</i>, ci mostra le varie declinazioni espressive del suo volto (quello della <b>Portman </b>di una bellezza totale che poco si avvicina all'originale, a mio parere bruttarello), ci fa capire cosa ha provato prima, nei due anni di presidenza, che lei paragona al regno di Camelot, e dopo, quando rimane solo la vedovanza e la perdita ufficiale e interiore.<br />
<br />
Io accetto tutto ciò, ma avrei voluto anche emozionarmi (l'ho fatto solo quando ho visto <b>John Hurt</b>, ma per altri motivi), provare qualcosa di simile alla compassione, sciogliermi e non irrigidirmi per noia e antipatia.<br />
<br />
Ecco, per me <b><i>Jackie </i></b>è un film antipatico. È questo il suo principale difetto.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-5457351127087491552017-03-30T12:24:00.001+02:002017-03-30T12:56:23.229+02:00I Love Books: 138. Hygge - La via danese alla felicità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjuf1Jmcwgl1CkBawP8GkGIh1IHlD7vks7R9fTMsItqHXXZYAzE9-YrYZIXV3FmoldR6qDJlpSTRC4-5P2z0wtMy7_fsIE-lxczE_Q7dmDRIIwazOoLF1kMukoXIXG87acjScxpnWtaUEN/s1600/9788804675228_0_0_300_80.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjuf1Jmcwgl1CkBawP8GkGIh1IHlD7vks7R9fTMsItqHXXZYAzE9-YrYZIXV3FmoldR6qDJlpSTRC4-5P2z0wtMy7_fsIE-lxczE_Q7dmDRIIwazOoLF1kMukoXIXG87acjScxpnWtaUEN/s1600/9788804675228_0_0_300_80.jpg" /></a></div>
<br />
Per una volta non mi esprimo su un libro di letteratura, ma su un piccolo volumetto (che sta spopolando) graficamente nordico ed esteticamente riposante che consiglio a chiunque creda nel potere benefico delle piccole cose.<br />
<br />
Se siete dei soggetti con tendenze alla megalomania, cercatori di felicità legate ad attività estreme e cose plateali, se pensate sempre in termini di massimo e non di minimo questo libro non fa per voi, siete troppo cinici e rampanti per l'<b><i>hygge</i></b>.<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Dovete essere dei pacati minimalisti del vivere, degli entusiasti estimatori di piaceri semplici e a portata di mano. Se una tazza di cioccolata calda vi rende felici e l'aggiunta di panna vi manda in estasi, allora l'<b><i>hygge</i></b> è un concetto adatto a voi.<br />
<br />
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<i><b>Hygge</b></i>, questo vocabolo danese (che non so bene come si pronuncia) ha a che fare con la felicità: non una felicità straordinaria e iperbolica, ma qualcosa di più simile all'intimità, alla ritualità, all'esercizio quotidiano.<br />
Raccoglimento, senso di sicurezza, <u>star bene senza strafare</u>.<br />
<br />
I danesi, che da anni risultano essere i più felici al mondo, la praticano abbondantemente, dentro e fuori casa, conoscono bene ciò che è <i>hyggelig </i>e ciò che non lo è, se ne sbattono dell'assenza di luce e delle infelici condizioni metereologiche della loro nazione: sanno cercare la felicità altrove, o meglio, la sanno creare.<br />
(È anche vero che in Danimarca lo stato sociale è pura eccellenza, che c'è ricchezza, buon governo, libertà, PIL ottimale, senso civico a livelli altissimi, quel livello esemplare di tutti i paesi nordici, e se un paese è evoluto è più facile essere felici, ma non è solo questo a fare l'<b><i>hygge</i></b>...).<br />
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Come si crea l'<b><i>hygge</i></b>?</div>
<br />
- Per un buon 85% con le<b> candele</b>, dozzine di candele, fiammelle tremolanti e odore di cera in abbondanza, conforto emozionale, atmosfera soffusa, chiarore calmante. Quindi andate all'<b>Ikea</b> e riempitevi il carrello di candeline e candelone, meglio se prive di profumazioni artificiali, e datevi all'<b><i>hygge</i></b> cercando di non incendiare la casa.<br />
<br />
<b>- Cibo in grado di dare piacere</b>, dolciumi, cioccolata, caffè, uno stufato a cottura lenta fatto con cura, niente carotine e robette ipocaloriche. Bisogna essere autoindulgenti, bisogna regalarsi una torta, darsi alla goduria gastronomica senza reticenze. Che è un po' come dire: fate l'amore con il cibo, dateci dentro, non abbiate pietà di certe meravigliose pietanze.<br />
<br />
<b>- Abbigliamento</b> assolutamente <b>casual</b>, di design minimal, meglio se di colore nero. Maglioni voluminosi, cardigan, sciarpe avvolgenti. Comodità stilosa insomma. Se siete hypster norvegesi partite avvantaggiati, se come me vivete a sud del Sud dovrete togliere qualche strato.<br />
<br />
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<b>- Una casa con interni accoglienti</b>, dove si possa praticare al meglio l'<b><i>hygge</i></b> domestica, magari con un caminetto, certamente piena di candele, oggetti di legno, elementi naturalistici, libri, ceramica, pezzi vintage, coperte e cuscini. Mi viene in mente uno di quei deliziosi interni del catalogo<b> Ikea</b>, dove libri, legno e vasi di fiori trionfano nordicamente.<br />
<br />
Ci sono poi tanti altri aspetti che fanno l'<b><i>hygge</i></b> come delle buone relazioni familiari e amicizie intime, il contatto con la natura, spostarsi in bicicletta e così via, sempre all'insegna della semplicità nordica.<br />
<br />
Cosa ne penso di tutto ciò?<br />
<br />
Diciamo che questo libro non scopre nulla di nuovo e non propone sistemi inediti di ricerca del benessere, ma è come se desse una conferma sorridente, un riconoscimento di stile, a chi, senza saperlo, è fautore di <b><i>hygge </i></b>da sempre.<br />
<br />
Per me una candela o più candele accese, una tazza di tè o di tisana calda, un divano pieno di cuscini e dei libri da leggere con abbigliamento comodo, non sono stereotipi da bookworm o semplici hashtag di un certo tipo di Instagram, ma necessità salutari, soluzioni veloci, democratiche e belle per tonificare il morale, per rendere la vita più morbida e raccolta, meno dispersa nel fuori, nel nocivo esterno o interiore.<br />
<br />
Ciò non vuol dire isolamento e chiusura (l'<b><i>hygge</i></b> si pratica anche fuori, organizzando picnic o grigliate fra amici e parenti), ma <u>conforto di semplice creazione</u>.<br />
Se metto dei fiori freschi in un vaso o addento del cioccolato di qualità mi sento meglio: in quel momento mi sento felice, anche se in una prospettiva più ampia magari non lo sono pienamente.<br />
<br />
Il potere dell'<b><i>hygge</i></b> credo sia questo: star bene adesso, mentre vivo, senza confronti con il prima e il dopo, e provare gratitudine, nell'immanenza.<br />
<br />
Possono sembrare cliché<i> </i>e un po' lo sono davvero, ma se applicati nella realtà funzionano, sono vittorie microscopiche di portata salvifica. Pensateci. Non siate sprezzanti.<br />
E regalatevi questo libro come primo gesto di <b><i>hygge</i></b>.<br />
<br />
Come diceva <b>Benjamin Franklin</b>, citato in chiusura dall'autore:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>"La felicità è composta dai piccoli piaceri che ricorrono ogni giorno, più che dai grandi colpi di fortuna che capitano di rado".</i></blockquote>
Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-14233012633910235782017-03-27T18:00:00.000+02:002017-03-27T18:01:37.093+02:00Il mio parere su Moonlight<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPCZeHCGnsKRc6DtZvIvjXRXXmX7B3pDTKgoRJLdNejKFuhM3JndROnyUKn6TWwjB6LjNKSFI5toqGPH-F8F4cAHMXTisRGDRuzyEF594IaA1MieqqP3ClLZdcp5Dnul45YA_mC3bqtlM7/s1600/images+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPCZeHCGnsKRc6DtZvIvjXRXXmX7B3pDTKgoRJLdNejKFuhM3JndROnyUKn6TWwjB6LjNKSFI5toqGPH-F8F4cAHMXTisRGDRuzyEF594IaA1MieqqP3ClLZdcp5Dnul45YA_mC3bqtlM7/s320/images+%25281%2529.jpg" width="224" /></a></div>
<b><i><br /></i></b>
<b><i>Moonlight </i></b>ha vinto l'Oscar come miglior film, definitivamente, dopo la vittoria durata qualche secondo del nostro amato <a href="http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/2017/01/il-mio-parere-su-la-la-land.html"><b><i>La La Land</i></b></a> che tanto davamo per certa (e vera).<br />
Come ciò sia possibile rimane per me un mistero e se è vero che Trump, la sua politica da uomo delle caverne e l'ondata di risentimento intellettuale per il suo razzismo-sessismo-maschilismo e altre cose da ominide assai poco evoluto c'entrano qualcosa, non posso credere che l'atto politico abbia avuto la meglio su quello artistico.<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Perché per quel che mi riguarda, e mi dispiace pure dirlo, <b><i>Moonlight</i></b> è un film davvero povero, un treno lento che marcia sui binari dell'ovvio, che non trasporta niente di nuovo e non porta da nessuna parte.<br />
Una parabola esistenziale tripartita piatta come una linea, insulsa e incapace di incidere sulle emozioni di chi guarda se non quel poco che è fisiologico provare.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAhZFiobJLS4E6Jlo-eamIzf4CDJjes4jSvH42kn20lN2bv4WIF1W1hvcuyeJcPfjE6KXs0ITqyiq3-J1o8lQeFcgY9YLEWSCDVbcr_-NHUgSTBMKxKCh33-CDsxSYI5HAwRQSRbnIAPNr/s1600/moonlight-20151023_moonlight_d08_c1_k1_0121_rgb-47751aa00a3be2e8bd5ed94bcf81ecd198c123d1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAhZFiobJLS4E6Jlo-eamIzf4CDJjes4jSvH42kn20lN2bv4WIF1W1hvcuyeJcPfjE6KXs0ITqyiq3-J1o8lQeFcgY9YLEWSCDVbcr_-NHUgSTBMKxKCh33-CDsxSYI5HAwRQSRbnIAPNr/s1600/moonlight-20151023_moonlight_d08_c1_k1_0121_rgb-47751aa00a3be2e8bd5ed94bcf81ecd198c123d1.jpg" /></a></div>
<br />
Non è nemmeno minimalismo o scelta di stile sobrio, una via diversa e <i>indie </i>di narrare il disagio: credo sia proprio mancanza.<br />
<br />
La solita solfa del ghetto afroamericano, dello spaccio di droga alla periferia di Miami, della famiglia disagiata, con l'aggiunta della componente omosessuale, è francamente stancante. E il vero problema è che non dovrebbe trattarsi di una "solita solfa" stancante, ma di una tematica da rimettere in prospettiva, da trattare con modalità magari diverse dal solito, più impressionanti per lo spettatore, più motivanti, più indipendenti.<br />
<br />
Gay, afroamericano, vittima del bullismo, con padre defunto, madre drogata e tutte le altre disgrazie del caso: fare un film su drammi così netti e onnicomprensivi è possibile solo se si reinventa o si esagera. Solo se si elaborano vie diverse di narrazione o si è violentissimi e sfacciati nel coinvolgere lo spettatore. Io la penso così.<br />
<br />
<b><i>Moonlight </i></b>non ce la fa. <b>Barry Jenkins</b> e io non la pensiamo allo stesso modo.<br />
<br />
Ha il merito di non essere melodrammatico e nemmeno particolarmente retorico, questo devo riconoscerlo, ma non ha tanta forza stilistica.<br />
<br />
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<br />
<b><i>Moonlight </i></b>è un film che parla di difficoltà eppure è un film facile.<br />
Prende la via più agevole per fornire allo spettatore un film d'impegno sociale, ma non convince lo spettatore più esigente, quello che non lo fai commuovere tanto facilmente, quello che preferisce vie diverse di narrazione (e quello che si è innamorato di <b><i>La La Land</i></b> perché è un film libero e personale).<br />
<br />
Tutto sembra rappresentato per sommi capi, le tre fasi della vita di <i>Chiron </i>si susseguono senza pause emotive, scene madri notevoli, momenti decisivi, episodi forti.<br />
Bambino, poi adolescente, poi giovane uomo, senza epifanie.<br />
<br />
In ognuna delle tre storie mi sarei aspettata di trovare momenti di bellezza o di forza tragica, scossoni di risentimento e materiale da Oscar, ma niente, <b><i>Moonlight </i></b>non incide sulla tua serata, sulla tua coscienza, sulla tua cinefilia. Sulle mie per lo meno.<br />
<br />
E quindi, in poche parole, mi sono annoiata, di quella noia che provo di fronte ai film privi di personalità, carenti nel racconto e nello stile.<br />
Zero carisma, nessuna luccicanza, meno che mai quella dorata della statuetta vinta come miglior film.<br />
<br />
Per carità, i tre attori che interpretano <i>Chiron </i>bambino, ragazzo e adulto sono tutti bravi e giusti nella loro parte difficile, ma nessuno sfonda lo schermo per carica drammatica.<br />
<br />
E poi il finale, per coerenza con l'intero andazzo del film, non si sbottona, non cede, ti lascia piuttosto deluso...<br />
<br />
Mi fermo, perché per un film così impersonale e di impronta lieve ho ben poco entusiasmo verbale.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-41327274509545065252017-03-15T11:31:00.002+01:002017-03-17T18:34:53.489+01:00Il mio parere su Manchester by the Sea<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGWq6vHF5Zb08Kzygbfvkd-4v-DcQsM8ZLCXswU78gpiT2av1Jc2tQLRmQBEhMLKkR04zD5wxp_YDoahgoiHt723_Z3-bvnJV3Chf8bkYfkRbCWw8ABuU9t-_JZ-Mvl90vwRL0Ox-J5t1t/s1600/53414.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGWq6vHF5Zb08Kzygbfvkd-4v-DcQsM8ZLCXswU78gpiT2av1Jc2tQLRmQBEhMLKkR04zD5wxp_YDoahgoiHt723_Z3-bvnJV3Chf8bkYfkRbCWw8ABuU9t-_JZ-Mvl90vwRL0Ox-J5t1t/s320/53414.jpg" width="216" /></a></div>
<b><i><br /></i></b>
<b><i>Manchester by the Sea</i></b> è un drammone, una di quelle storie in cui la vita dà il peggio di sé e la morte esagera a manifestarsi, in cui la tristezza non è stato d'animo passeggero, ma rottura definitiva e totale, radice profondissima e inestirpabile.<br />
<br />
La grazia di narrare le disgrazie non è da tutti, normalmente ci si tuffa nel pathos enfatico, nell'automatismo compiaciuto della tragedia, nel sentimentale lacrimoso.<br />
<br />
Ma <i style="font-weight: bold;">Manchester by the Sea </i>e <b>Kenneth Lonergan </b>che ne è il regista hanno questa grazia.<br />
<b><i><br /></i></b>
<b><i>Manchester by the Sea</i></b> è diverso dagli altri film drammatici, è una delicata sinfonia del dolore ed ha perfino la forza di far sorridere lo spettatore. Stupefacente per la sofferenza di cui parla, eppure normale, colmo di bellissima dignità.<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
È vero che è pesantissimo in termini di portata drammatica, quasi violento da questo punto di vista perché il protagonista ha davvero toccato il fondo, ma la gestione di questa cosa è semplice, umile, umanissima.<br />
Non ci sono manifestazioni plateali e secchiate di lacrime, ma c'è un modo scabro di viversi il dolore, di contenerlo, di incontrarlo di nuovo.<br />
Ogni tanto emerge la voglia di fare a cazzotti, ma è normale che sia così, è l'energia della rabbia che torna a traboccare di tanto in tanto.<br />
<i><br /></i>
<i>Lee Chandler</i> (<b>Casey affleck</b>) sarebbe un perfetto prototipo verghiano del ciclo dei vinti: sconfitto, solo, inerme di fronte alle frustate del destino.<br />
Con lui la vita è stata spregevole e lui ha continuato a viverla in disparte, alla periferia di Boston, come idraulico e tuttofare dal volto tristissimo e il cuore a brandelli.<br />
Il suo è un dolore appartato.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrxgMvGLTKJ_OQr7w8rNDltqiPxaVXWkRcl4DAb90S2OqtiA3bm7iZ3ZjNXIiLc8HqmCvPZnWAXOBKRyhtc2i6PkTBqBTrhOEoEfVIdVJ8Vnxc7yYFeI5Xup24Y9mINYSmHzbjbZ4l71m4/s1600/18MANBYSEA-facebookJumbo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="167" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrxgMvGLTKJ_OQr7w8rNDltqiPxaVXWkRcl4DAb90S2OqtiA3bm7iZ3ZjNXIiLc8HqmCvPZnWAXOBKRyhtc2i6PkTBqBTrhOEoEfVIdVJ8Vnxc7yYFeI5Xup24Y9mINYSmHzbjbZ4l71m4/s320/18MANBYSEA-facebookJumbo.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ma il ritorno a Manchester riattiva qualcosa, una parte umana perduta, un calore familiare grezzo ma dolcissimo, dei sentimenti verso la vita e ciò che rimane di essa da ridefinire.<br />
Il lutto fa di nuovo capolino a distanza di anni e di chilometri e c'è un dovere da compiere, nonostante tutto.<br />
<div>
<br /></div>
La vita che va avanti mentre si organizza un funerale e si seguono tragicomiche procedure funebri, le necessità quotidiane che non possono essere sospese, soprattutto quando c'è un giovane, un nipote adolescente da accompagnare a scuola, alle prove della band, dall'una o l'altra delle sue due fidanzatine.<br />
<br />
La gioventù è l'unica possibilità di speranza, è un vento di autoindulgenza, di ironia nel flusso di negatività che inonda tutto e il rapporto zio-nipote è occasione di rinnovamento, di sorrisi anche per lo spettatore.<br />
La sceneggiatura del loro rapporto (e la sceneggiatura del film in toto) è davvero eccezionale, un insieme tragico e tenero di scontri e amore, di parole e di silenzi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw9H5YyJjGyw1T7G_RjNukXJ7cGFKzmfGI9ELJhUcJNvqlgOAprl57Jtl3OCh1bglz0cww79xQ9dPsGb49dsbVyQAJB9qaNhDn0f_udeJMZCw9bEG12DFhL0ZBgTXbroYg7Of__exDTlfE/s1600/Manchester-By-The-Sea.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="173" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw9H5YyJjGyw1T7G_RjNukXJ7cGFKzmfGI9ELJhUcJNvqlgOAprl57Jtl3OCh1bglz0cww79xQ9dPsGb49dsbVyQAJB9qaNhDn0f_udeJMZCw9bEG12DFhL0ZBgTXbroYg7Of__exDTlfE/s320/Manchester-By-The-Sea.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
E intanto il mare di Manchester, Contea di Essex, Massachusetts, incornicia questa storia di lutto e di vita.Gelido, plumbeo, invernale, come il cuore del protagonista.<br />
Un paesaggio marino di disarmante bellezza e di indifferente moto.<br />
<br />
<b>Casey Affleck</b> arriva dentro gli occhi e il cuore dello spettatore come un macigno umano di sventure che si vorrebbe abbracciare, se non fosse così riottoso a concedersi il bene.<br />
Il suo Oscar è meritatissimo, credo abbia lavorato sul suo personaggio fino a soffrirne davvero e il suo volto di rara e sincerissima mestizia ne è la prova.<br />
<br />
<b>Michelle Williams</b> regala pochi intensi minuti di performance ed è come sempre bravissima nell'espressione del dolore.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9Irb3MP4dHhLzsigI8XxDT6Mdc-Q08-f19o6C1z01AntaF8b-rP7GjiKvR0sVQk0BsjAJjcVbnFGB6ck6YuW-KmfVAw9WpE2uH6VkCdSUQDXpgOvdsksjlOXIBdHSo8EMsnJK5kBm2MwU/s1600/bythesea.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9Irb3MP4dHhLzsigI8XxDT6Mdc-Q08-f19o6C1z01AntaF8b-rP7GjiKvR0sVQk0BsjAJjcVbnFGB6ck6YuW-KmfVAw9WpE2uH6VkCdSUQDXpgOvdsksjlOXIBdHSo8EMsnJK5kBm2MwU/s320/bythesea.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<b><i>Manchester by the sea</i></b> è un film drammatico e voi potreste dire "ma chi me lo fa fare di vederlo?", perché effettivamente la vita è già impegnativa di suo e voi cercate evasione.<br />
Ma, e sottolineo <u>ma</u>, il suo modo di narrare il dolore è onesto, sincero, meravigliosamente spoglio di farciture emotive obbligatorie, persino ottimista nel suo mostrare possibilità di conforto, attimi di senso vitale recuperato, piccoli momenti di intesa e serenità che la vita ci riserva ancora, sempre.<br />
<br />
Riuscirete anche a ridere, ve lo garantisco.<br />
<br />
E poi c'è della musica sinfonica, corale, angelica, bellissima ad accompagnare ciò che vedete e ad impressionarvi ancora di più.<br />
<br />
Non perdetevelo.Margherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-9036596651286514414.post-56810859190739785892017-03-10T12:00:00.004+01:002017-03-17T18:56:27.203+01:00I Love Books: 137. Eccomi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfv8kOaDqEsD5f75o87XX1qKuJZTXm0yFOD1WnL_5t6jPfmle078Ug4rfgWYcj8k8xejwfLit8koo_acsPlmbjuQhJZr-cCj92lpogfSuFeCzGq3fC162xjFM8K57Bi79UCFV-nGEIECPm/s1600/Foer_Eccomi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfv8kOaDqEsD5f75o87XX1qKuJZTXm0yFOD1WnL_5t6jPfmle078Ug4rfgWYcj8k8xejwfLit8koo_acsPlmbjuQhJZr-cCj92lpogfSuFeCzGq3fC162xjFM8K57Bi79UCFV-nGEIECPm/s320/Foer_Eccomi.jpg" width="206" /></a></div>
<br />
Provo a dividere il mio parere su questo vulcano magmatico detto per convenzione "romanzo" in due sezioni: ciò che mi è piaciuto e ciò che non mi è piaciuto.<br />
L'elenco mi servirà a fare chiarezza, a mettere in prospettiva un orizzonte vasto e forse anche un po' disorganico. Ma bellissimo. E anche pesantissimo.<br />
<br />
<u>Cose che mi sono piaciute:</u><br />
<a name='more'></a><br />
<u><br /></u>
- <b>La scrittura </b>di <b>Safran Foer</b>. È di una bellezza, di una carica inventiva, di una capacità esplorativa che fa fare inchini immaginari e fa sentire parecchio analfabeti e aridi. È fluttuante, cangiante, spesso è prosaica e ruota intorno alle parole più triviali del sesso e dell'organico, ma poi ti sorprende con periodi di pura poesia. Adoro questo registro così completo, questo misto di impurità e di splendore verbale. Sottolineare frasi su frasi è stata per me una necessità.<br />
<br />
- <b>La saggezza </b>sconfinata e universale delle parole di questo romanzo. Contiene delle verità che fanno sobbalzare, apre gli occhi su alcuni aspetti della vita, specialmente su quello eternamente psicoanalizzabile dei rapporti di coppia, sul matrimonio, sul mettere al mondo dei figli e su altre cosucce ben poco lievi che ci riguardano più o meno tutti. Quanto sa e quanto si sa spingere dentro questo quarantenne con gli occhiali da Harry Potter e un know-how sull'umanità quasi divino!<br />
<br />
-<b> Il potere</b> straordinario che ha <b><i>Eccomi </i>di farti sentire fragile</b>, l'essere più vulnerabile e in pericolo del mondo e allo stesso tempo parte di una schiera, di un esercito di romantici, sensibili e profondi esseri umani che <b>Safran Foer</b> conosce molto bene e celebra.<br />
Se sei una persona irrisolta, parzialmente infelice, tendente alla crisi ti ritroverai a nuotare nel mare magnum di emergenze esistenziali del romanzo e ti sentirai in qualche modo a casa.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Senza amore, muori. Con l'amore, anche. Non tutte le morti sono uguali.</i></blockquote>
- <b>La cultura</b> di cui è intriso. Che non è sfoggio accademico, ma naturale tendenza al citare, dire, approfondire in un continuo flusso di spunti di sapere, come un abbraccio a tante cose, alcune di impegno profondo e di rimandi ad altrove per lo più politici e religiosi, altre semplicemente sfiziose o curiose. Una sorta di tuttologia che rende l'insieme ricco di sapienza e di brillantezza intellettuale.<br />
Il riferimento alle enantiosemie per esempio...<br />
<br />
- <b>La commozione</b> intensa che ti provocano <i>Julia </i>e <i>Jacob</i>, l'anticlimax del loro amore e tutti i tentativi, i pensieri e le parole di recupero, di resa, di soluzione. La loro vicenda di coppia mi ha ferito più volte e mi ha donato scorci di pura bellezza tragica, quel tipo di meraviglioso e necessario dramma che è l'amore quando se ne conosce ogni fase, quando è fatto di anni e non di attimi.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Così tanti giorni di vita in comune. Così tante esperienze. Come avevano fatto a passare gli ultimi sedici anni a disimpararsi a vicenda? Come aveva fatto la somma di tutta la presenza a tradursi in assenza?</i></blockquote>
- Il senso di <b>famiglia</b> che vi si respira e ciò non vuol dire idilli domestici a colazione come negli spot pubblicitari, tutt'altro. La famiglia protagonista, <i>Jacob</i>, <i>Julia</i>, i tre figli maschi e l'anziano cane, è in rovina, è un casino, c'è puzza di merda di cane nella loro casa e un terremoto in corso, ed è in questo tipo di brutta normalità che trovi il familiare, l'autentico, il resistente a tutto perché fatto dello stesso sangue.<br />
Mi ha toccato il cuore questo aspetto.<br />
<br />
- <b>L'ironia</b>. <b style="font-style: italic;">Eccomi </b>ha un suo modo trasversale di essere divertente, ha un approccio in qualche modo autoironico anche alla catastrofe. E sebbene il dolore sia sparso ampiamente sulle pagine e le elucubrazioni a volte ti tolgono il fiato, trovi anche occasioni di sollievo, di sorriso. Così è la vita e a volte fa anche un po' ridere la sua ostilità.<br />
<br />
<u>Cose che non mi sono piaciute:</u><br />
<u><br /></u>
- Come mi è già capitato in passato con questo autore, il <b>disordine</b>, il collassare <b>della trama</b> dentro segmenti autarchici, pause non sempre motivatissime, buchi neri e flussi di coscienza.<br />
L'idea finale è quella di un puzzle che hai dovuto comporre tu, anche quando non ne avevi voglia, anche quando avresti preferito un viaggio diretto, senza scali. Il disegno narrativo di <b>Safran Foer</b> in <b><i>Eccomi </i></b>è un po' troppo alla <b>Safran Foer</b>; certe pagine non sembrano significare nulla, avrei potuto strapparle senza traumi sulla trama.<br />
<br />
- <b>La fatica </b>immane che si fa a <b>sopportare </b>questa famiglia di ebrei<b> </b>colma di tutte le <b>problematiche ebraiche</b> degli ebrei della diaspora.<br />
Personaggi irrisolti, scissi, lagnosi, cavillosi all'inverosimile. A volte ti incantano i loro pensieri acuti, a volte vorresti sbattere le loro testone letterarie al muro, quello del pianto magari.<br />
Che poi sono quegli stessi ebrei iperproblematici e logorroici che racconta da anni <b>Woody Allen</b>, solo che <b>Allen </b>fa ridere, <b>Safran Foer </b>invece ammorba, si fa insostenibile, disseziona ogni cosa, rende i suoi personaggi mine vaganti di parole (quanto parlano questi soggetti? Dio mio!), di complessi d'inferiorità o di superiorità, di ferite un po' troppo enfatizzate e altre mille cose che spesso uccidono ogni residuo di leggiadria e ottimismo nel lettore. Tutte quelle metafore, Isacco, Abramo, Dio, la sinagoga e il Bar Mitzvah che viene nominato più o meno ad ogni pagina, si fanno di piombo dopo un po'.<br />
D'altronde lo stesso <i>Jacob </i>lo dice:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>«...tutti questi chiodi ebraici del cazzo che mi trafiggono le mani.»<br />«Chiodi ebraici?»<br />«Aspettative. Doveri. Comandamenti. Voglia di compiacere tutti. E tutto il resto.»</i></blockquote>
- <b>La logorrea</b>. Che poi è un appendice del punto sopra, la cosa che ti sfianca di più, quel continuo mettere bocca sulle cose, anche le più semplici e prive di necessità verbali o esplicative.<br />
<br />
- La <b>scarsa credibilità di </b>alcuni <b>dialoghi </b>e confronti verbali. Capisco che il target di <b>Foer </b>è ebreo-geniale-intellettuale umanamente rilevante e socialmente elevato, che i suoi personaggi sono lontani dalla mediocrità e dalla normalità e che il 24% dei vincitori di premi Nobel sono ebrei, ma io ho spesso sghignazzato di fronte a certe battute che manco a teatro. Vi faccio un esempio:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>«Jacob, dovresti forgiare nella fucina della tua anima la coscienza increata della tua razza».</i></blockquote>
Ma che davvero?<br />
<br />
Eccomi, tiro le somme.<br />
<br />
<b><i>Eccomi </i></b>è un universo-libro da tenere sul comodino non a cuor leggero, è <u>un'impresa da intraprendere con consapevolezza e non tanto per leggere qualcosa,</u> è un'opera ambiziosa che <u>vi butterà gi</u>ù e <u>vi eleverà</u>, è un mattone giallo ocra corredato di glossario ebraico e yiddish finale dove <u>non si fa altro che parlare di sesso, di ebraismo, di Israele, di amore, di morte, di cose che vi appesantiranno l'esistenza e ve la faranno apparire comunque grandiosa</u>. È una continua scoperta di scrittura sublime, di bellezza narrativa, di dinamiche che fanno sentire meno soli.<br />
<u>Toglie il fiato per spossatezza, ma anche per bellezza.</u><br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Alcune religioni puntano sulla pace interiore, altre sul rifiuto del peccato, altre sulla lode. L'ebraismo punta sull'intelligenza - sotto il profilo testuale, rituale e culturale. Tutto è studio, tutto è preparazione<br />Gli ebrei costituiscono lo 0,2 per cento della popolazione mondiale ma hanno ricevuto il 22 per cento di tutti i premi Nobel - il 24 per cento, se si escludono i Nobel per la pace.</i></blockquote>
<b>Jonathan Safran Foer</b> è trionfalmente, pienamente, letterariamente ebreoMargherita http://www.blogger.com/profile/16859455124817448285noreply@blogger.com2