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Visualizzazione dei post da giugno, 2015

Qualche riga sulla stagione 5 di Game of Thrones (spoiler alert)

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Questa quinta stagione potrebbe essere riassunta così: il nulla e poi TUTTO. La stasi di buona parte delle puntate, quel procrastinare il decollo fino a far perdere la speranza del volo, viene ad un tratto spronata con violenza: pugni sullo stomaco e scompensi cardiaci per tutti. Ed ecco che a pochi minuti dalla fine ci ammazzano Jon Snow sotto i nostri occhi vagamente impigriti, ce lo fanno fuori a tradimento senza chiederci il permesso. Lui, proprio lui che non sa mai niente, non poteva sapere di fare la stessa fine di Giulio Cesare alle Idi di Marzo, figuriamoci noi! Lo sgomento è sommo. Ed ecco che ci umiliano con ferocia Cersei , dando precisa forma ad un nostro desiderio lungo 5 anni, ma fin troppa forma, e a causa di quest'eccesso noi finiamo per provare pietà per questa donna stronza e straziata e ci odiamo perché l'abbiamo sempre odiata e ora la vorremmo salvare. Dovremmo essere Ramsay Bolton  in quel momento e ci sentiamo Sam Tarly . Come stravolgere u

I Love Books: 97. I cani e i lupi

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La scrittura di Irène Némirovsky è ovattata, delicata, emana un calore confortante e nonostante il clima di tensione bellica e di ferita storica in cui è immersa rimane sempre fortemente ancorata all'umano. Il suo modo di narrare le vicende esistenziali degli ebrei dell'est è pregno di romanticismo, scevro di ogni appesantimento politico, genuinamente romanzesco. Me n'ero già accorta leggendo Suite francese : Némirovsky sa narrare l'umanità e i suoi molteplici sentimenti con maestria russa e francese insieme, con capacità di scavo psicologico e con un elegante fluire della prosa. Ne I cani e i lupi c'è la grazia, la sensibilità, tuttavia manca la componente psicologica: tutto resta troppo in superficie, tutto ha fretta di finire, le scelte e le azioni dei protagonisti sono inverosimilmente fulminee, persino artificiose agli occhi di chi legge. I cani e i lupi è la storia di due modi diversi di essere ebrei, uno privilegiato e plutocrate, l'altro svan

I Love Books: 96. La donna giusta

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Poco tempo fa vi ho parlato del mio amore per  Le braci , piccola potente meraviglia carica di tensione, attese e spirito narrativo fortemente seducente. L'applauso scrosciante per  Sándor Márai   è scattato all'istante così come la voglia di saperne di più della fervente penna di questo scrittore ungherese da me sconosciuto. Lo sconto di fine aprile del 25% sugli Adelphi è stato un invito a nozze per un secondo rapporto con  Sándor .  Ho scelto La donna giusta perché parla d'amore e perché pensavo potesse travolgermi come aveva fatto Le braci  parlando di amicizia. Purtroppo non è andata così. La ricezione di quest'opera da parte mia si può suddividere in quattro momenti, tanti quanti i monologhi che la compongono: 1) sintonia rapida e promettente curiosità; 2) aumento dell'interesse, ma parallelo insorgere di un senso di inappagamento; 3) noia; 4) ipernoia. Il primo monologo, di voce femminile, promette bene, incornicia il romanz