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Visualizzazione dei post da 2016

I Love Books Christmas Edition: 132. Palomar/ 133. Rebecca (La prima moglie)/...

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Non so stilare liste esattamente come non so fare le valigie, l'ansia dell'esclusione e del ripensamento mi logorano, la selezione mi atterrisce, mi sembra di fare un torto enorme agli esclusi. Ma visto che dovunque è il momento festaiolo dei consigli di lettura e visto che anch'io nel mio modo disorganico e intermittente sono una book blogger, mi cimenterò nell'impresa e vi proporrò due - solo due - libri che ho letto a novembre e che secondo me vale la pena poggiare sotto l'albero incartati e infiocchettati per le feste. Aggiungerò un jolly finale (in realtà sono 3 jolly) che, come sa chi legge questo blog, è un amore già ampiamente dichiarato. Il primo libro che vi propongo è Palomar di Italo Calvino (edito da  Mondadori ). Perché? - Perché nella sua esile consistenza cartacea e nel suo meno noto fulgore editoriale è un'opera pregna di inviti, ispirazioni, richiami all'arte dell'osservazione, inchini all'arte della descrizione, medita

Serie tv mon amour: 38. The Young Pope

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"Santo Padre, cosa ha intenzione di fare?". "La rivoluzione, Tommaso." Di Papi ne abbiamo visti tanti nella storia, eretici, simoniaci, mecenati, buoni, ignavi, ma un Papa così non l'avevamo ancora visto. Santa Romana Chiesa nella testa di Sorrentino ha perso completamente la testa ed è uno spettacolo da non perdere per niente al mondo. Lenny Belardo aka Santo Padre Pio XIII è il Papa junior immaginario che ci mancava, è rock e oscurantista, vanaglorioso e restio a mostrarsi, miracoloso e refrattario alla pietà, giovane e con idee vecchissime, insomma una bomba di contraddizioni, invenzioni e licenze creative che la mente feconda e bizzarra di Paolo Sorrentino ha voluto generare per la nostra beatitudine. Ho finito ieri di vedere la serie e dopo il post   sulle primissime impressioni voglio dire qualcosa in più. La cosa che mi ha fatto più apprezzare The Young Pope è la sua totale inverosimiglianza, il suo proporre una figura di papa fantasy, con car

Il mio parere su Animali notturni

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Tenebre e bellezza, Animali notturni  ( Nocturnal Animals , di Tom Ford , 2016) ruota attorno a questi due poli determinanti e non smette un attimo di turbare e offrire eleganza allo spettatore. Il thriller notturno in un Texas disturbante si fonde con qualcosa di intimo, romantico, introspettivo e bellissimo. L'agitazione dell'insonnia e il silenzio della riflessione. Volendo usare una metafora sartoriale Animali notturni è un abito di velluto nero dark di fattura pregiata, di impatto scandaloso, dal potere tenebroso e seduttivo. Gli occhi cerulei di Amy Adams carichi di tristezza e umida lucidità, la sua pelle di porcellana che emana chiarore, i suoi lunghi splendidi capelli carota che incorniciano l'insieme, vengono sublimati dall'occhio registico di Ford e restituiti a noi che guardiamo come pura energia estetica e come analitica resa del sentimento, della psiche e dei suoi mutamenti. Quando Susan / Amy Adams inforca i suoi bellissimi occhiali da lettur

Il mio parere su Animali fantastici e dove trovarli

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( Premessa doverosa: non sono una fan integralista della saga di Harry Potter . Ho visto tutti i film, ma non li ho rivisti più volte, non ho letto i libri, non ricordo o non conosco particolari, sottotesti e filologie varie, sono quasi babbana e No-Mag in questo senso, perciò ho visto questo spin-off o prequel o film tratto da uno pseudobiblium come qualcosa di indipendente e a sé stante. Ed è così che ne parlerò, da (semi)profana, senza harrypotterismi analitici.) Vorrei fare un viaggio nella mente di J.K. Rowling , esplorare quelle sconfinate distese cerebrali in cui nascono e crescono storie di magia occhialuta e animali fantastici dai nomi bizzarri. Deve essere un posto meraviglioso e io ci sprofonderei come Alice in Wonderland. La sua capacità di elaborazione fantastica è prodigiosa e multidirezionale, questa donna partorisce mondi e creature che incanteranno per decenni, forse perfino secoli, noi terrestri bisognosi di magia ed evasione, che non sia l'evasione idiota

I Love Books: 131. Armadale

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Vi avevo parlato qui ,   all'inizio dell'anno, della mia scoperta di Wilkie Collins e del genere-mondo che mi si è aperto davanti. A distanza di mesi mi sono buttata a capofitto su un altro suo romanzo formato king size, Armadale , ed è stata ancora una volta una dipendenza, un piacere autentico:  Collins calamita  e io magnete. Beato chi legge Collins perché dimenticherà se stesso, le sue angustie e le sue coordinate anagrafiche e sociali durante la lettura. In periodi di umor nero e nuvole ostinate sulla capoccia, Collins potrebbe aiutarvi ad evadere. Dunque, perché leggere Wilkie Collins e nello specifico Armadale , storia di due uomini che portano lo stesso nome e cognome e di qualcosa di terribile che pende sui loro destini: - perché siamo al cospetto di un genere piuttosto sui generis nel panorama inglese ottocentesco. Oltre Dickens e i suoi avventurosi giovincelli indigenti (mondo peraltro altrettanto magnifico e necessario da leggere) c'è il suo grand

3 serie tv che sto vedendo adesso (e che non dovreste perdervi)

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The Young Pope : se ne sta parlando come fosse la reale elezione di un nuovo Papa, è la serie tv del momento e la amerete se amate Sorrentino , che qui sorrentinizza ogni cosa dando vita ad uno spettacolo grottesco e lirico tipicamente suo. Quindi se non vi piace Sorrentino lo detesterete. Non ci sono possibilità intermedie. Lenny Belardo è follia pura in ambito ecclesiastico, è la Chiesa che incontra il divismo, è il fumo di una sigaretta che si sostituisce all'incenso, è la parola non più buona ed evangelica, ma dissacrante e cinica. È ridicolo, è saggio, è divertente perché assolutamente inverosimile, è il concetto di Sua Santità che diventa Sua Maestà, è un delirio della mente di Sorrentino che Jude Law ha sposato con devozione. Cherry diet coke a colazione, pose da poser, ragionamenti sprezzanti, questo papa giovincello e bellissimo vi farà perdere la testa o la fede. Personalmente pendo dalle sue labbra come la sua onnipresente, onnipotente sigaretta e sono iperc

I Love Books: 130. Una storia comune

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Una storia comune, proprio così. L'esatto opposto di una vicenda insolita. Una storia in cui è facile rispecchiarsi, vecchia come il mondo, necessaria come l'esperienza, dedicata a tutti, specialmente a chi ha mai sperimentato il dubbio sul posto in cui vivere, sul senso complessivo dell'amore e su come affrontare gli smacchi (specialmente sentimentali) della vita cercando di tenere a bada le emozioni e gli idealismi. Ma anche a chi conosce bene l'eterno ring tra senso pratico e pratica dei sensi, tra pragmatica spigliatezza e dedizione all'astratto, tra concretezza e inconsistenza poetizzante. Per quale dei due sia meglio propendere non mi è ancora molto chiaro, è una lotta senza tempo, ma è chiaro che Una storia comune è un gran bel romanzo concreto e poetico allo stesso tempo, un insieme adorabile di ironia e serietà, di scaltrezza e di romanticismo. Volendo schematizzare direi che è una sorta di favola del topolino di campagna e del topolino di città i

I Love Books: 129. Confusione - La saga dei Cazalet (terzo volume)

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Terzo appuntamento con i Cazalet, ennesima conferma di quanto ho già detto a proposito del  primo  e del  secondo  volume. Atmosfere dense e descrizioni che riescono a far vibrare anche la quotidianità, anche il minimo in termini di narrazione. Stavolta la copertina è di un bellissimo verde petrolio scuro e il titolo, Confusione , fa pensare a tentativi di mettere in prospettiva, di mettere ordine e ad una caotica mancanza di appigli dopo l'atto di rottura violento della guerra. In effetti i fatti narrati in questo terzo volume non hanno contorni definitivi e sono ancora esterni e sparsi rispetto all'ordinata regola borghese della famiglia, rispetto a quell'andamento vittoriano o segretamente antivittoriano delle prime fasi. Che dire... Questi inglesi del Sussex sono ormai parte integrante della mia avventura senza fine da lettrice, sono lì raffinati e turbati da qualcosa o qualcuno che c'è o non c'è più, avvolti di charme inglese e complessità psicologic

Il mio parere su Pets - Vita da animali

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Un atto di amore animato per i nostri amici pelosi (o eventualmente piumati), una dedica a loro e anche a noi che ce ne prendiamo cura ogni giorno e ne deridiamo le buffe peculiarità. Se hai un cane ridi tantissimo vedendo Pets (di Chris Renaud e Yarrow Cheney ), riconosci gesti, tendenze, movenze e scemenze e sei felice come un cane quando torna il padrone a casa. Se avessimo una coda scodinzoleremmo tutto il tempo vedendo questo film. C'è tanta di quella familiarità da sentirsi a casa, una delle tante case piene di peli e morbidezza dove abita un cane o un gatto e dove si sperimenta ogni giorno qualcosa di speciale. Pets si fa una domanda, che poi è la stessa di base che ci facciamo noi da quando il nostro pet vive con noi: dentro casa, quando noi non ci siamo, cosa complottano i nostri fidi dagli occhi di zucchero? Cosa fanno questi scaltri strateghi della dolcezza? Pets prova a rispondere e lo fa con una capacità inventiva adorabile e da una prospettiva newyorkese, al

Il mio parere su Fuocoammare

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Anch'io il 3 ottobre ho visto Fuocoammare di Gianfranco Rosi su Rai Tre. Non avevo avuto modo di vederlo prima e la sensazione era quella di essermi persa qualcosa di importante e necessario, specialmente dopo aver saputo della sua candidatura all'Oscar come miglior film straniero. Dico subito che sono rimasta delusa, che mi aspettavo di sentirmi dentro il fuoco e il mare del titolo, di provare un'indignazione bruciante, di dover asciugare lacrime di rabbia e di dover passare le ore successive ad arginare il senso di pietà e di dolore. Invece ho spento la televisione un secondo dopo i titoli di coda, borbottando verso il nulla, insoddisfatta. Silenzi che sanno di vuoto, lunghissimi indugi sull'irrilevante, occhio iperdocumentaristico distaccato fino all'impassibilità, pezzi di vita altrui fuori tema. Di tanto in tanto le immagini dirette o le testimonianze della tragedia degli sbarchi dei migranti, quello che doveva essere il cuore nero pulsant

Il mio parere su Café Society

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Prendete i classici temi della visione del mondo alleniana, inseriteli in un soave e patinato contesto hollywoodiano anni '30, aggiungete la fotografia divina di Vittorio Storaro , un cast brillantissimo, una vicenda centrale di amore vissuto-rimandato-ritrovato-complicato che emana romanticismo e ironia tragica ad ogni scena, della fondamentale musica jazz d'atmosfera, un tocco glamour ed uno malinconico, ed eccovi servito uno dei film più piacevoli e riusciti della non sempre riuscita produzione (recente) di Allen . 80 anni e non sentirli! Anzi, a dispetto di ogni torpore senile, regalare allo spettatore un gioiellino luccicante e cinefilo che più bello di così non poteva essere. C'è l'anima autoriale di Woody Allen in Café Society , un suo coinvolgimento registico così forte da rendere l'insieme inappuntabile, familiare nelle tematiche e nelle dinamiche, ma con in più una perfezione stilistica, un languore estetico che non ci si aspetta. Un film come C

I Love Books: 128. I Buddenbrook

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Potente, funesta, simbolica come un tragedia greca, questa saga familiare è una delle cose più belle mai lette, una storia di ascesa e caduta, di essenza borghese e di psicologie complesse. I Buddenbrook di Thomas Mann si ergono fieri e solidi e sono sempre in bilico fra l'Olimpo e gli Inferi, tra l'oro e la cenere, in lento, ineluttabile, silente declino. Sono a più dimensioni, a più livelli, plastici, vividi, fisicamente tangibili. L'impatto con le pagine è un'onda d'urto senza fine per chi legge: letteratura-epifania, per me è stato così. Più di 700 pagine di cene esibite con classe, di affari economico-sentimentali, di morti, di nascite, di matrimoni, di separazioni, di malattie, di guadagni e perdite. La devozione al lavoro della più autentica borghesia mercantile anseatica, le conseguenze di tale disciplina. Le alterne vicende di quattro generazioni ancorate a valori solidi e via via sempre più disancorati. Dal 1835 al 1877, dal culmine alla decaden

Il mio parere su Alla ricerca di Dory

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Andrew Stanton ( Alla ricerca di Nemo ,  WALL•E )   si tuffa di nuovo nell'oceano - lo stesso che gli valse un Oscar 13 anni fa - e ci fa nuotare ancora una volta con  Nemo , Marlin e soprattutto  Dory. In fondo al mar le cose continuano ad essere animate, di un'animazione un po' più debole, ma pur sempre piacevole. Alla ricerca di Dory è un film buono come il pane, di una bontà incontaminata, e forse per questo, da una prospettiva adulta, un tantino lezioso. È gradevole  come tutti i Disney-Pixar , ma orientato ai più piccoli e alle loro famiglie: stavolta è tutto molto basic, docile e buonista, più Disney e meno Pixar . Tutti questi pescetti colorati della barriera corallina, tra profondità oceaniche e avventurose risalite sulla terraferma californiana, offrono allo spettatore piccino una girandola multicromatica senza posa, quel tipo di dinamismo dedicato specialmente all'incanto dell'infanzia. Il plot invece è semplice, forse troppo: c'è la c