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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

Perché guardo X Factor?

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Qualcuno di voi guarda come me X Factor con interesse e costanza pur sapendo che non comprerebbe mai e poi mai il disco di uno dei cantanti in gara e che ciò che sta guardando non è musica di qualità ma robaccia televisiva volatile e passeggera? Se la risposta è si, potete continuare a leggere questo post e a chiedervi insieme a me perché mai lo facciamo. Dunque, quest'anno , per quel che riguarda i giudici, c'è tanta carne al fuoco, carne di qualità e specie diverse messa a cuocere insieme nonostante i sapori diversi e discordanti. Come al solito odio quella vecchia vacca di Simona Ventura , con quelle sue espressioni posticce da commedia dell'arte, le movenze scattose da cocainome siliconata, la finta erudizione e il parlare da grande esperta quando di musica non sa nulla e il suo repertorio contempla Tiziano Ferro come massima espressione di qualità canora. Ce n'eravamo liberati ma a quanto pare al programma mancava la sua parte tamarra. Elio è l'unico c

Serie tv mon amour: 14. Suburgatory

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Ultimamente scrivo solo post di serie tv, sono monotematica lo so, ma ne seguo così tante che sento il bisogno impellente di condividere e diffondere questa passione ad alto contenuto di asocialità. Perciò perdonatemi e veniamo a noi e ad un'altra serie, Suburgatory . Non è niente di speciale, una sit-com leggera e disimpegnata; è il suo stile più che il suo contenuto a renderla piacevole ai miei occhi. George ( Jeremy Sisto , noto volto della serie Six Feet Under ) è un giovane padre single che decide di lasciare New York e trasferirsi nei sobborghi per poter garantire alla figlia Tessa (l'esordiente Jane Levy ) una vita più sana e tranquilla. Tessa è la tipica adolescente newyorkese di Manhatthan, spigliata, indipendente, stimolata intellettualmente dalla città, e l'impatto con la soporifera periferia e con tutti i suoi strani rituali sociali le sembrerà un grande e traumatico incubo. La “suburbia” in questione, nella fattispecie la fittizia Chatswin , è infatti

Serie tv mon amour: 13. Pan Am

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Questa serie mi piace e non mi piace, mi fa oscillare tra l'idea che sia una bel prodotto di qualità e l'idea che sia una robetta superficiale senza infamia e senza lode. Pregi: l'impeccabile estetica vintage, la rappresentazione filologicamente perfetta degli anni '60, lo stile vagamente "Mad Men" dal quale tuttavia si allontana saggiamente senza provare a imitarlo (cosa che ha tentato di fare The Playboy Club con esiti disastrosi!). Tutto, dalle musiche ai costumi ai tagli di capelli è reso con millimetrica cura e precisione, tutto è un belvedere in Pan Am , non c'è una sola nota stonata nel suo aspetto e questa cura aggrada non poco chi la guarda. E poi ci sono le hostess, donne belle, raffinate e intelligenti, vere protagoniste della serie, a metà tra tradizione e trasgressione pre-femminista. C'è Maggie (la "tascabile" Christina Ricci -occhi enormi), la più ribelle e fiera di tutte, c'è la francese Colette ( Karine Vanasse ),

La donna della domenica: 11. Amy Farrah Fowler

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Amy Farrah Fowler è la mia nuova eroina! Da anni non vedevo in una sit-com un personaggio femminile così autoironico, esilarante e sopra le righe. E' la nerd più nerdosa che si possa immaginare e il bello è che lo è in modo assolutamente inconsapevole e spontaneo, lo è proprio nel dna! Sfigata, sociopatica, monomaniaca, bruttina, démodé, repressa sessualmente, imbranata con gli uomini e goffamente arrapata, opprimente con le amiche ai limiti del lesbismo, io la adoro per tutto questo, è un autentico spasso. Con i suoi cardigan di lana spessa, le sue gonnellone anti-stupro, i suoi occhiali, i suoi capelli piatti e quella voce un po' da automa, ha una forza iconica unica e rimane in testa come fosse un cartone animato, un fumetto. Nella realtà è l'attrice Mayim Bialik nota al pubblico degli anni '90 per il telefilm Blossom , in The Big Bang Theory è una geniale neuroscienziata dal quoziente intellettivo pari solo a a quello del suo corrispettivo maschile, Sheldon ,

Serie tv mon amour: 12. The Walking Dead

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All'inizio tanta noia e scetticismo, la scelta di vederlo solo per accontentare il mio ragazzo, patito di letture zombesche, a cui spesso ho fatto sorbire serie molto poco maschili. Sbadigliavo sul divano e ogni tanto dicevo un "Bleah!" nemmeno troppo convinto alla vista di tutte quelle interiora e quei corpi squartati. Mi dicevo e gli dicevo "Non è proprio il mio genere, proprio per niente" e mi atteggiavo a cultrice raffinata di serie tv di ben altro stile. Stupida, non sapevo quel che dicevo! Sono bastate poche puntate a farmi ringalluzzire e a crearmi, passo dopo passo, zombie dopo zombie, una forma di dipendenza seria e accanita che con la seconda stagione ha raggiunto livelli di fanatismo puro (di quelli che ti ritrovi a parlare con lo schermo e a dare consigli o fare rimproveri agli ignari protagonisti!). The Walking Dead è una serie che carbura lentamente, che si scalda piano piano; se si ha la pazienza di superare un inizio un po' moscio che n

Non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque.

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Ieri sera, forse sulla scia del programma televisivo MasterChef che ultimamente e inspiegabilmente mi appassiona sempre più, ho rivisto Ratatouille e ancora una volta l'ho trovato il più bel film d'animazione Disney-Pixar che sia mai stato realizzato! Perfezione tecnica e grafica impeccabile ma anche tanta umanità, sentimento, intelligenza, magia, atmosfera parigina romantica, classe e genio. La recensione del critico culinario Anton Ego è qualcosa di geniale e brillante, perfino commovente, così come il suo indimenticabile personaggio. Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio

I Love Books: 19. Eugénie Grandet

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Aver letto questo libro in tempi di crisi economica sia storica che personale è stato poco consolante e parecchio snervante e se a ciò aggiungo il fatto che dal punto di vista letterario non sono riuscita ad apprezzarlo, posso ben dire che è stata una lettura rapida, indigesta e deludente. Mi aspettavo una gran bella opera ricca e romanzesca "alla Flaubert", un capolavoro, un classico irrinunciabile, ma sono rimasta delusa. Il trionfo della monotonia e della tristezza, la piaga del provincialismo resa libro, la Francia meno elegante e avvincente che si possa immaginare in un romanzo. Il realismo, che è alla base dello stile e della scrittura di Balzac , riduce la narrazione all'essenziale ed è tagliente nella sua spoglia freddezza, nella mancanza di orpelli e abbellimenti letterari dedicati al lettore, e così il romanzo mi è risultato noioso, freddo, arido, privo di quel calore romanzesco tipicamente francese. Balzac , raccontandoci la storia del ricchissimo e ava

Serie tv mon amour: 11. Bored To Death

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Questa serie targata HBO mi rilassa e mi mette troppo di buon'umore, ha un brillante mood "woody-alleniano" che fa molta presa su di me: un ragazzo un po' sfigato e buffo e le sue imprese semiserie, una New York ricca di avventure e quotidianità non scontata, personaggi simpatici e strampalati, battute furbe, situazioni noir-demenziali e tanto altro ancora, il tutto con un taglio sottilmente sofisticato e finto-ingenuo. Impossibile annoiarsi a morte! Il trio che anima Bored to Death è la perfetta sintesi di simpatia e grottesco, con l'irresistibile e "tascabile" Jason Schwartzman , il tondo e barbuto Zach Galifianakis che fa ridere solo a guardarlo e lo spilungone dinoccolato e bianco crinito Ted Danson . Schwartzman , nel ruolo di Jonathan , uno scrittore in crisi creativa e sentimentale che si reinventa detective privato dopo aver letto un libro di Chandler , è piacevolissmo, un cucciolo d'uomo smarrito e solitario, un irresistibile loser ; mi

I Love Books: 18. Libertà

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Chi conosce Franzen e come me ha letto in particolare il suo immenso Le correzioni (2001) sa a cosa va incontro accingendosi a leggere un suo libro, una delle sue opere-mondo dense, fitte e corpose. Chi non lo conosce e lo legge per la prima volta potrà rimanere basito e annoiato e mollare la lettura dopo poche pagine, o al contrario, potrà andare avanti e scoprire l'entusisamo e il piacere di leggere qualcosa di superbo, letteratura americana di prima qualità. Ho appena finito Libertà (2010) e devo dire che mi è piaciuto di più del precendente romanzo, di cui ha lo stile, la mole e la bruciante malinconia ma anche un'ironia agrodolce e un romanticismo più spiccati . I protagonisti del romanzo sono dotati di una plasticità, di una verosimiglianza tangibile che li rende vivi e vegeti agli occhi di chi legge: sono descritti talmente bene da dare l'illusione che ciò che stiamo leggendo sia storia vera. La trama, volendo semplificare molto, è quella di un triangolo amo

L'apocalisse di Dexter?

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Un'altra serie eccezionale che perde colpi e smalto fino a diventare noiosa. Già, perché la sesta stagione di Dexter , almeno per le 5 puntate che ho visto, ha dei buchi di sceneggiatura grandi quanto crateri vulcanici e riempiti con materiale poco caldo e coinvolgente, con roba insulsa e, - cosa assurda per una serie adrenalinica e tesa come Dexter -, annoiante. La serie di omicidi principali che attraversa questa stagione è quanto di più visto e già sentito al cinema e in tv: la matrice biblico-apocalittica dei crimini, con il classico fanatico ipercristianizzato e il discepolo succube che vogliono svelare al mondo la perdizione dell'uomo, l'avrò vista mille volte e non mi convince più. La corrispondenza di ogni delitto ad un versetto della Bibbia è ormai un cliché , uno stilema usato fino alla nausea, che poteva risultare geniale ai tempi di Seven ma che oggi sembra solo roba vecchia, un rottame di sceneggiatura riciclata. Che fine hanno fatto l'originalità, i

Serie tv mon amour: 10. 2 Broke Girls

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Sono pazza delle due “Broke Girls”, le due aspiranti self-made women ai tempi della crisi, protagoniste dell'omonima serie creata da Michael Patrick King (noto soprattutto per essere sceneggiatore, produttore e regista di molti episodi di Sex & The City ). Max ( Kat Dennings ) mora, dalla prosperosità esuberante e dalla lingua tagliente, è una ragazza autoctona di Brooklyn, che non ha mai conosciuto ricchezza e agi e che riesce ad essere autoironica in modo esilarante. Lavora in una tavola calda dello stesso quartiere ed è lì che si imbatte in Caroline ( Beth Behrs ), il suo esatto contrario, l'altra faccia dell'essere donna a New York. Caroline è infatti un'ex ricchissima erediteria in pieno stile Paris Hilton ma più ingenua, che si ritrova suo malgrado a mendicare un lavoro alla tavola calda in seguito alla bancarotta del facoltoso padre. È una principessa d'altri tempi, biondissima, elegantissima con indosso gli unici abiti firmati e i gioielli che le so

Ridatemi Nathan!

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Chi è costui? Ieri ho visto la prima puntata della 3^ stagione di Misfits e subito mi sono accorta di quella lacuna, di quella mancanza abissale che temevo di provare una volta iniziata la visione: NATHAN. Mi è mancato tutto di lui, la sua massa di capelli ricci, il suo volto da bambino furbo, la sua bastardaggine, il suo egocentrismo, la sua volgarità, le sue allusioni sessuali, le sue metafore disgustose...Pensavo di averla superata ma non era così e allora sono tornata prepotentemente a chiedermi: come hanno mai potuto eliminare da una delle serie più fighe di sempre uno dei personaggi più forti, fighi, straordinari che si sia mai visto in una serie tv dalle origini ai giorni nostri? Come hanno potuto cestinare quel capolavoro di sceneggiatura umana, quella perfetta genesi televisiva, quella meraviglia rara che era Nathan? Ma perchè, perchè? Ciò che hanno fatto è scandaloso, è illegale, è come se avessero tolto Don Draper da Mad Men o Dexter Morgan da Dexter o Bill Cosby dai Ro