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Visualizzazione dei post da luglio, 2013

I Love Books: 54. 1Q84 (libro 1 e 2)

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Io e Murakami Haruki (di cui ho parlato sempre con lo stesso incanto qui , qui, qui, qui e qui ) abbiamo avuto il nostro primo e inaspettato litigio per colpa di 1Q84 ; nulla di troppo violento e irreparabile, ma di certo una notevole delusione per me inguaribile murakamiana. Per la prima volta le stupefacenti doti ipnotiche di Murakami , la sua capacità divina di rendere spontaneamente magico il reale e reale la magia, di fornire evasione surreale in contesti credibilissimi e ovattati, sono venute a mancare e hanno avuto a che fare più con la banalità e la non credibilità che con la solita benefica incredibilità. I difetti principali di 1Q84 mi sono sembrati soprattutto due: la prolissità e lo stile infantile. I romanzi di Murakami non sono quasi mai brevi e rapidi, hanno spesso corpi voluminosi e una rituale lentezza nipponica, eppure non hanno nemmeno una pagina noiosa o pigra, tutto è ammantato di delicatezza e sogno e le pagine, anche le più minuziosamente descrittiv

I Love Books: 53. Giro di vite

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Dopo aver letto quell'opera d'arte di Ritratto di signora , sono andata subito a cercare tra i libri di casa mia un altro classico di Henry James , Giro di vite , che ho letto in età liceale e di cui avevo un ricordo vaghissimo. A posteriori mi sovviene il perché di questa rimozione mentale: non mi era piaciuto e non mi è piaciuto, tanta incoraggiante fama di capolavoro e altrettanta delusione. Innanzitutto non è un vero e proprio romanzo, ma un racconto e io con questa forma di narrazione breve ho un rapporto un po' freddo e diffidente, sono più per le opere-mondo lunghe e vaporose e per i tomi ben nutriti tendenti all'obesità. Ad ogni modo ho (ri)letto Giro di vite senza alcun pregiudizio preferenziale, avevo anzi grandi speranze e pregustavo la riscoperta di un'avvincente ghost story vittoriana che per chissà quale motivo era diventata un fantasma nei miei ricordi. Il motivo adesso lo so. Lo stile di James è sempre elegantissimo e da questo punto di

Il mio parere su Stoker

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Non riesco a trovare le parole adatte per dire quanto questo film non mi sia piaciuto, quanto l'abbia trovato snervante, egocentrico, barocco, quanto la sua sovrabbondanza di stile e artificio registico mi abbia nauseato. Non varrebbe nemmeno la pena parlarne, ma dato che si tratta di Chan-wook Park che con quel capolavoro pulp di vendetta, passione e tragedia greca che è Oldboy mi aveva conquistata, due considerazioni voglio farle. Di base il regista sudcoreano ha una cifra stilistica sontuosa, di quelle che con certi punti di vista e movimenti di macchina ti fulminano e ti influenzano la salivazione, ha la tendenza ad estremizzare la bellezza di ciò che inquadra fino a renderla patinata e patetica. In Oldboy questa esasperata estetizzazione c'era, ma dava al contenuto violento del film un senso di solennità tragica, di nobilissimi pathos e thanatos, rendeva il manga orientale elegante dramma classico e non toglieva nulla all'azione. Nel caso di Stoker , suo p

I Love Books: 52. Ritratto di signora

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Spesso i film tratti dai libri mi allontanano dai libri, sono dei mega spoiler animati che non lasciano spazio al piacere letterario autonomo, dei ladri di pagine arrivati prima di me al bottino. Se riesco a leggere un libro per poi vederne con curiosità la trasposizione cinematografica, mi riesce più fastidioso il contrario. La scoperta di ciò che leggo deve essere un'esclusiva tutta mia! Tutto questo per dire che sono stata lontana degli anni da un'opera incantevole come Ritratto di signora di Henry James e la colpa è di Jane Campion e del suo film omonimo (peraltro magnifico anch'esso!). Un giro random in libreria e la mia solita necessità fisica di classici ottocenteschi mi ha spinto verso questo romanzo che conoscevo ovviamente per fama e contenuto filmico, ma che non avevo mai deciso di leggere. Stupida decisione autolesionista! La meraviglia che ho trovato in Ritratto di signora non risiede tanto nella sua trama: a ben vedere si tratta di una vicenda m

Il mio parere su Tutti pazzi per Rose

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Sono tornata da poco da Parigi e mi porto ancora addosso quell'innata aura retrò della città, quel sentore delizioso di belle époque che rende il ritorno al panorama di provincia estremamente malinconico e stridente, volgarmente contemporaneo. Una commedia come Tutti pazzi per Rose ( Populaire , di Régis Roinsard , Francia, 2012) era quello che mi ci voleva per ritrovare parte di quel classico stereotipo francese che tanto stereotipo non è, quel romanticismo stucchevole ed estremamente gradevole agli occhi come un macaron rosa fucsia. La cosa che mi è piaciuta in questa commediola fresca e sbarazzina è il suo essere un modello perfetto di commedia anni '50-'60: non recupera il passato in chiave moderna, ma è una vera e propria opera filmica di quegli anni, ha ritmo, dialoghi, situazioni, ingenuità tipiche dei film-fiaba hollywoodiani con Audrey Hepburn. Il 2013, eccezion fatta per una scena di sesso completamente e modernamente fuori luogo, sembra un futuro lontano