I Love Books: 94. Le braci


Seguendo il consiglio della mia blogger prediletta Maria di Scratchbook e complice un'offerta lampo Kindle arrivata ad hoc, ho letto Le braci di Sándor Márai, un libro breve, ma intenso e vigoroso, di quelli in grado di trasmettere scosse sottocutanee e di attivare percezioni interessanti ad ogni frase (qui il bellissimo post di Maria).

Ho sottolineato così tanto il libro che alla fine posso dire di averlo sottolineato integralmente: la prosa di Márai è suggestiva, magistralmente descrittiva, meditativa.
E sopra ogni cosa carica di romanticismo, nel senso profondo ed emozionale del termine, in senso autenticamente romanzesco.

Siamo nel 1940, in Ungheria, in un castello ai piedi dei Carpazi.
Due amici, Henrik e Konrad, cresciuti insieme e allontanati da una serie di circostanze, si incontrano dopo 41 anni.
Il non detto di lunghi anni silenziosi e distanti richiede un'ultima definitiva esplicitazione, un congedo che sia chiarificatore, sincero e forte, prima del solenne congedo dalla vita.

Cosa è successo quarant'anni prima durante una battuta di caccia?
Quali erano le intenzioni di Konrad verso l'amico?
Quali i suoi rapporti con Kristzina, la moglie di Henrik?
Perché Konrad è fuggito senza lasciar tracce e perché è tornato dopo tutto questo tempo?

Le domande scalpitano in cerca di una risposta priva di sbavature, si affastellano e invitano alla riflessione, riempiono l'atmosfera di tensione e attese e rendono la cena a due in una notte d'estate uno scenario pregno di accadimenti verbali, di scioglimenti, di liberazioni.
Il romanzo stesso è come un'unica, lunga domanda durata una vita e giunta finalmente alla sua inevitabile risposta, è come un fuoco che arde in crescendo per potersi poi spegnere piano nella quiete tiepida delle braci.

Le braci ha la potenza narrativa e contenutistica dei romanzi russi dell'Ottocento, quella possanza di chi sa parlare di cose alte con dignitosa perfezione e capacità taumaturgica di cattura del lettore.
Saggezza, introspezione, amicizia, amore, tradimento, gestione calma del dolore, il tutto con una lunga ed elegante argomentazione, che affabula come un racconto di memorie e cresce di tensione come un climax in corsa verso l'esplosione finale.

Le descrizioni di cui è disseminato Le braci sono vibranti e sensoriali, mi sono piaciute profondamente perché sono colte, vividissime, pienamente dedicate al lettore.
Frasi (tanto per citarne due fra un milione) come:

Dietro le persiane chiuse, nel giardino avvizzito e bruciato dall'arsura, l'estate divampava con le sue ultime forze, come un incendiario che nella sua collera dissennata dia fuoco a tutto prima di fuggire in capo al mondo.          
O:

Era una grande stufa vecchia di un secolo, che irradiava un calore simile alla benevolenza emanata da una persona pingue e indolente che cerchi di attenuare il proprio egoismo con qualche buona azione poco impegnativa.

sono a mio parere pura e dettagliata bellezza narrativa e permettono a chi legge di essere dentro la storia, di esserci.

L'amicizia fra uomini è un sentimento potente e viscerale; se di mezzo c'è una donna e uno sfasamento passionale, può farsi pericolosa, eppure non può smettere di esserci, nel tempo, nella memoria.

Le braci è una storia di amicizia totale, talmente radicata e ineludibile da richiedere una distanza di salvezza reciproca, una lunghissima pausa di sospensione. Talmente ardente da non trovare mai la pace dello spegnimento, del lasciar andare.

Ho letto di un sentimento così esclusivo tra uomini forse solo in Narciso e Boccadoro di Herman Hesse durante la mia adolescenza.
Ma mentre in Hesse avevo percepito il fastidio di un romanticismo dall'affettazione filosofica e moraleggiante (in effetti ero in piena fase di cinismo adolescenziale obbligatorio), ne Le braci ho goduto di un tipo di romanticismo audace, quasi violento, privo di considerazioni melliflue, carico di sapienza ed equilibrio, di eleganza vetusta, di esperienza verbale.

Sándor Márai si dovrebbe leggere come si legge Dostoevskij o Tolstoj, perché ha doti narrative titaniche dello stesso calibro, perché ha saputo racchiudere vortici di sentimenti, passioni e humanitas dentro un libro dal corpo cartaceo esile e dalla preziosità ingiustamente defilata.

Fatevi riscaldare, leggetelo.

Commenti

  1. All'inizio facevo fatica a seguire la sua prosa, un po' "antica" per i miei gusti, ma poi ha preso a ardere, come una brace.

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    1. la prosa "antica" io l'ho amata subito (è decisamente nelle mie corde!) e come te ho preso ad ardere di fronte a tanta bellezza!

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  2. Ci fossero meno chilometri di distanza tra me e te verrei lì e ti abbraccerei.
    Non per i complimenti, mi conosci, sai che non sono quelli a farmi gola. È che quando due persone leggono un libro è come se facessero un viaggio, e se il viaggio viene vissuto con le stesse emozioni si crea una connessione che è qualcosa di veramente, ma veramente bello. Tu hai viaggiato con me perché hai visto le mie stesse cose, lo leggo nelle tue parole.
    Ero in ansia, la prossima volta devo crederci di più.
    Un abbraccio Marghe, un abbraccio vero.

    E che nessuna Ferrante ci separi.
    ;)

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    1. Dobbiamo farne più spesso e di più di questi viaggi letterari, la condivisione per me è tutto, è la ragione d'essere di questo blog e aver trovato una compagna di letture come te è una grande gioia. Suggerisci ancora e io accoglierò i tuoi consigli.
      Ti abbraccio!

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  3. Concordo sulla potenza linguistica, di immagini e narrativa; alcune parti sono di una bellezza struggente e anche la trama, perfettamente in linea con il mio gusto, ha uno sviluppo avvincente. Tuttavia non mi ha entusiasmato come mi aspettavo, come avevo letto in varie recensioni e commenti. Probabilmente, ripeto, è a causa della tempistica: l'ho letto subito dopo Lolita, e come ho già commentato "il sistema di riferimento talvolta può essere schiacciante"!

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    1. hai ragione, quello che leggiamo prima, soprattutto se particolarmente bello, a volte continua a danzare nell'area della nuova lettura e toglie potere al povero libro di turno (a me è successo subito dopo I fratelli Karamazov o dopo il ciclo della Ferrante; ho provato quasi fastidio per il resto del mondo letterario e questa sensazione è durata giorni!).
      Capisco che Lolita è un po' "prepotente" da questo punto di vista ;)

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  4. Sono convinta di averlo letto nel momento meno adatto della mia vita, perché non sono riuscita ad apprezzarlo come avrei voluto e quindi riesco a seguirti in questa review solo parzialmente, ma sono assolutamente d'accordo con te quando parli di una lingua potente e una narrazione densa e carica di immagini vivide e bellissime, al momento tutto ciò che mi è rimasto della lettura di questo libro...

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    1. Comunque è già qualcosa!
      Si vede che il libro non era in armonia con il momento che stavi vivendo, anch'io sbaglio spesso l'abbinamento libro-fase esistenziale e mi perdo cose che poi magari riscopro in altre fasi ;)

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