Quello che Girls ha significato per me
2012 - 2017.
Ho aspettato un po' prima di vederla, non ero pronta all'addio, ma adesso è fatta, ce l'ho fatta.
FINITA. La sesta e ultima - ULTIMA - stagione di Girls ha chiuso qualcosa dentro di me, un flusso di libertà solidale e femminista che proverò a tenere sempre con me.
Perché Girls non è solo una serie tv nel mucchio, ma una modalità di pensiero, una manifestazione plateale di indipendenza, un'occasione unica per salvarsi.
Quello che Girls, Lena Dunham e la sua Hannah Horvath hanno rappresentato per me provo a dirvelo con qualche parola chiave.
Libertà: sessuale, corporea, verbale, estetica, lavorativa, esistenziale. Quella di Hannah è una vita aperta, esposta a correnti di incontri, scontri, errori, eccessi, esperienze. Vulnerabile per questo, non sempre funzionante, ma anche estremamente autentica. Un inno all'autodeterminazione, alla strafottenza nei confronti del giudizio, all'espressione del sé fisico e psichico.
Hannah è una Nuda Veritas sovrappeso, libera e sciolta, danzante nella sua giovinezza, nella sua identità in moto perpetuo.
Femminismo: pienissimo, spontaneo, il migliore. Lena/Hannah ci mostra il suo corpo abbondante e sgraziato integralmente nudo, senza alcun tipo di pudore, né quello etico né quello estetico. Pelle color latte in abbondanza, adipe senza alcun sostegno e tanta meravigliosa fierezza, quella di essere fatta così e di strafregarsene di canoni, imposizioni e aspettative correnti.
Accettarsi, mostrarsi, smetterla di giocare a nascondino con le proprie imperfezioni, celebrarsi come creature eccezionali e crederci sfacciatamente. Hannah, a prescindere dalla nostra differenza di peso, mi ha insegnato anche questo: essere integralisti di se stessi, avere un corpo e un pensiero da donna fiera.
Questo vuole dire essere rock, e non indossare capi d'abbigliamento con le borchie!
Fallimento: in Girls viene celebrato e questo avvicina la serie allo spettatore come nessun'altra cosa. L'imperfezione è in ogni personaggio, l'incompletezza e la parziale definizione di sé trionfano in tutta la loro consolante normalità. A volte Hannah e le altre girls sembrano anime in pena, delle infelici e inconcludenti newyorkesi smarrite a New York e nella loro interiorità, ed è nel loro cercarsi, nel loro andare a tentativi che ho consolato parti di me sconsolate. Il disagio è generazionale, la geografia non conta, mi sono detta guardando le puntate di Girls, e questo mi ha fatto stare meglio, ha dato uno statuto da serie HBO pluripremiata alle mie paturnie.
Rinascita: c'è sempre un'alternativa, non per forza vincente, a volte bizzarra, ma siamo qui per provare, per schiaffeggiare il fallimento e tornare alla vita svariate volte. Sembra dirci questo Girls.
La cosa che mi è sempre piaciuta di questa serie è il suo parlare di vite in crisi ma anche in ripresa, di giovani donne e uomini non proprio sulla cresta dell'onda ma in grado di nuotare o almeno di stare a galla, con dignità, con ironia, con le proprie passioni, che siano la scrittura, il canto, la recitazione o qualsiasi altra forma di sensato o insensato autoripristino.
New York: sfondo necessario al brulicare delle storie di Girls, grande mamma pretenziosa e inafferrabile che asseconda inclinazioni o le demolisce senza fermarsi a guardare.
Non riesco ad immaginare nessun'altra città per questa serie, non potrei mai pensare ad Hannah se non mentre cammina per le sue strade, reduce da qualcosa di tipicamente suo, da un'esperienza di micro o macro-vita che solo New York può generare.
Amore: è vero che Hannah si dà al sesso occasionale e disimpegnato spesso durante le sei stagioni, ma è vero anche che quello per Adam è stato un grande Amore.
Malsano, intermittente, spaventoso come ogni grande Amore non banale dell'età tra i 25 e i 30 anni.
Questo ragazzone altissimo e strano è la perfetta metà della nostra eroina, è il gigante trasversalmente romantico che ne comprende l'essenza. Ho amato tutto del loro rapporto, da loro modo di litigare a quello di fare sesso, ogni dettaglio senza definizione del loro bizzarro volersi bene.
Com'è andata a finire lo sa chi ha visto la serie, ma mi va bene così, ho versato qualche lacrima e mi è rimasto il ricordo di una delle storie d'amore giovane più intense e ribelli mai viste.
Amicizia: mai idilliaca, sempre scomposta e a fasi alterne, talvolta anche perduta, ma grande motore della serie. La cosa che mi piace del rapporto fra Hannah, Jessa, Shoshanna e Marnie è la totale mancanza di luoghi comuni edulcorati sull'amicizia, di tutte quelle patetiche invenzioni di perfezione e immutabilità.
No, le vere amiche spesso fanno anche schifo come amiche ed è questo a fare la differenza, a rendere l'amicizia fra donne un sentimento controverso, umorale e oscillante e a fare di Girls un manifesto dell'amicizia come complicato fenomeno in continua evoluzione.
Profondità e cultura: metto insieme questi elementi perché sono inseparabili.
Girls è frutto dell'inventiva di Lena Dunham, una delle donne più brillanti e geniali di questi anni, femminista, mediatica, ispirante oltre ogni dire, colta, impegnata dovunque ci sia una causa a cui dar voce. Questo spessore si sente ad ogni puntata, ad ogni battuta, ad ogni citazione, come fosse una filosofia ben riconoscibile, uno stile di parola e di pensiero che non avevamo mai visto e sentito prima di lei.
Alla fine di ogni puntata delle sei stagioni di Girls ho sempre pensato: "Voglio essere Lena Dunham".
Musica: colonna sonora da appuntarsi su carta, pezzo dopo pezzo, in una continua esplorazione di brani incantevoli. Ho scoperto tanti artisti in questi anni di Girls e ho ricevuto un'educazione musicale inaspettata che mi ha fatto sentire più vicina ai gusti indipendenti della mia amata Lena.
Ogni fine puntata un'emozione sotto forma di canzone. Il pezzo tra i mille che ho amato di più? Probabilmente la cover di Life on Mars di Aurora.
Poi ci sono tante altre cose, anche dettagli o personaggi minori, che mi hanno fatto star bene, mi hanno commossa, mi hanno divertita. Ne è passata di vita in queste sei stagioni ed è stato bellissimo.
Tutto ciò in una serie tv?
Ve l'ho detto che Girls non è solo una serie tv ma un grande moto d'amore (ve ne avevo già parlato in passato qui, qui e qui, poi ho smesso perché avevo già detto tutto. Fino ad oggi).
Grazie Lena, grazie Girls per tutto quello che mi avete dato 💗.
Mi mancano già queste odiose, egoiste ma forti e indipendenti amiche. Ultima stagione piena di momenti perfetti, per farcele salutare nel modo migliore.
RispondiEliminaGià, chiusura dolceamara indimenticabile. Mancheranno anche a me le stronze <3
EliminaSono ancora alla terza stagione, ma non posso che sottoscrivere tutto quello che hai detto! Non ho mai trovato una serie tv altrettanto cinica (ma non in senso necessariamente negativo, ogni vita è fatta di una sana dose di cinismo che deve essere raccontata!) e disincantata. Solo la HBO poteva riuscirci, e soprattutto solo una tosta come Lena Dunham poteva dargli vita.
RispondiEliminaHai ragione, il cinismo deve essere raccontato e Girls lo sa fare con stile e coraggio. Goditi le altre tre stagioni ;)
EliminaAnche se non sono una girl, anche a me Girls ha lasciato parecchio.
RispondiEliminaSe proprio devo fare l'odioso incontentabile come le protagoniste, l'ultimissimo episodio non è che mi abbia convinto del tutto... La chiusura migliore forse sarebbe stata con il penultimo.
Comunque nel complesso l'ultima stagione è stata ottima e le colonne sonore sempre grandiose!
È vero, l'ultimo episodio l'avrei voluto un po' più "ultimo" e solenne. Il penultimo mi ha commosso alla grande invece. Girls sempre nel cuore (anche in quello dei boys ;))
Elimina...non l'ho ancora visto, e mi sento incredibilmente fortunata...
RispondiEliminagià, te lo puoi godere piano piano. Sarà una scoperta tardiva ma notevole ;)
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