I Love Books: 101. Butcher's Crossing


Inizio subito col dire che questo libro parla di bisonti, di caccia ai bisonti.
Orrore e raccapriccio.
Poteva mai piacermi un tipo di contenuto così rude e wild?
Potevo mai sentirmi coinvolta da una storia a metà tra Walden di Thoreau e Into the Wild con una spruzzata di Sergio Leone?

Naturalmente no, nemmeno se a scrivere tale opera è la mano santa, delicata, struggente di John Williams, il Creatore di quella meraviglia minimal che è Stoner.

Sapevo che dandomi a Butcher's Crossing mi sarei trovata in una condizione inevitabile di paragone e che il ricordo felice di Stoner mi avrebbe pungolata, se non disturbata, durante la lettura ridicolizzando le potenzialità del nuovo arrivato.

Però il fatto è che Butcher's Crossing a me non sarebbe piaciuto comunque, nemmeno se non avessi avuto il pregiudizio dell'irripetibilità della perfezione.
L'ho trovato oggettivamente brutto, Stoner o non Stoner alle spalle.

Non ho mai letto nulla di Cormac McCarthy (sento che non mi piacerebbe), ma i suoi romanzi di frontiera io li immagino come Butcher's Crossing; è solo un'idea, può darsi che mi sbagli, ma il tòpos mi sembra più o meno quello.

Certo è che il romanzo di Williams, ambientato nel Kansas del 1870, è carico di cavalli da cavalcare e di buoi da tiro, di viaggi estremi da affrontare alla volta di battute di caccia virilissime, di paesaggi impervi e uomini alle prese con terre selvagge, vita da campeggio estremo, capricci della natura.
La frontiera in tutte le sue declinazioni avventurose.
Quanto di più lontano dalla mia comfort zone letteraria, dalla mia area di preferenza narrativa.
Da questo punto di vista sono una pulzellla delicatissima.

Se almeno ci fosse stato uno spessore, una chiave di lettura in cui immergersi dimenticando il contesto!
Mi ero aggrappata alla tematica del giovane bostoniano che lascia la metropoli alla ricerca di se stesso nel Far West, alla speranza del romanzo di formazione, ma sono rimasta desolata perché tutto ruota attorno alla rocambolesca caccia ai bisonti e si ferma lì. Nient'altro o poco altro.

Le psicologie dei personaggi, del protagonista in particolare, mi sono parse troppo povere e incapaci di far scattare una qualche remota empatia.
Non ci sono introspezioni o dialoghi interiori approfonditi, non c'è poesia dell'esistenza, non ci sono commoventi palingenesi.

Tutto è meticolosamente descrittivo (se volessi adesso potrei partire anch'io per una caccia ai bisonti, so come si fa), ma questo aspetto toglie fluidità e lirismo all'insieme.

In conclusione, Butcher's Crossing è un romanzo ruvido, mascolino, alla Clint Eastwood, che solo raramente mostra la penna docile e umanissima del suo autore, un John Williams irriconoscibile che non era ancora diventato uno scrittore di cose preziose (o meglio, di quella cosa preziosa che è Stoner).

Commenti

  1. sai che non avevo mai sentito questo libro?
    non so però se è proprio il genere che maggiormente mi attrae

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di questo autore ti invito a scoprire invece Stoner, se non l'hai già fatto ;)

      Elimina
  2. Avevo puntato questo libro attratta dalla copertina perchè, se devo essere sincera, non conoscevo l'autore. Peccato non ti sia piaciuto. In compenso recupererò Stoner!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La copertina in effetti è molto bella, come tutte quelle della Fazi d'altronde.
      Recupera assolutamente Stoner, vedrai che bello che è!

      Elimina
  3. Una qualsiasi frase di John Williams non vale una virgola di McCarthy i cui romanzi "di frontiera" lasciano senza fiato per bellezza ed epicità. Sono una cosa completamente diversa, buttati su Cavalli selvaggi, se vuoi invece una fiaba nera umanissima prendi in mano Il buio fuori, se vuoi restare scioccata e segnata a vita invece non c'è niente di meglio di Meridiano di sangue, un capolavoro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. McCarthy purtroppo non mi attira affatto, qualcosa mi dice che non faccia al caso mio. Tra l'altro il mio ragazzo è un suo grande estimatore e a casa abbiamo quasi tutti i suoi libri, ma quando ho saputo che scrive i dialoghi senza virgolette, la parte letterariamente classica di me ha avuto paura ;)

      Elimina
  4. Ecco, ho amato così tanto Stoner che non ho nemmeno avuto il coraggio di prendere in considerazione l'idea di leggere Butcher's Crossing.. ora sono proprio certa che non lo leggerò! :-)

    RispondiElimina
  5. A me Butcher's crossing è piaciuto: sicuramente è un romanzo mascolino, ma non l'ho trovato proprio niente male. Non ho letto Stoner quindi non avevo grandi aspettative ,nè altre opere dello stesso autore con cui fare paragone, ma leggere il romanzo mi ha fatto veramente immaginare come doveva essere la vita di frontiera e anche un po' rivivere i luoghi che ho visitato. Ma d'altronde io sono un'appassionata del genere western, forse sono un po' di parte!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dal punto di vista descrittivo è sicuramente interessante se si ama questo tipo di avventure western. Io odio il genere sia al cinema sia in letteratura quindi il contenuto del libro non poteva appassionarmi. Speravo almeno nello stile, quello sublime che ha Williams in Stoner, ma sono rimasta delusa!
      Stoner leggilo, lo consiglio a tutti ;)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

I Love Books: 104. La macchia umana

I Love Books: 94. Le braci

Il mio parere su Il racconto dei racconti

I Love Books: 100. Padri e figli

Il mio parere su The Impossible

La Donna della Domenica: 4. Natalie Portman