Il mio parere su Suite francese (il film)



Suite francese di Irène Némirovsky è un romanzo descrittivo e melodico, avvolgente e sensoriale, un'orchestrazione perfetta di narrazione e riflessione, di situazioni e di dimensioni.
Un'opera che definirei, in una sola parola, lirica.

Tolta questa superba atmosfera narrativa, rimane un impianto piuttosto consueto, la classica storia d'amore ai tempi di guerra in salsa melodrammatica.
L'occupazione tedesca della Francia, una bella e riservata francese, in attesa del ritorno del marito dal fronte, che si innamora suo malgrado di un ufficiale tedesco.
Quanto di più melenso ed eroticamente controllato ci si possa aspettare.

Suite francese, il film di Saul Dibb, è proprio questo, una vicenda sentimentale old fashioned misurata ed essenziale, dall'andamento facilmente prevedibile.
Il libro senza il suo potere insomma.
Tolto tutto il meraviglioso apparato descrittivo del romanzo, la bellezza di certe espressioni, quelle percezioni intime tipiche della Némirovsky, quelle suggestioni che il cinema spesso non sa e non può rubare alla letteratura, rimane una cosa mediocre.

Non che sia un brutto film, ha anzi una certa classe derivata al 100% dalla delicatezza sensibile di Michelle Williams e da un partner di tutto rispetto (Matthias Schoenaerts che non ho ancora avuto modo di vedere in Un sapore di ruggine e ossa, vergogna!), ma non emana lo stesso calore del romanzo, non ne ha la stessa potenza evocativa.
Mi è sembrato spoglio e povero nella trasmissione degli stati d'animo e degli stati atmosferici.

Devo dire che me l'aspettavo: i romanzi della Némirovsky a mio parere non si possono portare al cinema senza perdere la loro essenza iperletteraria.

A pensarci bene, spesso le sue storie sono prive di originalità nell'intreccio, ruotano sempre intorno alla triade amore-ebraismo-guerra e non mirano a creare stupore.
Il modo di narrare di Iréne, quella è la sua forza, la capacità introspettiva prima e descrittiva poi che fa emanare alle sue opere un'umanità palpitante.

Pulsazione che dal film non arriva.

Di Saul Dibb avevo visto anni fa La duchessa ed ero rimasta basita dal suo essere un film con i parrucconi e i nei finti senza un filo di utilità.
Complice anche una Keira Knightley all'epoca più cagnesca e artificiosa che mai (oggi è in atto da parte mia un inaspettato processo di riabilitazione nei suoi confronti), il film mi era parso imbarazzante e Saul Dibb un regista trascurabile.

Vedendo Suite francese, complice invece una Michelle Williams raffinatissima e malinconica come sempre, ho rivalutato (solo un po') Saul Dibb: ai miei occhi rimane sempre un regista di polpettoni in costume, ma almeno adesso sa scegliere meglio le sue attrici!

Commenti

  1. Non ho letto il romanzo, ma la sensazione che ho avuto è la stessa, che si tratti di un adattamento in cui hanno preso la storia, però manca quel qualcosa in più in grado di renderlo memorabile...
    Peccato, perché si sente che il film poteva dare molto di più, e invece non lascia il segno.

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    1. eh già! Il romanzo se ti capita leggilo, te lo consiglio ;)

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  2. Immaginavo che il film avrebbe perso la magia di questo libro incantevole, anche se non l'ho visto.
    Ti dirò, quando un romanzo ha un intrecci banale ma un'estatica narrazione per me acquista ancora più valore!

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    1. Sono d'accordo! Basta pensare a Stoner: intreccio essenziale, quasi inesistente e narrazione estatica :)

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