Il mio parere su Macbeth
Sono passati esattamente 400 anni dalla morte di Shakespeare e le sue parole non hanno perso nemmeno un po' della loro prodigiosa virtù, quella capacità di descrivere e interpellare l'umana specie tutta e le spinte che da sempre la animano, il delitto e il castigo, la passione e la dannazione, il volere e il soccombere.
Vedere Macbeth di Justin Kurzel proprio il 23 aprile, data della ricorrenza, mi sembrava un buon modo per celebrare nel mio piccolo il Bardo immortale.
Mi sembrava...
Invece ho percepito tutto il tempo un senso di tradimento, di forzatura da opera sottratta alla sua natura e restituita ad un'altra forma che non le si confà.
Un corto circuito tra teatrale e cinematografico scandito da continui cali di tensione (e attenzione, da parte mia), da vuoti cosmici nell'azione.
Dunque...
Le parole sferzanti di Shakespeare, quei monologhi carichi di passione, tenacia e lirismo, quei pensieri espressi a voce alta con solennità tragica che fanno tremare per verità e potenza, quella capacità stupefacente di essere sonda dell'animo umano con tutte le sue brame e le sue paure, le sue glorie e le sue miserie, tutta questa parte così in stretta connessione con il teatro e la poesia è il grande fascino di Macbeth di Justin Kurzel, ciò che lo rende un film di impatto, a tinte forti e fosche.
TUTTAVIA, proprio perché di impianto teatrale e lirico, il film sembra dimenticare la sua natura cinematografica, o sembra ricordarsene solo nell'ambito della fotografia, delle ambientazioni e del sonoro.
Il ritmo però languisce, costretto in un angolo e represso dalla fisiologia drammaturgica dell'opera protagonista.
La conseguenza di ciò è un film da certi punti di vista noioso e pesante, perché si fa carico di un'intensità lirica e di una tecnica attoriale che il cinema non sempre è in grado di reggere.
E questo nonostante le performance intense e raffinatissime di Michael Fassbender e Marion Cotillard.
Macbeth è un film frustrato dal punto di vista cinematografico.
Ha una natura, ma ne segue un'altra.
Se non fosse che i versi di Shakespeare sono balsamo per le mie orecchie e pugnali per il mio cuore in qualsiasi contesto, se non fosse per la meraviglia dell'ascolto di versi decantati con pathos da tragedia greca, questo film tenderei a considerarlo inutile, di piombo.
Lo salvo da questa dimensione globalmente soporifera, solo in virtù della bellezza TOTALE delle parole del Macbeth di Shakespeare, parole che si spandono dentro ad una profondità abissale e che nel film sono usate integralmente.
La storia surreale e atrocemente materiale di Macbeth, Barone di Glamis, poi di Cawdor e infine Re di Scozia, con le profezie che diventano vere, l'incredulità e l'ossessione di saperne di più, la sete di potere e le alterne luci della ragione, fa sempre una certa presa su di me, mi incanta.
[...] e spesso, per indurci alla rovinaLa figura di Lady Macbeth, contraltare risoluto e feroce agli indugi di lui, ai miei occhi è sempre qualcosa di ferino e umanissimo insieme, la seduzione della crudeltà, il desiderio che annienta.
i servi dell'Oscuro dicono la verità,
ci convincono con minuzie innocenti, per
tradirci nel più grave che segue.
[...] Però temo la tua natura:è troppo piena del latte dell'umana dolcezza
per scegliere la via più breve.
[...] Mostrati
come il fiore innocente, ma sii il serpe
lì sotto.
[...] Le mie mani hanno il tuo colore; ma avrei vergognaUn cuore così bianco, a heart so white. Meraviglia eterna.
di avere un cuore così bianco.
Parole di purissima essenza poetica.
Tornando al film, che
Non ho visto la versione di Orson Welles né le altre versioni celebri, ma ho il sospetto che la questione del ritmo tornerebbe a presentarsi, almeno nella mia percezione.
E pertanto ritorno alle parole di Shakespeare, quelle del dramma, quelle che leggerei e ascolterei senza tregua e che, forse, in fondo, non andrebbero filmate.
La vita non è che un'ombra vagante, un povero attore
che avanza tronfio e smania la sua ora
sul palco, e poi non se ne sa più nulla.
E' un racconto fatto da un idiota,
pieno di grida e furia,
che non significa niente.
Ti dirò, non ho recensito il film perchè mi ritengo troppo ignorante in materia per poterlo fare, però... da profano, a me sinceramente non è parso affatto così brutto come (quasi) tutti hanno scritto. Ho apprezzato molto la messinscena magniloquente e sfarzosa, le interpretazioni degli attori (bravissimo Fassbender, un po' sprecata la Cotillard) e la capacità di ricreare un'atmosfera orrorifica il più vicina possibile alla tragicità dell'opera. Sulla fedeltà al testo non sono in grado di giudicare, non avendolo letto, ma a me il risultato finale non è affatto dispiacuto...
RispondiEliminaNon lo definirei brutto, ma noioso.
EliminaQuello che dici su messinscena e attori è verissimo, ma dal mio punto di vista manca completamente il ritmo.
Diciamo che il film funziona proprio quando è la natura cinematografica a prevalere (la battaglia iniziale e l'incendio finale - quest'ultimo un ottimo metodo per adattare al grande schermo una scena che altrimenti sarebbe stata ridicola), ma la parte centrale ha un calo di ritmo impressionante.
RispondiEliminaNel complesso però a me è piaciuto. Anche perché, quando funziona, colpisce direttamente allo stomaco.
Invece in me ha prevalso la noia per il calo di ritmo.
EliminaPer fortuna le parole di Shakespeare elevano l'insieme al di là del ritmo e di ogni questione cinematografica!
Ma veramente? A me è piaciuto.
RispondiEliminaGiro la domanda a te: ma veramente?
Eliminaahahahah.
In una parola, la pesantezza.
Se ripenso a questo film ancora sbadiglio.
RispondiEliminaAnzi, mi addormento proprio! :=)
Non sono l'unica allora! Grazie del supporto Marco, detto da te è ancora più confortante.
EliminaIo invece sono rimasta attaccata allo schermo per tutta la proiezione. Proprio mi è piaciuto!
RispondiEliminaRicordo ancora il tuo appassionato post sul film infatti.
EliminaIo sono rimasta attaccata solo alle parole di Shakespeare, a tratti alle ambientazioni e alla fotografia, ma per il resto la mia attenzione andava e veniva, più spesso andava :/