Il mio parere su Gemma Bovery


Gemma Bovery (di Anne Fontaine, 2014, tratto dal graphic novel omonimo di Posy Simmonds) è un film modellato sulle curve esplosive e burrose di Gemma Arterton, un donnone britannico superdotato dal viso incantevole che fa percepire dolorosamente alla spettatrice tutta la misera mediocrità del proprio corpo e allo spettatore un desiderio rabbioso o avvisaglie di svenimento (almeno così credo).
Una bellezza che trovo insolita perché le sue forme sono esagerate e quasi volgari (frase dettatami or ora dall'invidia), ma il suo viso è di un'eleganza ottocentesca, di una dolcezza triste raffinatissima. Dualismo perfetto per la commistione di inglesità e francesità che caratterizza il film.
In effetti mi ero già accorta di questa peculiarità estetica, di questa avvenenza giunonica e alla Bambi insieme, guardando qualche anno fa Tamara Drewe di Stephen Frears (consigliato!), ma qui mi ha indispettito incantato.

Lo spettacolo è lei, la sua aura è quella di una divinità classica dai poteri magnetici dentro e fuori lo schermo e credo sia in virtù di questo incantesimo fisico e metafisico che il film della Fontaine abbia un appeal gradevolissimo, una capacità di piacere immediatamente, anche solo con uno sguardo superficiale.

Non solo: c'è la Normandia, quella campagna così luminosa e desolata insieme, così chic e dalla potenza pittorica, i suoi stereotipi borghesi di baguette appena sfornate e di cremosi camembert, di topi agresti che girano dentro casa e di rituale esistenza bucolica, di buon vivere e di romantico mal di vivere.

E come se non bastasse c'è il romanzesco, la letteratura, Flaubert e Madame Bovary, tutte cose che rendono felici i letterati disadattati come me e che declinate in chiave francese diventano qualcosa di adorabile, di assolutamente non riproducibile in altre nazioni.

Così un film non particolarmente originale diventa una chicca, un passatempo cinematografico amabilissimo che mescola in maniera irresistibile commedia romantica francese, cultura umanistica, bovarismo e dramma passionale grottesco (il finale ne è un esempio).

Ho riso molto del protagonista maschile Martin Joubert (interpretato dal sempre bravo Fabrice Luchini), un panettiere colto che scambia finzione letteraria e realtà e che fa di tutto per far in modo che le due cose combacino. Mi sono identificata in certi suoi deliri bibliofili e nella sua tendenza a trovare rifugio nel fittizio, a ritrovare spie di letteratura nel reale e a credere fermamente che l'arte imiti la vita.

La vicina di casa appena arrivata da Londra che di nome fa Gemma e di cognome Bovery (il marito si chiama Charles!) e che sembra avere una predisposizione fisica alla noia coniugale e alla passione distruttiva è agli occhi di Joubert una flaubertiana Emma Bovary rediviva.
E in effetti questa bellezza mozzafiato che quando mastica il pane ha una carica erotica sproporzionata, sembra ripercorrere (in chiave tutt'altro che ottocentesca ovviamente) le mosse di Emma Bovary o almeno questo è quello che vede e crede Joubert nella sua sceneggiatura mentale intrisa di voyeurismo e autocompiacimento registico.

Ma Gemma è davvero come Emma? La Bovery farà la stessa fine a base di disperazione e arsenico della Bovary? Joubert sarà un novello Flaubert che (ri)scrive il reale o solo un intellettuale che ha perso il controllo delle sue passioni letterarie e si è ritrovato immerso in una commedia degli equivoci?

Spetta a voi scoprirlo.

Vi dico solo che tra i tanti meravigliosi stereotipi letterari di cui è intessuto con toni semiseri il film c'è anche la lettera, la classica, risolutiva, potente lettera del romanzo ottocentesco.
(E dico a voi donne che c'è un Niels Schneider di una bellezza scultorea ellenistica notevole).

Se amate leggere, e in particolare i grandi classici, godrete molto di questa storia: se avete già letto Madame Bovary (io l'ho letto da adolescente e avrei l'obbligo anagrafico di rileggerlo adesso!) lo vorrete rileggere subito; se non lo avete letto vorrete subito correre ai ripari.
Ma anche se non amate leggere (e vi odio per questo!), troverete tanti altri motivi - geografici, fisici, ritmici, registici - per amare questo film.


Commenti

  1. La Arterton ha le forme esagerate? Giunonica? O___o oddio, in realtà come fisico la trovo anche molto equilibrata, a essere onesti...
    Tornando al film... di certo non brutto, però non mi ha convinto. Mi è sembrato che nel mezzo ci mancasse qualcosa.

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    Risposte
    1. Se non è giunonica la Arterton chi lo è?! E' tanta! C'è anche una scena hot nel film in cui le salta fuori tutto ;)
      A me invece è piaciuto, dall'inizio alla fine :D

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