Il mio parere su Mommy


Xavier Dolan: il genio precoce, l'originale, l'indipendente, il cineasta junior che ti lascia senza parole e ti lucida gli occhi, quello che sceglie un formato 4:3 al posto del 16:9, ingabbiando i suoi personaggi e liberando le emozioni, stringendo il dolore e allargando la speranza.



Il suo Mommy è un capolavoro.

La libertà musicale e iperpop che sottolinea scene di libertà in ralenti di questo film è qualcosa di straordinario, fa perdere il fiato, fa ridere, fa piangere, innesca reazioni a valanga.

Non c'è un attimo di tregua sonora ed emotiva in Mommy, non c'è scena che non comunichi allo spettatore qualcosa di forte, di poetico, di prosaico, mentre le orecchie vengono stimolate da pezzi pop conosciutissimi che, abbinati alle sequenze, si caricano di un carisma strafottente ed emozionante.

C'è un dominio dell'amore in Mommy, in una forma distorta e vulcanica, un flusso ininterrotto di baci enfatici, di dichiarazioni sovraeccitate, di insulti, di colpi che feriscono e di riconciliazioni fanatiche e commoventi. Un fortissimo sentimento madre-figlio e figlio-madre che non avevo mai visto prima al cinema, così totale, così struggente, così maledettamente difficile e dolce.

Steve (Antoine-Olivier Pilon), una sorta di Macaulay Culkin adolescente e franco-canadese (e la citazione da Mamma ho perso l'aereo in effetti c'è!), fattezze e colori da angelo, comportamento da demone o da indemoniato, disturbo di iperattività e deficit di attenzione (adhd), carico di ironia e rabbia, di straripamenti sentimentali ed emotivi, di dolore e di furore. Un ragazzino esilarante nella sua maleducazione, nella sua voglia di correre e ballare, ma anche straziante nella sua incapacità di controllo, in qualsiasi ambito. Una creatura da proteggere, in primo luogo da se stesso.

Diane (Anne Dorval), la mommy un po' milf, sembra uscita da un film di Almodovar, stretta dentro abiti dozzinali, ricoperta di bigiotteria, acconciata in modo posticcio, donna combattiva, donna stanca, donna il cui amore materno è messo alla prova fino all'estremo, fino ai limiti di un odio comunque impossibile, impensabile. Un carro armato di ostinazione e di coraggio.

Kyla (Suzanne Clément), l'elemento delicato che va ad equilibrare lo squilibrio di madre e figlio, godendo del loro vitale ed esagerato modo di stare al mondo e soffrendo delle loro disfunzionalità, dei loro eccessi di scontro e di dolore.
Una figura che colpisce, perché nella sua balbuzie traumatica (ha un dolore dentro di sé), nel suo viso spaventato e timido, si cela una donna in grado di sedare in qualche strano modo il dolore altrui, di frenare il disordine, almeno parte di esso, di consolare in modo diverso dal solito.
Un personaggio fondamentale il suo, che mi ha toccato nel profondo.
Vederla abbandonarsi al riso in quel modo fa bene al cuore, vederla urlare sfidando i suoi blocchi vocali è doloroso.



Un terzetto indimenticabile quello di Mommy, una combriccola di disagiati, in difficoltà relazionale, economica o mentale, di disturbati, ognuno in maniera diversa, che insieme risultano teneri, irriverenti, allegri e dediti in qualche modo alla vita, anche nella sofferenza.

Mommy è un film liberatorio: ha sbloccato qualcosa dentro di me, non so bene cosa, ma è da quando l'ho visto che mi sento attraversata da un flusso di entusiasmo e di speranza.

Effetto miracoloso perché Mommy è un film fondamentalmente drammatico, che dovrebbe incupire perché affondato nel disagio e nelle degenerazioni, perché fa vedere camicie di forza e vene tagliate, perdite di controllo e mali del vivere.

E invece io ho voglia di correre con uno skate o sopra un carrello della spesa e cantare a perdifiato Wonderwall, gridando "l-i-b-e-r-t-à", posseduta dal demone euforizzante e pericoloso dell'adolescenza, mostrando il dito medio ai problemi, alle crisi, alle convenzioni, almeno per un po', almeno finché dura la canzone.





Commenti

  1. Puoi dire tutto quello che vuoi a questo film: che sia ruffiano, fighetto, patinato, presuntuoso come il suo telentuosissimo regista, però... c'è poco da fare, ti inchioda allo schermo dall'inizio alla fine scatenandoti emozioni fortissime. La scena del ragazzino che allarga lo schermo con le mani, sulle note di "Wonderwall", scatena l'applauso all'istante!
    Hai detto bene: è un film liberatorio... l'unica cosa di cui non ci libereremo (per fortuna!) è di Xavier Dolan: talento allo stato puro!

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  2. Di Dolan ho visto solo il primo film e non ho più recuperato gli altri... mea culpa! Son troppo pigro!

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  3. Ne parli così bene che è impossibile resistere... non sono ancora riuscita a vederlo, ma occorre rimediare!

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