I Love Books: 3. Non lasciarmi



Ho appena finito di leggere Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, un libro che mi sono ritrovata fra le mani girovagando in libreria senza intenzione e senza premeditazione e da cui mi sono sentita inspiegabilmente attratta e incuriosita (forse per via dell'immagine di copertina!)
Una volta intrapresa la lettura devo dire che la passione travolgente che avevo presagito non si è materializzata e il rapporto tra me e il romanzo è stato calmo e pacifico, senza slanci e senza odio, senza trasporti emozionali e senza forti voglie di abbandono. Insomma non l'ho mollato e l'ho letto fino alla fine senza fatica ma dentro di me forse volevo un po' liberarmene.
Si tratta di un incrocio strano e straniante tra fantascienza e letteratura, un romanzo distopico e disumano scritto nel modo più umano e "normale" possibile. La storia vede protagonisti tre ragazzini Kathy, Tommy e Ruth, legati da una forte amicizia, che vivono insieme ad altri coetanei in un collegio studentesco (o presunto tale!) chiamato Hailsham immerso nella campagna inglese. Intorno a questo posto aleggia il mistero, ci sono "tutori" che istruiscono i ragazzi ma che sembrano nascondere qualcosa, si parla di ruoli nebulosi come quello di "donatore" e "assistente", ci si riferisce alle attività e alle cose in modo rituale come se tutto facesse parte di un piano, di un programma prestabilito; le cose non quadrano al lettore che vuole sapere cosa si cela dietro, qual è la verità (che qui non posso rilevare perché rovinerei la sorpresa a chi vuole leggerlo!), chi sono realmente questi ragazzi...
La storia è originale e forte, avrebbe potuto destabilizzare e sconvolgere il lettore, ma il modo in cui è scritta, così grammaticalmente didascalico e pulito, così geometrico e rigoroso, toglie umanità e passione alla vicenda, prosciuga ogni possibilità di commozione e crea un distacco difficile da sfondare e oltrepassare.
Anche il nucleo fondamentale della vicenda, la disumana verità che ne sta alla base, sembra trattata en passant, senza sondarne affondo il terreno, senza appagare quel desiderio di particolari, di dettagli, di forti scosse che ha chi legge. E' come se Ishiguro promettesse chissà quali sconvolgenti scenari e rivelazioni ma non riuscisse mai a svilupparli e a portarli sulla scena del libro. Rimangono così solo le intenzioni e le premesse ma ho chiuso il libro all'ultima pagina dicendomi "Tutto qua? Quando arriva lo sconvolgimento? E la commozione? Dov'è la risoluzione di quella suspense che Ishiguro mi aveva promesso fin dalla prima pagina?".
Per concludere, Non lasciarmi si legge bene ma senza troppo trasporto, poteva essere molto più romantico ed estremo. Bella idea ma risultato timido.
Ho scoperto mentre lo leggevo che in primavera uscirà in Italia il film omonimo tratto dal romanzo, con Keira Knightley, Carey Mulligan (che io adoro!) e Andrew Garfield: sono curiosissima di vederlo!


Commenti

  1. Grazie per il consiglio *.* L'ho già visto in libreria ma non ho mai dato un'occhiata intensa :P

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  2. Ciao Margherita, mi sono subito fiondata a leggere il tuo commento sul libro, perché ho proprio intenzione di leggerlo. Cmq mi sento di dirti che se il libro l'hai trovato un po' freddino, il film non lo è affatto!!! Guardalo appena puoi!!! Appena finisco di leggere alcuni libri, di sicuro prenderò questo...ti farò sapere ;))

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  3. A me il film è piaciuto. Non ho letto il romanzo e quindi non posso paragonarlo, ma direi che è stato girato volutamente con toni impersonali e glaciali (del resto, la freddezza era la caratteristica principale anche di 'Quel che resta del giorno', sempre di Ishiguro). Secondo me questo rigore e questa asciuttezza servono a sottintendere l'orrore di questa storia, a sottolineare come i protagonisti vivono la loro non-vita (scusa il gioco di parole) come una terribile normalità: l'aspetto che sconvolge del film, infatti, non è tanto il destino segnato di questi ragazzi, quanto la loro totale mancanza di ribellione a un futuro di morte. Lo accettano con la stessa 'normalità' con cui è girato il film, ed è questo secondo me ciò che 'destabilizza' lo spettatore... questo film parla di un dolore immenso, a mio avviso nient'affatto sottaciuto.

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  4. il film mi ha trasmesso pesantezza, negatività, dolore e senso solitudine estremi...Ma forse proprio perché il libro è altrettanto cupo posso dire che la versione cinematografica ne ha reso perfettamente le sensazioni e che ha il merito di non lasciare indifferenti chi guarda, nel bene o nel male!

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  5. Il film non l'ho visto, ma lo stile di Ishiguro non mi è parso freddo e distaccato... O meglio, in alcuni punti lo era, in altri meno, ma credo che la cosa sia stata voluta profondamente. A me è parso che Ishiguro volesse adottare un punto di vista disumano per gli umani e umano per... viceversa (giusto per non fare spoiler).
    E credo che ci sia riuscito benissimo.
    Ora sto leggendo (e sto facendo fatica a finire...) "Quel che resta del giorno", che invece mi sembra freddo davvero.

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    1. Credo anch'io che sia stata voluta e che lo stile freddo rispecchiasse la tematica fredda e quasi aliena del romanzo, ma anche con questa consapevolezza mi è parso anni luce lontano dalle mie possibilità di emozione e coinvolgimento!
      Quel che resta del giorno lo osservo sempre in libreria indecisa se prenderlo o meno, ma poi penso al grigiore che mi ha trasmesso Non lasciarmi e allo stile elegante ma distaccato di Ishiguro e mi dico che non fa per me o che non è il periodo adatto!

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