Adesso al cinema : La versione di Barney
Qualche post fa avevo parlato del romanzo di Mordecai Richler La versione di Barney (esattamente qui
http://margherita-nulladipreciso.blogspot.com/2010/12/i-love-feltrinelli-1-la-versione-di.html)
e le mie parole non erano particolarmente entusiasmanti e benevole verso questo osannato e amatissimo libro, ma dimostravano perplessità e un pizzico di delusione rispetto alle fantasmagoriche aspettative che mi ero creata.
Ieri, spinta dalla mia solita accesa curiosità verso le trasposizioni cinematografiche di libri e motivata dal fatto che l'attore protagonista fosse quel genio di Paul Giamatti, sono stata a vedere il film al cinema (uscito in Italia il 14 gennaio) o meglio a vedere il romanzo al cinema e devo dire che, a dispetto di tutto, ne sono rimasta piacevolmente colpita.
Come ogni trasposizione, il film prende solo lo scheletro e le ossa più importanti e solide del libro, tralasciando dettagli e lungaggini da letteratura e creando un piccolo compatto nucleo tematico di poco più di due ore; in questo modo viene portata in scena la parte più bella, profonda e interessante del romanzo di Richler, il cuore pulsante e umano (e non solo quello alcolizzato e sregolato!) della storia, quello che avevo letto più avidamente e con maggiore soddisfazione rispetto alle parti in cui parole, pensieri ed ebraismi si rincorrevano senza sosta fino a stancare.
Questo sfoltire, togliere e cambiare (Roma al posto di Parigi!) dona al film il beneficio della sintesi (sintetizzare non sempre vuol dire superficializzare!) e una leggerezza che il libro a tratti perde, un intreccio che fila liscio tra risate, siparietti comici, momenti di commozione, dosandoli con saggezza, senza la sensazione che le cose siano furoi posto e fuori fuoco, disordinate e caotiche come quel fiume in piena che è il libro.
Questo Barney Panofsky del cinema non è sempre alticcio e sfatto (lo è quanto basta!) ma ha anche momenti di adulta lucidità, sa commuoversi (e commuovere) ed è sopra ogni cosa un folle splendido uomo innamorato, animato e guidato sempre da questo sentimento verso la sua Miriam. Un amore che emerge e anima pure il romanzo ma che sotto forma di facce attoriali, occhi lucidi e musiche di sottofondo (magia della pellicola!), diventa più coinvolgente e romantico, meno sgraziato e dannato rispetto a quello del libro, più da cinema appunto!
Fare confronti tra cinema e lettaratura è sempre un'operazione abbastanza sterile, si tratta di due forme d'arte talmente ontologicamente diverse da rendere vana qualsiasi forma di comparazione; in questo caso mi permetto di affiancare romanzo e film e di patteggiare per il secondo e riconosco al cinema la capacità di aver sublimato ed essenzializzato il romanzo fino a farne una piccola straordinaria storia di vita e amore.
Gli innumerevoli estimatori del romanzo di Richler potrebbero insorgere e linciarmi; per loro La versione di Barney è qualcosa di intoccabile e irragiungibile e scommetto che hanno storto il naso di fronte al film di Lewis. Io, che avevo apprezzato ma non perso la testa per il romanzo, trovo che La versione di Barney sia un bel film, un buon film, recitato magistralmente e pennellato in modo rapido ed efficace. Da vedere!
Paul Giamatti (che ha vinto il Golden Globe proprio per il ruolo di Barney!) si conferma un attore bravissimo, espressivo, una faccia impossibile da dimenticare con quegli occhi a palla da furbetto, il suo corpo goffo, tondo e panciuto che si fa simbolo di una categoria di attori bruttini ma eccellenti putroppo poco contemplata nella Hollywood contemporanea.
Lo adoro da sempre e ora più che mai lo metto nella rosa dei miei attori preferiti e lo ringrazio per avermi fatto amare retroattivamente quel Barney che avevo un po' maltrattato e forse capito poco!
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