I Love Books: 4. L'uccello che girava le Viti del mondo


Ieri sera ho finito di leggere L'uccello che girava le Viti del mondo di Murakami Aruki (di cui avevo già parlato in un post a proposito di Norwegian Wood).
Ci ho messo un mese, è stata una bella, lunga, lenta passeggiata di ben 832 pagine a braccetto con l'autore e con la sua più che fervida fantasia, un indugiare su descrizioni, sensazioni, parentesi aperte e chiuse molto dopo, digressioni apparentemente inutili e a volte persino fastidiose, un centellinare le parole, il racconto, attraverso fatti minimi e infinitesimali.
La solita magia di Murakami, la capacità tutta giapponese di rallentare, descrivere, volteggiare pianissimo tra le vicende narrate, di farle progredire a poco a poco, senza improvvise sterzate o colpi di scena, incuriosendo e solleticando delicatamente il lettore.
La vicenda principale, in sintesi, vede protagonista Okada Toru, un trentenne disoccupato di Tokyo a cui ad un tratto e immotivatamente scompaiono il gatto e la moglie Kumiko. La ricerca disperata di questi due affetti porterà il giovane ad imbattersi in incontri strambi e spesso surreali, a fare scoperte inquietanti e a vivere esperienze mai vissute prima che ne metteranno a nudo debolezze e fragilità.
A metà tra realtà e sogno, tra vita quotidiana e dimensioni parallele e oniriche, il libro rapisce fin dalla prima pagina e dosa bene la parte reale con quella surreale; stuzzica la curiosità del lettore che non vede l'ora di capire cosa sia successo, cosa bolle in pentola, cosa si nasconde dietro ognuno dei numerosi strani personaggi.
Le sensazioni che ho provato sono state sempre piacevoli e la lettura è stata appassionata e continua, mai noiosa, tuttavia ad un certo punto, più o meno a metà del percorso, ho iniziato a provare pura impazienza, a fremere sulla sedia, a non resistere più e a sentirmi "torturata" da quella perenne sospensione, da quel non arrivare da nessuna parte, sensazione che non ha trovato appagamento nemmeno nel finale, che non ho capito completamente e che mi ha lasciato un po' perplessa, per non dire a bocca asciutta.
Insomma, un bel libro, avvincente, seducente, originale, in ralenti, consigliato a chi ha tempo e (tanta) voglia di leggere senza spazientirsi e con costanza e devozione, a chi ama le letture-immersione lunghe e minuziose, avvincenti ma frenate rispetto alla risoluzione finale. Si astenga chi vuole tutto e subito e chi va di fretta!

Commenti

  1. prova anche "la fine del mondo e il paese delle meraviglie", davvero originale, mentre invece mi ha deluso parecchio l'arte di correre (ma non è facile scrivere un libro sulla corsa con la stessa origilinalità)

    RispondiElimina
  2. si, infatti La fine del mondo e il paese delle meraviglie voglio leggerlo, già il titolo è molto murakamiano e mi attira un sacco!Vorrei leggere pure Dance, dance, dance e La ragazza dello Sputnik!
    Grazie del valido consiglio Stefano :D

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

I Love Books: 104. La macchia umana

I Love Books: 94. Le braci

Il mio parere su Il racconto dei racconti

I Love Books: 100. Padri e figli

WOODY ALLENamento: 2. Il dittatore dello stato libero di Bananas

Il mio parere su Inside Out