I Love Books: 34. Il gruppo

Questa estate ho letto parecchi libri, ho praticamente solo letto. Leggere un buon libro sotto l'ombrellone, in riva al mare, col cappellino in testa, gli occhiali da sole e una massiccia dose di crema solare in corpo, è per me il perfetto corrispettivo estivo del leggere con una tazza di té caldo in mano, sdraiata sul divano o infagottata dentro al letto, d'inverno. Piaceri semplici della vita che non conoscono stagioni.
Ovviamente, come avete potuto notare dal blog, ho trascurato un po' il cinema e le serie tv di cui adesso sento un'esigenza fisiologica e di cui ho bisogno di fare il pieno.
Presto dedicherò un apposito post alle nuove uscite e alle mie aspettative cinefile autunnal-invernali, ma per adesso torniamo ai libri...
Dopo Pastorale americanaL'età dell'innocenzaCamera con vistaUna donna e Zia Mame, dentro la mia borsa del mare ho messo:


Il gruppo di Mary MacCarthy (che di Cormac MacCarthy ha solo il nome e lo scaffale della libreria in comune!) è un libro che ho scelto a scatola chiusa, leggendo la quarta di copertina e innamorandomi della trama corale tutta al femminile e sottilmente provocatoria. Si tratta infatti di un libro ambientato negli anni '30 e scritto negli anni '60 ma con uno stile, un coraggio e un anticonformismo tematico notevole, che per il pubblico dell'epoca fu scioccante e per chi legge oggi decisamente ammirevole.

Le componenti del "gruppo" sono otto ragazze che hano frequentato il prestigioso Vassar College e che, fresche di laurea, nel 1933, nell'America di Roosevelt e in pieno New Deal, intraprendono strade di vita diverse con esiti più o meno rosei e soddisfazioni personali più o meno autentiche.

Il gruppo mi è piaciuto perché è un romanzo non scontato o ipocrita, perché è ricco di problematiche, di tensioni, di situazioni delicate, di insoddisfazioni e delusioni, è quasi amaro e spietato nella sua finta tranquillità, persino tragico. Sotto la facciata benestante e borghese delle otto ragazze e dell'America dell'epoca, si celano infelicità domestiche, tradimenti, difficoltà relazionali, trasgressioni, contraddizioni da far venir l'ansia.

Mi è piaciuto anche perché affronta tematiche pazzesche per quegli anni, aree della femminilità assolutamente coperte da pudore sociale e silenzio che Mary MacCharty scopre e tira fuori con disinvoltura contemporanea. Nel romanzo si parla di sesso fuori dal matrimonio, di metodi contraccettivi con dovizia di particolari, di tradimenti, di figli partoriti insieme ad ansie e dubbi, di psicoanalisi, di lesbismo, di atti politici e tutto senza l'ombra di disagio e senza alcuna presunzione di trasgressività, in totale naturalezza.

D'altro canto, Il gruppo non mi è piaciuto perché non riesce a farti affezionare a nessuna delle otto ragazze, non riesce a creare empatia; l'autrice intreccia senza un ordine preciso e senza una distribuzione di spazio equa le vite delle otto ragazze e ne parla con distacco, senza la possibilità di farti entrare dentro il personaggio e di viverlo emozionalmente. L'ho trovato freddo e carico di indifferenza in alcuni punti, come se la scrittrice, pur essendo anche lei donna, guardasse ai problemi di queste donne con uno sguardo satirico e in qualche modo crudele, e se questo può essere originale, risulta anche "disumano". Ho avuto anche la sensazione di non aver a che fare con protagoniste in senso stretto, in grado di dominare le pagine e assumere una certa plasticità tangibile, ma con meri escamotages letterari usati per trattare tematiche più ampie, come se il gruppo fosse una sorta di case study per l'autrice.

Nel complesso un bel libro, ben scritto, godibile, marcatamente femminista e rivoluzionario per gli anni '60 e ricco di forza ancora oggi. Una foto di "gruppo" forse un po' disomogenea e freddina ma comunque molto interessante.




Commenti

  1. Uh la McCarthy, tipa tosta! Anni fa lessi "Una giovinezza americana" ma non mi appassionai più di tanto da comprare altri suoi libri per lo stesso motivo di cui parli tu, l'ho trovata un po' fredda e distante.

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  2. eh già, molto tosta e avanti! Peccato per quella freddezza un po' bastarda di cui mi dai conferma anche tu :(

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  3. Una curiosità: ma perché "I love Feltrinelli" se è dell'Einaudi?

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  4. Ciao! In origine avevo intitolato la serie di post in cui parlo delle mie letture "I Love Feltrinelli" e con questa etichetta mi riferivo alla Feltrinelli come luogo fisico e come simbolo di ogni libreria in generale, uno dei miei posti del cuore, in qualunque città essa si trovi, che sia una catena, una piccola realtà a gestione familiare o un sito internet da cui ordinare.
    Poi però mi è sembrato troppo riferito alla casa editrice (e visto che leggo libri di un po' tutte le case editrici un po' insensato) e non mi convinceva più e infatti adesso è "I Love Books", come puoi vedere dal titolo del post. (Nel "Ti potrebbero anche interessare" sono rimasti i vecchi titoli e non riesco ad aggiornarli!).

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