I Love Books: 39. Le relazioni pericolose


Ho deciso di leggere questo libro perchè affascinata dalla sua fama audace e dal suo essere unanimamente considerato il miglior romanzo epistolare della letteratura francese.

E' stato uno di quei casi in cui le aspettative golose che mi ero fatta non hanno avuto nemmeno un attimo di appagante incontro con la realtà della mia lettura, indi per cui il sopraggiungere della delusione.

Quello che avevo in mente era una storia diabolica e perversa, un dispiegarsi di giochi di seduzione altamente cattivi e spregevoli, un'immersione nei subdoli affari di cuore e di letto dell'ipocrita nobiltà francese del tardo Settecento, quel genere di tresche infarcite di crinoline, parrucche, cipria e belletti, di feste da ballo, tè salottieri, carrozze e candelabri notturni, di lettere febbrili e appassionate scritte con la penna e il calamaio.

Tutto questo in effetti c'è nel romanzo e nelle sue intenzioni, ma è lo stile che a mio parere non si sposa con tale scabrosa volontà.

Tutto mi è parso troppo baroccheggiante, patetico e sontuoso, troppo sublimato in elegantissime espressioni che non toccano mai la carnalità e la concretezza nuda e cruda di ciò che avviene.
La potenziale fluidità della vicenda è rallentata da ghirighori verbali, formalità demodè ed un fraseggio ampolloso e stancante che va preso a piccole dosi (infatti ho impiegato più di un mese a finire il libro).
Tutto molto bello e raffinato, per carità, ma poco divertente e mordace per chi legge.

La trama mi era apparsa come una bomba succulenta: la perfida e falsa marchesa di Marteuil, abbandonata dall'amante Gercourt, decide di vendicarsi dell'uomo con l'aiuto del suo caro amico, il visconte di Valmont, libertino spietato, il quale dovrà sedurre proprio la promessa sposa di Gercourt, la giovane e pudica Cécile Volanges. Inizia così un progetto molto cinico e pericoloso che, lettera dopo lettera e mossa dopo mossa, finirà per far perdere il controllo agli stessi giocatori portandoli a conseguenze impreviste.

C'era tanta bella carne settecentesca al fuoco, ma d'altronde dovevo aspettarmi un sapore più delicato e meno vigoroso di quello che pensavo, un erotismo, un tipo di seduzione e di relazioni meno pericolose di quelle promesse dal titolo e da un gentiluomo come De Laclos.

Sono andata tenacemente avanti solo per arrivare ad un punto più forte e sconvolgente che doveva per forza arrivare e che non sembra arrivare mai se non nelle ultime tragiche 20 pagine, dannazione!

Inappagata dal libro mi sono consolata pochi giorni dopo con il film omonimo di Stephen Frears (1988), con protagonisti Glenn Close e John Malkovich (e con Michelle Pfiffer, Uma Thurman e Keanu Reeves), e devo dire che, almeno in questo caso, siamo nel terreno del capolavoro: un film elegantissimo e pericoloso, che, seppur nel nome del decoro settecentesco, ha un appeal maleficamente sexy!







Commenti

  1. IO vidi il film la prima volta quando ero molto piccola (con le dovute censure dei miei, ma negli anni a seguire ho potuto vederlo per esteso), poi ne vidi una rappresentazione teatrale in cui recitava mia sorella nei panni di Cecile ed in fine lessi il libro. Che dire, il libro l'ho trovato esattamente come mi aspettavo: non poteva essere 'spinto' quanto il film visto l'autore, il periodo ed il pubblico a cui era destinato. Certo il film ha una marcia in più, ma c'è da dire che la tensione è sempre difficile da reggere in romanzi epistolari, salvo qualche eccezione (tipo 'Dracula' di Bram Stocker). Il linguaggio è senz'altro baroccheggiante, ma del resto i romanzo di quell'epoca lo sono spesso. La mia più grande delusione di questo genere è stato 'Pamela', che noia mortale!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. eh sì, il romanzo epistolare può perdere di tensione e freschezza rispetto ad un romanzo classico e ti do perfettamente ragione sul fatto che Dracula in questo senso sia una sublime eccezione (io l'ho divorato senza un attimo di noia!). Credo che il linguaggio baroccheggiante mi sia risultato pesante ne Le relazioni pericolose proprio perché usato nella forma epistolare, già di per sè ridondante!
      Pamela non l'ho mai letto, ma ricordo le lezioni di letteratura inglese al liceo col professore che spostava a tutti l'accento durante le interrogazioni :"Pàmela non Pamèla" ahahahah ;)

      Elimina
  2. Ho un bel ricordo del film, e anche il libro è interessante, ma è cosa molto diversa, lontana dalla fama che ha acquisito nel corso del tempo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il film è uno spettacolo ed è vero che, pur essendo molto fedele al libro, risulta poi essere tutt'altra cosa (anche perché quello che nel romanzo conosciamo tramite le lettere nel film diventa azione diretta!)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

I Love Books: 104. La macchia umana

I Love Books: 94. Le braci

Il mio parere su Il racconto dei racconti

I Love Books: 100. Padri e figli

WOODY ALLENamento: 2. Il dittatore dello stato libero di Bananas

Il mio parere su Inside Out