Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2015

Il mio parere su Irrational Man

Immagine
Woody Allen è tornato e quest'anno (a differenza dello scorso anno ) è stato un regalo di Natale deluxe: cinico, beffardo, tragicomico come piace a me. Allen che cita Allen e che ritorna ancora sulle ossessioni-paure-visioni di Allen (e del genere umano tutto) senza per questo tediare lo spettatore alleniano e il non-alleniano. L'adesione costante ad una weltanschauung - mi perdoneranno i critici stanchi e brontoloni - , non vuol dire sterilità creativa, ma tutt'al più bagaglio di ispirazioni solide e cerchi mai chiusi perché è umanamente impossibile chiudere certe circolarità, soprattutto quelle che transitano intorno al binomio vita-morte. Se volete che Allen vi stupisca con qualcosa di nuovissimo e mai detto non volete davvero un film di Allen . L'originale Allen non è originale rispetto a se stesso e alla sua poetica e, per quel che mi riguarda, è un bene enorme. Ma veniamo a noi che il film l'abbiamo amato e non solo per fedeltà cieca e acritica al

Il mio parere su Love & Mercy

Immagine
Quando ascolto i Beach Boys mi si profilano davanti agli occhi distese sfacciate di luce estiva, zone mentali di completa leggiadria, di estati senza fine, di dolce vita, turbinii di colori vitaminici, di finestrini aperti dentro automobili in corsa verso i litorali d'agosto e across the USA . Una serie di fantasie positive e festaiole. L'album Pet Sounds è da sempre una delle mie forme preferite di svago sonoro, la mia unica possibilità di ritrovare il sorriso in una giornata votata al peggio. Un suono di campanellino che distende i nervi e li irradia di sole. I Beach Boys tirano su il morale e invitano a feste californiane sulla spiaggia da generazioni ed è una pena, una prova difficile, rendersi conto seriamente di quanto il loro leader fosse impaurito dal mondo, sofferente e tormentato da squilibri psichici. Sapevo, senza aver mai approfondito, dei problemi di Wilson, ma  Love and Mercy  (di Bill Pohlad , 2014) mi ha mostrato da vicino la verità paradossale di

I Love Books: 110. Chi ti credi di essere?

Immagine
Se c'è una cosa che Alice Munro sa fare con talento inattaccabile è entrare dentro una donna come una sonda, esplorarne l'interno, rapportarlo all'esterno, analizzarne con verità estrema l'esistenza, l'esperienza nel mondo, la condizione pregnante di creatura femminile, l'evoluzione, l'involuzione, la palingenesi, - se c'è - la storia e la collocazione geografica. La sua penna è una lente d'ingrandimento, ma anche un'esaltazione del microscopico. Le esistenze di cui narra sono un insieme completo di grande e piccolo, di determinante e di accessorio; vite qualunque tendenti al triste che nel farsi racconto si caricano di carisma e umanissimo appeal. Leggere una raccolta di racconti di questa autrice è un'esperienza di incontro ravvicinato con la vita in divenire e  Chi ti credi di essere? è la costruzione di questo divenire, ma anche il tirare le somme, è la domanda cruciale alla propria identità e la serie spesso incoerente d

I Love Books: 109. Spegnere le luci e guardare il mondo di tanto in tanto

Immagine
Con Virginia Woolf ho un rapporto anomalo: ne ammiro la capacità creativa e critica, il carisma letterario, l'attivismo, la pienezza drammatica e iconica della sua esistenza, eppure non posso dire di amare le sue opere. Mi sono arenata più volte con La signora Dalloway , annaspando, borbottando, sbadigliando. Ho finito di leggere Orlando , ma senza alcun tipo di piacere e quasi con fastidio psicosomatico. Ho sfiorato e poi evitato tutto il resto della sua produzione come si sfiorano e si evitano Proust  e  Joyce , per paura di ammettere che la noia che si prova è solo insensibilità e miseria intellettuale. Non mi sento predisposta alla narrazione woolfiana e alla sua dilatazione ondivaga e sperimentale, così poco romanzesca, così spesso orientata all'esercizio di stile, ad un'innovazione "antinaturalistica" a tratti dimentica del lettore. Oh no! Non sono una scrittrice di romanzi. Ho sempre voluto chiamare i miei libri in modo diverso. Ipse dixit