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Visualizzazione dei post da 2013

Buon Natale!

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"Natale non sarà Natale senza regali", borbottò Jo, stesa sul tappeto. ...E aggiungo che non sarà Natale nemmeno senza un po' di tepore domestico, un buon albero a luminosità intermittente, una cena e un pranzo notevoli, almeno un libro e una sciarpa ricevuti in dono, una bella giocata a carte, uno sbadiglio da tombola, tanto baccano da parentela numerosa, un pizzico di malinconia da festa già arrivata e consumata, una voglia serale di pigiama, plaid e film scaldacuore. Situazioni vagamente stereotipate, ma tutte indispensabili per la grande, necessaria, benefica illusione del Natale. L'atmosfera, anche solo mentale, è la vera bellezza di questi giorni. Auguri miei cari e a presto!

3° compleanno!

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Oggi NullaDiPreciso compie 3 anni! I blog sono creature, vivono di parole, pensieri, commenti, scambi di idee, trasferimenti di stati d'animo, di passioni, scoperte. Ed è per questa loro natura quasi umana che vanno celebrati e che la loro crescita va ricordata. Anche quest'anno vi offro un pasticcino virtuale e vi ringrazio tutti e 260 per l'aiuto che avete dato nello sviluppo e nella concretezza di questo blog, nato per caso e senza un progetto preciso e diventato ormai un pezzetto del mio cuore. Ps: Mi scuso per la frequenza più bassa di post e per l'apparente stato di semi-abbandono del blog, ma ci sono ancora e tornerò ad esserci di più ;)

Il mio parere su Blue Jasmine

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I soliti peculiari titoli di testa bianco su nero accompagnati dal canonico motivetto jazz hanno avuto un istantaneo effetto rassicurante su di me mentre iniziava Blue Jasmine ; mi sono abbandonata sulla poltrona pronta a godermi un nuovo tête-a-tête con il mio beniamino. Subito però qualcosa è cambiato e tale cambiamento si è mantenuto per tutto il film: la dose di allenismo standard è diminuita drasticamente, la leggerezza si è travestita perfettamente da cupezza, l'ironia è diventata disperazione e il risultato di tutto ciò è un dramma psicologico, un Woody Allen più amaro e cinico e meno Woody Allen -macchietta che mai. Personalmente preferisco l' Allen comico-romantico a quello drammatico, quello autoironico a quello bergmaniano; se su un'isola deserta dovessi portare con me un solo dvd, porterei Io e Annie e non Match Point . Ma lo stile è sempre quello, la raffinatezza, l'armonia di musica, dialoghi e immagini, la capacità critica e priva di retorica,

I Love Books: 61. Ragione e sentimento (più film)

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Dopo aver affrontato l'ermetismo e la poca immediatezza de L'idiota , ho sentito il bisogno psicofisico di un po' di freschezza e di conforto e ho optato per un'opera di Jane Austen . Di questa Signora della Letteratura avevo letto solo Orgoglio e pregiudizio e Emma , ma tanto è bastato a farmi amare il suo garbo nello scrivere e quell'ironia, quella furbizia e quella capacità di sondare l'umanità e le sue mille peculiarità caratteriali con piglio leggiadro e mai appesantito, con toni sfiziosi e acuti. Basta poco per capire che leggere Jane Austen non è una scelta come un'altra, che l' austenismo è uno stato mentale, un modo di sentire e di volersi sentire, di volersi bene e di donarsi delle piacevoli sensazioni; ha a che fare con qualcosa di simile alla felicità domestica, al tepore natalizio, all'ordine e alla serenità del pensiero. E' un tipo di lettura calmante perché bucolica, ma anche eccitante perché mondana e intessuta di stra

I Love Books: 60. L'idiota

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Su questo libro ho dovuto raccogliere un bel po' le idee prima di passare a scrivere le mie impressioni, ho dovuto capire se mi fosse piaciuto o meno, se fosse un'opera bellissima o un'assurdità senza capo né coda. Devo dire che anche adesso non lo so bene; sto avendo una reazione bizzarra verso L'idiota e anche durante la lettura ho percepito ciò che stavo leggendo ora come meraviglioso ora come alieno, non decidendomi mai su quale delle due percezioni fosse quella definitiva. Vi spiego perché, o almeno ci provo. L'idiota è diviso in 4 parti. La prima è chiara, lineare e di ottime promesse romanzesche: viene presentato il protagonista, il principe Myskin , candida figura di bontà e ingenuità che sfocia nell'idiozia, il suo ritorno in Russia dopo un lungo soggiorno terapeutico all'estero, il suo impatto più o meno avventuroso con la nobile società sanpietroburghese.  Ci sono tutti i tasselli per godere di un signor romanzo russo e di qu

Di Breaking Bad e della mancanza di bei film

Ultimamente sono il fantasma della blogger che ero prima, scrivo poco, una media di un post ogni due settimane, il tempo di finire di leggere un libro e di parlarne; di film c'è ben poca traccia e vi spiego perché. Sono sempre stata una di quelle che amano alla follia andare in sala all'uscita dei film; la serata cinema è la mia comfort zone, la mia coperta di Linus da sempre. In passato, specialmente durante gli anni della specialistica a Roma, dovevo frenarmi per non andare al cinema tutte le sere della settimana; la scelta era vasta, entusiasmante, ci voleva un'agendina per calendarizzare ogni nuova uscita e pianificare quando andarla a vedere per evitare la sovrapposizione e la bancarotta. Inghiottivo derrate di buon cinema con un fervore magnifico. L'altro giorno riflettevo su come da un po' di mesi trovare un film decente al cinema sia una rarità, su come ultimamente non ci siano quei film must da aspettare col countdown. Qualche film grazioso di tanto i

I Love Books: 59. Jude l'oscuro

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Jude l'oscuro è un romanzo disperato, tragico e pessimista all'inverosimile. Se lo leggete in periodo di umor nero e latitanza di allegria potrebbe uccidervi l'anima e annientare i residui di serotonina rimasti in circolo nel vostro cervello. E' una delle cose più affette da tetraggine e disperazione che io abbia mai letto, è una minacciosa nuvola nera, una foschia sinistra, un trattato sul nichilismo. Non lascia spazio alla speranza. Eppure, in questo suo essere così struggente ed etimologicamente romantico, è una lettura passionale (sempre in senso etimologico) che scuote, stritola e non lascia indifferenti. Il coinvolgimento può essere di volta in volta fastidio, sollievo, rabbia, pace, guerra, può arrivare su binari a percorrenza lenta o tramite violente accelerazioni, ma è garantito. Di Hardy avevo già letto con grande e pieno trasporto   Tess dei D'Urberville , un romanzo ineluttabile, potente e indimenticabile, epopea di un'eroina tragica che ti

I Love Books: 58. Tom Jones

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Quando penso al romanzo come genere, penso in automatico, e con sfumature mentali dorate, all'Ottocento, all'Inghilterra, alla Francia e alla Russia, all'età vittoriana e al Romanticismo. Quando vado a cercare un libro dell'Ottocento so bene cosa ci troverò dentro, quale tipo di emozione e passione proverò, che tipo di percorso umano e psicologico mi verrà regalato. Mi ci sento a casa dentro le pagine di un romanzo di quell'epoca, una parte del mio cuore di lettrice si è costruito lì. Per una volta ho voluto cambiare comfort zone di lettura e cimentarmi con un classico inglese del Settecento, Tom Jones di Henry Fielding , uno di quei romanzi di cui si parla sempre nei libri di letteratura inglese del liceo, ma che nessuno legge integralmente se non sotto costrizione didattica. Un po' come accade con I Promessi sposi . In effetti il tomo di mille pagine dà, all'avvio della lettura, l'impressione che si sia appena intrapresa un'impresa donch

Serie tv mon amour: 26. Dexter - stagione 8

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E' finita. Dopo 7 lunghi anni, ieri sera ci siamo dati commiato, ci siamo guardati un'ultima volta tramite lo schermo del pc e ci siamo detti addio. Era il 2006, un anno qualunque da universitaria fuori sede, quando insieme al mio allora neo-fidanzato abbiamo iniziato a vedere   Dexter e ad entrare nel vortice strappa-socialità delle serie tv. Dexter è stata un'iniziazione, il rito di passaggio da quelli che negli anni '90 chiamavo telefilm e guardavo distrattamente e senza coscienza critica alla tv, alla serialità vera e propria, quella seria, quella fatta di attese, di appuntamenti fissi, di esaltazioni, empatie, dipendenza. Una storia d'amore insomma. Dexter è stata la prima di una lunga serie di serie, di un susseguirsi di stagioni non climatiche, il pilot di tutti i pilot, ed è anche per questo che ha un valore affettivo per me: Dexter è stata la scoperta di una passione, di un passatempo, di un'alternativa al cinema altrettanto soddisfacente.

Il mio parere su Gravity

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Per un'affetta da sindrome dell'epoca d'oro (cit. Woody Allen) e disadattata del presente e dell'avvenire come me, la science fiction è l'esatto opposto della mia estetica ideale, del mio romantico immaginario retrò, è quanto di meno interessante possa esserci ai miei occhi antichi e nostalgici. Lo stesso vale per il 3D e i suoi ridicoli occhialoni post-moderni. Solo in rari casi riesco a percepire un'anima dentro quegli argentati, metallici e futuristici film di spazio e disumana collocazione spazio-temporale. Mi viene in mente Apollo 13 o il più recente Moon ; per entrambi questi film ho provato qualcosa. Ieri, vedendo Gravity (di Alfonso Cuaròn , 2013), per la prima volta sono riuscita perfino ad emozionarmi di fronte a cose che hanno a che fare con la NASA e l'ingegneria aerospaziale, e per una come me è una sorta di miracolo, di svolta cinefilo-esistenziale. Tutto merito dell'umanesimo, della sensibilità e della delicatezza di questo fil

Il mio parere su The Bling Ring

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E così ho visto The Bling Ring e ho avuto conferma del mio squallido presentimento e cioè che fosse un film da fashion bloggers, da instagramers, da adolescenti social che vanno a vedere film commerciali agli Uci Cinemas, da gente che usa gli hashtag per comunicare; che fosse una pellicola mediatica con sponsor e campagne pubblicitarie di convenienza e poca anima e indipendenza. Che fine ha fatto la tua sublime e straniante indie-tudine Sofia? Le tue atmosfere sospese e la musica sopraffina? Dov'è finita la tua cifra stilistica bon ton, il tuo gusto essenziale e le tue storie travagliate immerse in una malinconia chic e in un dolore delizioso, in una bellezza appagante per gli occhi e significativa per la mente? Le licenze di vanità e le frivolezze non sono mai mancate nei film della Coppola , il tocco glamour ed estetizzante è il suo marchio di fabbrica, ma The Bling Ring è totalmente vano e frivolo, è tamarro, stupido e noioso, un susseguirsi concentrico di siparietti

I Love Books: 57. Oblomov

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Non so se sia il rigore termico, la vodka in circolo nelle vene o un dono genetico particolarmente diffuso da quelle parti nell'800, ma i romanzieri russi hanno una capacità narrativa pazzesca, passionale. Ti immagini prose rigidissime e racconti gelidi, temi la sconfinata mole sovietica di quei tomi e il loro peso grigio piombo, e invece, una volta iniziata la lettura, ti ritrovi di fronte, o meglio dentro, a dei mondi di descrizioni, introspezioni e proiezioni di perfetta succosità romanzesca, di sublime, scorrevole, purissimo racconto. Ti trovi faccia a faccia con l'arte del narrare e ne trai sommo piacere, ne fai strumento di salvezza. Finora mi ero concessa qualche amabile e soddisfacente seduta di Tolstoj e Dostoevskij , ma leggendo Oblomov ho aggiunto Gon č arov alla lista di spacciatori russi di emozioni da lettura. Leggere Oblomov è stato catartico, benefico, una seduta di autoanalisi fatta di continue scosse, empatie e rivelazioni, di richiami personali

Serie tv mon amour: 25. Orange Is the New Black

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Orange Is the New Black è la mia nuova ossessione, la mia galera, il mio colore preferito: ho finito ieri sera la prima stagione raggiungendo picchi di fanatismo massimo, e non vedo già l'ora di tornare tra quelle sbarre, in quella gabbia di matte straordinarie. Aspettare la seconda stagione sarà come scontare una pena. Questa serie (trasmessa in streaming da Netflix e ispirata al libro di memorie di Piper Kerman ) ha il brio vitaminico dell'orange e la cupezza del black, è esuberante, su di giri, maleducata, volgare, ma anche triste, deprimente e asfissiante; è frivola, sboccata, a tratti demenziale, ma fa anche riflettere e commuovere. L'ho adorata perché è estremamente viva e coraggiosa, perché è femminile ma non teme la più rude mascolinità, perché è ambientata in carcere ma è liberatoria, perché è divertente, perché i personaggi sono caratterizzati con esilarante furbizia e le attrici sono tutte delle mattatrici. E' un micromondo dalle mille facce e

I Love Books: 56. 22/11/'63

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Quando, specialmente subito dopo letture impegnative, cerco un tipo di lettura "di riposo" che abbia a che fare più con l'entertainment che con la letteratura vera e propria, mi rivolgo al Re, al maestro dell'arte furbastra di acchiappare il lettore, risucchiarlo e sputarlo via solo a fine libro. King è quasi malefico in questo senso, è una sorta di scaltro stregone, di genio bastardo dell'editoria in grado di ipnotizzare dopo poche pagine; fa quasi rabbia per questo suo innato talento, fa quasi paura. Nei suoi mondi provinciali americani orrorifici, malsani e misteriosi c'è spazio per tutti, dal lettore più commerciale e targetizzato a quello più colto e snob. Non c'è scampo per nessuno. 22/11/'63 è il tipico marchingegno kinghiano di vastissima fantasia e perfetta lavorazione dell'intreccio, di surreale ad altissima credibilità e di reale di facilissima empatia. E' un mondo di ingranaggi di scrittura perfetta, sfacciata, sempre padr

Il mio parere su Il mondo di Arthur Newman

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Durante la visione di Il mondo di Arthur Newman ( Arthur Newman , di Dante Ariola , 2012) mi sono chiesta: "Diamine, ma qualcuno ha letto la sceneggiatura di questo film?", perché la sedicente sceneggiatura in questione è un abbozzo incompleto e indeciso, privo di una direzione precisa, di incipit, climax ed excipit ben tracciati, sembra un appunto scheletrico che andava sviluppato e che non si ancora bene dove sbocchi e perché. Il risultato è che Il mondo di Arthur Newman sembra più un'idea che un'opera compiuta, più una clip del film che il film fatto e finito. Quando ho visto che gli attori protagonisti erano Colin Firth e Emily Blunt , complice anche la lunga estate di nulla filmico, mi sono fiondata al cinema: lui ha un'allure seriosa da uomo di mezza età che non lascia scampo, lei è un'attrice poco utilizzata ma quasi sempre ben utilizzata dal cinema contemporaneo, e la trovo adorabile. Entrambi belli, bravi e britannici, una coppia filmica nuov

I Love Feltrinelli: 55. Middlemarch

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Un mese esatto, per l'esattezza 29 giorni, non uno di più, non uno di meno, è il tempo lungo, lento e laborioso che ho impiegato a leggere e finire Middlemarch . E' stata un'esperienza faticosa, tutt'altro che estiva e riposante, ma che soddisfazione e moto d'orgoglio arrivare fino in fondo, sfidare le lentezze, i punti morti, l'istinto di lasciar perdere l'impresa, vincere contro tali pigre bassezze per poi assaporare il gusto autentico e pregnante del romanzo vittoriano, il più emblematico dei romanzi vittoriani, più di ottocento pagine di inglesità ottocentesca, pane per i miei denti affascinati da tutto ciò che è albionico e dalle penne femminili d'epoca (per chi non lo sapesse, George Eliot è lo pseudonimo di Mary Ann Evans !). Durante la lettura non ne sono stata cosciente, ma finito il libro mi è arrivata addosso fulminea e fortissima la consapevolezza di aver letto un capolavoro, una pietra miliare di grande valore, non solo letterario,

Il mio parere su La grande bellezza

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(Ho visto questo film in penoso ritardo rispetto alla sua uscita, a fine agosto, in un'arena all'aperto fatiscente, di quelle con i sedili in plastica rotti e l'audio disturbato dalla musica notturna della chalet accanto; una location in perfetta armonia con un film come La grande bellezza in cui lo sfracello e lo sfacelo regnano incontrastati.) La miseria umana, la tetraggine esistenziale, la vanitas vanitatum, il patetico dimenarsi alla ricerca di un'evasione anestetica, e poi i rari, perfetti momenti di bellezza in mezzo al vuoto. Questa è la vita e Sorrentino non poteva farne affresco più bello e struggente, più folle e poetico. Quella de La grande bellezza è autentica poesia, una poesia fortemente simbolica e sibillina, a tratti ermetica, con versi ora dolci e soavi, ora sgraziati e barocchi, un tipo di arte per immagini cafona e lirica, volgare e struggente. Roma è il cuore malato e affaticato di questa bizzarra parabola sorrentiniana, è il motore ru

Ci sentiamo presto!

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D'estate sul blog sono sempre una presenza sporadica e sfuggente, il caldo mi toglie vitalità comunicativa e socialità, lo schermo luminoso del pc brucia ogni mio tentativo di scrittura condivisa on line e rende il mio spirito bloggaro debole e privo di spunti. Tutto ciò che voglio e posso fare adesso è esattamente quello che fanno Don e Megan nella foto, ma ancora di più quello che fa la tizia a pancia in giù sullo sfondo: quella sono io e quella posa per me è l'essenza stessa dell'estate, stagione che non amo particolarmente, ma che quando sto stesa a pancia in giù o in sù sulla sabbia a leggere, meglio se al tramonto, ha un lato davvero incantevole. Tutto ciò per dire che chiudo ufficialmente per ferie per qualche settimana, il tempo di fare qualche bagno di sole e acqua marina. Quando tornerò sarò sicuramente pallida come prima, ma pronta a condividere un'altra stagione di film, serie tv e letture con voi. Ci sentiamo presto! Vi abbraccio, Marghe

I Love Books: 54. 1Q84 (libro 1 e 2)

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Io e Murakami Haruki (di cui ho parlato sempre con lo stesso incanto qui , qui, qui, qui e qui ) abbiamo avuto il nostro primo e inaspettato litigio per colpa di 1Q84 ; nulla di troppo violento e irreparabile, ma di certo una notevole delusione per me inguaribile murakamiana. Per la prima volta le stupefacenti doti ipnotiche di Murakami , la sua capacità divina di rendere spontaneamente magico il reale e reale la magia, di fornire evasione surreale in contesti credibilissimi e ovattati, sono venute a mancare e hanno avuto a che fare più con la banalità e la non credibilità che con la solita benefica incredibilità. I difetti principali di 1Q84 mi sono sembrati soprattutto due: la prolissità e lo stile infantile. I romanzi di Murakami non sono quasi mai brevi e rapidi, hanno spesso corpi voluminosi e una rituale lentezza nipponica, eppure non hanno nemmeno una pagina noiosa o pigra, tutto è ammantato di delicatezza e sogno e le pagine, anche le più minuziosamente descrittiv

I Love Books: 53. Giro di vite

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Dopo aver letto quell'opera d'arte di Ritratto di signora , sono andata subito a cercare tra i libri di casa mia un altro classico di Henry James , Giro di vite , che ho letto in età liceale e di cui avevo un ricordo vaghissimo. A posteriori mi sovviene il perché di questa rimozione mentale: non mi era piaciuto e non mi è piaciuto, tanta incoraggiante fama di capolavoro e altrettanta delusione. Innanzitutto non è un vero e proprio romanzo, ma un racconto e io con questa forma di narrazione breve ho un rapporto un po' freddo e diffidente, sono più per le opere-mondo lunghe e vaporose e per i tomi ben nutriti tendenti all'obesità. Ad ogni modo ho (ri)letto Giro di vite senza alcun pregiudizio preferenziale, avevo anzi grandi speranze e pregustavo la riscoperta di un'avvincente ghost story vittoriana che per chissà quale motivo era diventata un fantasma nei miei ricordi. Il motivo adesso lo so. Lo stile di James è sempre elegantissimo e da questo punto di

Il mio parere su Stoker

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Non riesco a trovare le parole adatte per dire quanto questo film non mi sia piaciuto, quanto l'abbia trovato snervante, egocentrico, barocco, quanto la sua sovrabbondanza di stile e artificio registico mi abbia nauseato. Non varrebbe nemmeno la pena parlarne, ma dato che si tratta di Chan-wook Park che con quel capolavoro pulp di vendetta, passione e tragedia greca che è Oldboy mi aveva conquistata, due considerazioni voglio farle. Di base il regista sudcoreano ha una cifra stilistica sontuosa, di quelle che con certi punti di vista e movimenti di macchina ti fulminano e ti influenzano la salivazione, ha la tendenza ad estremizzare la bellezza di ciò che inquadra fino a renderla patinata e patetica. In Oldboy questa esasperata estetizzazione c'era, ma dava al contenuto violento del film un senso di solennità tragica, di nobilissimi pathos e thanatos, rendeva il manga orientale elegante dramma classico e non toglieva nulla all'azione. Nel caso di Stoker , suo p