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Visualizzazione dei post da febbraio, 2011

La Donna della Domenica: 6. Il corpo delle donne

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Diceva Anna Magnani al truccatore che prima del ciak stava per coprirle le rughe: "Lasciamele tutte, non me ne togliere nemmeno una, ci ho messo una vita a farmele!". Così si dice al 12 ° minuto circa de "Il corpo delle donne" (2009) il documentario realizzato da Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi e Cesare Cantù di cui si sta parlando da un po' di giorni,  che indaga sull'attuale condizione della donna in televisione e al cinema, sulla veicolazione di immagini del femminile volgari, distorte, persino mostruose...25 minuti circa, una breve scossa che dovrebbe farci svegliare di colpo e spalancare gli occhi di fronte alla brutale demistificazione del femminile che stiamo vivendo silenziosamente e inesorabilmente. La parte del documentario che mi ha colpito maggiormente è quella che riguarda l'uso del volto da parte delle donne di spettacolo di oggi: non più volti al naturale, biglietti da visita della propria anima e del proprio vissuto, pelle, d

Serie tv mon amour : 3. Mad Men

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Amo immensamente Don Draper ! Attenzione, non John Hamm, l'attore che ne interpreta il ruolo, ma proprio Don, l'immaginario, televisivo, inventato, mai esistito straordinario personaggio di questa stupenda ed epica serie tv. Cos'è Mad Men e cosa provochi in chi lo guarda non lo so esprimere bene a parole, è una di quelle serie che vanno viste e amate o odiate all'istante, che vanno respirate, inglobate, divorate con gli occhi per essere capite. Posso dire quello che ci vedo dentro e che adoro in modo quasi feticistico... Uno studio di pubblicitari in pieno centro a New York, bicchieri tintinnanti di whisky ambrato e ghiaccio a qualsiasi ora del giorno, sigarette fumanti accese e aspirate con voluttà, capelli impomatati ed eleganti completi per gli uomini, chiome vaporose e abitini con fiocchi, pois, bottoni e vezzi di ogni tipo per le donne, curve esagerate o vitini di vespa, labbra e smalto rossi, borsette e guanti bon ton. Eleganza, classe, movenze e gesti affasc

Cigno nero o cigno bianco?

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Non ho ancora capito bene se Il cigno nero (di Darren Aronofsky , 2010) mia sia piaciuto o meno, eppure stanotte ci ho pensato e ripensato a lungo prima di addormentarmi e non riuscivo più a togliermi quella faccia folle di Natalie Portman dalla testa...Fastidio o attrazione??? Oscillo tra l'idea che il film sia un pasticcio dal ripieno farcito di horror-porno-trash-psicotico dal gusto insopportabile e fastidiosamente forte, e l'idea che si tratti invece di una raffinata, struggente operazione di scavo interiore e di introspezione nell'animo e nel corpo femminile e nel dorato e malato ambiente della danza classica. Se mi decido per la prima ipotesi allora il film mi sembra disgustoso, volgare, snervante, e mi associo ai fischi dei giornalisti che l'hanno accolto a Venezia; mi chiedo che senso abbia avuto per Aronofsky far vedere così tanto e ricorerre ad una serie infinita di effetti speciali, incluse unghie continuamente scheggiate e sanguinanti, dita dei piedi mos

Blue Valentine

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Nascita, esplosione, tramonto di una storia d'amore. L'entusiasmo e la folle euforia degli inizi, l'arrivo prepotente delle responsabilità, qualcosa che va a male, qualcosa da salvare, poco coraggio di farlo, sentire l'attrazione della parola "fine" e della chiusura di qualcosa che ha fatto il suo tempo e che non brilla più. Triste eppure normalissimo, l'amore è anche questo, col passare dei mesi e degli anni può diventare fortezza indistruttibile in cui rifugiarsi, splendida forma di dipendenza di cui non si può fare a meno, o pesante macigno da appendersi al collo e da trascinare stanchi e arrabbiati. Dean e Cindy si sono amati all'improvviso e tanto (i loro ricordi in flash-back e in 16 mm ne sono splendida prova!), si sono sposati e hanno messo su famiglia, ma adesso c'è qualcosa che non va, un dolore inespresso, un silenzioso e abitudinario disamoramento che sta diventando atroce da sopportare. La rabbia cresce, la fine si avvicina da far pa

We Want Sex: un film da vedere ORA!

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Ieri, sulla scia della splendida giornata femminile e femminista d'altri tempi che ci ha viste protagoniste ( http://margherita-nulladipreciso.blogspot.com/2011/02/se-non-ora-quando.html ), subito dopo la manifestazione sono andata a vedere in un piccolo cinema piacevolmente antiquato, di quelli che odorano di polvere e di velluto, che danno i film semisconosciuti o in ritardo di parecchi mesi, un film bellissimo, che non dimenticherò facilmente: We Want Sex (di Nigel Cole, 2010), un inno all'intelligenza e alla storia delle donne fatta dalle donne. La vicenda, verissima, è quella delle operaie della fabbrica Ford di Dagenham, nell'Essex, in Inghilterra, che nel 1968 scioperano per ottenere la parità retributiva rispetto ai colleghi uomini. Incitate e animate dalla combattiva Rita O'Grady, queste coraggiose e autoironiche donne, addette alla cucitura dei sedili delle automobili, scendono in strada a protestare e a chiedere una riqualificazione del loro lavoro e condi

"Se non ora quando?"

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A questa cosa tengo troppo, credo davvero tanto in questa manifestazione, e mi prendo un po' di spazio in questo blog per dire (in modalità urlo) due cose en passant . Basta a questo paese ridotto ad un porcile, a squallido harem da film di serie b. Basta all'Italia che non è un paese per donne. Basta all'Italia che è un paese solo per donne di bassa dignità e di facili costumi che offendono tutte le libertà che ci siamo conquistate col tempo e con le lotte. Basta ai capi di governo vecchi, rifatti, papponi e puttanieri che oltreggiano il paese e chi ci abita. Basta allo schifo che ogni giorno si legge sul giornale e che fa venire la nausea a chi ha ancora un po' di buon gusto. Basta ad una società maschilista e pervertita ad immagine e somiglianza di chi la governa. Basta ad una situazione politica ridicola come un circo, infima come un bordello. Basta a... (continuate voi, che di cose da stoppare ce ne sono fin troppe, purtroppo.) Noi, donne, che vogliamo re

Belli e indipendenti: The Kids Are All Right e American Life

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Ultimamente parlo solo di film. In realtà ne parlo sempre, anche al di fuori di questo blog, è il mio campo di sfogo e la mia più grande passione. Durante l'inverno ne vedo almeno uno a sera e qualcuno di questi mi piace così tanto che mi scatta subito un entusiastico istinto di condivisione universale. Un po' di sere fa per esempio ho visto The Kids Are All Right ( I ragazzi stanno bene in Italia) e ho vissuto un'ora e mezza davvero piacevole e leggera in compagnia della coppia lesbica più riuscita e credibile della storia del cinema, quella composta da Julianne Moore e da Annette Bening , due signore attrici brave da non credere, due colonne portanti del buon cinema contemporaneo. Vederle insieme baciarsi, amoreggiare e giocare sotto le coperte, litigare e piangere lacrime d'amore disperato o d'amore tradito, mi ha resa una spettatrice felice. Quando mai si può godere di due attrici così brave e iconiche, così visivamente potenti e protagoniste, insieme all'

Il mio pensiero su Il discorso del re

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L'attesa curiosa e pompata dal passaparola mediatico finalmente è finita: ho visto al cinema Il discorso del re e devo spendere assolutamente due parole a tal proposito. Il film è davvero bello, nulla da ridire, emoziona, incoraggia e infervora lo spettatore, gli apre una finestra storica sconosciutissima e una vicenda umana che ha del leggendario. Un film epico, solenne ma anche profondamente umano e intriso di fragilità. Io però non sono riuscita a viverlo come film, cioè un'opera cinematografica compatta e completa, dotata di anima e cuore, ma più come palcoscenico teatrale di prove attoriali sbalorditive. Mi spiego meglio: quello che mi è rimasto dopo averlo visto non è il film in sè bensì Colin Firth che balbetta, urla, sforza le vene del collo, piange come un bambino, facendo tutto ciò con una maestria davvero da premio Oscar, e Geoffrey Rush che provoca, sprona, salta e si dimena di fronte al suo regale paziente con un istrionismo spettacolare. Ciò che mi è rimasto

L'incantesimo di Ikea

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photo © 2008 Ian Muttoo | more info (via: Wylio ) Pochi giorni fa leggevo sul giornale un curioso articolo (eccolo: http://www.repubblica.it/scienze/2011/01/24/news/labirinto_ikea-11593733/?ref=HRV-7 ) riguardo all'Ikea e alla recente scoperta, da parte di alcuni ricercatori dell'University College di Londra, del fatto che questo colosso svedese diffuso in tutto il mondo sia studiato nei minimi dettagli e organizzato in modo tale da indurre l'ignaro visitatore all'acquisto anche non previsto di qualcosa! Come per effetto di un incantensimo il cliente che si aggira per i meandri di Ikea, tra la sua labirintica planimetria, i suoi angoli accoglienti e comodi, i suoi arredi stilosi e perfetti, pare non possa fare a meno di comprare qualcosa e di portarsi a casa qualche ricordo extra senza averlo calcolato. Troppe cose belle e accattivanti per non provarle, troppi arredamenti e complementi d'arredo invitanti e piacevoli da osservare e sognare per non portarseli