Ci sono chiese dalla facciata essenziale, campestre, dimessa; ce ne sono altre dall'aspetto più cittadino ed elegante, e poi ci sono cattedrali di imponenza fastosa e struggente, da manuale di Storia dell'arte, che quasi atterriscono chi le guarda. Ecco, Notre-Dame de Paris di Victor Hugo è quest'ultimo tipo di meraviglia, una cattedrale immensa, un libro-mondo a più livelli, a più stili, ricco, sovrabbondante, maestoso, studiato nei dettagli e da prospettive diverse, lavorato, cesellato, sublimato fino a renderlo qualcosa di sacro, di solenne. Notre-Dame de Paris è il Romanzo in tutta la sua possente, magnifica, nobile espressione; pura delizia per il lettore, un tipo di piacere letterario squisito, appagante, corposo. Non una lettura qualunque, ma un'avventura parigina vibrante, passionale, fervidissima. Devo ammettere che l'inizio della relazione (perché tale per intensità e trasporto è stata!) fra me e il libro non è stato fra i migliori: Hugo ama
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