I Love Books: 97. I cani e i lupi


La scrittura di Irène Némirovsky è ovattata, delicata, emana un calore confortante e nonostante il clima di tensione bellica e di ferita storica in cui è immersa rimane sempre fortemente ancorata all'umano. Il suo modo di narrare le vicende esistenziali degli ebrei dell'est è pregno di romanticismo, scevro di ogni appesantimento politico, genuinamente romanzesco.

Me n'ero già accorta leggendo Suite francese: Némirovsky sa narrare l'umanità e i suoi molteplici sentimenti con maestria russa e francese insieme, con capacità di scavo psicologico e con un elegante fluire della prosa.

Ne I cani e i lupi c'è la grazia, la sensibilità, tuttavia manca la componente psicologica: tutto resta troppo in superficie, tutto ha fretta di finire, le scelte e le azioni dei protagonisti sono inverosimilmente fulminee, persino artificiose agli occhi di chi legge.

I cani e i lupi è la storia di due modi diversi di essere ebrei, uno privilegiato e plutocrate, l'altro svantaggiato e misero, inerme di fronte alla violenza dei pogrom e sognante nei confronti di quell'altro polo così vicino eppure così lontano.

E se nascesse l'amore fra due esponenti di questi mondi antitetici e paralleli, fra "cani" e "lupi"?
Uno di quegli amori impossibili e indomiti coltivati o repressi invano nel cuore fin dall'infanzia?

Ada e Harry, sono cugini e conducono vite diverse e distanti, eppure tra di loro c'è un'ineluttabilità sentimentale che ha a che fare con il destino, con forze ataviche, genetiche e prepotenti.
Le loro inconciliabili sistemazioni sociali non bastano a fermare l'inesorabile processo di scardinamento e rottura, le conseguenze di un amore che è un ossimoro.

"Perché, per gli ebrei, amare è sinonimo di tremare, quando amano?"

Sarebbe una dinamica grandiosa, se solo tutto non procedesse a velocità egoiste inglobando parti di trama in buchi neri narrativi.

Se solo le psicologie dei personaggi e le loro motivazioni fossero state sviluppate meglio, con più calma, in più pagine, I cani e i lupi sarebbe stato un romanzo sontuoso, una storia d'amore totale. Invece è un breve romanzo minore, gradevole, ma poco incisivo.

Dopo la parziale delusione di Due (in cui il tema del matrimonio ammazza-amore mi aveva angosciata), anche con I cani e i lupi mi sono sentita coinvolta ma tiepida, intrigata ma inappagata.

La commozione felice che mi aveva dato Suite francese, la percezione vivida del capolavoro non si è più ripetuta (e qualcosa mi dice che non potrà ripetersi), ma la scrittura di Irène Némirovsky continua a interessarmi e mi sentirete ancora parlare di lei (infatti ho comprato la raccolta di TUTTE le sue opere in eBook)...


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