I Love Books: 67. Washington Square


Henry James mi ha fatto innamorare di sé con Ritratto di signora e da allora è nata un'affinità elettiva.
La scoperta delle sue opere sta diventando per me una sorta di esame monografico universitario.

L'idillio mentale che ho creato sul suo conto ha avuto conferma con Il carteggio Aspern e altri racconti italiani, lettura magnifica, ma si è indebolito con Washington Square: un errore, un passo falsissimo di Henry, un romanzo che mi ha stupita per la sua totalità inutilità.

È stata una di quelle letture bidimensionali e completamente incapaci di comunicare, emozionare e incidere sulla propria giornata. Lo leggevo e mi scivolava via, nel nulla, senza lasciarmi alcun residuo piacevole da tenere a mente.

Washington Square è la storia di un figlia e di un padre, di Catherine Sloper, ricchissima erediteria bruttina e poco indipendente e del severissimo e colto padre medico, Austin Sloper, che ostacola il matrimonio di lei con un bellimbusto squattrinato e dalle intenzioni vagamente sospette.
Di fronte alle avances di un uomo così avvenente, la zitella imbranata è disposta a mettere in discussione l'inattaccabile patriarcato familiare. Ma con un padre così non sarà affatto facile.

Catherine è molto vittoriana, il padre fin troppo americano; lei è ingenua e priva di ambizioni moderne, lui ha quella necessità di intraprendenza che è da sempre tipicamente newyorkese. Il loro è un rapporto squilibrato a favore della mentalità paterna e della sua visione poco sentimentale delle cose.

Una materia romanzesca simile avrebbe potuto dare spazio a cose come passione, scontri epici padre-figlia e padre-pretendente, trasporti del cuore.
Ma nulla di tutto ciò interviene a dare corpo alla piattezza della mera pagina.
Certo, James è elegantemente contenuto e ha uno stile più descrittivo che attivo, crea suggestioni nella lentezza e non avventure nella velocità.
Però qui è proprio spento, annoiato (e noioso), elementare.
La sua ars scribendi, di solito di tipo orafo, qui è mera bigiotteria, anonima e senza bellezza.

Nemmeno il classico jamesiano viaggio in Europa, che qui è il tentativo paterno di elevare le attitudini socio-culturali della figlia, ha il solito magnifico approfondimento: non c'è il consueto incanto geografico, non c'è quella straordinaria capacità evocativa da descrittore di paesaggi esteriori e interiori.

Se penso a Isabel Archer di Ritratto di signora, mi riesce difficile pensare che quello di Washington Square sia lo stesso autore; avrei pensato più ad un pennivendolo mai emerso nel modo editoriale, ad un principiante da non incoraggiare

Sono rimasta delusa, ma credo proprio che non desisterò. Suggerimenti pro e anti-James di ogni tipo sono ben accetti!

Commenti

  1. Ci credi che mi hai fatto venire i brividi? Dio come scrivi tu, altro che Henry James :-)

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