Il mio parere su Magic in the Moonlight
C'è un meccanismo nei migliori film di Woody Allen, una serie di ingranaggi che si incastrano armonicamente, al momento giusto, con un funzionamento giustissimo, impeccabile.
La musica sposa la fotografia, la sceneggiatura sposa lo stile, il racconto sposa le atmosfere. Il risultato è quasi sempre un gioiello, un mix riconoscibilissimo di romanticismo europeo e di psicoanalisi newyorkese, di riflessione e di intrattenimento.
La circolarità dei suoi film è di solito perfetta, merito soprattutto di una scrittura brillante e sferzante, sofisticata e democratica al tempo stesso, tragica e comica, colta e cinefila.
Se dovessi dare una forma geometrica a Magic in the Moonlight, mi verrebbe in mente una qualche figura sghemba, asimmetrica e tracciata di fretta.
Quello che manca totalmente a Magic in the Moonlight è il meccanismo di cui sopra: la sceneggiatura è imprecisa, elementare, a tratti imbarazzante e lo sfacelo viene da sé.
Inutile dire che la piacevolezza alleniana è godibile anche negli errori e nelle défaillance, perché le musiche sono zucchero per le orecchie, le atmosfere balsamiche per l'animo e la leggerezza generale sempre benefica, ma quando, come in questo caso, il film è debole, tutto rimane ad un livello superficiale e meramente estetico e si rimane delusi.
In questo film tutto è grazioso e orientato al bello, ma si sente troppo l'assenza di mordente, di quel sarcasmo filosofico-esistenzialista tipico della weltanschauung alleniana, di quella sagacia, di quell'arguzia inimitabile.
C'è una povertà allarmante di buone battute e di situazioni accattivanti, c'è poca personalità nei personaggi, come fossero solo bozze di quella che con un po' più di lavoro doveva essere la loro completezza e complessità.
La Costa Azzurra con i suoi colori patinati, le feste anni '30 al ritmo di jazz, la bella vita, il chiaro di luna e tutto il resto di questa graziosa confezione non bastano a fare il film e a dargli carattere.
Colin Firth/Stanley Crawford, con la sua misantropia depressiva e l'incredulità onnicomprensiva e iperrazionalista è una versione fotocopia inglese venuta male della persona-mente di Woody Allen, quasi una caricatura forzata e fisicamente poco credibile. Mi è parso una citazione sbiadita di alcuni dei più grandi personaggi alleniani e a tratti un patetico wannabe.
Emma Stone in versione anni '30 è adorabilmente vintage e i suoi occhi sono enormi e piacevoli come il panorama circostante, ma mi è sembrata troppo fragile e fiacca, incapace di fornire una performance, anche solo una, carica di energia e di incisività.
Le manca quella carica iconica tipica delle attrici-muse di Woody Allen e la sua Sophie Baker è destinata a perdersi tra le creature mal riuscite della filmografia alleniana.
Le tematiche tanto care ad Allen ci sono, i suoi tipici binomi universali in continuo contrasto continuano a scontrarsi, ma stavolta lo fanno in maniera fiacca, senza quella profondità di natura letteraria, filosofica e psicoanalitica che caratterizza l'Allen dorato.
La ragione e l'illusione, l'ottimismo e il pessimismo, la misantropia e la filantropia, la tragedia e la commedia, la divinazione e l'incredulità: questi dualismi dalla portata vastissima in questo film vengono ridotti a sparute considerazioni e ad una serie di stanchi spunti mutuati da vecchie e ben più brillanti idee alleniane (La maledizione dello scorpione di giada, Scoop, Midnight in Paris, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni).
L'amore come straordinaria forma di magia e la resistenza razionale ad esso doveva essere il binomio forte di Magic in the Moonlight, ma qualcosa è andato storto.
Il film nella sua totalità (salvo fugaci attimi di grazia) è sfaldato e sfibrato come pochi altri film di Allen.
Sono un'alleniana patologica, considero Allen una delle figure di riferimento cardine della mia esistenza, però la mia idolatria si modera di fronte a un film del genere e la parte romantica del mio fanatismo cede il posto alla ragione.
No, Woody, non ci siamo proprio. Volevi ingannarmi con la magia di cose retrò belle da vedere, ma ti ho smascherato!
a me invece è piaciuto.
RispondiEliminama il mio punto di vista è da non alleniano :)
Infatti credo che l'unico modo per apprezzare questo film è il non essere alleniani 😊
EliminaAnche a me è piaciuto, anche se, lo devo ammettere, per me l'ultimo film di Allen che veramente merita è Midnight in Paris.
RispondiEliminaHai visto Blue Jasmine? Secondo me merita pure quello, anche se Midnight in Paris é davvero una perla 😊
EliminaDa alleniano, concordo assolutamente con gli ultimi due paragrafi :)
RispondiEliminaTra alleniani ci si intende 😉
EliminaA me non è dispiaciuto affatto. I migliori film di Allen sono lontani, ma l'ho trovato un film grazioso come graziosa è Emma Stone. Poi io per Colin Firth sono di parte e lui è il misantropo più affascinante che abbia mai visto al cinema. :-)
RispondiEliminaForse mi aspetto ancora grandi capolavori da Woody...Sarà, ma a me il film mi é saputo di poco e niente. E Colin Firth l'ho amato tantissimo in A Single Man ma per il resto non è un mio idolo (non capisco se è un attore comico o drammatico, leggero o impegnato!) 😊
EliminaInfatti mi interesserebbe molto un tuo confronto alleniano tra questo suo ultimo film e Midnight in Paris...
RispondiEliminaCredo siano semplicemente imparagonabili :) Magic in the Moonlight verrebbe massacrato senza pietà nel confronto ;)
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