I Love Books: 130. Una storia comune


Una storia comune, proprio così. L'esatto opposto di una vicenda insolita.
Una storia in cui è facile rispecchiarsi, vecchia come il mondo, necessaria come l'esperienza, dedicata a tutti, specialmente a chi ha mai sperimentato il dubbio sul posto in cui vivere, sul senso complessivo dell'amore e su come affrontare gli smacchi (specialmente sentimentali) della vita cercando di tenere a bada le emozioni e gli idealismi.

Ma anche a chi conosce bene l'eterno ring tra senso pratico e pratica dei sensi, tra pragmatica spigliatezza e dedizione all'astratto, tra concretezza e inconsistenza poetizzante.

Per quale dei due sia meglio propendere non mi è ancora molto chiaro, è una lotta senza tempo, ma è chiaro che Una storia comune è un gran bel romanzo concreto e poetico allo stesso tempo, un insieme adorabile di ironia e serietà, di scaltrezza e di romanticismo.

Volendo schematizzare direi che è una sorta di favola del topolino di campagna e del topolino di città in chiave russa, del paesello natio e di San Pietroburgo, del giovane ingenuo intriso di sogni e dello zio temprato dalla vita metropolitana, del come il passaggio dal micro al macro ti cambi e di come soccombi se non ti adatti al cambiamento, se non divieni estremamente pratico ed estremamente poco romantico.
«"Lo zio non è un demonio e neppure un angelo"», riprese a dettare. «"È un uomo come tutti, soltanto è molto diverso da me e da te. Pensa e sente in modo più pratico: dice che, dato che viviamo sulla terra, non c'è alcun bisogno di volare dalla terra al cielo, dove per adesso nessuno ci cerca, e che ci si deve invece occupare delle faccende umane, che ci riguardano più da vicino. Per questo sprofonda negli affari terreni, e attraverso di esse nella vita, vedendola quale è e non quale vorremmo che fosse. [...] »
Piotr Ivanič smonta pezzo dopo pezzo il castello in aria di ideali nobili, inclinazioni arcadiche e infruttuose aspirazioni letterarie del nipote Aleksandr Aduev. Non fa altro in tutto il romanzo.
Il suo è un personaggio indimenticabile, esilarante nel suo cinismo funzionale, nella sua saggezza empirica e nella sua totale mancanza di delicatezza verso il candido nipote.
La sua è una filosofia di vita interessante, prosaica da far male, da far ridere, ma sicuramente vincente.
Fa' quel che fanno gli altri e la sorte ti favorirà. È ridicolo immaginare d'essere una creatura eletta, speciale, quando in fondo non si è diversi dagli altri...
Fossi almeno un po' come Piotr, i miei problemi di adattamento alla vita cesserebbero in un istante...E invece sono esattamente come Aleksandr, me tapina, e quello che voglio fortemente, specialmente dopo questa lettura, è diventare Piotr, sposare il concreto e non separarmene più.

Anni fa ho avuto una folgorazione per Gončarov leggendo Oblomov, senza dubbio uno dei mie romanzi preferiti di sempre, il manifesto degli inetti a vivere, dell'importanza e della gravità definitiva dell'essere indolenti. Quel libro fu un'illuminazione e un monito, uno specchio e una caricatura.

Ora, Una storia comune non è agli stessi livelli aurei di Oblomov, non lo è nelle intenzioni, ma siamo comunque in presenza di un'opera molto degna della sua statura romanzesca russa, da leggere sentendosi più vicini alla verve di Gogol' che alla solennità di Dostoevskij o Tolstoj.

Proprio Tolstoj dice "una delizia, leggetelo tutti" e se non vi fidate di me, che idealizzo troppo come il nipote utopista e a tratti fesso di questo storia, fidatevi almeno di lui!

Commenti

  1. L'ho comprato - come Confusione - con gli sconti di settembre, ma ancora non l'ho letto. Sono però felice di leggere un'opinione così positiva, mi mette voglia di leggerlo subito:) Fra l'altro, ora sono anche molto curiosa di leggere Oblomov:)

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    1. Hai fatto due ottimi acquisti e se vuoi aggiungerci anche Oblomov non sbagli ;)
      (Ciao, benvenuta!)

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  2. É da troppo tempo che non leggo un autore russo: prima dell'estate avevo iniziato a leggerne uno al mese, poi ho smesso e mi mancano! Lo metto subito in wishlist!

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    1. Con i russi non si sbaglia mai :D
      Benvenuta sul mio blog!

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  3. Margherita, mi segno sia questo che Oblomov. I russi non sono mai abbastanza!

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