I Love Books: 106. Funny Girl



Ho poco da dire su questo romanzo.

Funny Girl, sottotitolo immaginario da me aggiunto: Unfunny novel.

Non ho mai considerato Nick Hornby uno scrittore fondamentale, ma non posso negare di aver trovato in lui, specie a fine anni '90-primi anni 2000, un grande intrattenitore, un leggerissimo donatore di inviti all'autoironia, il re di quello scanzonato brit-pop narrativo di cui hai bisogno quando hai bisogno di cose facili, di un cazzone inglese che ti faccia ridere con stile.
L'entusiasmo per Alta fedeltà è stato tale da generare la mia dichiarazione di alta fedeltà all'autore britannico; è vero che ero un'adolescente con una tendenza facile alla mitologia, ma il Nick Hornby di Alta fedeltà (e anche quello di About a Boy in effetti) fu un idolo salvifico, di una brillantezza mai sbiadita.

Ecco, non per fare la solita nostalgica con la manfrina senile del "prima era tutto migliore", ma il Nick Hornby del 2014 fa ca**re e Funny Girl è una robetta sciocca e - non pensavo di dover mai usare questo aggettivo per uno come Hornby - noiosa.

Volevo deliberatamente leggerezza (avevo appena finito un imponente Roth), sapevo che sarebbe stata un'opera leggera, ma non ero pronta ad un'opera così vuota.

Questo romanzo, a mio avviso, non doveva essere tradotto in Italia: ha un background così british e autoreferenziale (o meglio, angloreferenziale) che il lettore italiano, o di qualsiasi altra nazionalità, ha una possibilità di ingresso alla trama troppo debole, troppo parziale.
Un pezzo di storia locale, di Storia della televisione britannica per l'esattezza, con tanto di immagini di repertorio, la storia della genesi e delle alterne fortune di una sitcom dal titolo Barbara (e Jim): è più o meno questo Funny Girl.

Se un lettore inglese leggesse un libro sulla storia degli sceneggiati Rai anni '60 potrebbe mai fregargliene qualcosa?
Non vedo perché gli albori dell'intrattenimento comico in BBC dovrebbero appassionarmi.

A pensarci bene avrebbero anche potuto appassionarmi, ma solo se a muoversi sullo sfondo di questa cronistoria dal sapore vintage, ci fossero stati personaggi a tutto tondo, divertenti nella pagina come nella sitcom in cui recitano.
Invece i personaggi di Funny Girl sono solo sagome, rispondono a dei tipi preconfezionati e non hanno avuto alcun impatto tridimensionale su di me.

La protagonista Barbara, in arte Sophie Straw, la funny girl del titolo, che parte dalla provincia e va alla conquista del piccolo schermo britannico, diventando una starlette e poi una star, mi è stata antipatica fin dalle prima pagine, un concentrato di tutti i difetti canonici delle miss che non vogliono essere miss, delle attrici televisive e delle donne frivole, con rari, rarissimi sprazzi di spessore letterario più intimo.

E poi c'è il chiassoso team che lavora con lei, gli autori Bill e Tony, il produttore Dennis, il primo attore Clive, macchiette poco carismatiche di un teatrino superficialissimo.

Non basta la brillantezza spontanea della Swinging London, le atmosfere retrò al sapor di Beatles, la vitalità di quegli anni dorati, le cose curiose che succedono dietro le quinte della più grande emittente radiotelevisiva del Regno Unito, a fare di Funny Girl un romanzo brillante e divertente. Ahimè, stavolta proprio no.

Funny girl ha la stessa profondità di un copione, è un'arena movimentata di botta e risposta e di dialoghi perenni e non si concede mai una pausa di riflessione o di sviluppo psicologico, quello che un romanzo dovrebbe fare, almeno ai minimi sindacali.

Perfetto per (ri)diventare film o addirittura proprio serie tv, in un gioco di rimandi che comunque con la letteratura poco ha a che fare.

Ora, definire Nick Hornby un letterato è eccessivo, lo era anche ai tempi di una genialata di culto come Alta fedeltà, ma il Nick Hornby di Funny Girl è un autore televisivo, non uno scrittore e Funny Girl sta alla letteratura come la televisione, quella delle fiction Rai o delle soap Mediaset, sta al cinema, quello d'autore.

Non è snobismo il mio: questo tipo di non-letteratura è assolutamente necessaria e ripulisce un po' la mente all'occorrenza, io stessa la cerco spesso e Hornby era nella mia lista di pusher affidabili di buonumore, ma quando il livello è così narrativamente basso, viene voglia di leggersi tutto Proust d'un fiato fino allo sfinimento cerebrale.

O forse, semplicemente, sono io troppo poco funny per un libro come Funny Girl?

Commenti

  1. Per compensare vedo che ti sei data a Sartre :D Mica poco!

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    1. Ahahah in effetti il passaggio dall'uno all'altro è spiazzante. Lo sto leggendo insieme ad altre persone per un book club che ho "fondato" da poco (è la nostra prima lettura), ma non l'ho scelto io.
      (Detto fra noi è di una pesantezza inaudita ahahah!)

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    2. Onestamente lo immagino! Non ho mai osato cimentarmi!

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  2. Sono perfettamente d'accordo! Un libro gradevole come può essere mangiare una caramella sul treno, nulla di più.

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  3. credo anche io che il 'nuovo' hornby sia assolutamente inconsistente! dopo 'non buttamoci giù' non trovo più nulla di interessante scritto da lui. per me una grande delusione. a quel punto, mille molte più appagante cimentarsi con un classico! hai letto il racconto di wallace 'piccoli animali senza espressione'? i protagonisti fanno parte di uno show televisivo.. ma ti assicuro che tu lascerà 'proprio senza fiato' (come dice holden)

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    1. Eh sì, il nuovo Hornby non è più all'altezza del giovane Hornby :(
      No, non ho letto il racconto di Wallace, non amo molto i racconti in genere, però mi prendo un appunto per questo, grazie del suggerimento ;)

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  4. Mi sono fermata a Sono tutte storie. Piacevole, ma credo che anche lì ci sia il medesimo difetto di fondo: riferimento a testi inglesi e americani che non abbiamo mai sentito nominare.
    Il problema italiano è quello di contare troppo sulla fama dell'autore (italiano e straniero), non considerando se il testo sia appropriato o meritevole delle pubblicazione. L'elenco di chi ci finirebbe nel calderone sarebbe lungo, l'importante è che noi lettori ne siamo consapevoli.
    Bella bella recensione.

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    1. Ora che ci penso anche con Una vita da lettore dello stesso Hornby molti dei libri suggeriti non erano mai stati pubblicati in Italia e la sensazione era quella di sentirsi esclusi dal libro e dai consigli di Hornby.
      Dovrebbero valutare queste cose prima di pubblicare in automatico autori super celebri.
      Grazie dell'apprezzamento <3

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