Il mio parere su Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

(Non c'entra niente con il post che sto per scrivere, ma non posso non esprimere la mia felicità per il Golden Globe a La grande bellezza. Vedere Sorrentino stringere in mano quel globo dorato e solitamente irragiungibile per il nostro Cinema, mi ha riempita di orgoglio e autostima patriottica!).

Ma veniamo al secondo capitolo de Lo Hobbit.
Tradizione vuole che io vada a vedere questa saga sempre in periodo post-natalizio e pre-depressione da fine delle festività; l'atmosfera piacevole di quei giorni, con la loro essenza di inverno, di tepore da sala cinematografica pomeridiana, di sospensione temporanea della routine quotidianità a favore di una sorta di magia buonista, mi rende più incline al fantasy, genere che come ormai avrete capito non frequento abitualmente per via di una tendenza mostruosa e astrologica alla razionalità.

Con Lo Hobbit l'accettazione del fantastico e dell'effettone speciale prodigioso, mi viene spontanea e mi lascio andare beatamente sulla poltrona, predisposta a farmi raccontare una fiaba. Lo Hobbit è la mia fiaba sonora, il mio ritorno all'infanzia, la mia unica eccezione non polemica verso il fantasy.

Come era già successo con Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, anche con La desolazione di Smaug il racconto, la pura e semplice avventura, la linearità, prevalgono sulle speculazioni filosofiche e i sottotesti della trilogia de Il Signore degli anelli (che ho sempre trovato affascinante, ma in qualche modo impegnativa). Non serve essere nerd incastrati con Tolkien per godersi il fim, anzi forse è meglio non esserlo.

Il viaggio inaspettato di Bilbo e della combriccola di nani prosegue sempre in modo spettacolare, attraverso i consueti paesaggi ora verdeggianti ora buissimi, ma sempre incantevoli da vedere, e attraverso episodi di fortuna o sfortuna (più quest'ultima) scanditi da un ritmo energico, coinvolgente, dai toni epici.
A dispetto dei suoi 161 minuti, il film non annoia mai e non dà quel fastidioso effetto di ridondanza o di autoreferenzialità poco comprensibile che ho spesso avvertito guardando Il Signore degli anelli.

La desolazione di Smaug è un altro pezzo brillante di intrattenimento, spettacolarità, abilità narrativa e registica, uso di effetti speciali raffinati e in grado di creare suggestioni realistiche.
Grazie alla sapiente gestione di questa eccellenza digitale riusciamo a credere a ragni giganti e al drago Smaug, che ha una resa imponente, spaventosa, vividissima, oltre che alcune tra le battute più sofisticate del film.

Rispetto al primo capitolo qui i momenti di quiete bucolica sono di meno e il rocambolesco è praticamente ininterrotto. Inoltre l'elemento cupo e mortifero, prevale sul carattere a tratti buffo e facile che aveva il primo capitolo.

C'è da dire anche che il romanzo di Tolkien era poco più di una favoletta per bambini e che Jackson sta dilatando e aggiungendo pezzi e spunti più adulti; ma questa operazione signoredeglianelleggiante a mio parere arrichisce e non appesantisce la storia.

E' anche vero che io non sono una tolkeniana e una purista del genere, per cui può darsi che non abbia capito nulla e che stia dicendo delle eresie; ad ogni modo, mi sono fatta la mia esperienza immersiva di fantasy d'inizio anno e - considerando che sono un capricorno e che vengo ingiuriata violentemente perché non leggo o guardo Game of Thrones - non è andata affatto male.




Commenti

  1. Il film non è solo per tolkieniani e Peter Jackson lo ha capito sin da Il signore degli anelli: doveva fare film di più ampio respiro per attrarre più spettatori. Io ho scoperto Tolkien grazie a Peter Jackson quando uscì La compagnia dell'anello e non mi sento di biasimarlo per le numerose aggiunte che ha fatto a questa nuova trilogia. All'inizio pensavo fosse solo una mossa commerciale, ma ora penso che rappresenti per tutti noi spettatori, amanti o meno del romanzo originale, un'occasione, altrimenti mancante, di vivere ancora di più quel mondo bellissimo e fantastico che è la Terra di Mezzo.

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  2. Con tutti i suoi limiti, è piaciuto molto anche a me e mi ha fatta tornare bambina per quelle due ore abbondanti. Smaug poi è uno spettacolo, vale la pena vedere il film anche solo per la sua presenza!

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    1. è vero, Smaug è super affascinante e molto raffinato per essere un drago!

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  3. Visto e piaciuto. Fa strano vedere Legolas più vecchio e muscoloso che ne Il Signore degli anelli, ma nel cambio ci ha guadagnato! Peccato dover aspettare per la terza parte.

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    1. infatti questa frammentazione rende impazienti...Pazienza ;)

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  4. Prima parte ai limiti dell'imbarazzante... poi arriva il drago e rasenta il capolavoro *.*

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    1. il drago è il dulcis in fundo del film, creatura mostruosa di grande fascino malefico!

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