I Love Books: 78. Stoner
Un romanzo di una dignità commovente, come quella del suo protagonista. Una lettura docile, sommessa, discreta, totalmente priva di frastuoni ed esibizionismi.
Quella di William Stoner è un'esistenza minimale, non è affatto materia romanzesca, non ne ha la vivacità, eppure è una delle cose più significative che abbia mai letto.
Dirò cosa già detta ovunque nel web, ma non posso fare altrimenti: la forza di Stoner risiede nel modo della narrazione e non nella materia narrata; un vita essenziale e poco appetibile dal punto di vista letterario, risulta pregna di senso e umanità nella mani di John Williams, nel suo tipo di racconto ovattato, confidenziale, accogliente, con la sua delicata vena poetica e quella sorta di "educazione" narrativa, di garbo d'altri tempi che non ha bisogno di strafare per comunicare.
C'è una grazia di fondo su cui poggiano le pagine del romanzo, una calma che non sconfina mai nel tedioso, ma che, al contrario, coinvolge, scalda il cuore, invita all'autoanalisi e alla riflessione sulla vita, sui modi di viverla, celebrarla o zittirla educatamente, ottimizzandola o sprecandola, attivandola o subendola.
È grazie a questo delicato stile di racconto che l'essenziale si fa romanzesco, che una vita qualunque si fa grande letteratura e che un romanzo essenzialmente trascurabile diventa una fonte straordinaria di interrogativi e suggestioni.
C'è una cosa che ho amato in particolare in Stoner ed è l'amore del protagonista per lo studio e i libri, una forma di esaltazione intellettuale che è forse la sola energia costante e mai interrotta della sua vita a basso consumo e a bassa tensione.
Nonostante le poche amicizie, un matrimonio disfunzionale, una paternità difficile, un grande amore perso, e tutte gli atri tasselli sbagliati o mancanti della sua vita, William Stoner è stato un buon insegnante, un amante della cultura e del sapere ed è in questa passione sempre eccitata ed euforizzante che risiede la preziosità della sua vita opaca, il senso di un'esistenza apparentemente pavida, la salvezza dallo spreco.
In fondo, nei momenti di sconforto e di rifiuto di sé, nelle fasi di poca tridimensionalità esistenziale, c'è forse qualcosa di più salvifico della lettura, dello studio, della curiosità culturale? C'è forse una forza vivificante più nobile di questa?
Da questo punto di vista trovo che la vita di Stoner sia stata a modo suo un'avventura, quel tipo di avventura che ha a che fare più con la contemplazione che con l'azione, più con la testa che con il corpo, ma che può dare emozioni e riscoperte di senso vitali, felicità silenziose.
E l'amore?
L'amore nella vita di Stoner è un abbaglio, un errore madornale travestito da colpo di fulmine facile; sua moglie Edith, amata all'istante (e forse per un solo istante) è una creatura disturbata, mostruosa, una figura femminile la cui psiche meriterebbe un romanzo a parte e la cui sistematica distruzione bellica del rapporto di coppia ha qualcosa di atroce.
Eppure non possiamo dire che la vita di Stoner sia stata priva di amore e passione: le pagine dedicate alla sua fugace storia d'amore di mezza età sono un concentrato di bellezza romantica e ardore, sono una compensazione effimera ma totale della penuria sentimentale di una vita intera.
Forse il vero grande spreco della vita di Stoner è il rapporto con la figlia Grace, un amore di cui si avverte la forza, ma che rimane come frenato per tutto il corso del racconto, come spaventato e incapace di imporsi sulle circostanze avverse.
Forse l'unico moto di rabbia che mi ha dato questo libro è stato relativo a questa frustrazione, perché per il resto è stata un'esperienza di lettura pacifica, che mi ha riconciliato con me stessa, mi ha dato una sensazione di giusta proporzione, di armonia, di empatia, mi ha donato una prospettiva letteraria diversa, quella della bellezza nell'essenziale e della sorprendente narrabilità del minimale.
Non pensavo che un romanzo così timido potesse dire e dare così tanto.
E poi il finale di Stoner è da pelle d'oca e fortissima tensione addominale, è liberazione, è poesia.
Ho chiuso gli occhi dopo l'ultimo punto dell'ultima frase per cercare di trattenere il più possibile dentro di me le belle parole e la pacata perfezione di quella descrizione.
A differenza tua invece io l'ho trovato sì minimale nella scrittura (pulita, precisa e senza orpelli), ma soprattutto nel bagaglio di emozioni, anch'esso minimale, che si è riversato su di me. Non lo considero affatto un capolavoro come l'hanno definito in molti (gli stessi che hanno avuto l'ardire alquanto analfabeta di accostare lo stile di John Williams a quello magnifico - e faulkneriano - di Cormac McCarthy). Non mi ha lasciato nulla. Che sia stato questo il vero intento dell'autore?
RispondiEliminaIn mezzo alla folla entusiasta di lettori che come me ha amato il libro, c'è - giustamente - anche chi non ci ha trovato nulla e non ha provato nulla.
EliminaSecondo me, oltre all'ovvia componente del gusto personale e della soggettività di ricezione dell'opera, in questo caso c'è anche un altro fattore e credo sia il sentirsi più o meno vicini al personaggio di Stoner, il provare empatia (e quindi felicità letteraria) o antipatia (e quindi noia e frustrazione).
Per quel che riguarda l'accostamento a McCarthy, non so chi l'abbia fatto, ma non sono affatto d'accordo nemmeno io: Williams ha una dolcezza e una poesia di fondo che McCarthy non ha.
Romanzo stupendo! Sei riuscita a descriverlo perfettamente!!
RispondiEliminaGrazie Noemi :) Spero di aver reso giustizia alla meraviglia che è il romanzo!
EliminaMi hai fatto proprio venire voglia di leggerlo!
RispondiEliminaNuovi stoneriani sono sempre ben accetti :D Buona lettura Annalisa!
EliminaQuoto ogni singola parola! Un lettura solo apparentemente pacata ma fortissima e indimenticabile. Spero di riuscire a scrivere presto la mia recensione! Abbiamo fatto davvero un'ottima lettura quest'estate! :-)
RispondiEliminaTra l'altro devo ringraziare anche te per questa ottima lettura perché ho seguito il consiglio del tuo post vacanziero di mettere Stoner in valigia :D
EliminaAltro libro consigliato da Margherita che finisce dritto dalla libreria al mio comodino!
RispondiEliminaAlla mia età sono arrivata ad apprezzare di più come è scritto un libro rispetto alla storia di cui parla per cui mi hai subito incuriosito!
lieta di darti consigli letterari mia cara :D
EliminaSpero ti piaccia, ma visto quello che mi dici, direi che ne sono certa ;)
Uno dei tanti libri che ho bellamente ignorato per il clamore suscitato, mi ricredo... ma aspetto l'edizione in brossura :)
RispondiEliminaAll'inizio l'avevo ignorato anch'io perché mi sembrava più una moda virale, ma quanto mi sono ricreduta una volta letto!
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