I Love Books: 92. In fuga
Il mio primo appuntamento con Alice Munro è andato male. Non è stato catastrofico, ma non ha acceso in me alcuna fiammella di entusiasmo.
Il mio problema non è stato la noia o una scorrevolezza mancante (sono arrivata fino alla fine senza difficoltà), ma la sensazione di inconsistenza, di labilità istantanea di ciò che stavo leggendo.
La mia domanda mentale fissa è stata: "Di cosa e di chi sto leggendo?" e non ho saputo darmi una risposta decisiva.
Era novembre e mi decido a parlarne solo ora perché dopo mesi di silenziosa perplessità tendente alla rassegnazione definitiva e alla scarsissima voglia di condivisione, è rinata in me l'ostinazione di capire meglio questa scrittrice, di provare a leggere qualcos'altro di suo (e qui entrate in gioco voi munriani con esperienza pluriennale) e di sfidare ancora la mia poca intimità con il genere del racconto.
Probabilmente non vincerò mai questa diffidenza verso i racconti e continuerò a sentirmi insicura sul senso di ciò che ho letto, inappagata dalla parzialità fisiologica di questo genere di narrazione, delusa dal non detto, dalla velocità della fine, dalla sospensione di ogni conclusione solida ed esplicita, eppure voglio provarci ancora.
Magari ho solo sbagliato raccolta di racconti scegliendo di partire da In fuga (titolo profeticamente anticipatorio per quel che riguarda il mio primo approccio con la Munro) e potrei rivalutare l'autrice provando a leggerne un'altra.
Insomma, ha vinto il Premio Nobel e devo assolutamente capire il perché!
Vi prego, aiutatemi!
Nel frattempo provo a spiegarmi/vi perché In fuga non mi ha lasciato nulla di persistente né alcun tipo di sedimentazione profonda.
Premetto di averlo scelto perché sulla quarta di copertina si faceva riferimento al fatto che - cosa rara in Alice Munro - tre racconti fossero tra loro collegati e avessero per protagonista la stessa donna, Juliet, in fasi diverse della sua vita. Mi son detta che poteva essere un inizio non troppo traumatico per una principiante dipendente dai romanzoni-fiume come me.
Nonostante questa "facilitazione", il senso di frammentazione l'ho avvertito per tutto il tempo, così come la sensazione costante e fastidiosa di costruzione e immediata decostruzione di un universo, di complessità tagliata e ristretta dall'esigenza di brevità, di egoismo esplicativo da parte dell'autrice.
Non mi sono appassionata molto alla vita di Juliet, perché ho saputo troppo poco di lei e ho dovuto intuire, crearmi scenari riempitivi da sola e io non sopporto questo tipo di iniziative da lettrice creativa, voglio essere imboccata.
I racconti ti sfiorano, ti sussurrano qualcosa di indefinito e devi avere l'orecchio allenato per coglierne il senso. Io invece ho bisogno di essere presa per mano, con una stretta vigorosa e duratura e ho un bisogno avido di sapere.
Non mi accontento di un flash, di un istante, voglio un'infinita serie di istanti descritti senza badare al tempo e alla durata, voglio che la narrazione sia altruistica, priva di ermetismi e di inviti al fai da te.
Il giorno in cui troverò una raccolta di racconti o anche un solo racconto dotato di questa pienezza anche nella brevità andrò nell'Empireo dei lettori, raggiungerò il Nirvana.
Ritornando a In fuga, se non ho trovato la chiave dell'empatia verso Juliet, vi lascio immaginare cosa ho provato verso le donne protagoniste degli altri cinque racconti; vi dico solo che a stento mi ricordo di loro e di ciò che la Munro mi ha narrato di loro.
Peccato, perché amo molto questa concentrazione della scrittrice sull'universo femminile, questo suo volerlo sondare e capire da varie prospettive anagrafiche ed esperienziali e da un'unica prospettiva geografica, quella canadese.
E non mi dispiace nemmeno il suo stile di scrittura sobrio, diretto, ma anche elegante, dotato di una grazia piacevole, di una calma incantevole.
Credo sia per questo che la mia resa tardi ad arrivare.
Non è stato disamore quello con In fuga, ma il desiderio frustrato di qualcosa di più, qualcosa che sento questa autrice possa darmi.
O almeno credo...
Ho letto tre raccolte di Alice Munro prima del Nobel, tra cui In fuga, e le ho trovate stupende, molto intense, mi piace la sua scrittura, ma non è che debba piacerti per forza, credo.
RispondiEliminaQuali sono le altre due? Potresti suggerirmi un titolo (facendo ricerche in rete pare sia "Chi ti credi di essere?" una delle sue raccolte migliori, confermi?).
EliminaLo so che non deve piacermi per forza, io per prima non mi forzo mai in fatto di gusti letterari perché voglio trarre piacere da ciò che leggo, però volevo provare a dare alla Munro almeno un'altra chance prima di poter dichiarare a me stessa "questa autrice non fa per me, adieu" :D
La scrittura della Munro è forse quello che rimane più impresso, insieme alle atmosfere che sa creare... per i racconti, quello è un gusto molto personale, io la trovo una forma di narrare che mi è molto congeniale e forse per questo non termino mai una lettura con il senso di incompiuto, ma la tua sensazione è davvero molto comune quindi non mi angustierei troppo... :-)
RispondiEliminaOk, cercherò di non angustiarmi e di non sentirmi esclusa quando voi amanti del racconto parlate con trasporto di Carver, della Munro e di altri narratori "brevi" che io non so frequentare ;)
EliminaPs: puoi suggerirmi qualcosa di bello (per te) della Munro?
Condivido la tua stessa idiosincrasia per il racconto che proprio non mi appartiene come genere letterario. D'altra parte ancora non ho letto nulla della Munro quindi non posso giudicare ahimè!
RispondiEliminaNoi amiamo i romanzoni, amiamo i russi: come può piacerci una cosa lunga 10 pagine? ;) :D
EliminaDella Munro devo ancora decidermi a leggere "Nemico, amico, amante...".
RispondiEliminaNulla contro il racconto, l'unica cosa che mi frena è che sia una donna... sono veramente poche le autrici che mi piacciono :)
Appena ti decidi fammi sapere come l'hai trovato e se può essere la mia occasione di rivalutare la Munro ;)
Elimina