Serie tv Netflix: 1. The Crown

(Netflixata ufficialmente anch'io da qualche giorno. Piccolo esaltante investimento. Chi ha più bisogno del mondo esterno? Chi vuole più la primavera? Nella dimensione Netflix c'è sempre la giusta compagnia, la giusta temperatura. Netflix è conforto, è copertina, è tisana, è focolare televisivo sempre acceso. Il genere umano è assai meno coinvolgente e non gli puoi aggiungere i sottotitoli quando non lo comprendi.)

Ladies and Gentlemen, iniziamo questa nuova rubrica rosso Netflix fiammante con The Crown, di cui avevo già accennato qualcosa qua.


Amore, amore e ancora amore. Inchini e ammirazione.
Per tutto.
Per la cura millimetrica dei dettagli, per la narrazione priva di sbalzi e impazienza, per la recitazione devota di ogni attore, per le atmosfere intrise di storia ufficiale e di normalità domestica, per il sontuoso e dispendioso dispiegamento di mezzi che ne ha fatto il prodotto Netflix più importante, per la regia elegante e osservatrice, una regia che non viene fagocitata da ciò che si propone di narrare, ma gestisce il vastissimo insieme senza dimenticare le cose più piccole, più intime, le rifiniture espressive ed emotive.


Siamo in presenza di una serie d'atmosfera, ammantata di lentezza analitica, di una progressione calma dentro la singola puntata e nel running plot completo, pertanto chi non ama il genere o chi ha sonnecchiato durante Downton Abbey, potrebbe non apprezzare questa corona così (apparentemente) pacata.

Per tutti gli altri c'è un mondo meraviglioso da scoprire, da osservare, ci sono scene che sono doni estetici e e ci sono attori pregiatissimi che bucano lo schermo.

Il Winston Churchill interpretato da John Lithgow, gibboso, stanco e vecchissimo, primo ministro dell'ostinazione e dell'inflessibilità, borbottante, claudicante, è una figura a tutto tondo, indimenticabile, accuratissima, forse la più riuscita di questa prima stagione.


La protagonista, Claire Foy, che ha in testa anche la responsabilità attoriale della corona, merita un'incoronazione reale per il talento: compita, serissima, inflessibile, ha uno sguardo potente in grado di comunicare trasversalmente ciò che non può far trapelare direttamente. Umanissima, semplice, bella, la regina della porta accanto e insieme la gloriosa, lungimirante, ammirata Sovrana.
Lilibet va e viene mentre Elizabeth II si instaura dentro di lei.


Protagonista assoluta in The Crown non è a ben vedere la regina Elisabetta II, ma la Corona stessa, fonte di scelte, direzioni e decisioni dalla portata decisiva sia fuori che dentro, nel macro e nel micro, oggetto e concetto di grande serietà, di enorme pesantezza.

Chi immagina reami favolistici e immersioni in privilegi di oro zecchino rimarrà con le tasche vuote, perché The Crown mostra il peso e non lo splendore dorato, narra di una responsabilità, di una missione, e ben poco dei benefici, della fortuna.

C'è discrezione, c'è formalità, c'è ritualità e ci sono tutte le piccole invisibili fratture di questa sistema disumanamente ineccepibile.
Non c'è marito, sorella, passione, necessità familiare, che possa essere anteposta alla Corona. Il potere decisionale è interamente suo.
Di tanto in tanto fanno capolino gli interessi piacevoli, gli amatissimi cavalli e le loro corse, ma il resto è dovere, Regno Unito, Commonwealth e prassi politica.

Sono gli altri a farsi travolgere da ciò che non è istituzione, come Margaret, sorella minore di Elizabeth, innamorata del colonnello Peter Townsend, ampiamente ricambiata, esplosione vivente di entusiasmi, lacrime e anticonformismo.
Sapete tutti come andrà a finire e ancora una volta vedrete la Corona irrigidire e poi incrinare le dolci promesse, le possibilità di apertura, i patti di sorellanza.


E lo stesso vale per Filippo, marito inespresso, nascosto, che chiede spiazzato ad Elisabetta: "Are you my wife or my Queen?".

Dal matrimonio con Filippo di Edimburgo nel 1947 alla crisi di Suez del '55, questa prima stagione vi permetterà di ripassare qualche pagina di storia, di aggirarvi fra dimore raffinate e stanze bellissime, di guardare al microscopio la vita di una regina esordiente, di decidere insieme a lei e di immaginare che siate voi al suo posto.

Ecco, The Crown è una serie magnifica perché consente di capire almeno in parte il potere e di spiarne le dinamiche, da quelle mitiche a quelle pratiche. È un tour con pass al collo dentro e fuori il cuore della Corona inglese e il cuore di una Regina. Il tutto con esattezza e cura sorprendenti.

Amanti della Royal Family, della britishness, dei pembroke corgi, delle saghe familiari e degli alberi genealogici regali, degli amori soggetti a vincoli, delle storie di potere e responsabilità del potere, degli ambienti retrò ed eleganti, non troverete regalo più accurato in giro.
Questa corona è dedicata a noi.

God Save Netflix.

Consiglio: guardatela in lingua originale per apprezzarne integralmente il purissimo spirito inglese.

Commenti

  1. Considerando che io non amo il genere, The Crown l'ho apprezzata a sorpresa parecchio.
    Però, nonostante l'indubbia classe, i premi ricevuti mi sembrano un tantino esagerati.
    #TeamStrangerThingsForever :)

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    Risposte
    1. È vero, non avevo pensato ai Golden Globes scrivendo questo post!
      Stranger Things assolutamente piezz'e core, ma The Crown è un'impresa più che una serie tv e meritava di essere ricompensata per tutto il lavorone che è stato fatto.

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  2. io devo assolutissimamente farmi l'abbonamento a Netflix
    A S S O L U T I S S I M A M E N T E

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  3. Sto aspettando un momento di calma cosmica nella mia vita per gustarmela. Io Downton Abbey l'ho amato!

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    1. Penso che ti piacerà molto, sia la serie che la calma cosmica ;)

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