Il mio parere su Carol
La semplicità può farsi sontuosa nelle mani di un esteta come Todd Haynes (Lontano dal paradiso è un pezzo fondamentale del mio cuore cinefilo), può sublimarsi e far luccicare anche il dettaglio minore, può caricare di tensione emotiva anche gli atti più comuni come bere una tazza di tè, percorrere delle strade in automobile, fare un acquisto.
La bellezza è OVUNQUE in Carol, e non può lasciare indifferenti.
Di pari passo al bello, c'è anche la forza dell'evocare senza strepitare, del creare suggestioni fatte di minimalismo, di discrezione. In punta di piedi, ma con risultati di prepotente coinvolgimento.
Uno scambio di sguardi può caricarsi di una potenza espressiva da far tremare e forse Carol (tratto dal romanzo omonimo del 1952 di Patricia Highsmith) è il film più carico di sguardi potenti che io abbia mai visto, di quel tipo di comunicazione visiva forte che trasporta messaggi destabilizzanti.
Mi sono sentita anch'io parte di questa storia d'amore struggente, vittima in estasi degli occhi profondi e carichi di cose non dette di Cate Blanchett e delle candide, sommesse risposte di Rooney Mara.
Un amore sbocciato fulmineo in una grande magazzino newyorkese nel periodo di Natale del 1952, piovuto dal cielo con l'impreparazione di chi non è provvisto di un riparo, ma ha anzi bisogno di farsi colpire.
Un amore non meditato, non organizzato, nemmeno sperimentato prima.
Poco importa se ad amarsi in questa modalità fulminea e definitiva sono due donne.
Carol è un film su una storia d'amore, talmente carico di questo sentimento da mettere in secondo piano la natura saffica dello stesso.
Non ha quel tipo di dichiarazione centrale dei film a tematica omosessuale, non urla e non si arrabbia.
Si schiera con l'Amore e si alimenta solo di questo.
L'epoca che mostra è assolutamente omofoba e puritana, tristemente in errore rispetto al tema dell'omosessualità e del ruolo sociale della donna, eppure da questo film io ho tratto più la potenza del sentimento che quella del pregiudizio.
L'identità sessuale ha ben poca importanza di fronte all'identità sensuale di questa grande storia d'amore.
Carol è un film per romantici di classe, per i cultori del bello, per i nostalgici del melodramma anni '50, per tutti coloro che pensano che il cinema sia ancora il medium migliore per narrare il cuore e le sue infinite possibilità di espressione ed esercizio, l'amore messo alla prova, vessato e ben poco arrendevole.
Io l'ho amato immensamente, perché è dorato, bellissimo, melodico e sopra ogni cosa elegante, da qualsiasi prospettiva.
Le attrici di quest'opera d'arte sono di una perfezione quasi spiazzante, sono lì, con i loro occhi stracolmi, con le loro movenze e le loro parole, poche ma intense, e non c'è mai un attimo in cui vadano fuori posto, superino dei confini, esagerino con il ruolo che hanno celebrato e sfidato.
Carol Aird (Cate Blanchett, sontuosa) e Therese Belivet (Rooney Mara, delicatissima), l'una classe, l'altra candore; l'una occhi che seducono, l'altra occhi che scoprono; l'una pelliccia, l'altra cappottino
Insieme una coppia di rarissima grazia, di perfetta combinazione, di antitesi che si fa mimesi, influenza reciproca.
Carol ha un marito e una figlia, Therese un fidanzato, la società sa cosa vuole da loro, loro non vogliono accontentarla: entrambe insoddisfatte, troveranno un senso, seppur spaventoso, seppur destabilizzante, seppur discontinuo, solo l'una nell'altra.
Il viaggio verso Ovest che intraprendono insieme e che trascende ogni reale meta geografica, è una delle evasioni più romantiche e tese che abbia mai visto, è uno struggente procedere verso l'incertezza, ma anche verso una certezza su quello che accadrà, è un implicito decidere di esplorarsi senza essersi mai messe d'accordo esplicitamente.
Inutile dire che fotografia, costumi, colonna sonora e tutto ciò che è diretto ai sensi sia perfetto in questo film, così impeccabile da far pensare anche all'opera pittorica oltre che a quella cinematografica.
Iconografia del bello in tutte le sue forme.
Un mantello regale che avvolge ogni scena, ogni prospettiva.
E se tanta grazia visiva non bastasse o potesse far pensare ad una vanità di superficie, bisogna spendere due parole sulla tensione costante che muove il film, su quell'energia erotica, quell'attesa silente e fremente che rende Carol un'opera dalla forza immensa, un fluire inarrestabile di desiderio, di impressioni, di turbamenti.
Si avverte come un freno costante nello svolgersi delle cose, ed è proprio quel freno, che si va sempre più allentando fino al climax della liberazione (scena di una bellezza inaudita), a straziare, sedurre, far implodere e poi esplodere lo spettatore.
Un'esperienza di partecipazione totale.
Carol è pudore e ardore insieme, è neve e fuoco, è una donna ricca ed elegante che sbrana con lo sguardo una ragazza acqua e sapone, è un amore intimidito dalle convezioni che aspetta di potersi spogliare, è un viaggio nervoso ed eccitante verso la manifestazione più libera e sincera di se stessi.
Ed è uno dei film più belli e ben recitati che abbia mai avuto la fortuna di vedere.
Ce l'ho lì nella mia lista di film da vedere. Mi ispira soprattutto per le due attrici protagoniste che qui devono aver fatto un gran lavoro!
RispondiEliminaCredimi, sono fenomenali entrambe!
EliminaCome non essere d'accordo?
RispondiEliminaPurtroppo c'è un sacco di gente che non lo è, ma d'altra parte in un'epoca tanto dominata dal brutto, mi rendo conto che un film così pieno di bellezza può non risultare adatto a tutti. :)
Già! Infatti i detrattori o quelli che parlavano di rigidità o freddezza, non so che film hanno visto.
EliminaMi fa piacere che la pensi come me :D
Me lo sono persa la cinema, più perchè non ho trovato nessuno che venisse con me. Devo rimediare
RispondiEliminaSe riesci a trovarlo ancora in qualche sala fiondati a vederlo ;)
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