I Love Feltrinelli: 55. Middlemarch



Un mese esatto, per l'esattezza 29 giorni, non uno di più, non uno di meno, è il tempo lungo, lento e laborioso che ho impiegato a leggere e finire Middlemarch.

E' stata un'esperienza faticosa, tutt'altro che estiva e riposante, ma che soddisfazione e moto d'orgoglio arrivare fino in fondo, sfidare le lentezze, i punti morti, l'istinto di lasciar perdere l'impresa, vincere contro tali pigre bassezze per poi assaporare il gusto autentico e pregnante del romanzo vittoriano, il più emblematico dei romanzi vittoriani, più di ottocento pagine di inglesità ottocentesca, pane per i miei denti affascinati da tutto ciò che è albionico e dalle penne femminili d'epoca (per chi non lo sapesse, George Eliot è lo pseudonimo di Mary Ann Evans!).

Durante la lettura non ne sono stata cosciente, ma finito il libro mi è arrivata addosso fulminea e fortissima la consapevolezza di aver letto un capolavoro, una pietra miliare di grande valore, non solo letterario, ma anche antropologico, socio-politico e storico, una sorta di imprenscindibile manuale dell'età vittoriana e dell'umanità in genere.

Perché Middlemarch non è, come ci si potrebbe aspettare, il classico romanzo spensierato alla Jane Austen, carico di grazia e leggiadria, leggero e rinfrescante, ma un'opera impegnata e antiromantica: come dice il suo sottotitolo, "uno studio di vita provinciale", Middlemarch è un'analisi sulla provincia inglese della prima metà dell'Ottocento, sulle dinamiche sentimentali, sociali, lavorative, religiose e politiche di una serie di personaggi dell'epoca, creature tragiche o tragicomiche di varie classi sociali che attraverso matrimoni, affari, strategie, errori e istinti, cercano un posto e un ruolo nel loro microcosmo provinciale britannico, a Middlemarch per l'appunto, paesello di fantasia ma di grande realismo.

L'effetto è vasto, corale, ricco di umanità molteplice e prismatica; non ci sono veri e propri protagonisti romanzeschi (anche se Dorothea Brooke e Tertius Lydgate spiccano su tutti), ogni personaggio ha una sua vicenda pregnante, che sia un matrimonio sbagliato, un problema economico o un segreto da custodire.
Ci si appassiona a questi soggetti e si empatizza straordinariamente con le loro vicissitudini semplici e credibili, tutt'altro che romanzesche e idilliache, prive dell'obbligo dell'happy ending e della furba strizzatina d'occhio al lettore, vivaci e veraci come la vita reale, tutt'altro che datati.
Virginia Woolf* definì Middlemarch "un libro magnifico, che, malgrado le sue imperfezioni, è uno dei pochi libri inglesi veramente per adulti".
Un romanzo serio e impegnato insomma, oserei dire politico.

Quali sono le imperfezioni secondo me? Il suo essere lento, tendente spesso all'involuzione, al ghirigoro verbale, ad un rallentamento frustrante del ritmo, ad un periodare infinito e sovrabbondante; credo sia più un difetto di stile e di tecnica che di trama, perché tolta questa pesante comodità della scrittrice nell'andare avanti, questo suo soporifero temporeggiare, il romanzo è godibilissimo, tridimensionale, carismatico, accurato anche da un punto di vista psicologico.

Bisogna avere molta pazienza e forte curiosità verso quest'opera importantissima della narrativa britannica per accingersi a leggerla, bisogna VOLERLA LEGGERE davvero per poter superare l'istinto normalissimo dell'abbandono e arrivare fino in fondo.
Se queste premesse di desiderio non le avete potreste ritirarvi molto presto; in caso contrario vi si aprirà un mondo denso, una finestra dalla vista mozzafiato sulla letteratura vittoriana più pura e su una scrittrice di intelligenza brillante.

(*se volete saperne di più su George Eliot vi consiglio di leggere il magnifico saggio della Woolf "Una stanza tutta per sè").

Commenti

  1. Che coincidenza meravigliosa. Sono in pieno periodo Virginia Woolf e nel saggio che sto leggendo l'autrice parlava appunto di Eliot, cosa che ha innescato in me una spasmodica voglia di "conoscerla". Non da questo libro però, ho letto libri abbastanza corposi in questo periodo, per un po' voglio dedicarmi a qualche "mordi e fuggi".
    Un abbraccio

    Mary

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    1. ti stimo sempre di più Mary :)
      Io era da tanto che volevo "conoscere" Eliot e l'"incontro" tramite Middlemarch è stato un gran bell'impegno, ma ne è valsa ampiamente la pena! Prossimo obiettivo "Il mulino sulla Floss", ma prima, come te, mi concedo un sano mordi e fuggi (vedi il King qui a fianco ;))

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  2. Ho adorato "Una stanza tutta per sé", un saggio geniale!
    Il periodare infinito non è un problema per me, ma forse lo è il linguaggio arzigogolato. Ci penserò quando avrò finito i tre-quattro libri che ho in coda ad Insciallah!

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    1. sì Siboney, è davvero un saggio fondamentale!
      Pensaci, provaci e poi torneremo a parlarne ;)
      Buona lettura dei libri in coda intanto (sono curiosa di sapere quali sono :))

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  3. Ciao, sei tornata dalle vacanze :) tutto bene?
    Vedo che torni con una pietra miliare, uno dei libri inglesi più importanti appunto. Beh, George Eliot fa sembrare la Austen una scrittrice di harmony. Poi se mi citi la Woolf mi sciolgo perché credo sia la capostipite del femminismo come amore per la lettura, e il suo saggio è semplicemente geniale. Quella sì che era una donna.

    PS: da un mese ho finito "Ritratto di signora". Capolavoro anch'esso ;)

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    1. ciao Denny :) Tutto bene, grazie. Spero anche tu!
      La Austen è adorabile, ma è vero che rispetto a Eliot scrive Harmony ahahahah (scusa Jane!).
      Devo dire che non amo molto i romanzi della Woolf (ho letto Orlando e La Signora Dalloway e soprattutto quest'ultimo non mi ha entusiasmato), ma come saggista la trovo grandiosa, è proprio una teorica del femminismo e Una stanza tutta per sè è uno di quei libriccini che tutti dovrebbero tenere in casa!

      PS: ah, Ritratto di signora, che meravigliaaaaaa...Sono contenta che ti sia piaciuto :D

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