I Love Books: 83. Dio di illusioni
Divorare Il cardellino è stato facile e veloce, trovare indigesto Dio di illusioni lo è stato altrettanto.
Ho trovato questo romanzo insostenibile, sbagliato, disturbante. Giunta alla fine ho tirato un respiro di sollievo e una nuvola grigia si è diradata.
Lo dico senza rischio di ripensamenti (ma a rischio di maltrattamenti!): Dio di illusioni è un romanzo sopravvalutato.
La sua fama dorata te lo presenta come un gigante, un must-read book, e in realtà è letteratura di consumo che si fa consumare male.
All'inizio della lettura non te ne accorgi e anzi ti senti incuriosito e subito agganciato alla storia e ti dai anima e corpo alla voce narrante di Richard Papen e al suo racconto di memorie estetizzanti e delittuose.
Le storie ambientate nei college americani - qui siamo nel Vermont - sono sempre stuzzicanti e infarcite di perdizione, droga, alcol e sesso, perversioni da confraternita e animazione notturna ad altro rischio di eccessi.
Gli studi classici dei sei giovani protagonisti danno poi un tocco sofisticato e dionisiaco al contesto, sembrano promettere situazioni e furori da tragedia greca.
Tutte queste grandi premesse ad un tratto però virano verso la banalità e si bloccano ad un livello superficiale, troppo superficiale. Vince l'approssimazione, l'esteriore, l'incapacità di sondare.
Mi è parso così come ammantato di anni '90 (è uscito nel '92 con un successo editoriale da annali), cinematografico di un tipo di cinema che andava in quegli anni (nella mia testa si è formato un ibrido b-movie a metà tra L'attimo fuggente e So cosa hai fatto) e che forse visto/letto oggi acquista una connotazione vintage negativa, ingenua, poco raffinata.
Forse è un libro da leggere in adolescenza o appena post-adolescenza, in una di quelle fasi giovanili emo in cui la vita da teenager è sensibilissima e al Liceo Classico si ha la media del 9.
Dio di illusioni è un libro ginnasiale nell'anima. Di approfondimento accademico ha ben poco.
La sua ispirazione a Delitto e castigo è dichiarata, per non dire programmatica, così come chiara era l'impronta dickensiana ne Il cardellino. Solo che in quest'ultimo il risultato era un appassionante romanzo di formazione metropolitana e la presenza di Dickens aleggiava davvero fra le pagine, mentre nel caso di Dio di illusioni, di Dostoevskij si intravede uno scheletrico schemino didascalico.
Ma il difetto maggiore di Dio di illusioni è per me la poca raffinatezza psicologica (proprio quella che virtualizza in maniera impressionante i personaggi di Dostoevskij), lo scavo troppo superficiale nelle ragioni e regioni mentali dei protagonisti, nel modo in cui il pensiero classico ha fatto di loro degli esteti omicidi (ma vaaaaa!).
Il fil rouge degli studi classici che attraversa la vita universitaria e morale dei cinque ragazzi è infatti dipanato male e in maniera poco approfondita: qualche citazione latina qua e là, qualche grecismo, qualche riferimento a Platone e alle Erinni ed ecco che abbiamo un quattordicenne secchione in quarta ginnasio, nulla di più.
Il finale del romanzo è, per coerenza, la fiera dell'incompiutezza e dello sbrigativo.
Per finire con questo post-distruzione aggiungo che, come avevo già detto a proposito de Il cardellino, anche in Dio di illusioni Donna Tartt pecca di prolissità accessoria e di una ridondanza che confina con la paralisi narrativa ed evolutiva del romanzo; anche per Dio di illusioni sarebbe stato opportuno un lavoro di editing, di quelli intrepidi che non temono il taglio e lo sfoltimento.
Idolatri di Donna Tartt e di Dio di illusioni, perdonate la mia iconoclastia e odiatemi pure.
Non che Donna Tartt fosse in cima alla mia wishlist, ma dovendo scegliere avrei preso proprio questo... Ma, leggendoti, pare proprio che non mi piacerebbe, a partire dall'ambientazione fino allo sviluppo.
RispondiEliminaBuona lettura di quel McEwan qui a destra! :)
Guarda, nella blogosfera tutti all'unanimità dicono che Dio di illusioni è nettamente più bello de Il cardellino, e io mi ero fidata, ma Il cardellino (nonostante alcuni difetti) l'ho letto avidamente, mentre Dio di illusioni avrei voluto mollarlo. Tra i due, se ti venisse voglia di conoscere Donna Tartt, ti consiglio Il cardellino.
EliminaGrazie, McEwan ha già fatto breccia nel mio cuore (e sono solo al capitolo nono!)...
Non ho letto né l'uno né l'altro, ma adesso mi incuriosiscono entrambi per aspetti diversi!
RispondiEliminase decidi di leggerli dammi un tuo parere ;)
EliminaNe ho sempre e solo sentito parlar bene di questo libro, la tua è la prima recensione negativa che leggo. Ce l'ho lì nella libreria che aspetta il suo turno. Ti saprò dire.
RispondiEliminaIn questo momento sono preso totalmente da Elena Ferrante :)
sì, credo di essere tra i pochi lettori delusi da questo romanzo :(
EliminaIn questo momento siete TUTTI presi totalmente da Elena Ferrante! Non c'è blog che seguo che non abbia in lettura o abbia letto ed osannato questa saga, l'entusiasmo è virale e mio mi sento esclusa!
Sono incuriosita, ma allo stesso tempo sono nota per arrivare in ritardo sui tormentoni e i successoni, mi piace scoprirli in disparte quando le acque si sono calmate, quindi per adesso mi limito a leggere i vostri post super-gasati ;)
Non so, forse da qualche parte te l'ho già scritto ma nel caso mi ripeto: il tuo blog è una vera scoperta!!!
RispondiEliminaPurtroppo non sono mai stata una fervida lettrice e ora ci sto mettendo tanto-troppo tempo a finire il libro "di turno" a mia discolpa posso solo dire che sono in qualche modo obbligata a leggerlo perché l'hanno scritto dei miei amici ;)!
Comunque, tutto questo che ti chiederai non c'entra niente con il post per dirti che sei una fonte super interessante di titoli letterari e non!
p.s.=devo ancora leggere Il carrellino!!
Erika
Grazie Erika, mi fa piacere 😊 Anche io seguo il vostro blog e non mi perdo mai un post, é adorabile e l'ho amato al primo riferimento a Woody Allen ❤
EliminaIl cardellino é molto piú bello di Dio di illusioni, parti da quello!