I Love Books: 90. Storia della bambina perduta (L'amica geniale - Quarto e ultimo volume)


Mi sono congedata dalla tetralogia più di una settimana fa, ma solo oggi mi decido a scriverne.
Ho dovuto smaltire quintali di nostalgia ed elaborare sindromi dell'abbandono multiple, ma piano piano ne sto uscendo.
Persiste in me una sensazione di vuoto cosmico e di diffidenza ai limiti del fastidio verso ogni altra forma di produzione letteraria, ma ho avuto quantomeno il vigore di prendere in mano un altro libro e di riporre l'ultimo volume sullo scaffale domestico come per metterlo definitivamente a tacere.

Storia della bambina perduta mi è piaciuto lievemente di meno rispetto al primo, al secondo e al terzo volume, ma solo per quello che rappresentava simbolicamente, per il suo essere un addio in fieri, la fine annunciata di un grande amore e la consapevolezza di una rassegnazione obbligata.
Più andavo avanti e più mi dicevo "ti prego, non finire, non chiudere, ti odio, ti amo, non sono pronta".
Sì, sono una disadattata in grado di provare sensazioni fisiche per il metafisico e di legarmi sentimentalmente a finzioni letterarie (e cinematografiche e televisivo-seriali) senza alcuna forma di scetticismo realista.
Sono fatta così, soprattutto quando la definizione psicologica di ciò che leggo è miracolosa, ed è per questo che la separazione da Elena Ferrante e dalle sue due amiche napoletane mi sta costando parecchio e che l'epilogo mi fa sentire una mancanza iperbolica del prologo, delle sue promesse.

Ho visto crescere Elena e Lila sotto i miei occhi, ho dato loro consistenza umana pagina dopo pagina, volume dopo volume e le ho ritrovate mature e poi vecchie in questo ultimo libro, ricche di tutte le esperienze accumulate e ancora esposte a gioie e dolori forti (quest'ultimi soprattutto per Lila) e alle turbolenze, alle intermittenze del loro viscerale rapporto, fino alla fine.

Sono tante le cose che ci ha narrato la Ferrante di Lila ed Elena, ha reso le loro vite letteratura densa, audace, generosa, avventurosa, le ha denudate dall'infanzia fino alla terza età facendocele vedere nella loro natura più intima e profonda, ha fatto della loro psiche narrazione sublime, naturalmente predisposta all'empatia del lettore.

Mi sento come se fossi cresciuta anch'io insieme alle due amiche, come se avessi fatto un percorso alla scoperta della vita e della sua prismatica consistenza, del suo cangiante evolversi e involversi.
Come se avessi attraversato le quattro stagioni della vita e ne avessi sperimentato l'essenza.
Mi sento come se avessi vissuto per un periodo a Napoli e ne avessi appreso la prospettiva e le dinamiche. Come se il rione avesse plasmato anche me.
Mi sento e mi sono sentita Elena, soprattutto nei primi due libri, ma poi sul finire dell'opera mi sono accorta di voler bene anche a Lila e di trovare poetica la sua forza tirannica che è pura fragilità, i suoi smarginamenti, la sua resilienza altalenante.
Mi sento come se il loro dualismo fosse lo yin e lo yang del genere femminile tutto.

Come si fa a lasciare questo insieme moltiplicato per quattro di bella scrittura, di capacità di intrattenimento, di avventura esistenziale appassionata, di racconto attanagliante?
Come si fa a non provare nostalgia per una delle letture più intense che vi capiterà mai sotto gli occhi, per questa meravigliosa e feroce saga dotata di superpoteri, per questa analisi mostruosamente perfetta dell'essere donna, sociale, politica e umana insieme?

Voi siete riusciti a non pensare più con struggimento a Lila e a Lenù una volta finita la tetralogia? Siete riusciti a riportarle alla loro vera natura di fiction o la loro potenza tridimensionale e umanissima vi tende ancora l'inganno di una mancanza fisica e tangibile?

Ditemi un po', elaboriamo insieme questa fine, diamoci la mano in un atto di disperata e solidale fratellanza letteraria.

(Per chi non l'avesse capito questa non è una recensione né una delle mie opinioni, è uno sfogo.
E sì, questo post è patetico).

Adieu.

Commenti

  1. Ciao Margherita, condivido lettera per lettera il tuo sfogo !
    Ho terminato da una settimana Storia della bambina perduta e continuamente il pensiero ritorna alle due amiche che sono diventate parte di me, il pensiero di non trovarle mai più mi rende triste ! Ti sono vicina !
    Arianna

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  2. Pur essendo una fan della Ferrante, arrivata al quarto volume ho avuto un po' di nausea: ho trovato gli ultimi due libri un po' tirati, come se si volesse allungare il brodo.
    Per non perdere la #FerranteFever ti consiglio L'amore molesto, il più bello dei suoi libri: le sue tematiche ricorrenti trovano pieno sfogo attraverso un ritmo da cardiopalma. È quasi un "giallo".

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    1. Ok, me lo segno, ma forse della Ferrante voglio ricordare solo questo regalo bellissimo chiamato L'amica geniale...

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  3. Devo ancora riuscire a scriverci qualcosa di sensato. Quanto mi mancherà Lila. Se potessi costringerei la Ferrante a riscrivere la quadrilogia dal punto di vista di Lila. Dovrò trovare al più presto un libro che mi catturi con la stessa intensità.

    Dalle mie parti ti ho premiata ;)

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    1. Bella idea, sarebbe una quadrilogia punk rock ;) :P
      Passo subito da te ritirare il premio (razieeeee!)

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  4. Amica, non so se basta "Le braci" per farti perdonare :)

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    1. Perché? Anche tu arcinemica della Ferrante e de L'amica geniale?

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