I Love Books: 91. I ragazzi Burgess



Mi piace la scrittura di Elizabeth Strout, è un insieme armonico di atmosfera geografica e di analisi psicologica, di poetico intimismo e di semplicità della quotidianità. Scorre veloce, ma crea anche suggestioni durature.
E mi dà conforto perché affronta sempre situazioni e personaggi in equilibrio precario, in perdita, ricchi di disfunzioni e di travagli esistenziali.
La gente che ha problemi è la mia comfort zone in letteratura.

Avevo già provato questa sensazione di accoglienza con Olive Kitteridge, forse la mia unica esperienza di amore per la forma narrativa del racconto, e con I ragazzi Burgess l'abbraccio umanissimo della Strout è tornato a farsi sentire, protettivo, solidale e beffardo al tempo stesso.

Il Maine come sempre la fa da padrone, è uno stato mentale oltre che uno Stato degli Stati Uniti d'America, ed è una fonte di sentimenti ambivalenti, di miscele complicatissime di nostalgia e rifiuto totale, di disagio del ritorno e di disagio dell'addio, soprattutto se quel Maine d'origine viene guardato da New York, antitesi totale del New England.

Due dei tre ragazzi Burgess, Bob e Jim, che abitano da anni nella Grande Mela, vengono richiamati nel Maine, a Shirley Falls per l'esattezza, dalla sorella Susan, l'unica Burgess ad essere rimasta nella sua città natale. Il figlio adolescente di lei si mette nei guai (ha lanciato una testa di maiale nei pressi di una moschea!) e lei, donna single e sola, ha bisogno del supporto legale e affettivo dei suoi fratelli.

Sarebbe tutto nella norma, se non fosse che tra i tre Burgess le cose non vanno proprio alla perfezione e il non detto, il detto per sbaglio, le diversità caratteriali, il cozzare di scelte inconciliabili, rendono i loro rapporti disperatamente ondivaghi.

Alla base di tale squilibrio c'è una gravissima ferita del passato che stenta a cicatrizzarsi, soprattutto in Bob e c'è tutta una serie di elaborazioni e rielaborazioni del dolore, di scontri e di riconciliazioni alla fratelli Karamazov che rende la narrazione profonda e commovente, ricca di suggestioni e di memoria, di essenza famigliare e di tutte le cose che la riguardano nel bene e nel male.

Ho pensato spesso a Philip Roth durante la lettura, ma ad una sua versione meno feroce e furente, ed ho pensato anche a Franzen e alle sue famiglie fratturate in più punti, anche se i Burgess sono decisamente meno antipatici di certe figure franzeniane ed hanno un piacevole tocco semiserio, un modo di vivere la fratellanza moderatamente malsano e devastante, mai troppo orientato al tetro.
Strano come nonostante i disagi dei protagonisti e lo sguardo corale su varie situazioni di malessere (anche sociale e politico), non ci sia mai pesantezza nel romanzo, ma una sorta di benevola accettazione del vivere e dei suoi traumi, di virata verso il poetico e la dolce rassegnazione.

Al di là dei richiami letterari, la Strout ha uno stile personalissimo che riuscirei già a distinguere anche a scatola chiusa, uno stile fatto di abilità narrativa e ritmica (l'orchestrazione dei suoi romanzi è sempre impeccabile e gradevole per il lettore) e allo stesso tempo di riflessioni, di momenti meditativi ed emotivamente molto stimolanti, di atmosfere paesaggistiche e climatiche che hanno il nitore di una fotografia a colori e i contorni sbiaditi di un ricordo d'infanzia.
Un alternarsi di durezza e poesia, di vita difficile e di bellezza della vita.

Se amate questo genere di letteratura americana contemporanea e le narrazioni riguardanti il multiforme mondo della famiglia, I ragazzi Burgess vi rimarrà nel cuore e, vi avverto, Elizabeth Strout, potrebbe diventare una delle vostre autrici preferite di sempre.

Commenti

  1. Voglio leggere assolutamente un altro romanzo della Strout, Olive Kitteridge è stato amore anche per me, nonostante non mi piacciano i racconti! MI hai incuriosito molto!

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    1. Anch'io! Adesso punto a Amy e Isabelle.
      Anch'io sono una non amante dei racconti, ma Olive Kitteridge ha la formula giusta per piacere anche a noi :D
      Se leggi I ragazzi Burgess fammi sapere le tue impressioni...

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  2. L'avevo visto per caso in libreria e ammetto che, non so perché, già la copertina mi aveva affascinato. Devo aggiungerlo alle innumerevoli cose da leggere...

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  3. Hai detto storie di famiglia? Subito in lista!

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    1. W le famiglie americane disfunzionali e i rapporti burrascosi fra fratelli in letteratura :D

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