Il mio parere su Il racconto dei racconti


Per amare Il racconto dei racconti si deve essere predisposti all'incanto e si deve essere stati ascoltatori seriali di fiabe sonore durante l'infanzia.
Ogni forma di rimostranza razionale deve essere lasciata andare per entrare dentro lo spirito di un film del genere, ma ciò non vuol dire dimenticare a tutti i costi il reale, tutt'altro.
La fantasia - che non vuol dire necessariamente genere fantasy - deve essere aperta e preparata all'accoglienza dell'insolito, dell'atemporale, del magico, ma anche a quella brusca concretezza garroniana che chi ama il regista ben conosce.

Per un'ex bambina che come me ha amato fino all'usura le musicassette allegate ai libri di fiabe nei primi anni '90, Il racconto dei racconti è stato un enorme dono.
Dire che l'ho trovato splendido è poco.
Ipnotico può rendere meglio l'idea.
La meraviglia delle meraviglie sarebbe il sottotitolo perfetto.

Le suggestioni, i ricordi, gli stralci di beatitudine infantile che tira fuori Il racconto dei racconti sono infiniti: la mia mente è tornata agli anni di Fantaghirò e della Storia infinita, all'incantevole sonorità di quelle musicassette che mettevano le ali, alle narrazioni popolari infarcite di folklore e meridionalità, all'iconografia favolistica classica che tanto ammaliava gli occhi.

A tale meraviglioso amarcord va aggiunto poi il privilegio da adulti di farsi narrare delle fiabe senza alcuna depurazione buonista, nella loro essenza arcaica ed originaria, quindi spietata, orrorifica, psicologicamente sinistra.
Il recupero della vera natura della fiaba insomma, senza limiti e freni, in purezza e nelle sue impurità realiste.

Tre sono le fiabe estratte dal seicentesco Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile e sublimate in pura bellezza visiva da Garrone.
L'insieme corale del film ha l'impatto di un grande dipinto barocco in cui magnificenza e mostruosità convivono in perfetta armonia, in cui il bianco ottico si inzuppa nel rosso cremisi fondendo purezza e carnalità, candore e violenza.

L'estetica del film così luminosa, ricercata e cromaticamente forte dà l'illusione di ritrovarsi a sfogliare uno di quei libri di fiabe dalla copertina preziosa e dalle miniature accurate, o a contemplare uno di quei dipinti di Goya inquietanti e folli.

La madre che mastica l'enorme cuore pulsante di un drago marino, il re lussurioso e le vecchie megere alla ricerca di miracoli epidermici, l'immonda pulce gigante allevata da un sovrano inebetito, la fanciulla in cerca di libertà e vero amore e l'orco troglodita che le tocca in sorte, fanno parte della fiaba, ma non sono poi così lontani dalla verità, dall'umanità.

Le loro motivazioni, le pulsioni sono così comuni e veritiere da far sì che lo stupore diventi comprensione ed empatia. Ed ecco che la fantasia sputa fuori il reale, quel reale tanto amato da Garrone.

In fondo la realtà filmata da Garrone nei suoi film precedenti è mostruosa e grottesca come le creature delle fiabe che ha messo in scena ne Il racconto dei racconti, ha la stessa carica di deformazione, di ossessione, di umana e disumana distorsione.
Il tassidermista nano ossessionato dalla bellezza di un giovane ne L'imbalsamatore, o i giovani che in mutande imbracciano le armi in preda ad un delirio di onnipotenza in Gomorra  non sono forse mostri, degenerazioni surreali del reale?

Cambiano le apparenze, ma gli animi hanno la stessa universale e sempiterna complessità garroniana.

Anche per questo credo sia sbagliato citare Game of Thrones o Il Signore degli anelli a proposito di questo film. A Il racconto dei racconti manca l'epica e quell'intenzionalità più strategica che questi prodotti hanno; è un'esplosione di autorialità italiana, intrisa di cultura nostrana e svincolata da ogni intento mainstream di tipo americano.
Se i primi due fanno venire in mente la grafica, il film di Garrone fa venire in mente la pittura.

I nerd del fantasy potrebbero rimanere delusi perché Il racconto dei racconti è in qualche modo ancorato al reale, al qui e ora, perché quelle creature sono l'umanità sotto mentite spoglie fiabesche.
Garrone ha sempre usato la lente d'ingrandimento per mettere a nudo le mostruosità del reale; ne Il racconto dei racconti si traveste da cantastorie, ma la lente è sempre quella, e anche il suo stupefacente talento.


Commenti

  1. Quando ho visto il trailer ho pensato che non poteva essere un film italiano, troppe le suggestioni "esterofile", cioè Matteo Garrone si converte a un nuovo genere cinematografico. Leggo meglio gli articoli e scopro che c'è proprio Lo cunto de li cunti: è Italia, anche se all'epoca non lo era.

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    1. L'idea che ci siamo fatti un po' tutti è stata quella di un inaspettato cambio di stile di Garrone, ma poi vedendo il film ci si rende conto che c'è tanta Italia e tanta autorialità che poco ha a che vedere con il fantasy!

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  2. Pur non condividendo con te lo stesso entusiasmo per il film (secondo me ha difetti strutturali evidenti, soprattutto a livello di ritmo e sceneggiatura), ne condivido invece la tua lettura: come ho scritto anch'io è un film italianissimo, anzi "garroniano" al 100%, coraggioso e visivamente splendido. Imperfetto (per me) ma assolutamente da vedere!

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    1. Mi sono fatta prendere così tanto dall'incanto che non ho avuto alcuna percezione dei difetti, mi capita spesso con i film che mi inglobano completamente, mi fanno diventare acritica!

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  3. Ok, a quanto sembra sono uno dei pochi che l'ha detestato...

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    1. Capita a volte di sentirsi esclusi nel mare magnum delle recensioni positive quando la propria è completamente negativa! Ma non c'è da allarmarsi ;)

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  4. Ho letto opinioni contrastanti su questo film. Ma se mi nomini Fantaghirò non posso tirarmi indietro.

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    1. Probabilmente Fantaghirò è stata una suggestione solo mia, ma se anche tu non l'avessi ci sono tanti altri buoni motivi per vedere questo film così particolare...Aspetto un tuo parere ;)

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  5. Da non amante delle fiabe potrei schifarlo, però visto che non sembra la solita roba fantasy chissà...

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    1. Se non ami le fiabe potresti schifarlo eccome, però se privilegi la lettura autoriale, garroniana e realista potresti anche amarlo! Non vedo l'ora di leggere un tuo post in merito...

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