Il mio parere su Youth - La giovinezza


La rievocazione della giovinezza e l'accettazione della vecchiaia, non riesco a pensare a due processi più delicati di questi da trasformare in cinematografia. Sono mondi, non argomenti, sono vasti e spesso insondabili o sondati male, eppure Paolo Sorrentino con la sua personalissima poetica è entrato dentro questa dimensione e ne ha fatto una poesia, l'ennesima, ma anche una bellissima riflessione sulle emozioni e sulla loro gestione.

I veneratori indefessi e monoteisti de La grande bellezza mi perdoneranno se la mia felicità post Youth non è meno fervida di quella legata al capolavoro di due anni fa.

Sorrentino è un regista totale e questo film me ne ha dato conferma.
Il suo modo di far andare a nozze grottesco e incantevole, prosaico e poetico è ancora una volta prodigioso e non mi stancherò mai di celebrare questo incantesimo estetico-emozionale - anche a costo di diventare una fanatica acritica e generalista - finché ne sentirò gli straordinari effetti una volta uscita dalla sala e praticamente per sempre.

Youth è un affascinante insieme di impressioni ed espressioni, di introspezioni silenziose e immobili e di esternazioni di ironia più lieve e liberatoria. E' Sorrentino allo stato puro: perfezione formale e imperfezione umana, grazia cinefila e sguaiatezza carnale.

Youth è fatto di frammenti sparsi dalla consistenza quasi immateriale che sembrano non avere alcuna necessità di ordine aristotelico, serenamente sospesi, dotati di una carica evocativa e poetica che ricolma l'anima di commozione e bellezza.

Quello che continuo ad amare con sempre più stupore di questo poeta della macchina da presa è la capacità di creare suggestioni, non una o due, ma infinite suggestioni, a partire da spunti volatili, da indugi apparentemente privi di coerenza narrativa che si intrufolano continuamente nella storia dandole una potenza surreale, evocativa, quasi divina.

Un'immagine dall'estetica fortissima, d'impatto fotografico, accompagnata da una musica altrettanto possente, lirica, pop o indie poco importa, irrompe nella sequenza e incatena le viscere, blocca qualcosa e sblocca qualcos'altro, è violenza e simbolismo insieme.


Ne La grande bellezza dominava la decadenza e il kitsch esistenziale, una rumorosità festaiola e tristissima mediata da un personaggio di una perspicacia miracolosa, in Youth prevale la quiete meditativa, la raffinata calma delle Alpi svizzere, i prati e le mucche al pascolo.
Ed è in questo scenario bucolico, ma anche borghese, che ci si dibatte e si combatte con le proprie emozioni, per reprimerle o celebrarle, che si fanno bilanci e si commenta la vita, ora con sarcasmo ora con impegno filosofico, mescolando i problemi alla prostata e Stravinsky, il diletto e l'intelletto.


La saggia compostezza inglese di Michael Kane/Fred Ballinger, il direttore d'orchestra apaticoe la disordinata vitalità americana di Harvey Keitel/Mick Boyle, il regista creativo, sono i grandi doni di questo film; la loro amicizia è pura tenerezza ed ha quel tipo di romantica complicità che solo la senilità fa raggiungere.
Se a questa coppia dall'aura inevitabile aggiungiamo la classe nervosa di Rachel Weisz (dio, quanto è bella!) e l'indipendente bravura di Paul Dano (a proposito, sono sempre più innamorata di questo stranissimo uomo) ci ritroviamo davanti agli occhi eleganza su ogni fronte.



Certo, Toni Servillo/Jep Gambardella aveva una capacità ammaliante di farsi ascoltare, di diffondere carisma e di farsi magnete per la sensibilità dello spettatore che raramente potrà essere replicata, era qualcosa di vicino all'iconografia, alla mitologia.
Però vi assicuro che i due artisti canuti di Youth hanno una capacità di incanto verbale e una saggezza autoironica che non lascia indifferenti.
Sono incastonati nei preziosismi fotografici di Sorrentino, ma sono umanissimi.
Mi hanno toccato il cuore, mi hanno emozionato e le emozioni, come direbbe qualcuno, sono tutto quello che abbiamo.


Commenti

  1. Anche a me è piaciuto. Non sarà fascinoso come La Grande Bellezza, ma è un film maturo e sofferto. Molto complesso. Con attori straordinari... tutti, dal primo all'ultimo

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  2. Se ne stanno dicendo peste e corna su questo film, finora sei stata quella che l'ha trattata meglio. Rimango però estremamente curioso.

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  3. Sorrentino è molto felliniano, a me lo ricorda.
    Andrò sicuramente a vedere Youth.

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  4. Come ha detto Little Miss Book, Sorrentino è molto felliniano, infatti diversi momenti di Youth mi hanno ricordato 8 e 1/2, ma senza l'abilità del Maestro stavolta. Come hai già letto nel mio blog, non ho apprezzato come te questa pellicola, sebbene le tue ragionate considerazioni possano essere condivisibili. Eppure l'emozione tanto acclamata a me non è arrivata.

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