I Love Books: 104. La macchia umana

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(*scrivere di Roth è sempre maledettamente difficile. Il seguente post è un tentativo vano di esegesi di un capolavoro).

Leggere Philip Roth equivale sempre al procurarsi una ferita, ma anche all'acquisire un insegnamento, una lezione, severissima e spietata, di umanità, o almeno di una delle sue infinite falle.
Leggi Roth e ti senti frastornato, messo alla prova, straziato da tensioni potentissime; finisci una sua opera e ti senti più forte, più carico di vita, più partecipe dell'esistenza.
Dolore e crescita, tortura emotiva e fluire liberatorio di sensazioni empatiche: ecco le mie esperienze costanti con questo autore dall'impatto bellico.

Delle (ahimè ancora pochissime) opere lette finora (Pastorale americanaHo sposato un comunista, La controvita), La macchia umana è quella che mi ha più messo in croce e deliziato: pensavo che la bomba totale mi fosse esplosa dentro lasciandomi in macerie con Pastorale americana, ma non potevo sapere che la vera botta agli organi interni, quella definitiva, nel bene e nel male, me l'avrebbe data La macchia umana, con tutta la sua sensualità, la sua sporcizia, la sua mastodontica carnalità.

Coleman Silk, settantenne professore universitario accusato ingiustamente di razzismo, fottuto dall'uso di una parola dal duplice significato, viene "macchiato" dall'onta e messo all'angolo dal perbenismo sociale, rovinato dal più stupido dei misunderstanding, proprio lui che nasconde qualcosa dalla portata enorme, lui che ha costruito una fortezza personale intorno ad un segreto ben più immorale.

Mi si è conficcato dentro come una spina questo personaggio altisonante e derelitto, e mi ha allo stesso tempo incantato.
La sua è una personalità che ti viene a cercare anche a libro chiuso, è una sorta di demone, a volte minaccioso, a volte lieve.

Il suo segreto è mostruosamente ardito, tanto semplice quanto capace di creare implosioni e tensioni lunghe una vita, una scelta che porta con sé strascichi ineluttabili, celebrazioni enfatiche dell'esistenza e sofferenti veli pietosi sul non detto, sull'indicibile.
Un segreto che è salvezza, che è la storia di una vita perfetta, di una americanissima libertà di inventarsi da sé e di scriversi il copione della propria esistenza senza limiti.
Un segreto che è anche silenziosa devastazione interiore, che è compromesso scalpitante, rinuncia ad un altro tipo di libertà, quella dell'autenticità, dell'essenza genetica.

E d'altra parte c'è una squisita e naturalissima voluttà in questo settantenne che vive di un inganno dall'impeccabile architettura, c'è una tendenza al sublime, al dionisiaco.
Dopo lo scandalo all'università, c'è Faunia, lo scandalo da camera da letto, creatura dei bassi fondi, selvatica e illetterata, emblema della sfortuna del vivere, che fa di Coleman un uomo abbandonato alla spontaneità del momento, un amante arreso, dedito all'erotismo e ai sottofondi musicali che invitano a domestici balli nudisti.
Un dono di strafottenza e di istintività quello di Faunia, un calcio sui denti all'imperante mos del pudore.

Il sesso è fortissimo in questa narrazione, è una forza vitale, l'unica immune dalla costruzione premeditata e non a caso il romanzo è ambientato nell'America del 1998, quella di Clinton e del sexy gate, quella del "pompinismo", dell'"estasi dell'ipocrisia", del disorientamento prodotto dalla vita in "tutta la sua invereconda sconcezza".
Lo stesso titolo, al di là del riferimento alla macchia dello scandalo - la lettera scarlatta imposta dalla società - , fa venire in mente anche la traccia fisica dell'amplesso, l'organico che è prova autentica dell'esserci, del desiderio.
E poi la macchia di colore, la razza, che non è solo quella specifica, ma anche quella generale e onnicomprensiva, la razza umana, che si dibatte, si crea e si distrugge, lasciandosi dietro altre macchie, nient'altro che macchie, impurità.

La macchia umana ha la forza destabilizzante di una tragedia greca, stessa la potenza del sentire, l'inanellarsi di contraccolpi fatali, di delitti simbolici e castighi perenni, di cose nascoste, errori e prove ardue.
Coleman stesso è un professore universitario di lettere classiche, un cultore dell'antico, ed è forse in virtù di questa formazione che la sua vita ha il pathos, l'eros e il thanatos di un'opera sofoclea.

Ma a ben vedere non c'è perfezione nella tragedia di Coleman, non c'è classicità né simmetria drammaturgica, non c'è nemesis finale, ma solo il dominio della vita vera, ancora una volta, con le sue imperfezioni, le sue asimmetrie, le sue macchie indelebili.

Ti macchia questo romanzo, ti sporca, ti sposta dalla tua comoda pulizia quotidiana, dall'ovvietà cromatica della tua storia, ed è una sensazione di pura, incandescente Vita quella che si prova leggendolo, un'esperienza di Passione allo stato puro.

Oh-mio-dio Roth, ma come fai?

Commenti

  1. Hai reso perfettamente già con le prime righe. "Ferita" è il termine che corrisponde all'intento narrativo di Roth, almeno secondo me.
    Mi è piaciuto molto ma forse (forse) ho trovato più potente Pastorale.

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    1. Credo anch'io che Roth voglia far questo al suo lettore e noi gliene siamo grate!
      Io invece non ho dubbi: Pastorale sempre nel cuore, ma questo più di tutti.

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  2. Hai reso perfettamente già con le prime righe. "Ferita" è il termine che corrisponde all'intento narrativo di Roth, almeno secondo me.
    Mi è piaciuto molto ma forse (forse) ho trovato più potente Pastorale.

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  3. Purtroppo di questa ho visto il film con Hopkins, che mi è piaciuto, ma da una parte mi preclude un certo avvicinamento al romanzo :(
    Prima o poi però leggerò qualcosa di suo, promesso!

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    1. Sono due cose ben diverse, fidati! Il film, che ho visto anch'io, rende solo una piccola percentuale della complessità del romanzo e delle sue chiavi di lettura. Inevitabile con un'opera così!

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  4. È nel mio kindle da tempo, e proprio non mi convinco a leggerlo. Direi che è ora di farlo!
    (Con Sembrava una felicità ci hai azzeccato alla grande, mi ha stregata. Nei prossimi giorni pubblico una recensione)

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    1. Fallo. Se ami Roth, devi farlo.
      (Mi fa piacere! Anch'io nei prossimi giorni ne parlerò sul blog ;))

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  5. Sono pazza di Roth e questo mi manca. E il tuo post mi ha incantata!

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  6. Gran bella recensione, mi hai convinto! Aggiunto alla wish list :D

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  7. Il tuo tentativo di rendere al meglio questo romanzo è tutt'altro che vano.

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