Il mio parere su Zero Dark Thirty


Of all the mainstream women film directors, none is more unique than Kathryn Bigelow, who rejected the idea that women should make tame films and has created a niche for herself as a director of action genres”.
Mary G. Hurd ( Women Directors and Their Films)

Inizio il post con una citazione che ho usato nella mia tesi di laurea magistrale perché secondo me rende perfettamente l'essenza del cinema di Kathryn Bigelow, la sua regia magnificamente e coraggiosamente transgender.

Zero Dark Thirty è l'ennesima conferma di questo modo tosto e testosteronico di fare film che io, e con me credo tutto il mondo, trovo pazzesco, sbalorditivo.
Anche questa volta quello che ho visto è stato un filmone corposo, "muscoloso", difficile per tematica e raffinatissimo nella resa, perché la Bigelow, da brava regista-leonessa, non cede mai al ruffianesimo emozionale, all'ovvio, al sentimentalismo e al trionfalismo americano, e lascia invece spazio ad un'essenzialità e ad un'asciuttezza di gran classe.

Io non so come questa donna faccia a confrontarsi con tematiche così moralmente pesanti come la guerra e le armi, non so come riesca a destreggiarsi con tale spontaneità e maestria in mezzo a ciò che di più androcentrico e fallocratico possa esserci, mi chiedo come regga tutto questo, come non senta il bisogno di qualcosa alla Jane Austen (!) ogni tanto; so solo che la stimo e la temo, che la considero un titano a livello registico, e che la macchina da presa nelle sue mani è una pistola, una mitragliatrice.

La ricerca di quello che è stato il nemico numero uno del mondo occidentale, l'introvabile e iconico Osama Bin Laden, diventa la ragione di vita-ossessione di Maya (Jessica Chastain) e il film riesce a rendere bene questa smania ai limiti dell'alienazione e dell'annullamento personale; eppure non c'è mai un eccesso, un trasporto emotivo di troppo, un estrogeno ribelle. 
Tutto è contenuto, rigoroso, serio, così come una tematica di questo tipo richiede e il risultato non è qualcosa di freddo come può sembrare ad un primo impatto, ma qualcosa di rispettoso, di nobile, di giusto.

La Chastain è oro puro che si lascia modellare ad immagine e somiglianza della regia bigelowiana, che si adatta con dignità e delicatezza al suo ruolo, al tipo di film e al tipo di regista-carro armato che la riprende. 
E' così fragile, bella e triste da essere lei, solo con la sua fisicità e il suo sguardo, l'elemento morbido e commovente di Zero Dark Thirty, il cuore rosso di un film dal contenuto nero e duro.

Inutile parlarne ancora: Zero Dark Thirty è un film-colosso imprescindibile, da vedere con la giusta predisposizione d'animo e senza guardare l'orologio. Il suo potere è così forte che vi ritroverete in un attimo, senza rendervene conto, in religioso silenzio.

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