I Love Books: 98. Eureka Street



Viene da urlare "eureka" con vittoriosa felicità dopo aver letto Eureka Street.
Dio mio che felicità!
Quello che troverete sarà un libro grandioso, struggente e sarcastico, melodioso e rude, duro eppure tenerissimo.
Una bomba, non una di quelle mostruose piazzate dall'IRA, ma una di quelle benigne che fanno esplodere il cuore in mille frammenti di bellezza, divertimento, commozione, lievità e intensità.

Questo libro è uscito nel 1996, io l'ho letto nel 2015: sono stata una donna infelice per quasi 20 anni, sono stata una Jon Snow che non sa niente.

Vi dico in ordine casuale perché lo amerete fino all'idolatria.

Per Belfast, per il modo in cui viene descritta, per il suo essere città poetica e prosaica, profumata e beffarda, ammaliante e distruttiva.
Mai come durante la lettura di questo romanzo, il teletrasporto letterario ha avuto più potere: mi sono praticamente fatta un viaggio in Irlanda del Nord senza pagare, mi sono immersa nell'irlandesità fino a provare un gap o una sorta di jet lag quando una volta chiuso il libro mi rendevo conto di essere in Sicilia. Volevo pioggia, marciume, scritte sui muri, pub proletari, pinte di birra eccessive, strade e collinette.
Eureka Street è principalmente una dichiarazione d'amore verso Belfast, le descrizioni semiserie che fa l'autore della sua città sono frammenti di poesia purissima e affettuosa, sono prove di un sentimento fortissimo che fa intravvedere la bellezza anche nei problemi, nei malcontenti, nel disordine.

Per i suoi protagonisti, dotati di un'umanità dolcissima, così veri, difettosi, simpatici da volervi prepotentemente come amici.
Jake Jackson è il tipo dell'antieroe romantico colpito da repentini quanto illusori innamoramenti quotidiani e animato dalla ricerca costante e spesso ridicola dell'amore.
Mi sono incredibilmente affezionata alla sua indole così sensibile, umorale, sentimentale e ho riso tanto delle sue solitudini, dei calci dati al suo gatto, della sua macchina detta "catorcio" veicolo di suggestioni paesaggistiche belfastiane.
E poi c'è Chuckie Lurgan, uno straordinario caso di nerd sovrappeso e sfigato che ribalta la sua sorte diventando ricchissimo in modi improbabili ed esilaranti.
Un personaggio così grottesco nella fisicità, nella fortuna e nell'amore ti rimane per forza nel cuore.
Così come la loro combriccola di amici, le donne da una notte e quelle da amare a lungo, i pub di riferimento, le vie in cui vivono, Poetry Street e Eureka Street, il loro andirivieni, il loro esserci a Belfast, nonostante le bombe, nonostante la paura
Chi li dimentica più personaggi come questi? Se mai andrò a Belfast io li cercherò.

Per gli anni '90, perché ritornare a quei giorni, sebbene in un altro paese e in un'altra cultura, è sempre piacevole.

Per la possibilità di far proprio un pezzo di storia contemporanea irlandese, di quell'Irlanda del Nord paese "di focolai nazionalistici, cristolatrie e particolarismi", di scontri tra cattolici e protestanti, tra nazionalisti e unionisti, di terrorismo e di perenne, insensata inquietudine politico-religiosa.
Adesso so dell'attentato del 21 ottobre 1993 in un fast food nel quartiere popolare protestante di The Shankill, proprio quell'esplosione che dà al romanzo un taglio netto facendo saltare in aria anche il lettore (per poi riportarlo alla consueta ironia).

Per lo stile di scrittura di Robert McLiam Wilson, mix perfetto di volgarità e grazia.
Mi ha ricordato vagamente Nick Hornby e Jonathan Coe, ma con una maleducazione maggiore, una sorta di Danny Boyle depurato dalla tossicità, un Dickens in chiave irlandese anni '90, con un'ironia tragicomica brillantissima, una calorosa e gentile capacità di coinvolgimento narrativo e di miracoloso far ridere laddove ci si poteva ritrovare inorriditi o desolati.

A dire il vero c'è una parte del romanzo, più o meno a metà, che ti massacra lo stomaco e ti strazia.
La descrizione carnalissima e dettagliata delle conseguenze dell'attentato a cui accennavo prima non te l'aspetteresti da un libro così scanzonato e un po' ti ritrai spaventata.
Ma poi capisci: il romanzo va avanti, i protagonisti vanno avanti e tu stesso vai avanti elaborando il dolore con il ritrovamento dell'ironia, quell'ironia che Wilson continua a espandere a profusione, che è beneficio e salvezza, atto liberatorio sempre e per sempre.

E poi ci sono altre mille motivi per amare Eureka Street e farne un libro della vita, almeno uno per pagina, ma io mi fermo qua perché il regalo dovete scartarlo voi. Io ho già avuto il mio e sono riconoscente e beata.

"Tutte le storie sono storie d'amore", dice l'incipit del libro, ma quella di Eureka Street lo è più di tutte e se non ve ne innamorate siete dei terroristi dell'IRA.

Commenti

  1. Un libro meraviglioso, commovente, divertente, dissacrante... uno dei miei preferiti in assoluto. Che incarna pienamente lo spirito malinconico, orgoglioso, sarcastico ma non cinico di un popolo scosso da secoli di violenze e incidenti. Il capitolo che descrive l'attentato è un gioiello di scrittura... è impossibile non restarne scioccati e stupefatti.
    Me lo ha fatto leggere una cara amica prima di intraprendere un viaggio in Irlanda ed è stato bellissimo "tornare" in quelle strade, vederle dal vivo.
    Un piccolo capolavoro.

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    1. Che meraviglia sarà stata per te averle viste dal vivo, wow! Spero di poter fare un viaggio in Irlanda anch'io prima o poi e in particolare a Belfast, dove in parte sono già stata grazie alle descrizioni vividissime di questo piccolo capolavoro!

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  2. Dal post posso solo desumere che questo è un libro assolutamente da leggere. Mi fiondo in libreria non voglio ritardare ulteriormente il piacere di leggere un bel libro.
    Grazie del consiglio.
    Antonia

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  3. Come sempre dopo un tuo post entusiastico segno e porto a casa!

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    1. Questo mi fa molto piacere! Spero di non deludere le tue aspettative (ma con un libro così mi sento abbastanza tranquilla!)

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