Serata al cinema con (o senza?) Clint Eastwood


Ieri, giorno del mio 27° compleanno, non potevo non regalarmi un film serale al cinema e non potevo non scegliere tra i tanti film (o presunti tali) disponibili il nuovo di Clint Eastwood (che qui chiamerò Clint per via di un senso di confidenza estrema verso questo anziano geniale uomo), Hereafter.
Tra i grandi amori cinematografici della mia vita Clint è sicuramente uno dei più forti e intensi, una passione totale e micidiale che mi spinge ad adorare, interiorizzare, elaborare ogni suo film, a soffrire, piangere e provare completa empatia verso ciò che guardo e sento.
Pochi registi hanno questo potere catartico e struggente su di me (mi viene in mente solo Inarritu) e ieri mi ero preparata a vivere un'altra clintiana esperienza totalizzante e splendidamente dolorosa, un altro squarcio nelle mie viscere e un altro intenso sussulto al cuore. Non è stato così però, non mi sono sentita lacerata e posseduta dal nuovo film di Clint, non mi sono sentita rapita, non mi sono ritrovata commossa e affranta nè emozionata per la genialità e la sensibilità che ero solita avvertire nelle opere precedenti, nessun odore di miracolo visivo nell'aria, nessun vento di capolavoro, solo una tiepida brezza di bravura e di savoir-faire da vecchio scaltro maestro.
Non posso dire che il film non mi sia piaciuto nè che mi abbia tediato o infastidito, dico solo che quello che vedevo era semplicemente un involucro ben fatto e ben confenzionato senza l'anima potente del suo creatore, quell'anima fortissima e prepotente che ti entrava dentro e ti regalava mille scosse, tipica del miglior cinema di Clint. Se penso a Mistyc River, a Million Dollar Baby, a Gran Torino la mia pelle freme e la mia emotività si scioglie e mi inonda nel profondo: ho pianto, sofferto, amato, vissuto dentro questi capolavori, ho creduto al miracolo del cinema ancora di più e ho ringraziato l'uomo, prima che il mito, per aver forgiato tali delicate opere, tali trionfi di bellezza e verità per me, umile spettatrice.
Hereafter non ci è riuscito, non ha fatto breccia, mi ha solo sfiorato distrattamente.
Troppo europeo per un americano intriso d'America e americanismo come Clint; troppo blockbusterizzato per il cinema intriso di lirismo e atmosfere lente e pensose di Clint; troppo paranormale per il cinema di carne e sangue, ferite e vita dura e vera di Clint; troppo simile ad un film di Shyamalan per essere un film di un pluri-premio Oscar di livello eccelso, di statura registica (oltre che attoriale, ma quella è un'altra storia!) leggendaria e indimenticabile; troppo ingenuo e debole su certi punti per essere un film di uno che ci ha abituati alla verità, alla forza, al coraggio, all'estremo, per uno che ci ha presi a pugni sullo stomaco fino a farci mancare il fiato e ci ha fatto sanguinare ad ogni suo film.
Matt Damon è davvero bravo e riesce con la sua interpretazione discreta a non far scadere nel ridicolo una tematica, come quella della vita dopo la morte, di per sè delicata e ad alto rischio di banalizzazione.
La trama, che segue tre diverse storie di personaggi destinati a incrociarsi solo alla fine, regge e scorre senza intoppi, riesce ad appassionare e a creare aspettativa, le idee ci sono, la sceneggiatura pure, la regia perfetta e mai scoordinata...
Allora cosa c'è, qual'è il problema, il limite? Eccolo: non si sentono battitti cardiaci accelerati , nè nasi che tirano su l'umido della commozione, nè stomaci contratti dalla tensione come avessero preso forti botte, nè animi ammutoliti, emozionati, sconvolti dalla maestria miracolosa di un uomo che riesce a far vivere le storie che racconta come fossero vita reale e tangibile, muscoli, mani, occhi, viscere, cuore.
Ma forse il vero problema è che si è troppo esigenti verso i grandi maestri, verso i prodigiosi autori, verso gli immortali del cinema, le rocce possenti e dominanti che, come Clint, fanno dimenticare che fare un film come Hereafter a 80 anni è già una forma di miracolo e di capolavoro umano.
Clint non è cambiato nè peggiorato nè scomparso, è solo un po' vecchio: oltre ad essere un mito non bisogna dimenticare che è anche un grande, immenso, saggio, e forse un po' stanco anziano uomo.

Clint Eastwoodphoto © 2007 Thore Siebrands | more info (via: Wylio)

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