Il mio parere su A proposito di Davis


LA NOIA.
Uno dei film più noiosi, beceri e rallentati che abbia mai visto.
Uno strazio, una piattezza, un'inconsistenza rara.

C'è da dire che io e i fratelli Coen viviamo di reciproca indifferenza da anni e che il loro stile disimpegnato-impegnato, con quell'ironia in cui il demenziale vorrebbe passare per qualcosa di speciale e intellettuale, con quella fastidiosa latitanza di senso e di logica, non mi ha mai fatto impazzire.
Non li detesto, ma posso benissimo fare a meno del loro humour poco immediato e della loro autoreferenzialità.

Stavolta però credo si tratti di un dato oggettivo e che, al di là della regia, A proposito di Davis (Inside Llewyn Davis, di Joel e Ethan Coen, 2014) sia un film completamente fallito.

Perché?

1) Perché, pur parlando di musica folk e dell'epopea quotidiana di un musicista folk, non ha ritmo, mordente e capacità di racconto. Non comunica con lo spettatore e di conseguenza non lo emoziona.
Se ci si sforza un po' si riesce a captare qualche suggestione qua e là, per lo più fotografica, ma la pura e semplice narrazione è di un egoismo ridicolo. Di climax poi nemmeno l'ombra.

2) Perché il protagonista, il Davis del titolo, è antipatico e ha una faccia e un atteggiamento odiosi. Non ho tifato per lui e il suo successo musicale nemmeno per un secondo.
Di solito questi personaggi dickensiani squattrinati e alla ricerca di felicità li amo per la loro natura letteraria e perché sono l'epitome del genere umano e della sua lotta per la sopravvivenza.
Ma questo musicista sfigato manca di inconsapevolezza ed è fastidiosamente intristito. Certo, è bravo davvero, ma si aspetta troppo e i tipi così non vincono e non avvincono mai.

3) Perché la storia di un fallimento e di un talento poco capito, per di più collocata nella New York degli anni '60 (mia ideale collocazione spazio-estetico-temporale), poteva essere puro fascino romanzesco, poesia della vita retrò, taxi gialli, avventure metropolitane d'epoca, sogno americano e appassionante bildungsroman.
Invece il film è freddo e avaro e mostra la città e le sue affascinanti dinamiche solo di sfuggita e con qualche citazione cinefila (vedi Colazione da Tiffany e il gatto senza nome), senza convogliare mai lo spettatore verso l'incanto.

D'altronde, si sa, i Coen devono sempre rendere strane le cose e compiacersi della loro stravaganza.
Dovrebbero però capire che spesso questa politica registica è di una noia micidiale.

Non so che altro dire se non che A proposito di Davis per me è una cagata pazzesca.

Ho scritto questo post per cercare solidarietà anti-Davis e/o spiegazioni, prospettiva e insulti da parte di chi idolatra i Coen e ha amato questo film (probabilmente sotto effetto di droghe).

Carey Mulligan, nel film antipatica più del protagonista
Sì, è Justin Timeberlake. E quello accanto, il mio grande amore Adam Driver, è l'unica fugace cosa buona del film.

Commenti

  1. ahahah, grande!

    per quanto mi riguarda, i coen non li reggo molto e li trovo sopravvalutatissimi.
    nonostante ciò, questo è uno dei loro film che ho apprezzato di più. non mi ha coinvolto del tutto, però mi è piaciucchiato abbastanza.
    anche se posso benissimo capire che possa risultare inconcludente e soprattutto un "pochetto" noioso :)

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  2. Non è piaciuto nemmeno a me, e te lo dice uno che ama molto i Coen... ma questo mi è sembrato un film terribilmente elitario, quasi uno sfizio snob. Temo che possa piacere solo a chi ama la musica folk ed ha un bagaglio musicale adeguato, tutti gli altri rischiano di restarne fuori. E allora mi dico: non è un po' ricattatorio un film del genere? E' vero che toccherebbe sempre allo spettatore acculturarsi e informarsi, ma farlo di proposito mi sembra ipocrita e ingiusto. Passo oltre.

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  3. Si. Questo film è un suicidio. Specie per uno che ha apprezzato da morire robe come A serious man. Sembra che questo l'abbia girato la donna di servizio dei Coen (con tutto il rispetto per le donne di servizio, che come rifanno i letti loro i Coen se lo sognano, e pure io...)

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  4. Pensa che volevo recuperarlo, ma mi sa che posso farne a meno :-)

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