I Love Books: 100. Padri e figli


I romanzi russi dell'800 sono la panacea di tutti i mali.
D'estate poi, quando la canicola postprandiale illanguidisce ogni cosa, o quando il sole tramonta e i colori si stemperano perdendo il loro ardore, o persino in spiaggia, sotto l'ombrellone, mentre il genere umano si agita nella balneazione, leggere un romanzo russo è un'esperienza metafisica.

Turgenev mancava all'appello nella mia frequentazione letteraria russa ed è stato un piacere fare la sua conoscenza.

Avevo acquistato Padri e figli anni fa in un mercatino dell'usato a Roma e poi l'avevo dimenticato.
L'ho ripreso dalla sua postazione in libreria qualche sera fa ed è stato amore fin dall'incipit.

Padri e figli è la storia di un incontro-scontro generazionale, di figli che tornano a casa dopo gli studi universitari e che vivono di amore e contrasto con i loro padri, di prospettive e direzioni di pensiero diverse, di aperture mentali di tipo metropolitano che deridono le chiusure provinciali.
Una storia modernissima e sempre attuale.

I giovani si fanno portatori di idee nuove che rompono con la tradizione, credono in altro o non credono in nulla, sono sfacciati, irriverenti e inquieti e questa onda indomita cozza con la stasi mentale e fisica dei loro padri, delle loro città natali.

Non è tanto Arkadij, giovane dall'indole più serena e subalterna, ma il suo amico Bazarov, uno studente di medicina antitradizionalista, la forza rivoluzionaria del romanzo, un tipo di figura nuova nella letteratura russa, quella di uno sfrontato miscredente dotato di un'autonomia di pensiero sorprendente.
Con lui nasce letteralmente il concetto di nichilismo, la sua portata è grandiosa e fastidiosa allo stesso tempo.
Per lui si prova interesse estremo, ma anche quell'antipatia che suscitano i giovani quando si mettono in posa, quando si autoinseriscono dentro attitudini politiche e culturali alternative a tutti i costi.

Io l'ho amato come una liceale ama il rappresentate d'istituto comunista, ma l'ho anche trovato spesso molesto, se non ridicolo.
Ho trovato la mia collocazione ideale più nella quiete conservatrice della casa di Arkadij o in quella campagnola di Bazarov che non nelle smanie di questo giovane distruttore di certezze che crede solo nelle sue rane da esperimento e nelle scienze naturali.
Questo fa di me una vecchia e anche una romantica. 
Padri e figli è stato una conferma da questo punto di vista.
Bazarov mi avrebbe odiata.

Nei continui transiti dei due ragazzi assistiamo spesso a scontri verbali tra Bazarov e le vecchie leve, come il padre e soprattutto lo zio di Arkadij, Pavel Petrovic, aristocratico ipertradizionalista, ma anche i genitori dello stesso Bazarov non sono immuni dalle critiche del figlio.
Seguire le teorie di Bazarov è interessante, certe sue concezioni sono spiazzanti.
Frasi come:
"Un buon chimico è venti volte più utile di qualsiasi poeta";
"E che cosa sono mai questi rapporti tra uomo e donna? Noi, fisiologi, sappiamo di che rapporti si tratta. Tu studia un po' l'anatomia dell'occhio: da dove vuoi che venga uno sguardo, come dici tu, enigmatico.  È tutto romanticismo, vacuità, muffa, artificio";
"È sufficiente un unico esemplare umano per giudicare degli altri. Le persone sono come alberi in un bosco: nessun botanico si metterebbe a occuparsi di ogni singola betulla",
tanto per citarne qualcuna, fanno pensare parecchio.
Un mix di cinismo ammazza poesia e romanticismo, a tratti disumano e a tratti verissimo.

...E poi arriva la Odincova. Si salvi chi può, anche chi fa il rivoluzionario antiromantico e anti tutto.

Non sarebbe un romanzo russo ottocentesco se non ci fosse una figura femminile di grande intelligenza e carisma, una di quelle donne  per cui perdere la testa e sperimentare sentimenti potenti.

L'amore è un grande classico, è forse la cosa più tradizionale che ci sia e ha una forza testarda anche contro chi lo nega, lo canzona, lo allontana.

Bazarov cederà alle lusinghe universali dell'amore, alla sua energia atavica e non razionalizzabile, o vi si opporrà in nome di quel nichilismo generalizzato che lo anima?

Il finale, inaspettato, mi ha commossa.

Non dico ovviamente nient'altro, perché se amate la letteratura russa e non siete dei nichilisti già a metà del post sarete corsi a procuravi questo capolavoro.

Fëdor, Lev, fate un po' di spazio a Ivan che se lo merita immensamente.

Commenti

  1. A vedere cosa leggi spesso mi sento terribilmente ignorante, lo ammetto XD
    Se gnp anche questo, ma dubito che avrò mai tempo per tutte le letture che consigli

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    1. Ahahah dai, non sentirti così!
      Ho anch'io una lista infinita di libri di cui sento parlare in blog che seguo e di cui prendo puntualmente nota. Prima o poi li leggeremo, almeno qualcuno ;)

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  2. Beh, inutile dire che me lo procurerò al più presto!

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    1. Non è "sontuoso" come il tuo amato Tolstoj, ma credo proprio che ti piacerà, lo spero!

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  3. A me manca, ma sto preparando un'esame di letteratura russa che prevede altri romanzi, quindi rimarrà sullo scaffale a prendere polvere ancora per un po' :/ ma se posso, ti consiglio di leggere "Un eroe del nostro tempo" di Lermontov... Mi ha sorpreso! (ci scriverò una recensione, prima o poi!)

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    1. Me lo segno, grazie del suggerimento (e di esserti aggiunta!) :D
      In bocca al lupo per l'esame!

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