L'amore è potente, non c'è scampo. Se è amore giovane, quello acerbo e totalizzante dei diciassette anni, è più che potente, è la vita stessa che prende forma e impatta, è il debutto all'esserci, al sentirsi e al sentire. Prima di provare un amore giovane nessuno è davvero vissuto. L'amore di Elio e Oliver è un detonazione di vita, un concentrato di sconsideratezza ormonale, squilibrio psicofisico, overdose di sensi e di baci, abbandono all'estasi senza il triste contegno di chi sa che non potrà durare. Una cosa che pulsa e palpita forte. Il loro è un carpe diem di estiva pienezza, un darsi e dare senza pensare a ciò che si perderà, a ciò che ne uscirà rotto. C'è qualcosa di violento e sensuale nel loro inesorabile catturarsi, c'è il nuovo che aspetta di essere inaugurato e c'è il già noto che ha bisogno di essere rinnovato. C'è l'età della fragilità e della libertà totale di essere fragili e c'è l'età un po' più consa...
Ho visto The Impossibile ieri sera e prima di andare a letto ho sentito il bisogno di vedere una puntata di How I Met Your Mother per allievare la tristezza e cercare di fare sogni che non fossero a base di annegamento, ferite e catastrofe. Perché The Impossible è una drammone da occhi lucidi che punta dritto alla parte emotiva e sensibile dello spettatore, giocando molto, per non dire sguazzando abbondantemente, su alcuni aspetti di facile impatto lacrimoso. Musiche sempre solenni e tragiche, un quadretto familiare mulinobianchesco, frasi di repertorio drammatico in cui gli "I love you so much" si sprecano, scene madri di respiro ampio e solenne, abbracci e lacrime a profusione, tanto tanto pathos a buon mercato. Il risultato a me è sembrato molto vicino ad uno di quei film della serie catastrofica-alta tensione in salsa melò che Italia 1 trasmette d'estate, o ad uno di quei film falliti di Shyamalan , insomma ad un film mediocre e melenso. Da un regista c...
(So bene che questo post sarà molto impopolare e che verrò odiata per il suo contenuto, ma il mio è solo un UMILE PARERE, per cui non scrivetemi messaggi anonimi minatori in cui mi dite che non capisco nulla e non ho magia , piuttosto parliamone e confrontiamoci selvaggiamente civilmente...). Il fatto è che Re della terra selvaggia ( Beasts of the Southern Wild , di Benh Zeitlin , 2012) che tutti stanno osannando parlandone in toni miracolosi, e che ha vinto o sta per vincere mille premi, io l'ho odiato, l'ho trovato brutto e fastidioso, una versione ancora più sgradevole del già sgradevole Nel paese delle creature selvagge di Spike Jonze . Parafrasando Joe Bastianich di Masterchef di fronte ad un piatto alternativo ma disgustoso, "questo film è un pezzo di merda"! C'è questa bambina, Hushpuppy ( Quvenzhané Wallis , piccola attrice prodigiosa degna di un Oscar, questo sì), che vive allo stato brado con il padre e altri rozzi soggetti in questo postacc...
Vi dico subito perché mi è piaciuto (voglio provare ad essere sintetica). - Perché riesce nella quasi impossibile impresa di umanizzare tutta la carica artificiale, fredda e cibernetica che i film distopici e fantascientifici hanno . Ho già detto in altre occasioni che tutto ciò che è futuro ipercinetico e megalomania ingegneristica non fa al caso mio, che il filone sci-fi non riesce a trasmettermi nulla, ma poi ho visto Arrival e ho creduto alle lacrime che possono derivare dalla fantascienza e persino alla raffinatezza che può avere se narrata con lo sguardo giusto. Anche Blade Runner 2049 tocca il cuore, quello umano, ed è un miracolo da questo punto di vista. Se Blade Runner 2049 è un replicante, è di quelli fatti bene, con i sentimenti e le emozioni. - Perché ha lo statuto di un blockbuster da milioni di dollari, ma l'anima di un film intimista e filosofico . È stupefacente ritrovarsi immersi in pause contemplative e in indugi riflessivi quando quello che ci a...
Trovate altri miei atti di fede nei confronti di Philip Roth qui , qui , qui , qui , qui , qui , qui . Il suo talento nella scrittura è qualcosa di simile all'onnipotenza e anche nei romanzi brevi sono contenuti ordigni esplosivi di miracoloso effetto. Quando leggo Roth dopo mi capita sempre di applicare ciò che ho letto alla mia personale esperienza di essere umano, mi capita di pensare "anch'io a volte agisco così" , di relazionarmi con ciò che leggo ben oltre la mera attività del leggere. Le sue storie di ineluttabilità, di errore e di mille altre variabili dello spettro umano si riversano su di me per giorni e giorni. Roth sa tutto di me e di noi. Con Indignazione è accaduto ancora. La parabola discendente del protagonista - fulminea e rovinosa - ci riguarda in qualche modo tutti. Un incontro può sconvolgere un progetto di vita. Una caparbietà eroica può trasformarsi in una rovina. Certe volte ci impuntiamo su qualcosa,...
Chi come me ama I Griffin e li considera una geniale forma di cinismo animato non può non divertirsi guardando Ted (di Seth MacFarlane , 2012) perché dentro c'è tutto lo stile e la carica dissacrante di Seth MacFarlane , che in questa prima trasposizione filmica della sua leggendaria comicità a stelle e strisce fa pieno centro. In Ted ritroviamo la stessa irriverenza bastarda del cartoon, quella capacità autoironica tutta americana fatta di riferimenti alla macro e alla microstoria degli Stati Uniti, quel lucidissimo e sferzante sarcasmo che con mire di tutti i tipi spara a zero e sputa in faccia alla sua stessa faccia. Ancora una volta l'apparenza della tenerezza infantile nasconde volgarità e maleducazione e il contrasto è fonte di notevoli risate; qui non c'è quel demonietto dalla testa ovoidale di Stewie ma un teddy bear di nome Ted che dice ti voglio bene quando lo stringi e che assomiglia all'orsetto del Coccolino, quanto di più morbido e innocente ...
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