L'amore è potente, non c'è scampo. Se è amore giovane, quello acerbo e totalizzante dei diciassette anni, è più che potente, è la vita stessa che prende forma e impatta, è il debutto all'esserci, al sentirsi e al sentire. Prima di provare un amore giovane nessuno è davvero vissuto. L'amore di Elio e Oliver è un detonazione di vita, un concentrato di sconsideratezza ormonale, squilibrio psicofisico, overdose di sensi e di baci, abbandono all'estasi senza il triste contegno di chi sa che non potrà durare. Una cosa che pulsa e palpita forte. Il loro è un carpe diem di estiva pienezza, un darsi e dare senza pensare a ciò che si perderà, a ciò che ne uscirà rotto. C'è qualcosa di violento e sensuale nel loro inesorabile catturarsi, c'è il nuovo che aspetta di essere inaugurato e c'è il già noto che ha bisogno di essere rinnovato. C'è l'età della fragilità e della libertà totale di essere fragili e c'è l'età un po' più consa...
Mi improvviso statistica e dico che C'è post@ per te ( You've got Mail , di Nora Ephron , 1998) è la commedia romantica più vista di sempre dovunque; probabilmente mi sbaglierò ma di certo non c'è persona al mondo che non abbia mai visto questo film cult o almeno qualche sua scena di immediata riconoscibilità. Quando, a fine anni '90, internet era agli albori e non era ancora diventato quella forma di dipendenza quotidiana e onnicomprensiva che è oggi, quando la mela della Apple era ancora fatta a strisce multicolor e i pc erano scatole nere tozze e buffe, quando la connessione a internet era annunciata da quel tipico rumore di frequenza disturbata, allora la gente scopriva pian piano le chat e le mail e le viveva come una forma segreta e discreta di evasione, come un'affascinante novità da esplorare con cautela. E se oggi fa squallido e sa di disperazione conoscere il proprio partner on line, all'epoca del film e nel film stesso era qualcosa di soave, p...
Ho iniziato questa serie tv con un po' di scetticismo e di tensione, temendo che fosse qualcosa di estremo e mostruoso che mi avrebbe scioccato, una di quelle cose malate e distorte alla Lynch che mal sopporto perché temo di perdere il senno guardandole. Trovato il coraggio per affrontare da sola, in tarda serata, la puntata pilota, il resto è venuto da sé ed è stato pura seduzione, avida curiosità, necessità fisica di andare avanti e scoprire, esplorare, sapere. Insomma ne sono diventata dipendente in men che non si dica e quando ieri ho visto l'ultima puntata ho provato subito nostalgia per un amore estremo finito (ma che ritornerà, spero più truce che mai, con la seconda stagione!). Ma che cos'è American Horror Story , la serie creata da Ryan Murphy e Brad Falchuck (gli stessi di Nip/Tuck e Glee !) di cui tanto si è parlato e si parla? E' la classica storia dell'orrore all'americana ambientata in una casa maledetta dove succedono strane cose, nul...
Nel panorama della letteratura ebraico-americana contemporanea il mio unico riferimento è Philip Roth , non ce n'è per nessuno. Dopo un'esperienza terrificante con Saul Bellow e un'eterna paura di approccio nei riguardi di Paul Auster , ho deciso di continuare nella mia monotematica e appagante direzione roth-centrica. Poi però ho visto tra i suggerimenti d'acquisto on line simil-Roth il nome di Bernard Malamud , anche lui scrittore jewish moderno (premio Pulitzer e due volte National Book Award) che conoscevo vagamente (per lo più per la fama del suo Il commesso ) e di cui non avevo mai letto o previsto di leggere nulla. Così nell'ultimo ordine su Amazon ho inserito Le vite di Dubin , che Malamud considerava il suo romanzo migliore, e mi sono predisposta al cambiamento, all'ampliamento del mio orizzonte letterario statunitense ed ebraico. Dico subito che Malamud in qualche lontano modo somiglia a Roth , almeno per quanto riguarda le tematiche e ...
Argo (di Ben Affleck , 2012) è un film serio e con ciò non intendo dire che sia serioso ma che è stato fatto con giudizio, cura e rispetto, con grande umiltà, senza colpi di testa di stile ed esaltate licenze registiche. E' un film, tutt'altro che montato, su una montatura! Ben Affleck è consapevole di essere un attore mediocre e dalla carriera non raffinatissima e sembra quasi voler chiedere scusa se uno come lui da un po' di anni si dedica con successo alla regia (scuse pienamente accettate Ben!); ho percepito come una costante e piacevole modestia in questo film, un senso di riguardo, di semplicità generale e di autoironia quanto basta. Il risultato finale è un gran bel film che, sfruttando una storia (vera) di per sé sorprendente, non mira a stupire, a cercare l'estremo, ma a raccontare nel modo più pulito possibile - senza ideologie, dietrologie, posizioni e mosse pazzesche - un pezzo pazzesco di storia politica americana contemporanea. Nel '79, d...
Chi ha letto Bel-Ami di Guy De Maupassant non può trovare particolare bellezza nel film Bel Ami- Storia di un seduttore (di Declan Donnellan e Nick Ormerod , 2012), è impossibile, è come accontentarsi di un amore tiepido dopo una travolgente passione, come leggere la Divina Commedia sul Bignami, è riduttivo, frustrante, inappagante. Io non solo ho letto Bel-Ami , ma gli ho dato un posto di grande prestigio nei piani alti delle mie preferenze letterarie, l'ho amato con trasporto ad ogni singola pagina e ho fatto di Georges Duroy uno di quei personaggi icona indimenticabili che popolano la mia memoria spesso volatile di lettrice. Ed è per questo che la mia reazione al film è stata fiacca, elettrocardiogramma piatto. Non che il film non sia fedele al libro, anzi è perfettamente uguale, non si prende irrispettose libertà, non osa farlo, eppure questa correttezza filologica non basta, gli manca la brillantezza, lo spirito vivace, la malizia che anima il romanzo e lo rende qua...
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